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Città di Novara

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La Reggina vola grazie (anche) agli ex Novara

DiSimone Balocco

Dic 11, 2019

di Simone Balocco

 

Novara e Reggio (di) Calabria distano tra loro 1.300 chilometri. Una è nel pieno della Pianura padana, l’altra è affacciata sullo Stretto. Una ha come patrono San Gaudenzio, l’altra San Giorgio. Una ha 105mila abitanti ed è la seconda città del Piemonte, l’altra ne ha 180mila ed è la città più abitata della Calabria ma non ne è il capoluogo. Una vede l’incrocio di due autostrade (A4 e A26), l’altra è il punto d’arrivo (o di partenza) dell’Autostrada del Sole (A1, nota come A3 da/per Salerno). Due città diverse tra loro, ma che hanno entrambe le squadre di calcio militanti in Serie C: una nel girone A, l’altra nel girone C.

Domenica pomeriggio, il Novara ha espugnato lo “Speroni” di Busto Arsizio. A distanza di dieci anni dall’ultima volta, la squadra azzurra ha sconfitto, nel “derby del Ticino”, la Pro Patria e si trova al sesto posto in classifica con 29 punti (+7 punti rispetto alla scorsa stagione dopo diciotto giornate di campionato), a -16 punti da un irraggiungibile Monza. Sempre domenica, la Reggina ha sconfitto la Viterbese al “Granillo”, rafforzando la sua leadership nel girone che ora vede gli amaranto in testa con 46 punti con un vantaggio di nove punti sul Monopoli secondo in classifica. Il campionato è ancora lungo, ma la squadra del presidente Gallo sta pigiando sull’acceleratore per tornare in Serie B, categoria che nella città calabrese manca dalla stagione 2013/2014. Il Novara di Simone Banchieri, atteso domenica al duro banco di prova casalingo contro la Robur Siena, si gode il momento e la bella posizione in classifica, inattesa ad agosto a questo punto della stagione.

Focalizziamoci sulla Reggina.

La squadra calabrese oggi detiene un primato e deve ringraziare per questo la Juventus: perdendo sabato sera a Roma contro la Lazio (3-1), i bianconeri non sono più l’unica squadra professionistica italiana ad avere lo “0” nella casella “sconfitte” in campionato. E sapete a oggi qual è l’unica squadra italiana a non aver ancora perso una partita in campionato? La Reggina.

Un lettore novarese direbbe: “perché parlare della Reggina su un sito che si chiama “cittadinovara.com?” Perché le due squadre sono legate tra loro da un fil rouge che ha una data precisa, dolcissima per i tifosi del Novara e amarissima per quelli della Reggina: domenica 5 giugno 2011.

Riavvolgiamo il nastro alla stagione 2010/2011: il Novara si apprestava a disputare il suo ventottesimo campionato di Serie B a distanza di trentatre anni dall’ultimo; la Reggina era alla diciannovesima presenza nel campionato cadetto. Prima di quella stagione, le due squadre si erano affrontate complessivamente in sette campionati di Serie B, l’ultimo nel campionato 1973/1974. Le due partite di campionato si disputarono il 22 novembre 2010 al “Piola” (3-1 per il Novara) ed il 22 aprile 2011 al “Granillo” (1-0 per la Reggina).

Alla fine della regular season, il Novara chiuse al terzo posto e la Reggina al sesto. In base al regolamento dei play off che vedevano come semifinaliste la sesta contro la terza classificata e la quinta contro la quarta classificata, il 2 giugno 2011 si disputò il match di andata in terra reggina e tre giorni dopo in viale Kennedy. In base sempre al regolamento, in finale sarebbe andata (ovviamente) la vincente delle due partite ed in caso di doppio pareggio avrebbe passato il turno la meglio piazzata durante la regular season.

Giovedì 2 giugno, al “Granillo”, la partita si concluse sul punteggio di 0-0 e il Novara per accedere ad una clamorosa finale la domenica successiva avrebbe avuto a disposizione due risultati su tre, mentre la squadra allora allenata da Gianluca Atzori aveva un solo imperativo: vincere in Piemonte.

In una serata uggiosa, le due squadre giocarono una entusiasmante partita.

Passò in vantaggio il Novara con Bertani al minuto 8 (anche se i tabellini riportano l’autogol di Adejo), ma la Reggina pareggiò con Bonazzoli al 32′. Alla fine del primo tempo, sul punteggio di 1-1, se la partita fosse terminata in quel momento, in finale ci sarebbe andato il Novara.

