10 maggio 2015: Il Novara ritorna in Serie B. Il miracolo di Domenico Toscano

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di Simone Balocco

Nei suoi 111 anni di storia, il Novara ha giocato (praticamente) in tutta Italia: gli manca il Molise, poi ha giocato in tutte le Regioni italiane. E ha giocato tanto in stadi di Serie A teatro di finali mondiali, di Champions League e di Europa League quanto  in stadi di provincia di squadre oggi sparite o che arrancano nelle serie dilettantistiche.

Uno degli stadi di provincia dove il Novara ha ricordi bellissimi è lo stadio “Saleri” di Lumezzane. Lumezzane, comune bresciano di poco superiore ai 20mila abitanti in Val Gobbia, oggi vede la prima squadra, dopo tanti anni passati in Serie C, militare in Eccellenza ma cinque stagioni Lumezzane e Novara erano inserite nello stesso girone di Lega Pro, l’A. Giocare contro i rossoblu non è mai stato facile per il Novara.

E anche il 10 maggio 2015 il copione si ripetette: ultima giornata di campionato tra il Lumezzane di mister Paolo Nicolato (futuro tecnico della Nazionale Under20 che si classificò quarta ai Mondiali di categoria nell’estate 2019 e oggi alla guida della Under21) ed il Novara di Domenico Toscano.

I bresciani sapevano già che avrebbero disputato i play out, il Novara era certo della promozione diretta solo se fosse tornato dal “Saleri” con lo stesso risultato in schedina del Bassano Virtus impegnato contro la Feralpì Salò. In caso di arrivo a pari punti, gli azzurri sarebbero stati promossi direttamente in Serie B poiché avanti negli scontri diretti. Altrimenti, play off da seconda classificata: una bella posizione, ma nessuno avrebbe assicurato che Gonzalez e compagni sarebbero stati promossi.

Al Novara bastava un piccolo sforzo dopo un campionato che è stato una montagna russa.

Venerdì 1° maggio il Novara aveva sconfitto in casa l’Arezzo con il gol di Della Rocca sotto la “Nord”, mentre il Bassano Virtus gettava letteralmente alle ortiche la promozione pareggiando a Monza sprecando con Pietribiasi un gol già fatto.

Dal giorno dopo i tifosi azzurri si misero in moto per la trasferta in terra bresciana che avrebbe riportato il Novara in Serie B dopo l’amara retrocessione della scorsa stagione e dopo aver giocato in Serie A appena due stagioni prima.

In pochissimi giorni vennero venduti oltre 1.900 biglietti e furono organizzati ben 10 pullman che al mattino di domenica 10 maggio partirono in fila indiana verso il “Saleri” per accarezzare il sogno di tornare in cadetteria. Lo stadio di Lumezzane era completamente azzurro, con la società bresciana che concesse ai tifosi ospiti un altro settore, vista la mole di richieste. Faceva caldissimo in Val Gobbia.

Mister Toscano schierò la formazione tipo (Tozzo; Gavazzi, Martinelli, Bergamelli; Dickmann, Garofalo, Pesce, Faragò; Evacuo, Corazza, Gonzalez), mentre Nicolato fece di necessità virtù, non avendo nulla da chiedere alla sua squadra se non far in  modo che i cinque giocatori in diffida non prendessero un “giallo” non giocando così la partita di andata dei play out. Arbitro dell’incontro, il signor Rapuano di Rimini.

I primi 45’ furono da incubo per due motivi: il Novara non riusciva segnare, ci provava ma la porta di Furlan era inattaccabile; i giallorossi di Asta erano già avanti 3-0 contro la Feralpi Salò con le reti di Pietribiasi, Semenzato e capitan Iocolano. Se fosse finita così per le due squadre in corsa per la promozione, i vicentini avrebbero messo la freccia e condannato il Novara ai play off.

Toscano, uomo che capiva di calcio e che ha fatto per tutto il corso della stagione di necessità virtù, mise, ad inizio ripresa, in campo Della Rocca, il man of the match contro l’Arezzo: Novara ancora una volta in campo nella ripresa con quattro punte. Del resto, gli azzurri o vincevano o vincevano, visto il risultato dal “Mercadante”.

