di Simone Balocco
Martedì 27 settembre 1988 per uno sportivo italiano mainstream non successe nulla di particolare: la Serie A sarebbe iniziata solo il 9 ottobre a causa del fatto che i Giochi olimpici di Seul, iniziati il 17 settembre, si sarebbero spinti fino al 2 ottobre e tutto lo sport nostrano fu monopolizzato mediaticamente, dall’evento sportivo più importante di tutti. Martedì 27 settembre 1988 però per un novarese tifoso (o semplice appassionato) del fu Hockey Novara è stata invece una data tragica.
Al palazzetto dello sport di viale Kennedy quel martedì sera andò di scena il match di ritorno di Coppa Italia tra i detentori del trofeo del Consorzio Gorgonzola Hockey Novara ed i toscani del Forte dei Marmi Versilia.
Sul parquet dell’impianto novarese inaugurato nel 1969, i padroni di casa (anche vice-campioni d’Europa in carica) affrontarono i rossoblu toscani, compagine dell’omonimo centro del litorale tirrenico allora militante in Serie A2 (ma promossa poi a fine stagione in Serie A1): all’andata, Novara si impose 4-2 e per passare il turno doveva solo vincere, anche con il minimo sforzo.
Alla guida dell’Hockey Novara c’era Jaime Cardoso, tecnico portoghese e primo allenatore straniero della squadra in (allora) sessantaquattro anni di storia, mentre il “Forte” era guidato da Mino Battistella, glorioso ex giocatore dell’Hockey Novara negli anni Settanta ed allenatore dello stesso club.
Come succedeva da tanti anni, l’hockey su pista era lo sport trainante di Novara con la squadra allora (nel 1988) vincitrice di 23 scudetti, dieci Coppe Italia, una Coppa CERS (l’equivalente hockeystico della calcistica Europa League) e cinque finali europee perse (quattro di Coppe dei Campioni, una di Coppa delle Coppe ed una di Coppa CERS). Di contraltare, il Novara Calcio era impantanato in Serie C2 da otto stagioni e la stagione precedente si era classificato solo al dodicesimo posto in classifica: se lo stadio “Comunale” aveva un discreto flusso di pubblico, nell’impianto indoor a 700 metri di distanza, ogni volta che l’Hockey Novara scendeva in pista, c’era sempre il tutto esaurito ed era difficile muoversi al suo interno.
In quella partita della coppa nazionale, l’Hockey Novara partiva nettamente favorito, potendo contare su un roster al top in Italia e con ben quattro giocatori vincitori del Campionati del Mondo solo due settimane prima a La Coruna (Enrico Bernardini, Roberto Crudeli, Franco Amato, Stefano dal Lago e l’ex iridato Livio Parasuco) ed era sempre la squadra da battere.
La partita subì uno stop alle ore 21:17 (19’40” del match) quando, sul punteggio di 2-1 per gli azzurri, dietro alla porta del Novara difesa da Parasuco (e sotto la curva Nord dell’impianto che ospitava i tifosi del Novara), il capitano e “centro” novarese Stefano dal Lago si accasciò improvvisamente a terra. Il medico sociale e lo staff medico dei padroni di casa entrarono subito in campo e fecero il necessario per aiutare il giocatore, facendogli il massaggio cardiaco e la respirazione bocca-a-bocca. Furono minuti di silenzio in tutto il palazzetto che stava assistendo ad un qualcosa di terribile ed inaspettato: il giocatore venne portato immediatamente all’Ospedale Maggiore dove, alle 21:40, morì. Stefano dal Lago aveva 24 anni e lasciava i genitori, un fratello maggiore e la fidanzata Mara.
Nato il 6 maggio 1964 a Trissino, in Provincia di Vicenza, terra di hockey su pista, Stefano dal Lago, nonostante la giovane età, era uno dei giocatori più forti e vincenti del Mondo allora in attività e si era contraddistinto fin da giovanissimo come un talento di questo sport giocato a macchia di leopardo in Italia, ma che appassiona i propri tifosi.
