13 dicembre 2023: si chiude una porta, si apre un portone

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by Simone Balocco

 

La notizia circolava da fine novembre, ma ha avuto poco dopo un brusco rallentamento. Poi il 4 dicembre la svolta e mercoledì 13 la firma: Massimo Ferranti ha ceduto il Novara Football Club al gruppo di investitori guidato da Pietro Lo Monaco.

L’ingegnere romano esce di scena per fare posto alla cordata capitanata dal dirigente calcistico nativo di Torre Annunziata. Lo Monaco ricoprirà la carica di direttore generale, mentre Marco La Rosa sarà il presidente. Il nuovo gruppo direttivo sarà svelato nella sua interezza mercoledì 20 in una conferenza stampa ad hoc.

La notizia del cambio di proprietà tra i tifosi del Novara FC è stata presa con enfasi, per almeno quattro motivi: a) la presidenza Ferranti sarebbe arrivata “esausta” a fine stagione sotto tutti i punti di vista; b) si concretizzava una cessione che sembrava essere diventata una telenovela vista la ridda di persone interessate, negli ultimi mesi, ad acquistare il club; c) tornerebbe della vera programmazione in società; d) Pietro Lo Monaco è un uomo di calcio.

E forse è proprio lui la persona ideale con cui iniziare una nuova era calcistica a Novara, perché di “era” c’è da parlare. Il motivo è facile da comprendere e c’è da riavvolgere il nastro della storia (calcistica) novarese al 4 giugno 2021.

Quel pomeriggio, nella sala principale di Novarello, veniva presentato il nuovo management del Novara Calcio: il 31 maggio precedente, Maurizio Rullo aveva ceduto a Leonardo Pavanati il suo 80% delle quote del Novara Calcio acquistate il 20 dicembre 2019 da Massimo de Salvo, con lo stesso de Salvo “rimasto” poi con il 20%. Il palco della sala vedeva allineati il nuovo patron del club, il nuovo presidente, il nuovo vice-presidente, il nuovo direttore generale, un rappresentante del gruppo de Salvo e la moglie del socio in affari del nuovo patron. Tifosi contenti, tutti contenti e pronti ad una nuova stagione sportiva. Il 28 giugno è stata poi presentata la domanda di iscrizione al nuovo campionato di Serie C. Tutto sembrava andare per il verso giusto.

Peccato che il pomeriggio del 15 luglio un gruppo di tifosi si era ritrovato ai cancelli di Novarello per contestare il nuovo management, in quanto la domanda di iscrizione al campionato della squadra era stata respinta. Il 29 luglio oltre un migliaio di tifosi si era trovato in piazza Martiri per una marcia pacifica fin sotto palazzo Cabrino, sede del Comune, per parlare con il sindaco e vedere cosa fare nel futuro prossimo, visto che tre giorni prima il Novara Calcio era stato estromesso definitivamente dal campionato (e quindi dai professionisti), sciogliendo di fatto tutti i contratti in essere dei giocatori e dello staff e mandando alle ortiche l’ottimo settore giovanile e tutto ciò che era stato ottimamente fatto negli undici anni precedenti (almeno). Il nuovo gruppo dirigenziale del Novara Calcio aveva distrutto tutto a soli cinquantasette giorni dalla firma notarile.

La paura (calcistica) era tanta: la stagione 2021/2022 non solo non avrebbe visto ai nastri di partenza, per la prima volta, il Novara Calcio (fino a quel momento una delle dodici squadre italiane a non essere mai fallite e a non aver mai militato nei dilettanti), ma non ci sarebbe stata la squadra di riferimento della città. Ed in un contesto di arrabbiature e lacrime ecco arrivare, quasi come un messia, un ingegnere romano (e romanista) di 72 anni alto, magro, con i capelli e la barba bianca e gli occhiali con la montatura spessa blu: Massimo Ferranti.