Ma il calcio non è una scienza esatta e nel calcio non c’è mai nulla da dare per scontato ed infatti al minuto 75 la Reggina passò in vantaggio: doppietta di Bonazzoli e “Piola” ammutolito. Non fu però ammutolita la Curva Sud, dove c’erano i tifosi calabresi (tra cui tanti novaresi “d’adozione”) che quasi non speravano più nella rimonta contro il forte Novara di Tesser. Al minuto 77, inoltre, a complicare le cose ai padroni di casa, era stato espulso Bertani, con il Novara a chiudere il match in inferiorità numerica. Ma nello stesso frangente fu espulso anche il reggino (e futuro giocatore azzurro) Colombo, lasciando in dieci uomini anche lui i propri compagni.

Fino al minuto 88 tutto bene per gli ospiti, tutto male per i padroni di casa che stavano vedendo la loro squadra eliminata dopo una stagione travolgente. Ma visto che il calcio non è una scienza esatta e non bisogna mai dare nulla per scontato, ecco arrivare l’inaspettabile: palla a Gemiti sulla sinistra. Il numero 3 azzurro fece l’ennesimo cross verso l’area di rigore. Capitan Rubino saltò e spizzò la palla che tornò fuori dall’area. Ancora prima che la palla toccasse terra, arrivò Marco Rigoni di gran carriera. Botta di destro al volo e palla che andò a “schiantarsi” nel “sette”: gol, pareggio del Novara. Minuto 89 dell’incontro, un minuto dalla fine dei tempi regolamentari e Novara che vedeva ancora una volta la finale.

Il “Piola” cadde (in senso metaforico), il numero 10 azzurro andò sotto la Curva Nord, si tolse la maglia ed iniziò ad urlare dalla gioia.

Dopo cinque minuti di recupero, triplice fischio dell’arbitro Tommasi ed in viale Kennedy scoppiò la bolgia: l’unico ostacolo verso la Serie A per Rubino e compagni sarebbe stato solo il Padova (che aveva estromesso il Varese).

Il resto è storia: il Novara ebbe la meglio in finale sui veneti (0-0 all’”Euganeo”, 2-0 al “Piola”) e gli azzurri tornarono in Serie A dopo cinquantacinque anni di attesa. La Reggina giocò altre tre stagioni consecutive in Serie B, retrocedendo in Serie C al termine della stagione 2013/2014 (come il Novara), ma fallì nell’estate 2015 e dovette ripartire dalla Serie D. Ancora oggi, quel Novara-Reggina è ricordato in riva allo Stretto: fu una botta psicologica tremenda per i tifosi amaranto.

Ripeterebbe ancora il nostro lettore “Perché parlare ancora della Reggina in questo sito?

Semplice, perché oggi nella rosa della squadra calabrese ci sono tre giocatori che hanno un felice trascorso in maglia azzurra, a cui va aggiunto anche l’allenatore, un tecnico che ha lasciato un bel ricordo sotto la Cupola.

Perché la squadra calabrese può sì contare su giocatori di categoria come il portiere Guarna, i difensori Rossi e Loiacono, i centrocampisti Bellomo e capitan de Rose e gli attaccanti ex Serie A German Denis e Reginaldo, ma la differenza la stanno facendo Desiderio Garufo, Nicolò Bianchi e Simone Corazza capitanati da mister Domenico Toscano, tutti nel Novara targato 2014/2015.

Questi giocatori stanno trascinando la squadra amaranto verso un ritorno in serie cadetta che manca da troppe stagioni e, dopo le vicissitudini degli ultimi anni, in riva allo Stretto c’è voglia di ritornare nel calcio che conta. E al “Granillo”, in questa stagione, il computo delle presenze è di poco inferiore ai 10mila spettatori, con la punta di 15mila in occasione del derby regionale contro il Catanzaro vinto dai reggini. I fatti sono tutti dalla parte della Reggina: 46 punti su cinquantaquattro disponibili, 40 gol fatti, nove subiti e secondo “muro difensivo” d’Italia dopo il Benevento e a pari merito con Monza e L.R. Vicenza.

Merito degli ex Novara per questi numeri? In parte, perché a calcio si gioca in undici e i meriti (e gli eventuali demeriti) vanno sempre ripartiti tra titolari, panchina, staff tecnico e dirigenza.

E sicuramente i tifosi della Reggina si saranno ben informati sulla carriera del loro nuovo tecnico e dei tre giocatori: avranno notato che tutti sono legati a quella stagione che vide il Novara compiere un incredibile double, vincendo campionato e Supercoppa di Lega Pro, avendo la meglio sulle altre squadre vincitrici degli altri gironi (il Teramo allora guidato in attacco da Alfredo Donnarumma e Gianluca Lapadula e la Salernitana di Calil e Gabionetta). Per il Novara, secondo double dopo la vittoria nella stagione 2009/2010 con al timone della squadra Attilio Tesser.