Dal Lago si avvicinò a questa disciplina nel momento in cui il Gruppo Sportivo Hockey Trissino arrivò per la prima volta nella sua storia in Serie A1 (stagione 1974), vincendo subito, nonostante militasse allora in Serie B (ma fu promosso in Serie A al termine della stagione dopo cinque anni), la Coppa Italia contro l’AFP Giovinazzo e quattro anni dopo i vicentini vinsero il loro primo (e finora unico) titolo nazionale, partecipando poi alla Coppa dei Campioni.
La storia hockeystica di Stefano dal Lago (detto “Bundi”) era iniziata sulla pista dell’oratorio della parrocchia del piccolo centro vicentino e si fece notare per la sua bravura, nonostante la giovane età.
Dopo aver giocato nelle formazioni giovanili del Trissino (con cui vinse l’oro ai Giochi della Gioventù di Palermo nel 1975, tra il 1980 ed il 1981 vinse un campionato nazionale juniores e due volte fu vice-campione nazionale juniores e allievi), il 26 gennaio 1980 debuttò in Serie A a Gorizia.
Dal Lago militò nel Gruppo Sportivo Hockey Trissino per cinque stagioni (miglior piazzamento, un settimo posto in classifica), non vincendo nulla a livello di club, ma il suo nome non passò inosservato e molti team di prima fascia lo volevano tra le proprie fila.
Nell’estate 1983 Stefano dal Lago lasciò Trissino per approdare all’Hockey Monza: fu un vero colpo di mercato per il “Pompe Vergani”, ma dal Lago non approdò in Brianza, ma bensì all’Hockey Novara, la squadra più titolata di tutte. Dal Lago partì alla volta del Piemonte, carico di speranze, con la freschezza dei suoi 19 anni e la consapevolezza che giocare nella squadra di hockey più forte di tutte non avrebbe fatto altro che migliorarlo.
Per un giocatore della sua età forte nelle ripartenze, che saltava sempre l’uomo, rapido, scattante ed imprevedibile, equilibrato, taciturno, composto, educato, deciso, la piazza novarese era quella più adatta a lui.
Dal Lago debuttò nell’Hockey Novara il 12 novembre 1983 in casa contro il Seregno alla quarta giornata: il primo campionato fu difficile per lui per via della distanza da casa ed il fatto di giocare in un ruolo non suo.
Nel 1983, inoltre, non fu convocato da mister Massari per gli Europei di Vercelli poiché il giocatore era impegnato con il servizio militare proprio a Novara.
Ma dalla stagione 1984/1985 alla 1987/1988, per l’Hockey Novara, la Nazionale italiana e Stefano dal Lago furono solo successi: nella stagione 1984/1985 la squadra allenata allora da Mino Battistella fece un clamoroso treble vincendo scudetto (vittoria in finale contro i campioni uscenti dell’Amatori Hockey Vercelli e titolo nazionale che tornava a Novara dal 1977), Coppa Italia (vittoria contro Pordenone e coccarda che si cuciva sul petto della squadra azzurra dopo nove anni di astinenza) e Coppa CERS, con vittoria in finale sugli spagnoli del Cerdanyola. Quella fu la prima vittoria europea del club piemontese, reduce dalla sconfitta in finale, la stagione precedente, nella stessa manifestazione, contro i portoghesi dello Sporting Lisbona.
Ma il 1984 è stato anche l’anno dei Mondiali di hockey su pista che si tennero a Novara dal 14 al 22 settembre e che tornavano in Italia dopo 34 anni. Gli azzurri del Commissario tecnico Gianni Massari vinsero l’argento avendo conquistando tre punti in meno dell’Argentina, ma chiudendo in classifica, per la prima volta dopo 31 anni, davanti a Spagna e Portogallo. Il Commissario tecnico azzurro avrebbe avuto per gli anni successivi a disposizione una rosa che dire competitiva era riduttivo.
Ma la gloria per dal Lago venne nel biennio 1986-1988, quando divenne bi-campione del Mondo con la Nazionale che vinse per due volte consecutive il Campionato del Mondo a Sertãozinho, in Brasile nel 1986 e a La Coruna, in Spagna, due anni più tardi. In entrambi i casi, l’Italia vinse la medaglia più importante davanti ai “maestri” spagnoli, padroni di casa, in Galizia.
