12/06/2011-12/06/2021: dieci anni fa il Novara tornava in Serie A

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di Simone Balocco

 

Ci sono giorni che rimangono indelebili nella nostra vita: il nostro primo bacio, il compleanno di un nostro caro, il giorno della laurea, il giorno del nostro matrimonio, il giorno di una nostra promozione lavorativa ma, anche, purtroppo, giorni luttuosi. Si ricordano momenti felici e giorni tristi, indistintamente.

Un giorno indelebile per i tifosi del Novara rimarrà per sempre domenica 12 giugno 2011. Quel giorno di dieci anni fa rimarrà scolpito nel cuore e nella mente di tutti loro perché quel giorno la squadra riconquistò la Serie A dopo cinquantacinque anni di assenza.

Con il 2-0 inflitto al Padova nella finale play off di ritorno, la squadra allenata allora da Attilio Tesser, contro tutti i pronostici iniziali, compì una vera impresa e regalò un sogno grandissimo ai tutti i suoi tifosi: la massima serie, categoria che dalle parti della Cupola di San Gaudenzio mancava dalla stagione 1955/1956.

Poi il guizzo, il sogno accarezzato fino all’ultimo secondo in una stagione che ha visto il Novara giocare il miglior calcio della categoria cadetta che contava squadre con un passato nobile in Serie A (Torino, Atalanta, Siena, Livorno) e piazze abituate a giocare nella seconda categoria nazionale. Ed il 12 giugno di dieci anni fa, quel sogno si materializzò, con l’undici di patron Massimo de Salvo che regalò un sogno ad una piazza che, il 5 agosto 2010, giorno del sorteggio dei calendari, scoprì che il suo cammino nella regular season sarebbe iniziato il 22 agosto dall’”Euganeo” di Padova.

Padova che, ironia del caso e del destino, è stato il primo avversario in campionato e, come chiusura di un cerchio, anche l’ultimo. A 295 giorni dall’1-1 dell’”Euganeo”: il 2-0 che, in un “Piola” sold out come non mai, ha portato Ludi e soci in Serie A.

Ci avevano pensato al minuto 16 Pablo Gonzalez con una punizione bomba da fuori area e poi Marco Rigoni al 70’ scartando un avversario e calciando di destro sul secondo palo, battendo il portiere padovano Cano proprio sotto la curva ospiti che ospitava oltre 2mila tifosi patavini che con la rete del numero 10 azzurro capirono che il cammino verso la Serie A della loro squadra era finito.

Ma per capire cosa è stato il 12 giugno 2011, c’è da tornare al 22 luglio, giorno in cui la squadra si presentò ai tifosi nella cornice della centrale piazza Duomo.

Il Novara tornava in Serie B dopo 33 anni di attesa e, dopo anni (anzi decenni) di vacche magre, voleva lasciare il segno in quel campionato. Insomma, restarci il più possibile.

La squadra si apprestava a disputare allora il suo 28° campionato in serie cadetta nella sua storia con in tasca il double campionato-Supercoppa di Lega Pro vinto la stagione precedente e rispetto, proprio alla stagione precedente, aveva cambiato poco: un terzino destro (Michel Morganella), un difensore centrale (Guillaime Gigliotti), un centrocampista esterno (Francesco Marianini), un trequartista (Manuel Scavone) ed un attaccante (Emmanuel Gigliotti). Per il resto, tutti confermati.

Molti giocatori di quel Novara non avevano mai giocato in Serie B, ma Massimo de Salvo era convinto delle sue scelte e dell’apporto dato dall’allora direttore sportivo Pasquale Sensibile. E poi c’era una novità assoluta: per la prima volta in Italia una squadra giocava le proprie partite in casa su un campo in erba sintetica. E quella squadra fu proprio il Novara.

L’inizio di campionato fu impressionante: dieci punti nelle prime cinque partite, con la sconfitta amarissima in casa del Torino con gli azzurri in nove uomini a lottare sempre su ogni pallone. Come amara fu la sconfitta dell’”Ossola” di Varese contro la squadra di mister Beppe Sannino il 4 ottobre, partita interrotta e poi ripresa due giorni dopo causa un diluvio che si era abbattuto sulla città lombarda.

Il girone di andata ha regalato vere perle di calcio: il 4-1 casalingo contro il Livorno (6° giornata), la vittoria schiacciante contro il Portogruaro al “Friuli” di Udine (1-5 con poker di Gonzalez), le vittorie casalinghe contro Atalanta, Vicenza ed il pareggio di Siena. Pareggio arrivato in piano recupero con l’azione che ha portato al gol Gigliotti degna di una partita giocata alla Playstation.