Questo signore aveva vinto il 16 agosto il bando del Comune per l’affidamento del titolo sportivo della nuova squadra che si sarebbe venuta a creare ed il 20 agosto questo signore aveva creato, presso un notaio del centro di Novara, il nuovo sodalizio che avrebbe continuato la tradizione calcistica novarese, il Novara Football Club.

In tempo di record fu creato un nuovo management e poi la parte tecnica della squadra: Marco Marchionni allenatore e Giuseppe di Bari direttore sportivo. Pablo Andrés Gonzalez, svincolato dal contratto con il Novara Calcio, decise fin dal primo secondo di partecipare al progetto di Ferranti, non volendo lasciare quella piazza che lo aveva idolatrato. La squadra si iscrisse in sovrannumero in Serie D, fu inserita nel girone A della “massima serie” dilettantistica nazionale e di Bari nel giro di pochi giorni allestì la rosa. Rosa che non aveva ancora un kit ufficiale da gara.

Il debutto della nuova squadra avvenne il 12 settembre nel turno preliminare di Coppa Italia di Serie D contro il RG Ticino e sette giorni dopo debuttò in campionato contro l’Asti. Il Comune assegnò al Novara FC il diritto a giocare allo stadio “Piola”, impedendo di fatto al Novara Calcio, qualora fosse ripartito, di giocarvi. Le partite contro RG Ticino e Asti furono caratterizzate dalla canzone “Ricominciamo” al momento dell’ingresso in campo delle squadre, segno che il calcio a Novara ripartiva.

Il 21 novembre, vincendo contro la Caronnese, alla dodicesima giornata, il Novara FC raggiunse la prima posizione che non mollò fino alla fine del torneo. Un torneo emozionante che vide la squadra azzurra uscire dal “pantano” della Serie D vincendo il campionato con due partite di anticipo e schierare, durante il corso del campionato, una squadra fortissima guidata in attacco da Dardan Vuthaj, capace di segnare 35 reti in campionato, trascinando la squadra subito tra i professionisti e alla semifinale della poule scudetto.

La Novara calcistica era ripartita in quarta con la nuova “creatura” di Ferranti. Tra le parti (Ferranti e tifosi) fu amore a prima vista: da una parte questo uomo che si era gettato a capofitto in questa nuova esperienza, dall’altra i tifosi del “fu” Novara Calcio che abbracciarono da subito l’idea del “Football Club” accorrendo in massa ad abbonarsi (anche grazie ad una politica di prezzi molto bassa) e a tifare come se non fosse successo nulla in estate.

Sono stati due i momenti clou di amore tra la piazza e Ferranti: il pomeriggio di domenica 1 maggio 2022 con la squadra arrivata da Gozzano con la matematica della vittoria del campionato in un “Piola” festante ed un Ferranti al microfono molto emozionato; la sera del 22 maggio con la festa promozione in piazza Martiri. Qui Ferranti, alzando al cielo la coppa di squadra vincitrice del girone, ribadì ciò che già aveva detto poco tempo prima: in pratica, “il prossimo anno vinceremo il campionato e andremo in Serie B”. La piazza esplose: con quell’ingegnere sconosciuto fino all’agosto precedente sarebbero tornati in cadetteria, l’anticamera del calcio che conta.

Ferranti, “carico a molla” come si dice in questi casi, rifece la squadra mantenendo lo stesso tecnico, cambiando direttore sportivo affidando il ruolo a Moreno Zebi (che tornava a Novara dopo due anni, ovvero da quando fu esonerato da Rullo & company). Zebi ebbe un compito, nel complesso, facile: non dover cedere nessun giocatore, fare firmare il contratto “pro” ai migliori giocatori della stagione precedente e portare a Novara giocatori di categoria con il budget molto elevato datogli da Ferranti. Del resto, come recita una legge non scritta (a volte opinabile) del calcio: “se si vuole salire di categoria, sono da comprare calciatori di categoria”.