A livello europeo, la Selezione azzurra, sempre con dal Lago in pista, nel 1985 e nel 1987, vinse l’argento a Barcelos, in Portogallo, ed il bronzo ad Oviedo, in Spagna. In tutte queste manifestazioni, l’apporto del “centro” di Trissino era stato decisivo e la Nazionale italiana era diventata la più forte della sua generazione.
Cosa dire? Il Mondo dell’hockey su pista era tra i pattini e la stecca di legno di “Bundi”, ma quel 27 settembre 1988 i sogni di gloria del ragazzo e di tutto il movimento hockeystico nazionale che iniziava a diventare piano piano un po’ mainstream si chiusero nel peggiore dei modi.
Fu uno shock per tutti, perché nessuno avrebbe mai pensato che quella sera, in un match tranquillo di Coppa Italia, si avrebbe assistito ad un’immane tragedia.
La domanda che tutti si posero fu: “come poteva un giocatore semi-professionista, controllato e super controllato, a morire per un problema cardiaco?”.
C’è da tornare al 15 febbraio precedente, quando dal Lago, già bradicardico, venne sospeso dall’attività sportiva dalla Commissione medica nazionale del CONI per un lieve ingrossamento del ventricolo sinistro del cuore dopo gli esami di routine al Centro federale. La Commissione medica lo bloccò per motivi cautelari per due mesi: senza idoneità sportiva, non si poteva giocare a livello professionistico. Ed infatti il giocatore non scese in campo fino al 10 aprile, quando giocò a Monza contro il Roller.
Si parlò di complotto contro l’Hockey Novara, tanto da spingere l’allora presidente novarese Luciano Ubezio a minacciare di ritirare la squadra dal campionato se non avesse avuto notizie certe e veritiere sulla condizione del suo tesserato e sulla incertezza verso tutta la vicenda.
Al termine dei due mesi, dal Lago ritornò in campo e contribuì alla vittoria in campionato ed in Coppa Italia, ma il sogno europeo si infranse ancora una volta in finale: l’anno precedente in Coppa delle Coppe contro lo Sporting Lisbona, quell’anno contro gli spagnoli del Liceo La Curuna in finale di Coppa dei Campioni.
Ma l’evento più importante dell’hockey su pista, quell’anno, furono, come detto, i Mondiali di La Coruna che si disputarono, nella prima metà di settembre, nella capitale della Galizia: l’Italia era chiamata a difendere il titolo conquistato in Brasile due anni prima e dal Lago era a disposizione di Massari.
Fu un trionfo: 9 partite giocate, otto vittorie (tra cui la vittoria contro la Spagna) ed un pareggio contro il Portogallo. L’Italia vinse il secondo titolo consecutivo, il terzo alloro della sua storia. Dal Lago fu impegnato poco da Gianni Massari, ma quando giocò il suo apporto fu importante.
E poi il dramma del 27 settembre successivo: “ischemia miocardica iperacuta aggravata dall’attività agonistica”. La Novara e l’Italia sportiva si trovarono in ginocchio, dispiaciute e tristi per ciò che avevano visto.
Sabato 1 ottobre 1988 si tennero i solenni funerali in Duomo a Novara e nello stesso pomeriggio a Trissino. Vi prese parte tutta la città e la fidanzata Mara prima delle esequie andò al palazzetto di viale Kennedy a deporre dei fiori.
Il 15 novembre 1988 fu intitolato il palazzetto dello sport di viale Kennedy di Novara a Stefano dal Lago, con il voto favorevole di tutto il consiglio comunale cittadino (meno un consigliere che si astenne): prima erano state raccolte oltre sette mila firme. Fu fatta una deroga perché per le intitolazioni per la toponomastica e per gli impianti devono vedere trascorsi almeno dieci anni dalla morte della persona, ma per dal Lago fu fatto uno “strappo”. Sindaco allora di Novara era Armando Riviera, già presidente dell’Hockey Novara dal 1982 al 1984, quando divenne presidente suo genero Luciano Ubezio.
Trissino intitolò a Stefano dal Lago un torneo giovanile che gode del patrocinio di Regione Veneto, Provincia di Vicenza e del Comune e che richiama sempre tanti tifosi e giovani atleti. Dal 1991, questa manifestazione si tiene annualmente l’ultima domenica di settembre e vi partecipano squadre hockeystiche con atleti di seconda e terza media ed ogni anno la Federhockeypista premia il miglior giovane del campionato con il “Premio Dal Lago”.