42 punti totali nel girone di andata che fecero vincere al Novara il titolo di campione di inverno a pari punti con l’Atalanta. La piazza non ci credeva: campione d’inverno con la Dea data tra le favorite per la vittoria del campionato e davanti alle corazzate Siena e Torino. Se lo avessero predetto ai tifosi al momento del sorteggio del calendario, nessuno ci avrebbe creduto.

Il girone di ritorno (che vide gli arrivi dei centrocampisti Parola e Pinardi durante il mercato invernale) fu entusiasmante, ma meno del girone di andata: non mancarono risultati eclatanti, ma la squadra perse molti punti e fino all’ultimo si giocò quel terzo posto in classifica che permetteva di giocare i play off da posizione privilegiata. Il testa a testa contro l’altra neopromossa dalla Lega Pro (il Varese) si era chiuso in favore del Novara che aveva in Cristian Bertani il suo bomber più prolifico: diciassette reti per l’attaccante di Legnano alla sua prima stagione in serie cadetta della sua carriera a pari merito con Emiliano Bonazzoli. A sei reti di distanza, il capocannoniere del torneo Federico Piovaccari del Cittadella.

Il campionato fu vinto dall’Atalanta davanti al Siena (come tutti avevano pronosticato ad inizio stagione) ed entrambe volarono dirette in massima serie. Mancava solo la terza squadra che le avrebbe accompagnate e questa sarebbe stata una tra Novara, Padova, Varese e Reggina. Nel novero delle squadre che disputarono i play off promozione non c’era il Torino, la grande delusione della stagione, che chiuse il campionato all’ottavo posto a tre punti dalla Reggina sesta (ed ultima squadra a staccare il ticket per i play off).

Delle quattro squadre in lizza per accaparrarsi il terzo pass promozione, la favorita era proprio la squadra di Tesser visto che sarebbe potuta andare in Serie A anche con quattro pareggi in quattro partite essendosi classificata meglio delle avversarie.

Le semifinali play off furono Reggina-Novara e Padova-Varese: andata il 2 giugno, ritorno il 5 giugno.

L’andata al “Granillo” vide un frizzante 0-0 e tre giorni dopo si sarebbe deciso che sarebbe stata la finalista: i calabresi avrebbero dovuto vincere mentre il Novara aveva due risultati su tre a disposizione. E la partita sembrò subito indirizzata: dopo 8 minuti vantaggio azzurro grazie all’autogol di Adejo su colpo di testa di Bertani su assist al bacio di Marianini. 1-0 e con davanti 82 minuti di controllo ma di ansia.

La Reggina pareggiò al 32’ con il suo uomo più rappresentativo, Emanuele Bonazzoli. L’ansia tra i tifosi era ancora sotto controllo, anche se erano meno tranquilli di prima e a 75’, con il Novara in dieci uomini a seguito del “rosso” di Bertani, l’ansia azzurra divenne paura perché Bonazzoli firmò il sorpasso. Ad un quarto d’ora dalla fine, la Reggina era qualificata per la finale e tra i tifosi azzurri si stava concretizzando l’incubo di veder vanificato tutto quello di bello ed incredibile era stato fatto durante il corso del campionato.

Ma il calcio si sa è scienza inesatta per eccellenza e al 90’ lo stadio “Piola” cadde: cross da sinistra di Gemiti con palla spizzata fuori area da un difensore reggino marcato da Rubino. La palla era indirizzata fuori area e su di lei corse di gran foga Marco Rigoni. Il numero 10 novarese calciò al volo: un gesto pazzo. Un “gesto pazzo” perché nessuno, sano di mente, avrebbe calciato una palla del genere al 90’ con la propria squadra sotto di un gol e ad un passo dall’eliminazione.

Stadio con il fiato sospeso per tre secondi in attesa di vedere dove sarebbe andata a finire la palla. E la palla si schiantò sulla traversa ed entrò in rete. Quel tiro è stato senza dubbio 50% fortuna, ma 50% abilità tecnica del giocatore più tecnico di quel Novara.

Rigoni dalla gioia di avere realizzato un gol assurdo, bellissimo e clamoroso corse dietro la porta ospite sotto la Curva Nord a dorso nudo, i compagni gli saltarono addosso, la panchina si strinse attorno a Tesser.

