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Edoardo Bosio e James Spensley, i padri del calcio in Italia

DiSimone Balocco

Gen 1, 2022

di Simone Balocco

Il calcio, in Italia, è lo sport più seguito. Tutta la settimana i tifosi aspettano il week end e poi le partite di coppa e della Nazionale per sedersi davanti al televisore, vedere la propria squadra giocare e tifare sperando che vinca. Non a caso si dice che il calcio sia una religione laica devota al “dio Pallone”. Per non parlare di quelli che in casa hanno tutto il merchandising possibile o memorabilia appartenuti a padri, nonni e bisnonni della loro squadra del cuore, italiana o estera che sia.

Tutti nel Belpaese tifano o simpatizzano per una squadra, anche quella della propria città che magari non gioca ad alti livelli: è difficile (ma non impossibile) trovare un italiano che non tifi per una squadra di calcio.

Ma da dove nasce l’amore verso il calcio nel nostro Paese? Ma soprattutto, quando è nato il calcio in Italia? La prima edizione dell’attuale Serie A risale alla stagione 1929/1930, ma il primo campionato risale alla sola giornata dell’8 maggio 1898.

Se il primo campionato risale all’unica giornata dell’8 maggio 1898, significa però che si è sviluppato prima ed infatti si parla di football in Italia sin dal 1887, ma già allora questo sport era praticato da più di vent’anni in Inghilterra, la patria di questo sport.

Il tifoso italiano deve ringraziare, con tutto il cuore, due persone che hanno contribuito a diffondere alle nostre latitudini questo sport, anche se in maniera molto pionieristica all’inizio: il torinese Edoardo Bosio e l’inglese James Richardson Spensley. Bosio e Spensley sono stati due figli dell’Ottocento, due cosiddetti “gentlemen” e furono tra i primi a capire che quello sport british avrebbe cambiato la vita (sportiva) italiana.

Di mestiere, Bosio era impiegato nell’ufficio commerciale (oggi diremmo “sales manager”) di una grossa azienda di tessuti con base a Nottingham, mentre Spensley era un medico molto conosciuto in patria perché aveva anche collaborato con il dottor Down. Professionalmente, i due si “diedero” il cambio: Bosio lavorava in Inghilterra, Spensley in Italia e precisamente a Genova, la città portuale più importante dell’allora Regno d’Italia.

Se Bosio era un uomo di sport per i tempi (football player, canoista, ginnasta, alpinista, escursionista), Spensley non era da meno, oltre all’essere anche un uomo di grande cultura, “affamato” di conoscenza e filantropo.

Bosio nel 1887 era tornata da un viaggio in Inghilterra con in mano un pallone di cuoio e mostrò a tutti questa “novità”: nessuno aveva mai pensato di giocare con un pallone, calciarlo in porta facendo gol su un campo in erba con in campo due squadre di undici giocatori ciascuna. Bosio ebbe anche la fortuna di lavorare a Nottingham, cittadina nota perché una della due squadre cittadine, il Notts County Football Club, è oggi quinto club più vecchio della storia del calcio essendo nato nel 1862 ma è altresì oggi il club professionistico più vecchio del Mondo.

In Inghilterra, come detto, si giocava a football da molto prima; la prima partita giocata laggiù risale al 26 dicembre 1860 e vide sfidarsi Sheffield FC contro Hallam FC (club nati rispettivamente nel 1857 e nel 1860). Teatro dell’incontro, il Sandygate Road di Sheffield (stadio dell’Hallam) e la vittoria (2-0) andò allo Sheffield. Nel 1863 nacque poi la Football Association (la Federcalcio inglese), nel 1871 si tenne la prima edizione della FA Cup, il 30 novembre 1872 si disputò la prima partita fra due Nazionali (Inghilterra vs Scozia) e la prima edizione del campionato inglese (la allora First division) risale alla stagione. 1888/1889.

L’Italia, unificata solo da diciassette anni, non sapeva nulla di questo sport e Bosio capì di avere tra le mani (anzi, tra i piedi) il futuro.

Nel 1887 Bosio fondò il Torino Football Cricket Club, mentre nel 1889, sempre nella capitale sabauda, nacque la Nobili Torino (composta da soli nobili locali) ed le due squadre si fusero nella Internazionale Torino nel 1891.

