di Simone Balocco
Se si pensa alla città di Domodossola, si pensa alla “D di Domodossola”. La “capitale” dell’Ossola è legata indissolubilmente, da Trieste in giù, alla sua lettera iniziale usata per ogni spelling.
Ma per i tifosi del Novara, la “D di Domodossola” è legata indiscutibilmente a Fabio Scienza. Che però è nato a Breme, in Provincia di Pavia, piena Lomellina, ma che si è trasferito nell’allora centro abitato più popolato di un territorio, l’Ossola, fino al 1992 parte integrante della Provincia di Novara.
Per i tifosi più giovani, il nome “Fabio Scienza” è legato ad un Novara che non ne voleva sapere di salire in Serie C. Per i tifosi più agèe, Fabio Scienza è il nome dell’attaccante azzurro più forte degli anni Ottanta.
Fabio Scienza è il miglior marcatore azzurro tra gli anni Settanta e inizi Duemila: tra il 1982 ed il 1989, il “puffo” ossolano siglò ben 47 reti in 144 presenze. E ancora oggi è tra i miglior marcatori della storia del club azzurro, occupando il decimo posto nella classifica all time del club del falchetto.
Ma partiamo dall’inizio, a riavvolgiamo il nastro della storia all’estate 1982.
L’11 luglio gli azzurri (nazionali) di Enzo Bearzot divennero, come disse a gran voce per tre volte Nando Martellini, “Campioni del Mondo!”. La stagione che portò al Mundial spagnolo (la 1981/1982), vide giocare per la prima volta nel nuovo campionato professionistico, la Serie C2, ultimo gradino prima dell’Interregionale, la “Serie A” dei dilettanti, il Novara.
Il sodalizio azzurro allora era presieduto da Santino Tarantola e alla guida tecnica fu confermato Ezio Galbiati: sei anni prima gli azzurri retrocedevano in Serie C dopo sette anni consecutivi in Serie B e volevano tornare al più presto nel calcio che contava.
Nel Novara 1982/1983 c’era gente come Musiello, Elli, Masuero, Ramella ed il futuro allenatore azzurro Discepoli. Tra i nuovi acquisti, anche un ragazzino di 20 anni che proveniva dalla Biellese: Fabio Scienza.
Il club laniero era reduce da due retrocessioni consecutive dalla Serie C1 all’Interregionale. Il giocatore era il faro della squadra bianconera, ma non appena
seppe che il Novara lo voleva, prese armi e bagagli e si trasferì dalla città di San Stefano a quella di San Gaudenzio: per un domese era il top giocare nella squadra del capoluogo.
Gli fu assegnata la maglia numero 7, quella che, nel calcio di un tempo, era dell’ala. Fabio Scienza però aveva un gran fiuto del gol, tanto che con la Biellese aveva segnato complessivamente 27 reti in tre stagioni.
Dopo aver giocato in Coppa Italia, Scienza debuttò con la nuova squadra al “Comunale” il 19 settembre 1982, facendosi notare con una doppietta. Il nuovo acquisto stava già entrando nel cuore dei tifosi. La stagione per il Novara si concluse al 4° posto e per il 21enne Scienza il bottino fu di otto reti.
Nelle successive due stagioni, il piccolo attaccante ossolano siglò addirittura quattordici e tredici reti, ma il Novara non riuscì a salire di categoria: quinto posto in entrambe le stagioni a fine campionato.
La Serie C2 non voleva essere superata e tra i tifosi si iniziò a mormorare che solo un miracolo avrebbe visto il Novara tornare in Serie C1.
Fabio Scienza, nel frattempo, era sempre più l’idolo dei tifosi: più il “puffo” ossolano segnava e più il suo nome veniva registrato sui taccuini dei direttori sportivi non solo degli avversari del Novara, ma anche di squadre di categoria superiore. Ed in effetti un attaccante che segnava con quella continuità era sprecato per la quarta serie.
L’estate 1985 vide il passaggio di Fabio Scienza in Serie C: se non c’era riuscito il Novara, almeno ci era riuscito il suo bomberino. Scienza fece armi e bagagli si trasferì a 570 chilometri di distanza, accettando l’offerta dell’Ancona. Dalle montagne di Domodossola e dalle risaie di Novara al mare e alle spiagge anconetane.