Il Novara era in finale. Tra lui e la Serie A un solo ostacolo: il Padova. Tutto era iniziato all’”Euganeo”, tutto sarebbe finito al “Piola”. Il Padova mancava in massima serie dalla stagione 1995/1996, il Novara da quaranta anni prima (e quella stagione tornava in Serie C1 dopo quindici anni consecutivi in Serie C2).

La partita di andata si concluse sul punteggio di 0-0, con una ghiotta occasione sciupata da Gonzalez. E proprio il “cartero”, la più bella sorpresa della stagione insieme al compagno di reparto Bertani, era stato quello che era mancato di più nel girone di ritorno dove i suoi gol sono mancati e che tutti già pensavano che avesse la testa al Palermo che lo avrebbe portato in Serie A a prescindere dall’esito dei play off, essendo stato acquistato dai rosanero durante il mercato invernale. Ma nessuno avrebbe pensato che cinque mesi dopo la squadra azzurra avrebbe disputato la finale play off.

Lo stadio “Piola” quel 12 giugno 2011 era pieno in ogni ordine di posto, faceva caldo e la vigilia del match aveva tolto il sonno ai tifosi di entrambe le squadre.

La partita iniziò alle ore 20:45, ma già due ore prima del match c’era gente nell’antistadio e a mezzora dal fischio d’inizio l’impianto di viale Kennedy era quasi sold out.

Il Padova di mister dal Canto schierava in attacco il giovane talento Stephan El Shaarawy, già in gol contro il Novara nel match di ritorno di campionato sotto una fitta nebbia, e poteva contare su giocare di esperienza come Italiano, Succi, Vantaggiato, Renzetti e Cuffa. Il Novara schierava questo undici: Uijkani; Morganella, Lisuzzo, Ludi, Gemiti; Marianini, Porcari, Rigoni; Motta; Gonzalez, Bertani. Arbitro dell’incontro, Marco Guida della sezione AIA di Torre Annunziata.

Se il gol di Rigoni contro la Reggina aveva fatto la storia e tenuto vivo il sogno, Novara-Padova è stata leggendaria: 2-0 con netta superiorità degli azzurri, passati in vantaggio con Gonzalez e poi Rigoni chiuse i giochi al 70’ sotto la curva dei tifosi ospiti esultando in maniera sfrenata. Proprio lui padovano di origine e che aveva iniziato la carriera di calciatore proprio con la squadra patavina.

Al 93’ l’arbitro Guida decretò la fine dell’incontro: Padova all’inferno, Novara in paradiso.

I tifosi sugli spalti piansero di gioia: la loro squadra aveva compiuto un qualcosa di immaginifico, splendido, inatteso, intrepido e pazzesco.

In mezzo al campo, sulle note di “We are the champions”, tutta la squadra con la maglia celebrativa a tenere un maxi vessillo con il logo della società. Lacrime, gioia, felicità, consapevolezza di avere fatto qualcosa in incredibile.

Da viale Kennedy poi partì una carovana umana e di macchine verso il centro. Verso quella piazza Martiri che il 25 aprile di un anno prima aveva festeggiato la promozione della squadra in Serie B. Ma questa volta era diverso: Serie A, un’altra cosa. E la grande festa durò fino a notte fonda. Con pazienza del fatto che il giorno dopo sarebbe stato lavorativo, ma non c’era nulla di meglio che iniziare la settimana anche con le occhiaie ma sapendo che la propria squadra il prossimo campionato avrebbe giocato contro le grandi del nostro calcio, in stadi pieni, belli e lontani anni luce da quelli che avevano visto il Novara giocare fino a pochi anni prima. Per non parlare del fatto di essere diventata in due stagioni la seconda squadra del Piemonte.

Il 12 giugno è ricordato nel Mondo per le parole “Mister Gorbaciov abbatta quel Muro” pronunciate, il 12 giugno 1987, dall’allora Presidente americano Ronald Reagan al suo omonimo sovietico dalla Porta di Brandeburgo a Berlino Ovest sulla necessità di abbattere quel muro che divideva non solo la città di Berlino, ma il Mondo intero.

Il 12 giugno 2011 non è stato abbattuto un “muro” ma, in maniera più piccola, il Novara ha scritto una piccola, grande, pagina di storia calcistica. Che non entrerà nel libri di storia, ma che sicuramente ha reso immortale una squadra, un allenatore ed una dirigenza di una piccola squadra di provincia tornata, anche se per una sola stagione, tra le grandi del nostro calcio.

 

immagine in evidenza tratta da www.sport.sky.it