Il dado era tratto: il football era nato e doveva solo prendere piede.

Furono Genova e Torino a sviluppare di più rispetto al resto del Regno d’Italia la pratica del football di allora: la loro ricchezza, la loro posizione territoriale, i rapporti con l’estero pesarono in maniera importante. La prima partita documentata in Italia fra squadre di due città diverse fu il match giocato a Genova giovedì 6 gennaio 1898 tra il Genoa CFC ed un mix di Internazionale e Torinese, le due squadre di Torino, chiamata “Rappresentanza Torino”.

La partita fu disputata nel campo del Genoa a Ponte Carrega davanti a duecento spettatori. Arbitro dell’incontro fu designato il reverendo Richard L. Douglas e vinsero i torinesi con gol di Gordon Savage. Fu Spensley a volere quella partita, venuto a conoscenza che a Torino c’era già un movimento “footballistico” in atto ed era ovvio che il suo Genoa (nato il 7 settembre 1893) doveva affrontare le squadre torinesi.

La partita di sarebbe dovuta giocare a fine dicembre, ma le condizioni climatiche del tempo impedirono alla formazione torinese di giungere a Genoa. Il 6 marzo 1898 si giocò la rivincita a Torino e ad imporsi furono i genoani con gol di Shaffhauser.

Il 26 marzo 1898 nacque a Torino la FIF, la Federfootball italiana, che ebbe in Mario Vicary il suo primo presidente: l’Italia diventa la decima Nazione europea a dotarsi di una Federcalcio dopo Inghilterra (1863), Scozia (1873), Galles (1876), Irlanda del Nord (1881), Danimarca e Paesi Bassi (1889), Belgio, Gibilterra e Svizzera (1895).

Le prime società ad affiliarsi alla FIF furono Genoa, Torinese, Ginnastica Torino, Internazionale Torino e SEF Mediolanum Milano.

La FIF decise che il nostro Paese doveva dotarsi di un campionato come avveniva in molte altre Nazioni europee e si decise che il primo campionato si sarebbe disputato a Torino, presso il Velodromo Umberto I, domenica 8 maggio 1898. Fu scelta Torino perché in città si stavano festeggiando i 50 anni dello Statuto albertino, l’allora “costituzione” vigente in Italia.

Vi presero parte quattro squadre, tre torinesi (Internazionale, FC Torinese, Ginnastica Torino) ed una genovese (Genoa CFC). Non vi prese parte la SED Mediolanum poiché a Milano allora ci furono i moti contro il carovita e l’aumento del prezzo del pane che in tre giorni (6-9 maggio 1898) portarono alla morte di 80 persone e al ferimento di oltre quattrocento.

Oggi un campionato dura in media da fine agosto a metà maggio, con turni infrasettimanali, anticipi e posticipi e la tre giorni europea settimanale, mentre allora si giocò in un solo giorno: al mattino le due “semifinali”, al pomeriggio la finale. A vincere il primo campionato italiano è stato il Genoa che superò in finale ai supplementari la Internazionale Torino. A sua volta, le due squadre avevano sconfitto in semifinale la Torinese e la Ginnastica Torino. A far gli onori di casa, gli stessi Bosio e Spensley che scesero anche in campo: il primo era un attaccante, il secondo si districava fra il ruolo di difensore e quello di portiere.

Tutto era pionieristico: campi da gioco, porte, divise, spogliatoi, pubblico, mentalità.

Chissà cosa penserebbero Bosio e Spensley del calcio professionistico odierno e dei giocatori con ingaggi miliardari e dei loro cartellini. Magari non sarebbero contenti, ma sarebbero contenti del fatto che oggi il nostro calcio (che loro hanno contribuito a diffondere) sia tra i più belli di sempre e che la nostra Nazionale, che entrambi sono riusciti a vedere giocare la prima volta il 15 maggio 1910 (Italia vs Francia, 6-2), sia una delle Selezioni più forti del Mondo.

James Spensley morirà in guerra nel 1915, Edoardo Bosio nel 1927. A loro va il nostro grazie per averci mostrato la via del football.

immagine in evidenza tratta da www.mondiali.it