La tifoseria reggina spera innanzitutto di vincere il campionato e di non gettare tutto alle ortiche da qua alla fine del campionato. Il resto verrà da sé. Però degli ex Novara in maglia amaranto oggi, Domenico Toscano è l’unico profeta in patria essendo nativo proprio di Reggio Calabria.

Classe 1971, Toscano allena da quattordici stagioni ed il suo curriculum in panchina è degnissimo di nota: vittoria di un Campionato di Serie D e di Lega Pro Seconda divisione con il Cosenza; vittoria di un Campionato di Lega Pro con la Ternana; il double con il Novara; vittoria della “Panchina d’oro Prima divisione”, il premio assegnato al miglior tecnico della categoria, quando vinse il titolo con le “fere”.

La scorsa stagione Toscano era alla guida del Feralpi Salò (Serie C girone B) che chiuse la stagione con un incredibile quarto posto che portò i bresciani a disputare i play off e a spingersi fino a quarti di finale.

Tecnico molto preparato e profondo conoscitore della categoria, Toscano aveva vinto da giocatore, con la maglia della Reggina, il campionato di Serie C nella stagione 1994/1995 ed il legame tra lui, la città di San Giorgio e i colori reggini è davvero molto forte, tanto che dopo aver allenato in diverse piazze d’Italia (tra cui anche Avellino, ma con poca fortuna), ecco il ritorno a casa.

Toscano, lo sanno bene i novaresi, è un passionale e ora nella “sua” Reggio Calabria sta regalando un sogno ad una piazza che, come detto, ha fame di grande calcio. E per quanto riguarda i vari Garufo, Bianchi e Corazza, anche loro, ancora oggi, a Novara sono ben ricordati per una serie di gol di pregevole fattura e dal peso specifico notevole.

Parlando di Garufo, la mente dei tifosi azzurri vola al suo bellissimo gol segnato contro la Virtus Bassano il 28 febbraio 2015 che sancì (praticamente) la forza del Novara contro la sua avversaria più agguerrita di quella stagione, proprio la Virtus Bassano (nonostante il 15 aprile successivo arrivò per gli azzurri la penalità di otto punti in classifica per irregolarità amministrative, poi ridotta a tre punti a due giornate dalla fine del campionato). Il terzino destro di Grotte quella stagione segnò solo quella rete, una rete che dire “pesante” è solo riduttivo.

Bianchi, comasco classe 1992, è un prodotto del vivaio di Novarello e quella stagione giocò alcune partite con altri canterani azzurri (Montipò, Vicari, Schiavi, Faragò e Dickmann). Numero 8 sulle spalle, Bianchi è ricordato per il gran gol da fuori area contro il Pavia al “Fortunati”. Un giocatore che, se fosse esistito il “fantacalcio di Serie C”, avrebbe portato i fanta-allenatori ad un’asta infinita per accaparrarselo.

Last but don’t least, Simone Corazza: suo il primo gol azzurro in quel campionato, suo l’ultimo. E proprio l’ultimo ebbe un peso specifico all’ennesima potenza, perché la sua rete al Lumezzane, il 10 maggio 2015, sancì non solo la vittoria dei ragazzi di Toscano al “Saleri”, ma anche la vittoria del campionato, visto che la Virtus Bassano, nonostante la vittoria esterna contro il Feralpi Salò quella domenica, arrivò a pari punti con il Novara ma era indietro negli scontri diretti: azzurri piemontesi promossi in Serie B, giallorossi vicentini ai play off (poi persi in finale contro il Como).

Corazza quella stagione realizzò dodici reti e con i compagni di reparto Evacuo e Gonzalez stabilì un primato: mai tre giocatori del Novara erano arrivati in doppia cifra nella classifica marcatori. Una stagione incredibile ed eclatante per la squadra azzurra dopo l’amara retrocessione della stagione precedente dopo i play out persi contro il Varese.

La sera di quel 10 maggio, il centro cittadino fu invaso di tifosi che festeggiavano il ritorno in Serie B della squadra e aspettarono poi l’arrivo della stessa in piazza Puccini per omaggiarla e ringraziarla per quanto fatto.

La stagione successiva però ci furono dei cambiamenti: Toscano non vide prolungato il contratto e ritornò alla Ternana; Garufo passò al Catania; Bianchi divenne un giocatore della Cremonese. L’unico che rimase in azzurro fu Corazza che fu il più presente in campionato, giocando complessivamente 43 partite e segnando cinque reti nel nuovo Novara di Marco Baroni.

La stagione successiva Roberto Boscaglia prese il posto di Baroni e per il biondo attaccante classe 1991 si prospettava un alternanza campo-panchina. Ma qualcosa stava iniziando a girare storto per l’attaccante friulano perché nelle successive tre stagioni, Corazza dovette fare i conti con il nemico dei calciatori: l’infortunio. Ed in tre occasioni, tre seri infortuni gli impedirono di decollare una volta per tutte: prima la frattura del secondo e terzo metatarso del piede destro (ottobre 2016), poi la lesione al legamento crociato anteriore del ginocchio sinistro (marzo 2017) ed infine la rottura del legamento crociato anteriore e del menisco laterale del ginocchio destro (agosto 2018). I primi due infortuni gli successero in maglia Novara, il terzo con quella del Piacenza, la sua successiva squadra. Rimase in riva al Po due stagioni, collezionando trentasette presenze e segnando dieci reti. Un bottino non del tutto magro, alla fine (visto che saltò ben trentanove partite).

Quest’estate poi per Simone Corazza è arrivata la firma con l’ambiziosa Reggina, voluto espressamente da Toscano. Per l’attaccante, prima esperienza in una squadra del Sud e la voglia di dimostrare a tutti che è tornato a lottare e a combattere. I numeri parlano chiaro: 14 reti segnate in sedici partite giocate, tre assist serviti ed una Curva Sud che impazzisce per lui.

Ma non solo: Simone Corazza è il top scorer di tutta la Serie C (bomber del girone A è Infantino della Carrarese con dieci reti; leader del girone B è Paponi del Piacenza con dodici centri). Inoltre, nessuno giocatore in Serie B ha segnato quanto lui (top scorer finora, l’ex Novara ora al Perugia, Pietro Iemmello, con dodici marcature) ed in Serie A ha segnato più di Corazza il solo Immobile, in gol diciassette volte.

Va bene che Serie B e Serie A sono altri “pianeti” rispetto alla Serie C, ma il biondo attaccante friulano sta disputando la sua miglior stagione in carriera. Un giusto premio dopo anni di fatiche, lacrime e di gol segnati davvero in tutto lo Stivale. Doveva sudarsi la maglia da titolare vista la concorrenza in attacco, ora è la concorrenza che deve sudare per avere la meglio su di lui.

E Corazza, visti gli infortuni che lo hanno colpito, dopo ogni rete esulta in un modo particolare: il sorriso alla Joker. Sorridendo per sé stesso, per la squadra, per i tifosi e per il suo ritorno alla vita da calciatore.

Mancano ancora tantissime partite alla fine della regular season, ma in casa Reggina si inizia a sognare in grande per un ritorno della squadra in Serie B.

Solo il campo dirà se la squadra amaranto vincerà il campionato. E’ solo questione (in parte) di attesa e (tanto) di risultati, ma se il buongiorno si vede dal mattino, ci sarà modo per i tifosi della Reggina di tornare ad invadere piazza Italia per festeggiare la tanto agognata promozione in cadetteria.

In tutta Italia si parla della grande stagione che sta disputando la squadra di Reggio Calabria. Una mediaticità che mancava da tanto, troppo tempo da quelle parti. Sicuramente dai tempi non solo della Serie A, ma anche della stagione 2006/2007, quella che vide i calabresi di Walter Mazzarri salvarsi solo all’ultima giornata ma solo perché la squadra, partita con un pesante -16 in classifica a causa del caso “Calciopoli” di quell’estate, terminò il torneo con undici punti di penalità, sennò era salva già da qualche giornata in più. Era la Reggina del tandem d’attacco Amoruso-Bianchi (35 gol in due), di Alessandro Lucarelli, Salvatore Aronica e Giacomo Tedesco. In quella stagione, di contraltare, il Novara si classificò al decimo posto nel campionato di Serie C1 e vide in panchina prima il reggino Luigi Sacchetti e poi Giacomo Gattuso.

Chi lo avrebbe mai detto che un giorno (indirettamente) proprio gli ex giocatori della squadra che più di tutti ha fatto disperare i tifosi reggini avrebbero fatto tornare il sorriso ad una tifoseria che sta tornando a sognare dopo anni di vacche magre.

Sorridendo alla Joker, proprio come esulta Simone Corazza, l’attaccante che aveva un credito con la sfortuna e che oggi si gode il momento insieme ai suoi ex compagni novaresi e al suo allenatore.

foto in evidenza tratte da www.sportpiacenza.it (a sininistra) e Salvatore Dato-Strettoweb (a destra)