La squadra si pensava potesse competere fin da subito per i primi posti ed infatti, dopo il 3-0 alla “corazzata” Vicenza alla sesta giornata, il Novara FC era capolista solitario in Serie C. Anche se mancava praticamente tutto il campionato da giocare, i tifosi sognavano in grande. Ma la stagione fu però pessima tra tantissimi infortuni, una campagna estiva ed invernale rivelatasi pessima fatta da giocatori di categoria che avevano ampiamente deluso le attese, oltre a tre allenatori e due direttori sportivi cambiati. La squadra si piazzò al decimo posto, acciuffando l’ultimo posto play off per poi perdere la prima partita in maniera netta contro la Virtus Verona.

Ferranti aveva toppato clamorosamente: non solo la squadra aveva fallito l’assalto al salto di categoria già a gennaio, ma non è mai entrata nel cuore dei tifosi e tanti di questi non vedevano più di buon occhio Ferranti, “accusandolo” di aver puntato subito all’obiettivo grande e di essersi esposto troppo senza comprendere che un conto è dire cose da tifoso ed un conto è gestire una squadra di calcio. Eppure Ferranti per la “sua” creatura si era fatto più che in quattro, spendendo in due stagioni quasi 8 milioni di euro di tasca propria ma fallendo quella promozione che aveva tanto sbandierato l’estate precedente e a cui teneva tanto.

Poco dopo la fine del campionato si era iniziato a vociferare che Ferranti avrebbe ceduto la squadra avendo fatto (diciamo) il passo più lungo della gamba, soprattutto economicamente. E l’ultima campagna estiva è stata caratterizzata al grande risparmio, mandando via i giocatori più vecchi e con ingaggi elevati per puntare sui giovani (i cosiddetti “Under”) pagandoli con ingaggi inferiori rispetto ai precedenti e sfruttare il “bonus minutaggio” della Lega Pro, ovvero ricevere mensilmente una consistente quota monetaria per far giocare per più minuti, nel corso di una partita, più Under possibili. E questo “incasso” sarebbe, per tutta la stagione, una delle maggiori fonti di incasso da parte del club.

Ma è dalla scorsa estate che il “giochino” si era rotto, che qualcosa non andava più come prima: la notizia che Ferranti avrebbe voluto cedere il club già in estate aveva convinto i tifosi a far intende al presidente di cedere, uscire di scena e lasciare spazio ad un nuovo investitore che avrebbe fatto tornare grande squadra e città. In pratica, un voltafaccia ed uno “scendere dal carro” molto amaro che, però, poteva essere compreso.

Il giorno della svolta sarebbe dovuto essere lo scorso 30 settembre, quando si sarebbe dovuto concretizzare l’ingresso in società di un gruppo di investitori capitanato da un imprenditore emiratino: questo gruppo, entrato all’inizio con l’8% delle quote, quel sabato avrebbe dovuto confermare le sue quote o addirittura comprare l’intero pacchetto azionario di Ferranti. Si era anche organizzata un’amichevole il 31 agosto dove i tifosi novaresi avrebbero conosciuto questo imprenditore e chi lo avrebbe aiutato. Ma di questo accordo non se ne fece nulla (anche se a metà settembre la trattativa ebbe una forte accelerata) e Ferranti non cedette, con gioia dei tifosi che non vedevano di buon occhio questo passaggio di consegne: cedere sì, ma non a quel gruppo.

Ferranti, inoltre, poi aveva chiarito che questa sarebbe stata la sua ultima stagione alla guida al Novara FC e dal 1° luglio 2024 avrebbe lasciato la guida del club a qualcun altro: aveva rifiutato le offerte delle varie cordate ritenendole non adeguate, affermando che avrebbe ceduto solo a persone affidabili e concrete, ma il 30 giugno 2024 sarebbe stato il suo ultimo giorno, lasciando la squadra anche a nessuno. Con buona pace anche dell’azionariato popolare, la proposta lanciata dallo stesso Ferranti a fine ottobre di far “entrare” i tifosi nel management della società tramite una società costituita ad hoc e che permetta a questi di acquistare il 5% delle quote della società ed avere un rappresentante nel CdA, come avviene già in altre squadre europee. Solo che di questa proposta non se ne parla più da almeno due mesi (o comunque non è più una notizia primaria).