Al minuto 53, la svolta: Corazza da poco fuori area, dopo un’azione personale, calciò di destro alla destra di Furlan. Gol, Novara avanti e con un piede in Serie B. Giocatori felici ad abbracciare il compagno ma cauti, mentre sugli spalti iniziò a montare un delirio di coriandoli. bandiere sventolanti e cori “Serie B-Serie B”.

Gli azzurri per la matematica avrebbero dovuto mantenere il vantaggio fino al triplice fischio, anche se il Bassano Virtus avesse segnato altre 20 reti. Dopo cinque minuti di recupero, Rapuano pose fine alle ostilità: tre punti al Novara e Novara promosso in Serie B.

Gli azzurri si erano anche così vendicati della vittoria bresciana al “Piola” il 6 gennaio precedente, quando la squadra, allora allenata da Maurizio Braghin, si impose per ben 1-3, suscitando qualche fischio dagli spalti.

Ma l’obiettivo era stata raggiunto: il Novara doveva tornare subito in Serie B ed il Novara era tornato subito in Serie B.

Il cammino del Novara in campionato fu importante: 74 punti (-3 di penalità), 22 vittorie, undici pareggi, cinque sconfitte (una sola casalinga), 58 gol realizzati, 30 subiti (di cui otto in casa), Pablo Gonzalez miglior marcatore con 15 reti, ad una dal terzetto vincitore della classifica marcatori (Ferretti del Pavia, Fischnaller del Sud Tirolo, Bruno del Real Vicenza).

La notizia della vittoria (e della promozione) giunse subito in città con i primi tifosi che si mossero verso il centro per fare i consueti caroselli e tirare fuori dagli armadi quelle bandiere che tra il 25 aprile 2010 ed il 6 maggio 2012 in città avevano sventolato incessantemente. E alle ore 21 ci fu la grande festa in piazza Puccini, con la squadra e lo staff tecnico al completo sul palco e sotto i tifosi azzurri per una festa che si è concluse intorno alla mezzanotte.

Dopo 331 giorni dai gol di Pavoletti che condannò il Novara alla Lega Pro, di acqua sotto i ponti di Novarello ne era passata tanta: la mancata riammissione in Serie B dell’estate precedente; il debutto shock contro il Monza alla prima di campionato; una squadra che non riuscì a trovare la quadra fino a fine novembre; la paura di non riuscire a recuperare punti su Real Vicenza prima; Alessandria e Bassano dopo in vetta; la penalità di 8 punti che ha scaraventato il Novara dal primo posto solitario al quarto in un colpo solo; i 5 punti ridati e i punti recuperati sul Bassano nelle ultime due giornate.

Paura unita a terrore e tragedia: un altro anno di Lega Pro avrebbe mandato in depressione squadra, dirigenza e tifosi. Ed invece piano piano il “Real” Novara è venuto fuori alla distanza grazie alle parate di Andrea Tozzo, una difesa impenetrabile (30 reti subite in totale, di cui solo otto in casa), un centrocampo di spessore guidato da Buzzegoli, Pesce e le sorprese Lorenzo Dickmann e Niccolò Bianchi e davanti un attacco stellare, formato da capitan Felice Evacuo (per la nona volta in carriera andato in doppia cifra in classifica marcatori), Pablo Andres Gonzalez e Simone Corazza, autore del primo e dell’ultimo gol stagionale (a Latina in Coppa Italia il 17 agosto e la rete del “Saleri”). Senza contare l’apporto di “Gigione” della Rocca, vice-Evacuo ma davvero un giocatore all’altezza della situazione che ha convinto tutti i tifosi.

Che sarebbe stata una stagione rivoluzionaria lo si era capito già il 7 giugno 2014 dopo la sconfitta nel play out di andata contro il Varese: via mister Alfredo Aglietti (sostituito con il tecnico della Primavera, Giacomo Gattuso), via il direttore generale Luca Faccioli, via il direttore sportivo Fabrizio Larini.

Il 3 luglio 2014 era stato ufficializzato Domenico Toscano, tecnico calabrese classe 1971 la stagione precedente era a Terni, dove fu esonerato per fare spazio a Tesser, ed in passato con il Cosenza, tra il 2007 ed il 2011, autore della doppia promozione Dilettanti-Serie C1.

