di Simone Balocco
Faceva caldo, domenica 25 aprile 2010. Benché fosse domenica, molti italiani passarono la giornata tra mare, lago, scampagnate o un bel giro in bici.
A dire il vero, a Novara era da tutta settimana che faceva…caldo. Ma non era un caldo climatico, ma un caldo…sportivo. E l’epicentro quel giorno fu la zona di viale Kennedy già all’ora di pranzo del giorno dell’anniversario della Liberazione. Non che il viale novarese fosse un centro particolare di calura, ma tra via Patti, piazzale Mornese e viale Marmo il termometro era davvero elevato, in quell’occasione.
Motivo? Alle ore 15, agli ordini del signor Andrea Corletto di Castelfranco Veneto, scesero in campo Novara e Cremonese per il match valevole per la 32a giornata del campionato di Lega Pro Prima divisione. Una partita molto sentita tra due tifoserie da sempre rivali, si affrontavano la prima e la seconda in classifica. Il match di andata, giocato allo “Zini” il 29 novembre 2009, vide la vittoria degli azzurri per 0-2 con gol di Lisuzzo e Bertani nella ripresa.
Ma la partita, quella partita, non era come tutte le altre: il Novara aveva a disposizione il terzo match point per vincere matematicamente il campionato e tornare a giocare in Serie B dopo 33 anni di attesa tra Serie C, Serie C1 e Serie C2. Per questo motivo, dopo la sconfitta esterna contro il Benevento della domenica precedente, era partita la caccia al biglietto storico: non si poteva perdere la partita del 25 aprile che avrebbe potuto significare la “liberazione” del Novara dalle paludi della terza serie nazionale e tornare nel campionato cadetto. Serie B che mancava in viale Kennedy dalla stagione 1976/1977: l’ultima partita fu all’allora “Favorita” di Palermo e finì 2-2.
Il Novara, allora guidato da Attilio Tesser, aveva a disposizione addirittura tre risultati su…tre contro la squadra di Roberto Venturato: la squadra sarebbe stata promossa matematicamente con due giornate di anticipo vincendo, pareggiando o addirittura perdendo con gol di scarto. Insomma, l’attesa era infinita e la cornice del “Piola”, tornato dopo decenni sold out, era ottima per regalare alla piazza un risultato storico.
Il Novara si presentava con vantaggio di sei punti sulla Cremonese e la squadra azzurra aveva, fino a quella partita, un rullino di marcia di 18 vittorie, 12 pareggi ed una sola sconfitta. E la sconfitta, amara, era arrivata, come detto, la settimana precedente al “Vigorito” di Benevento sotto un diluvio incredibile con gol vittoria dei padroni di casa su rigore. In piazza Martiri, davanti a due maxi-schermi, si erano ritrovati oltre 5mila tifosi che speravano nel colpaccio in terra campana. Colpaccio che, per “colpa” del rigore segnato da Felice Evacuo (che cinque stagioni dopo diventò un giocatore del Novara), non ci fu
In città c’era tanta fiducia verso Rubino e compagni visto che la squadra, una macchina perfetta in quella stagione, non si sarebbe persa la grande possibilità di vincere in casa un campionato dopo 14 anni (l’ultimo era stato quello di Serie C2 della stagione 1995-1996 e anche allora la squadra azzurra vinse il torneo matematicamente tra le mura amiche dell’allora “Comunale”).
Il “Piola” quel 25 aprile era un catino simil-sudamericano: sold out, bandiere, sciarpe e maglie azzurre pronte ad incitare i loro beniamini al triplice fischio. C’erano 7.500 spettatori e visto che quella stagione il Novara aveva 1700 abbonati, erano anni che nell’impianto di viale Kennedy non si vedeva un rapporto 1 a 4 tra abbonati e spettatori paganti.
All’ingresso in campo delle due squadre, fu un tripudio di cori, bandiere sventolanti e tanta voglia di prendersi la Serie B novanta minuti dopo.
La partita fu molto bella e combattuta: passò in vantaggio il Novara al minuto 33 con un destro al volo da posizione defilata di Nicola Ventola, ma la “Cremo” pareggiò con Sales al minuto 54 che insaccò la non trattenuta della palla di Ujikani. Nella ripresa, passarono ancora in vantaggio i padroni di casa ancora con Ventola (minuto 59) con una gran botta di destro da 25 metri e cinque minuti dopo il suo eurogol fu vanificato da Bianchi in mischia.
Al minuto 75, sul 2-2, il Novara era matematicamente in Serie B se nonché Cremonesi fece 2-3 con un colpo di testa che andò a gonfiare la rete. Sul “Piola” cadde il pessimismo più atroce: sarebbe stata una beffa perdere davanti a oltre 7mila spettatori per di più contro gli arci-rivali cremonesi.
Ma al trentatreesimo della ripresa, il momento clou: fallo di Sales su Rubino in area e rigore per il Novara. Sotto una curva sud deserta di tifosi ospiti, dal dischetto si diresse Simone Motta, il bomber della squadra. L’attaccante friulano non fallì e fece 3-3. Per la Cremonese fu un colpo e il 3-3 si mantenne fino al quarto di recupero, quando Corletto decretò la fine delle ostilità.
Al triplice fischio, i giocatori azzurri si abbracciarono dalla felicità, consci di aver fatto un qualcosa di incredibile, la panchina entrò in campo ad abbracciare i compagni. Sugli spalti qualche tifoso si mise a piangere, altri non ci credevano ancora e altri iniziarono già a pensare al fatto che finalmente la loro squadra avrebbe giocato nel secondo campionato nazionale dopo decenni.
Quando mancavano due giornate alla fine del torneo, il Novara aveva nove punti sulla stessa Cremonese che non sarebbe mai riuscita a recuperare il gap: era Serie B.
Un’attesa lunga 33 anni che aveva visto il Novara in quegli anni giocare in campi dimenticati dal grande calcio e contro squadre che allora erano terribili da affrontare e che oggi sono fallite, inglobate in altre o militanti nelle serie dilettantistiche provinciali.
Tutti i tifosi poi si trovarono in piazza Martiri per festeggiare la promozione ed iniziarono caroselli che durarono fino ad inizio serata quando tutta la squadra si diresse dalla sede della Banca Popolare di Novara a piedi verso il balcone del Teatro Coccia che dà verso piazza Martiri a prendersi l’abbraccio di tutta la piazza novarese.
Nelle ultime due partite del campionato contro Arezzo e Paganese arrivarono due sconfitte del tutto inutili se non per fare un po’ di turn over. Ma la stagione non era finita: l’ultimo step era la finale di Supercoppa di Lega Pro contro la squadra vincitrice del girone B di Lega Pro, il sorprendente Portogruaro di mister Alessandro Calori (futuro tecnico del Novara): se per il Novara, il campionato successivo sarebbe stato il XXIX in cadetteria, per i veneziani il successivo sarebbe stato il primo campionato assoluto in Serie B.
La stagione 2009/2010 vide il primo storico double del Novara, perché oltre alla vittoria del campionato arrivò anche Supercoppa di Lega: il 19 maggio, al “Mecchia” di Portogruaro vinse il Novara 1-3 e quattro giorni dopo, al “Piola”, i granata di imposero 2-3, ma ad alzare la coppa furono gli azzurri.
In città ed in provincia scoppiò la “Novara-mania” e la stagione strepitosa dei ragazzi di Tesser vide l’interessamento (giù durante il corso del torneo) dei principali giornali e di programmi calcistici nazionali.
I sentori che sarebbe stata una stagione 2009/2010 eccezionale si ebbero già nell’estate del 2009: via Egidio Notaristefano come allenatore, via il carismatico e storico ds Sergio Borgo e via una parte delle colonne degli ultimi campionati (Morganti, Brizzi, Gallo, Maggiolini, Chiappara. Matteassi): il Novara ripartì con solo nove giocatori “vecchi” (Centurioni, Evola, Gheller, Ludi, Tombesi, Porcari, Bertani, Lanteri e Rubino), il resto tutti nuovi.