La squadra marchigiana puntò su Scienza per cercare l’assalto alla Serie B, categoria che dalle parti del Conero mancava da quasi 40 anni.
Il Novara chiuse la stagione 1985/1986 al settimo posto, mentre l’Ancona si classificò all’8° posto, ovvero niente promozione in Serie B. La Serie C (“1” e “2”) per i due club era diventata un incubo.
Fabio Scienza non fece neanche malaccio (per lui quattro reti), ma fu un campionato difficile. Indi per cui, nell’estate 1986 il giocatore prese l’Autostrada A14 e dallo svincolo “Ancona” arrivò fino al casello “Novara” della A4: Scienza era tornato a casa.
E quella stagione, l’allora Presidente Nicolazzi diede a mister Danova una squadra competitiva in quella che doveva essere la stagione della svolta. E così fu…almeno fino a cinque giornate dal termine. Il Novara disputò il suo miglior campionato in quarta serie e si giocò la promozione in Serie C1 (allora venivano promosse solo le prime due in classifica) con il Derthona, ma la squadra azzurra perse lo scontro diretto il 3 maggio e tre settimane dopo incappò in un brutto pareggio con la già retrocessa Sanremese e anche quella stagione la C1 svanì. E svanì nel peggior modo possibile: tra la seconda in classifica (Derthona) e la terza (Novara), ci fu un solo punto di distacco. In pratica, se il Novara avesse vinto anche solo lo scontro diretto con la Sanremese (per non parlare dello scontro diretto contro gli alessandrini di Tortona), Scienza e compagni sarebbero stati promossi direttamente.
La cavalcata finita male nel campionato 1986/1987 bruciò parecchio. Soprattutto per Scienza che, nonostante gli otto gol segnati, non bastò al ritorno in Serie C1.
Nel campionato 1987/1988 il Novara si piazzò al dodicesimo posto in classifica e si salvò solo all’ultima giornata. Quella fu l’ultima stagione di Scienza in viale Kennedy, dove segnò 4 reti.
Scienza lasciò Novara definitivamente nell’estate 1988. Si seppe anni dopo che il giocatore ossolano era vicino a due club di Serie A, ma le offerte arrivate a Tarantola erano troppo basse per essere accettate. La sua ultima rete in azzurro fu il gol del momentaneo vantaggio contro il Legnano il 3 gennaio 1988, mentre la sua ultima partita fu il 5 giugno in casa contro il Sassuolo, in un match molto sentito.
Dopo Novara, Fabio Scienza giocò nel Legnano in due tranche (in Serie C2 nel 1988/1989 ed in Serie D nel 1992/1993), nella JuveDomo (Serie C2), due stagioni nell’Alzano Virescit (in Serie C2 tra il 1990 ed il 1992, segnando anche un gol al Novara) e sei stagioni con il Borgosesia, contribuendo a due promozioni tra cui quella storica in Serie C2. Ed il 21 marzo 1999 per la prima volta Scienza giocò da ex al “Piola” contro il Novara.
In carriera, tra professionisti e dilettanti, Fabio Scienza ha totalizzato 542 presenze e 165 gol, andando sette volte in doppia cifra nelle classifiche marcatori.
Nel 1999 si ritirò aprendo due attività commerciali a Borgomanero (negozio di articoli sportivi) e Gattico (gelateria) e ha svolto l’attività di osservatore.
Se Fabio non è arrivato in Serie B, ci arrivò il fratello minore Giuseppe che giocò in cadetteria con Reggina, Reggiana, Venezia, Cesena, Torino ma soprattutto giocò quattro stagioni in Serie A con Reggina, Torino.
Di Fabio Scienza rimangono i gol di astuzia e in velocità. Quarantasette reti azzurre che lo hanno reso il prototipo dell’idolo per ogni tifoseria: un mix di garra, voglia di fare, segnare e non mollare mai.
Quel numero 7, che nella smorfia indica il “vaso di creta” e in religione è uno dei numeri più importanti, ancora oggi è ricordato con affetto da tutti e anche i supporter azzurri più giovani hanno scoperto che nei mitici anni Ottanta, anche se la Serie C1 non voleva mai arrivare c’è stato un attaccante scatenato, imprendibile ed imprevedibile.
Si chiamava Fabio Scienza. Giù il cappello, in alto le bandiere e le sciarpe azzurre.
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