Il nuovo direttore sportivo fu Domenico Teti, già collaboratore alla Sampdoria dell’ex ds del Novara, Pasquale Sensibile. Teti, ufficializzato tre giorni prima di Toscano, aveva alle spalle esperienze in Italia (Pro Patria e le giovanili dell’Hellas Verona), Svizzera (Lugano), Sud America, Belgio ed Inghilterra. Se Toscano era il quarto tecnico in due stagioni (dopo Aglietti, Calori e Gattuso, benché fosse delle giovanili), Teti era il terzo direttore sportivo in dodici mesi dopo Cattani e Larini.

Il Novara raggiunse nella seconda serie nazionale la Salernitana (da tre turni vincitrice matematica del girone C) ed il Teramo, da novanta minuti promosso per la prima volta nella sua in Serie B. A vincere i play off e ad accompagnare queste tre squadre in cadetteria fu il Como di mister Carlo Sabatini che nella finale play off ebbe la meglio sulla Virtus Bassano.

Ma la stagione per il Novara non terminò al “Saleri”, ma 560 chilometri più a Sud, al “Bonolis” di Teramo. Lo stadio abruzzese avrebbe ospitato la “finale” della Supercoppa di Lega Pro che vide prendervi parte le squadre vincitrici dei tre gironi di Lega Pro: Novara (girone A), Teramo (girone B) e Salernitana (girone C).

La prima partita, giocata al “Piola”, il 16 maggio, vide gli azzurri giocare contro i campani e vincere 3-2 con doppietta di Evacuo e gol di Corazza. Il 21 maggio ci fu la partita tra le squadre di Leonardo Menichini (ex giocatore del Novara nella stagione 1975/1976) e di Vincenzo Vivarini, quest’ultima guidata da due attaccanti che hanno sempre segnato caterve di gol e che oggi militano in Serie A (Donnarumma e Lapadula). La partita finì 3-1 per i granata e il match decisivo si giocò il 24 maggio a Teramo con diretta su RaiSport. La partita finì 1-1 con capitan Buzzegoli che pareggiò su punizione il vantaggio di Lapadula e, visto il risultato, lo stesso “Buba” alzò al cielo la seconda Supercoppa di Lega Pro del Novara a distanza di cinque anni dalla prima, vinta contro il Portogruaro. Per il centrocampista di Lastra a Signa quella fu la terza Supercoppa di Lega Pro vinta dopo quelle con Gallipoli e Spezia.

Un double incredibile per una squadra che iniziò il campionato il 30 agosto 2014 e che seppe di giocare in Lega Pro solo due giorni prima.

Una stagione all’inizio in salita, con un distacco in tardo autunno di sette punti dalle squadre di testa, per poi prendere forma e prendere il largo in primavera, diventando anche capolista solitaria. Il 4 marzo (prima del match infrasettimanale contro il Como vinto dai lariani), la mazzata del deferimento ed il 15 aprile un -8 in classifica che mandò nello sconforto tutti quanti. Sconforto poi mitigato dalla notizia che il 30 aprile, a due giornate dal termine del campionato, la squadra ebbe cinque punti in più in classifica.

Il  merito di tutta questa promozione era tutto del mister, Domenico Toscano. Amato e “poco compreso” da parte dei tifosi (che hanno sempre ragione, salvo quando fanno loro gli allenatori e i direttori sportivi del caso), ha messo la faccia tutta la stagione, si è preso le responsabilità degli errori, compiendo un vero miracolo sportivo. D’accordo che il Novara era la corazzata del girone A e forse avrebbe dovuto vincere il campionato già a marzo, ma la Lega Pro non è la B e non è la A: qui non conta giocare bene e far vedere “calcio champagne”: qui conta vincere. Punto, perché nei campi tosti di questa categoria, vince chi la mette dentro e vince chi la mette dentro almeno una volta in più dell’avversario. E del resto il tecnico calabrese poche volte ha avuto la squadra al completo e spesso ha dovuto cambiare formazione, ma alla fine i senatori e i giovani stessi non lo hanno tradito. Per il tecnico calabrese la vittoria di quel campionato è stata la seconda vittoria del campionato di Lega Pro dopo quella del 2011/2012 con la Ternana (che aveva in rosa, come a Novara, “Criss” Miglietta).