Ed in tutto questo, come stava andando la squadra in campionato? Il Novara Football fino quel 4 dicembre era ultimo in classifica con 11 punti in sedici partite (una vittoria, otto pareggi, sette sconfitte, 16 gol segnati, 27 subiti) e dal 16 ottobre Giacomo Gattuso aveva preso il posto di Daniele Buzzegoli alla guida tecnica della squadra. Gattuso era diventato il quinto allenatore della gestione Ferranti, unito a Simone di Battista (arrivato a giugno) quinto direttore sportivo cambiato in ventotto mesi di vita del club.

L’ex tecnico del Como, un uomo che ha legato parte della sua vita calcistica a Novara, ha sempre allenato il Novara (“Calcio”, però) in situazione complicate (a livello di prima squadra) e ora con una rosa non propriamente ad hoc per la Serie C sta dando una scossa notevole (e necessaria) alla squadra, la quale sembra avere un altro piglio rispetto alle prime otto giornate (ovvero durante la permanenza in “Buba” in panchina), anche se è ancora ultima in classifica e a oggi sarebbe retrocessa in Serie D direttamente senza neanche passare per i play out. E proprio con questa situazione così complicata (e delicata), Ferranti non ha mai detto una parola, facendo intendere un chiaro scollamento tra lui, club e piazza. Come il non intervenire nemmeno sul mercato degli svincolati in autunno per dare un segnale all’ambiente. La squadra in molte occasioni era stata “chiamata” sotto la Curva Nord e, in diverse partite, era uscita tra fischi e insulti. I tifosi erano stufi, anche se non avevano mai fatto mancare il loro supporto in casa quanto in trasferta (con numeri, lontano dal “Piola”, molto alti) e lo scorso 7 giugno i “Nuares”, il gruppo ultras azzurro, aveva esposto uno striscione davanti alla sede del club in baluardo Partigiani manifestando la sua vicinanza alla squadra purché giocasse da leoni (“A noi bastano 11 leoni” era lo striscione esposto).

Poi, nel pomeriggio del 4 dicembre, la sterzata: Ferranti ha trovato chi rileverebbe la società, ovvero un gruppo di investitori fidati guidati da Pietro Lo Monaco. L’intesa, a fine novembre, vacillò perché le due parti non avevano trovato un accordo su alcuni punti, dopo avere parlato di una iniziale cessione del 75% delle quote ferrantiane al gruppo Lo Monaco, con l’imprenditore romano che fino al 30 giugno sarebbe rimasto in società anche con quote ridotte, oltre al fatto di chi avrebbe pagato, entro il 16 dicembre, gli stipendi dei giocatori di ottobre e novembre.

Il gruppo di investitori ha ottenuto il 100% delle quote (tramite tre società, come riporta in una nota ufficiale il club), pagando la tranche degli stipendi di novembre del club, lasciando a Ferranti la parte di ottobre. L’atto preliminare di cessione è stato controfirmato mercoledì 6 dicembre e due giorni fa, presso un notaio di Milano, le parti si sono trovate e hanno effettuato il passaggio di consegne.

La partita di venerdì 8 dicembre contro il Legnago Salus (chiusasi sul punteggio di 1-1) quindi è stata l’ultima partita della gestione Ferranti, mentre Novara-Triestina di domenica sarà la prima del nuovo management.

La notizia dell’arrivo in città di uno del calibro (calcistico) di Pietro Lo Monaco ha alzato il morale dei tifosi perché Lo Monaco è uno che conosce come le sue tasche il calcio italiano essendo stato in carriera giocatore, allenatore e, soprattutto, dirigente. E come dirigente si ricordano i suoi trascorsi come dg del Genoa, Ad di Catania e Palermo e proprietario del Messina. Conoscitore del nostro calcio e caratterizzato dall’avere un carattere molto caliente, Lo Monaco nel Novara FC svolgerebbe il ruolo del direttore generale, un ruolo molto importante ma altrettanto delicato. Non è mancato un po’ di scetticismo, nei giorni precedenti il closing, da parte di molti tifosi azzurri sul suo approdo a Novara: molti non comprendevano perché il gruppo di Lo Monaco avrebbe dovuto rilevare una squadra ultima in classifica in Serie C ed investirci tanti soldi. Lo scetticismo da parte dei supporter è lecito, viste le ultime due presidenze del Novara Calcio, ma Lo Monaco, rispetto ai precedenti, da solo ha un altro pedigree ed un altro standing: lui è un uomo di calcio, gli altri non lo erano.

Il mercato di gennaio sarà comunque difficoltoso, visto che la squadra è ultima in classifica e, nonostante arrivi da cinque risultati utili consecutivi, non si vuole staccare dall’ultimo posto, e a paura è che il mercato invernale possa cambiare poco, visto che una squadra ultima è poco appetibile dai giocatori e non sarà facile portare sotto la Cupola giocatori giusti per risalire in classifica, cercando di non cedere i giocatori che più stanno facendo bene finora. Voci parlano però di un nutrito numero di giocatori pronti a vestire la maglia azzurra durante il mese di gennaio, sperando che possano contribuire a fare risalire la china alla squadra. Ma questo lo si saprà solo a mercato chiuso e dopo l’ultima giornata di campionato, fissata per il 28 aprile 2024.

Dopo 28 mesi, quindi, Massimo Ferranti lascia la “sua” creatura: chi lo ha visto recentemente, dice di averlo visto stanco, invecchiato e non essere più quel leone che aveva preso la parola al “Piola” il 1 maggio 2022 e in piazza Martiri tre settimane dopo. Era arrivato il momento di farsi da parte, di lasciare la “sua” creatura camminare con altre “gambe”; magari più capaci.

Rimangono tante le immagini di Ferranti, immagini di un uomo vero amante del calcio che si è gettato troppo a capofitto in un qualcosa che lui conosceva solo dall’esterno e che non aveva mai vissuto sulla sua pelle. E’ rimasto senza dubbio scottato (soprattutto economicamente), ma la sua figura non sarà dimenticata dalla tifoseria: dalla sciarpa mostrata il giorno della presentazione alla maglia “C Siamo” indossata il 1 maggio 2021, dalle volte che era in campo e che ai saluti dei tifosi rispondeva alzano in alto i pugni fino all’immagine, nel secondo tempo di Novara-Feralpi Salò dello scorso campionato, in curva con i tifosi. Oppure il dialogo avuto con i tifosi nel settore ospiti del “Breda” di Sesto San Giovanni: non si era mai visto un presidente così a contatto con i tifosi. Ad alcuni tifosi mancherà, ad altri tifosi non mancherà. Sicuramente non ha lasciato indifferenti la sua lettera di saluto e ringraziamento apparsa mercoledì sera sul sito del club.

Ferranti però ha contribuito a scrivere, volente o nolente, una grande pagina di calcio in città: ha fatto ripartire in pochissimi giorni una città che calcisticamente neanche più sperava di avere una squadra, vincendo subito la Serie D ma andando a scontrarsi con un calcio professionistico che la vedeva acerba ed alcune decisioni rivelatesi sbagliate da parte dello stesso ex presidente, forse consigliato male nella gestione della squadra..

Ora la palla passa a Pietro Lo Monaco, a Marco La Rosa e alla famiglia di industriali cuneesi Boveri: saranno ora loro a dover a fare tornare competitivo il Novara FC. A loro toccherà scalare una montagna molto ripida, ma i conti, come sempre, si faranno a fine stagione. Da oggi alla fine del campionato un solo grido si dovrà alzare: la salvezza. Il resto poi verrà da sé.

Nasce un “Novara FC 2.0”. In bocca al lupo a Pietro Lo Monaco e ai suo gruppo. Non deludete questa piazza.

 

 

 

immagine in evidenza tratte da sdnews.it (Massimo Ferranti) e pianetagenoa1893.it (Pietro Lo Monaco)