Al loro posto arrivarono Attilio Tesser, Pasquale Sensibile e giocatori di spessore come Marco Rigoni, Simone Motta, il giovane portiere (allora) albanese Samir Ujikani dal Palermo, l’esperto portiere Alberto Fontana, il forte centrale di difesa Andrea Lisuzzo, il grintoso svizzero Rihat Shala e dall’Argentina lo sconosciuto Pablo Andrés Gonzalez. Gli innesti durante il corso campionato furono quelli dell’attaccante Nicola Ventola (ex Inter, Atalanta, Siena e Torino) a novembre da svincolato e a gennaio il terzino sinistro Giuseppe Gemiti, anche lui con stagioni in Serie B e Serie A in carriera.
In città c’era molta attesa per la nuova stagione, anche se all’inizio ci fu molto scetticismo soprattutto verso il nuovo allenatore, un tecnico esperto, ma reduce da una serie di esoneri brucianti. L’ultimo, la stagione precedente a Padova. Padova che con il suo sostituto (Carlo Sabatini) recuperò terreno in classifica, si piazzò al quarto posto e vinse i play off in finale contro la Pro Patria. Eppure si sentiva che finalmente la dirigenza aveva fatto fare alla squadra quel salto di qualità che doveva fare se voleva farla diventare un top team.
E la squadra fece un qualcosa di incredibile: fino alla sconfitta di Benevento (18 aprile 2010), non perse una partita, stabilendo il primato di imbattibilità stagionale a livello di campionati europei professionistici.
Una stagione incredibile che vide il Novara vincere il titolo onorifico di campione d’inverno con un +5 sulla Cremonese (che quella stagione vide in campo anche il futuro ex allenatore azzurro William Viali ed il suo futuro vice, oggi vice di Banchieri, Massimiliano Guidetti), chiudersi domenica 25 aprile ma con in mezzo l’emozione del match degli ottavi di finale di Tim Cup del 13 gennaio 2010 al “Meazza” contro il Milan di Leonardo.
Un’avventura nella coppa nazionale iniziata il 3 agosto in casa contro gli abruzzesi del Pescina (1-0) e che ha visto il piccolo Novara eliminare, fuori casa, prima una squadra di B (Modena), poi due di Serie A (Parma e Siena) e presentarsi alla “Scala del calcio” in punta di piedi, ma senza l’assillo di avere qualcosa da perdere.
La partita si chiuse 2-1 per i rossoneri con gol di Inzaghi e Flamini, ma tra il gol di “Superpippo” e del centrocampista francese si infranse come un fulmine il gol di Gonzalez dopo pochi secondi dall’inizio della ripresa. Poi la squadra meneghina prese il sopravvento ma il Novara non mollò il colpo, uscì a testa altissima e tra gli applausi dei tifosi azzurri accorsi nel tempio calcistico milanese. Quanti erano i tifosi azzurri presenti al “Meazza”? 13 mila, un vero esodo con una vera corsa per accaparrarsi in tempo il biglietto per una partita storica, visto che il Novara tornava a sfidare il Milan dopo 39 anni, tornava a San Siro dopo 36 anni (ultima volta, contro l’Inter nella fase a gironi di Coppa Italia 1974/1975) e dopo altrettanti anni non affrontava più una squadra di Serie A in partite ufficiali. Quel mercoledì pomeriggio in città i negozi rimasero chiusi, gli uffici rimasero chiusi, poca gente in giro in città e tutti a Milano con macchine e pullman organizzati e tutti assiepati in Curva Nord per vedere giocare i loro beniamini contro una grande del nostro calcio (che però fece un forte turn over, visto che non giocarono, anche tra infortuni e squalifiche, gente come Dida, Pato, Gattuso, Seedorf, Nesta, Zambrotta, Pirlo, Thiago Silva, Oddo e Ronaldinho).
Al triplice fischio, Milan ai quarti contro l’Udinese (che aveva sconfitto negli ottavi l’altra squadra di Lega Pro rimasta, il Lumezzane), ma tutto il Novara era sotto il settore “ospiti” a prendersi l’abbraccio della sua gente.
Insomma, la stagione 2009/2010 è stata la stagione dell’orgoglio novarese, quella del ritorno in Serie B dopo 33 anni e che vide la stagione successiva il Novara (con solo due cambi nell’undici titolare rispetto alla stagione successiva) giocare in serie cadetta al fianco del Torino, reduce dalla sconfitta nella finale play off: erano 25 stagioni (dalla 1974/1975) che il Piemonte non schierava due squadre in cadetteria (allora oltre al Novara c’era l’Alessandria).
