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Trump rilancia i dazi: equilibrio o isolamento?

DiAlessio Marrari

Apr 8, 2025

di Alessio Marrari

La strategia commerciale americana scuote gli equilibri globali: cosa cambia per l’Europa e perché la questione riguarda tutti

Donald Trump, nel quadro della sua linea economica, torna a puntare sui dazi come strumento per proteggere l’industria americana, ridurre la dipendenza da Paesi terzi e incentivare la produzione interna. L’idea alla base è semplice: rafforzare l’economia nazionale attraverso barriere mirate che scoraggiano le importazioni e favoriscono l’occupazione interna. Questa visione riemerge in un momento in cui molti Paesi rivalutano il concetto di autosufficienza, spinti anche dalle recenti crisi globali. Ma se da un lato l’autonomia economica appare un obiettivo legittimo, dall’altro l’imposizione di dazi comporta conseguenze dirette sul piano geopolitico e commerciale. L’Europa, colpita in passato da misure simili, osserva con attenzione: le aziende europee che esportano verso gli Stati Uniti rischiano nuove difficoltà, e le istituzioni del continente si trovano a dover valutare eventuali contromisure. In questo scenario, la possibilità di nuove tensioni commerciali tra blocchi economici torna concreta. Le reazioni non si fanno attendere nemmeno da altre grandi economie: la Cina, per esempio, potrebbe rispondere con tariffe simmetriche, innescando un’escalation già vista negli anni precedenti. L’approccio protezionista, seppur motivato da logiche interne, ha un impatto immediato sui mercati globali, sugli investimenti e sulla stabilità delle catene di fornitura. Il discorso si estende anche a una questione più ampia: è davvero possibile, oggi, che uno Stato produca da solo tutto ciò di cui ha bisogno? La risposta varia. Alcune economie, forti di risorse e infrastrutture, possono aspirare a una certa indipendenza produttiva. Altre, per ragioni geografiche o strutturali, rimangono legate all’import-export per sopravvivere e crescere. In entrambi i casi, l’interconnessione rimane un elemento chiave del mondo attuale. I dazi, in questo contesto, non sono solo una questione tecnica: pongono interrogativi concreti sulla direzione dell’economia globale. Chi esporta viene penalizzato dalle barriere, ma chi importa materie prime potrebbe ritrovarsi con costi più alti e margini ridotti. In equilibrio tra protezione e apertura, ogni Paese cerca la propria strada, ma le scelte di uno possono condizionare molti. La sfida non è solo economica, è anche strategica: trovare il punto in cui tutela nazionale e cooperazione internazionale possano convivere senza generare fratture. L’autosufficienza totale resta irrealistica per la maggior parte delle economie, ma rafforzare settori chiave, diversificare le fonti di approvvigionamento e proteggere gli interessi strategici è una necessità concreta. Trump rilancia un modello commerciale deciso, che punta a rafforzare l’identità produttiva americana. Le reazioni globali determineranno se il risultato sarà un nuovo equilibrio o una nuova stagione di contrapposizioni.