Il Novara “targato” 2014/2015 stato un mix di gente di categoria, ottimi giocatori e giovani pronti a dare tutto sé stessi alla causa

E’ stata la vittoria del settore giovanile, capace di dare al mister della prima squadra ottimi elementi che durante la stagione si sono contraddistinti con partite ottime e qualche gol pesante. Ad esempio alla nona giornata, contro l’Unione Venezia al “Penzo”, giocarono ben sei ragazzi usciti dal settore giovanile di Novarello. E’ stato il successo di Mauro Borghetti (responsabile settore giovanile) e di Giacomo Gattuso.

La sorpresa più bella, tra i giovani, è stata Lorenzo Dickmann, classe 1996 e milanese di lontane origini tedesche. Terzino destro della Berretti di Gattuso, Dickmann è stato aggregato alla prima squadra nel ritiro estivo e ha convinto tutti nello schierarlo tante volte dal primo minuto nonostante la poca esperienza ma si è ritagliato una bella fetta di spazio diventando uno dei migliori e segnando anche due gol clamorosi: il 23 gennaio contro l’Alessandria (gol al volo di destro da fuori area) ed il 22 febbraio in casa contro la Torres dopo aver scartato due avversari dopo aver preso la palla lanciatagli direttamente da Tozzo.

Il gol promozione è stato, ovviamente, quello di Corazza ma, se analizziamo la stagione, il gol di Corazza è stato decisivo perché il precedente 28 febbraio, nello scontro diretto contro il Bassano, giocato allo stadio “Mercante”, Garufo aveva segnato un gran gol che diede i tre punti agli azzurri ed il vantaggio negli scontri diretti (all’andata il match, giocato, l’11 ottobre terminò 1-1). E Garufo, insieme a Garofalo, è stato il terzino di esperienza della rosa azzurra.

E’ stata la vittoria di un attacco stellare, capace di segnare in campionato ben 43 reti, mandando in doppia cifra Gonzalez, Evacuo e Corazza: mai nella storia azzurra tre giocatori erano andati in doppia cifra nello stesso campionato.

Merito di un Evacuo che a Novara, nella sua seconda esperienza al Nord (dopo la parentesi Spezia dove fece anche lì il double, nella stagione 2011/2012), ha spedito al mittente le critiche di qualche tifoso che pensava fosse un “bollito” e che una piazza come Novara non potesse andargli bene, lui che è sempre stato abituato a giocare davanti alle calde tifoserie del Sud. Invece per lui 14 reti, quattro assist ed un garra capace di coinvolgere tutti. Con il suo incitamento verso squadra e tifosi durante tutte le partite.

Anche i suoi compagni di reparto non sono stati da meno: Gonzalez è stato il lontano parente del Gonzalez della precedente stagione ed è stato un “cartero” simile a quello della promozione in Serie A e della stagione della “remuntada”, mentre Corazza, dei tre quello senza grande esperienza, ha dimostrato grande affidabilità e ha “timbrato” sempre il cartellino, nonostante qualche imprecisione di troppo davanti alla porta.

Ma sono stati decisivi anche i vari Bergamelli, Freddi, Martinelli e gli arrivi di gennaio Foglio, Gavazzi e della Rocca. Del resto, si vince tutti insieme e si perde tutti insieme, nessuno escluso.

Un plauso poi lo meritano anche i tifosi, vicini alla squadra anche nei momenti difficili (anche se durante la stagione qualche tifoso si era lamentato con la dirigenza e con alcune scelte di Toscano). L’apporto, come sempre, alla fine, non è mai mancato tanto da seguire sempre la squadra azzurra. E la sera del 10 maggio oltre duemila tifosi azzurri in piazza Puccini a festeggiare con la squadra la promozione. Senza contare le iniziative benefiche, le cene, le panisciate, gli incontri con i calciatori. Una piazza genuina che vuole vivere il calcio al 100%.

Cinque anni fa il Novara tornava in B e la stagione successiva, con Marco Baroni in panchina al posto di Toscano (passato in estate all’Avellino), la squadra si spinse fino all’ottavo posto in classifica, battendo il Bari al “San Nicola” nel turno preliminare play off in una partita epica e fermandosi poi in semifinale contro il lanciatissimo Pescara di mister Oddo e guidato in Serie A dalle reti di Lapadula. Del Novara della promozione, rimasero quattordici giocatori.

Cinque anni nel calcio sono una vera era geologica, ma è sempre doveroso ricordare grandi momenti di sport come la stagione chefece il Novara.

foto in evidenza tratta da www.contra-ataque.it