La squadra debuttò il 15 agosto in Coppa Italia contro il Taranto sulla novità del manto in sintetico, mentre in campionato la squadra debuttò a Padova (1-1) il 22 agosto mentre la prima in casa fu il contro la Triestina (2-0) il 26 agosto: l’ultima partita casalinga in Serie B era stata il 13 giugno 1977 contro la Spal.
Fu un’altra stagione incredibile: titolo di campione d’inverno alla pari con l’Atalanta, vittoria contro il Torino al ritorno, nessuna sconfitta (ma sei punti su nove) contro le squadre promosse direttamente in Serie A (Atalanta e Siena), partite giocate in maniera eccezionale, terzo posto finale in regular season e vittoria dei play off sconfiggendo in semifinale la Reggina ed in finale il Padova. In due stagioni, doppio salto e ritorno in massima serie dopo 55 anni dall’ultima volta. E come se non bastasse il 25 aprile 2012 il Novara sconfisse in casa la Lazio.
Ma torniamo a quel 25 aprile 2010. E’ stato il successo di Tesser, di de Salvo e di Novarello, di una squadra davvero forte e di una piazza che finalmente avrebbe potuto dire “ci siamo anche noi nel calcio che conta”. Soprattutto di Tesser.
L‘8 giugno 2009, Attilio Tesser veniva annunciato come nuovo tecnico del Novara e tre giorni dopo venne presentato alla stampa e alla città. I tifosi rimasero basiti: perché affidare la panchina ad un tecnico che ha avuto, fino a quel momento, più esoneri che risultati positivi in carriera ? E i risultati del Padova alla fine del torneo precedente non lasciavano spazio ai dubbi. In più, due stagioni a Bolzano con il Sudtirol (2001-2003, con la sconfitta nella finale play off di Serie C2 proprio contro il Novara con un doppio 0-0); due anni a Trieste in Serie B (2003-2005, decimo posto e vittoria ai play out); 90′ in Serie A con il Cagliari ed esonerato già dopo la prima partita di campionato (2005/2006); esonerato dopo le prime undici partite con l’Ascoli (2006-2007) in Serie A; esonero dopo ventisette partite con il Mantova ancora in cadetteria nel 2007/2008 ed infine, un altro esonero, con il Padova la stagione successiva (cinque partite e poi Carlo Sabatini).
Per un’altra volta, per l’ennesima volta, il Novara ripartiva da zero: nuovo tecnico, nuovi giocatori e quella promozione in Serie B che sembrava una chimera. I supporter azzurri, visti gli allenatori che si erano succeduti negli anni prima di Tesser, non erano contenti di quella scelta e si apprestavano ad abbonarsi per seguire un altro campionato di sofferenza. Domenica 25 aprile 2010 si sarebbero rimangiati tutte le critiche contro Attilio Tesser. Critiche già rimangiate in inverno a dire il vero, con la squadra lanciata verso la vittoria del campionato: su 34 partite di campionato, diciotto vittorie, tredici pareggi e solo tre sconfitte (tutte nelle ultime quattro partite di campionato, a promozione acquisita).
Oggi il Novara, come dieci stagioni fa, milita ancora in Serie C, ma è passata tantissima acqua sotto i ponti: la squadra oggi è ridimensionata, non c’è più Massimo de Salvo come presidente, c’è una nuova dirigenza, la rosa è tra le più giovani del girone tanto che degli attuali 30 membri della rosa, cinque il 25 aprile 2010 erano maggiorenni.
Ma dieci anni fa il Novara, quel Novara che non riusciva mai a scrollarsi di dosso la Serie C, ce l’aveva fatta. Era diventato grande, era diventato una celebrità sportiva a livello nazionale e non più un fenomeno locale. Una pagina forse irripetibile che tutti i tifosi vissero con grande gioia, passione e tifo. E quello che videro (e provarono) nessuno potrà mai più toglierlo.
foto in evidenza tratta da www.sky.sport.it