La stagione 1988/1989 dell’Hockey Novara fu inoltre negativa: terzo in regular season ed eliminato nei play off, la squadra uscì in Coppa Italia poco dopo ed in Coppa dei Campioni i catalani del Noia ebbero la meglio su Bernardini e compagni in semifinale. Lo scudetto per l’Hockey Novara arrivò solo cinque stagioni dopo in contemporanea con la vittoria della Coppa Italia: i due trofei furono dedicati alla memoria di Stefano dal Lago.
Il palmares di Stefano dal Lago, diventato hockeysta spinto dalle prestazioni del conterraneo Franco Girardelli, in sole nove stagioni di club vide la vittoria di tre scudetti, quattro Coppe Italia consecutive ed una Coppa CERS e l’amarezza di aver perso due finali di Coppe dei Campioni ed una di Coppa delle Coppe. Ottimo anche il suo curriculum con la Nazionale giovanile che con “Bundi” in rosa vinse il bronzo Juniores a Ginevra nel 1982 e due ori Juniores consecutivi, tra il 1983 ed il 1984, a Pordenone e Bruxelles.
Cinque anni dopo i fatti del 27 settembre 1988, il 22 ottobre 1993 iniziò il processo che si chiuse due anni dopo (in secondo grado): nel primo grado, tre dei cinque imputati patteggiarono e nel secondo grado un imputato venne assolto ed uno solo fu condannato.
Ogni 27 settembre i tifosi dell’Hockey Novara che hanno visto le gesta in campo di “Bundi” o che solo ne hanno sentito parlare perché troppo giovani per vederlo giocare sul parquet, condividono sui social una sua immagine, un filmato con lui sui pattini e la stecca in mano o lo salutano ricordando quanto sia stato importante per loro.
Sul talento di Trissino è stato anche scritto un libro del giornalista toscano Andrea Cordovani nel 2013, in cui si racconta la storia di Dal Lago dalla prima volta che ha indossato i pattini fino alle vittorie mondiali e nazionali sulle piste in parquet d’Italia e del Mondo. Il titolo rispecchia in pieno la storia hockeystica di Stefano dal Lago: “La farfalla a rotelle” per via di come giocava e della sua leggerezza in pista.
Nel marzo 2013, in vista della preparazione della Nazionale italiana per i Mondiali che si sarebbero tenuti sei mesi dopo in Angola, la squadra azzurra guidata dal CT Massimo Mariotti (ex compagno di Nazionale e a Novara di dal Lago) organizzò un’amichevole contro una selezione di giocatori che hanno indossato la maglia azzurra in carriera, con lo scopo di ricordare, a 25 anni di distanza dalla morte, il “centro” vicentino e riportare la Nazionale dopo tanti anni a Novara: era dai Mondiali del 1984 che la Nazionale non giocava nella città di San Gaudenzio.
Due anni fa la Polisportiva San Giacomo sezione “hockey su pista” ha organizzato un evento in ricordo dello sfortunato atleta a 30 anni di distanza dalla sua morte.
Quel 27 settembre 2018 sulla pista in parquet dell’impianto di viale Kennedy si tenne prima una messa in suffragio di dal Lago dove presero parte tutti i suoi ex compagni, dirigenti ed amici.
Dopo la funzione, si sono disputate due partite tra le formazioni Under13 di Vercelli e Monza e le Under 15 della Polisportiva San Giacomo e Monza.
Il clou di quell’evento è stata poi la partita amichevole tra una serie di giocatori che hanno giocato con e contro Stefano dal Lago in carriera. Vi presero parte diciannove ex giocatori italiani (Franco Amato, Tommaso Colamaria, Pino Marzella, i fratelli Massimo ed Enrico Mariotti, Andrea Ortogni, Livio Parasuco, Fabrizio Rollino, Piercarlo Ferrari, Fabrizio Osenga, Paolo Maggi, Diego Lodigiani, Alessandro Barsi, Alessandro Cupisti, Franco Girardelli, Antonio Faccin, Alessandro Milani, Giorgio Givoni e Piergiorgio Aguzzoli) e sette stranieri (gli spagnoli Luis Nunes, Joan Ayats, