di Simone Balocco
Una delle caratteristiche delle vittorie sportive, calcistiche in particolare, sono i “caroselli”. Dicesì “carosello” quando in una città migliaia di persone si ritrovano per festeggiare la vittoria della propria squadra e attraversano la stessa in macchina (o in motorino) suonando i clacson ed esponendo una o più bandiere della propria squadra del cuore. Chi non usa un mezzo a motore si fa trovare in centro con sciarpe e bandiere e si fa festa tutti insieme. Queste manifestazioni possono durare anche tutto il pomeriggio o tutta la notte, in base all’evento.
Gli ultimi “caroselli” li abbiamo visti (e sentiti) giovedì 4 maggio quando il Napoli, pareggiando ad Udine, ha vinto lo scudetto: la città partenopea quella sera è stata teatro di migliaia di tifosi scesi in piazza per festeggiare la vittoria del titolo. Come a Napoli, anche nel resto d’Italia dove la squadra partenopea ha un nutrito numero di tifosi. Quella sera, in Italia, si è dormito poco. Era da 33 anni che il Napoli non vinceva lo scudetto: dai tempi di Maradona e di quando la squadra azzurra era tra quelle più forti d’Italia, guidata in attacco dal pibe de oro e da una rosa di giocatori storici ed iconici del nostro calcio.
Ovviamente anche a Novara ci sono stati “caroselli” per festeggiare il trionfo del Napoli. Anche 33 anni fa Novara era stata protagonista di un pomeriggio intenso di festeggiamenti.
Proprio nel 1990 si toccò il punto più basso della storia dell’allora Novara Calcio: era giovedì 7 giugno e al “Braglia” di Modena la squadra di mister Fugirai perse 3-1 contro il Pontedera e retrocesse per la prima volta nella sua storia in Interregionale (la “mamma” dell’attuale Serie D). Categoria non disputata nella stagione 1990/1991 perché la squadra, fortunatamente, fu ripescata in Serie C2.
Quel 7 giugno non ci furono caroselli per le strade di Novara: ci saranno altri “caroselli” ma solo per festeggiare la vittoria della nostra Nazionale nelle “notti magiche” di Italia ’90.
Per vedere ancora i tifosi del Novara scendere in strada a festeggiare ci sarà da aspettare il 19 maggio 1996, quando, grazie al pareggio contro la Pro Patria, gli azzurri vinsero il campionato e, dopo 16 anni consecutivi di Serie C2, tornarono a giocare in Serie C1. Era il Novara di Bini e Turato, di Casabianca e Coti, di Pellegrini, Guatteo, Scotti e di un giovane Simone Inzaghi. La stagione in C1 successiva finì con la retrocessione nei play out contro la Pistoiese.
Da quel momento, e fino al campionato 2002/2003, ci fu poco da festeggiare, visto che il Novara arrancò sempre in Serie C2, avendo anche sempre problemi societari e stabilendo se non un record, quasi: vincere tre play out consecutivi (1999-2000-2001). Ogni stagione, era una sofferenza.
Ma qualcosa si mosse il 15 giugno 2003: finalmente dopo anni di vacche magre arrivò la grande gioia, ovvero il ritorno in terza seria dopo sette stagioni.
Venti anni fa esatti finalmente i tifosi novaresi poterono scendere in strada anche loro per festeggiare una vittoria della squadra della loro città dopo aver visto i tifosi delle altre grandi del nostro calcio rubare la scena dei “caroselli” in centro.
Il campionato 2002/2003 fu il ventunesimo di Serie C2 degli azzurri. L’obiettivo era la terza serie nazionale. Alla guida tecnica c’era mister Luciano Foschi, 36enne tecnico di Albano Laziale alla prima panchina da tecnico subentrato. Foschi era subentrato in estate a Stefano di Chiara che era stato il terzo allenatore del Novara la stagione precedente, terminata al terzo posto e chiusasi, sfortunatamente, ai play off in semifinale contro la Pro Patria. Stagione che ha visto il Novare risalire la classifica in pochi mesi dal penultimo al terzo posto grazie a di Chiara e alla vena realizzativa dei “Calypso Boys”, Raffaele Rubino e Massimiliano Palombo.
Il roster del Novara targato 2002/2003 era composto da giocatori esperti, anche loro in cerca di un risultato prestigioso. Ovviamente erano diverse la squadre candidate alla promozione diretta: dal Pavia al Mantova, dal Monza alla Cremonese. Il percorso non sarebbe stato facile.
Il regolamento della quarta serie prevedeva che la squadra vincitrice del girone sarebbe stata promossa in Serie C1, così come l’ultima in classifica sarebbe retrocessa in Serie D. Ai play off promozione vi avrebbero preso parte le squadre classificatesi dalla seconda alla quinta posizione e i play out avrebbero visto impegnate le squadre classificate tra il quintultimo ed il penultimo posto. Chi vinceva i play off avrebbe accompagnato la vincitrice in Serie C1, le due perdenti dei play out avrebbero accompagnato l’ultima classifica tra i dilettanti.
Il cammino del Novara quella stagione fu di 17 vittorie, nove pareggi e 8 sconfitte, con gli attaccanti Max Palombo e Morgan Egbedi, top scorer con 11 e nove gol rispettivamente in regular season. Contro il Pavia che vinse il girone, i ragazzi di Foschi pareggiarono sia all’andata sia al ritorno: 1-1 al “Fortunati”, 1-1 al “Piola”. Gli azzurri chiusero quel campionato al secondo posto con 60 punti dietro al Pavia, staccato di dieci punti.
Di quella stagione furono importanti almeno quattro partite: la vittoria di Pordenone per 2-6 (9 ottobre) con 3 gol di Egbedi; la vittoria del derby di andata (3 novembre) con doppietta di Sicuranza, poi quelle contro Legnano e Monza. Quella stagione Ciuffetelli e soci fecero tredici punti su 24 contro le altre quattro piemontesi in campionato (Alessandria, Pro Vercelli, Valenzana, Biellese).
Ci furono però sconfitte amare, nel girone di ritorno, contro Thiene, Valenza, Montichiari, Sud Tirol, Mantova, Cremona e Trento. Nello stesso periodo, il Pavia mise la quarta, fece punti su punti e vinse il campionato con dieci punti di vantaggio sulla seconda in classifica, il Novara.
La classifica finale diceva Novara secondo, Sud Tirolo terzo, Mantova quarto e Pro Sesto quinta. Queste squadre si sarebbero giocate la Serie C1 e solo una di loro sarebbe stata promossa.
Le semifinali play off furono, quindi, Novara-Pro Sesto e Sud Tirol contro Mantova. Nelle partite giocate il 25 maggio e 1 giugno, il Novara eliminò i milanesi grazie a due pareggi (1-1 in casa, 0-0 al “Breda”), mentre gli altoatesini estromisero, in rimonta, i virgiliani: 2-0 al “Martelli” per il Mantova, 2-1 al “Druso” per gli altoatesini.
La finale play off avrebbe visto di fronte il Novara di Luciano Foschi contro il Sud Tirol di Attilio Tesser: andata l’8 giugno al “Druso”, ritorno al “Piola” sette giorni dopo. Il ritorno prevedeva, in caso di pareggio a reti bianche, la possibilità di giocare i supplementari: in caso ancora di pareggio, sarebbe stata promossa la squadra meglio piazzata in classifica.
Visto lo 0-0 del “Druso”, come potevano finire i tempi regolamentari del “Piola”? Ovviamente 0-0, il che portò ad altri 30 minuti di gioco. Nulla da fare: anche al 120’ le due squadre chiusero sullo 0-0 e partì la festa azzurra: Novara promosso dopo sette stagioni in Serie C1. Il grande sogno si era avverato.
Da viale Kennedy partì un “serpentone” di tifosi che si ritrovarono in centro a festeggiare la promozione tanto agognata e che aveva spaventato i tifosi sul fatto che la C1 sarebbe potuta rimanere davvero non un sogno.
Eroe di quei play off è stato senza dubbio Massimiliano Palombo. Romano classe 1974, era arrivato a Novara dalla Sestrese la stagione precedente sotto la Cupola dal ds Sergio Borgo che quell’estate acquistò anche Raffale Rubino: con l’attaccante barese formò una coppia gol incredibile tanto che i due attaccanti furono ribattezzati “Calypso boys” come la coppia gol allora del Manchester United, Dwight Yorke e Andy Cole, che avevano un feeling con il gol incredibile. Rubino nell’estate 2002 andò in prestito al Siena in Serie B e al suo posto arrivò il nigeriano Egbedi dal Foggia, con cui l’intesa fu ottima anche se i due giocheranno solo quella stagione insieme. Palombo lascerà il Novara nell’estate 2006 dopo 109 presenze e 42 reti.
In merito agli sconfitti nella doppia finale play off, nel Sud Tirol allora c’erano due persone che poi entreranno, nel biennio 2009-2011, nel cuore dei tifosi azzurri: il tecnico Attilio Tesser e Cristian Bertani, che in tre stagioni azzurre segnò 42 reti. Nella rosa degli altoatesini c’era anche Thomas Bachlechner, figlio di quel Klaus, considerato forse il giocatore trentino più forte di sempre e con esperienze in Serie A, negli anni 70-80, con Verona, Bologna e Inter e con una stagione (la 74/75) in Serie B con il Novara.
La stagione successiva il Novara, sempre guidato da Foschi, si piazzò al dodicesimo posto. Il Novara lascerà la Serie C al termine della stagione 2009/2010 tornando in B dopo 33 anni e anche lì, come sette anni prima, ci furono grandi “caroselli” in città. Ovviamente maggiori, perché la Serie B non era la Serie C1.
Poco importava: allora la Serie C1 era una chimera per i tifosi del Novara. Ma Luciano Foschi ed i suoi ragazzi la resero reale. Per la gioia di tutti i tifosi che la stagione successiva avrebbero visto le gesta del Novara Calcio alla pagina 214 del Televideo.
immagine in evidenza tratta da www.forzanovara.net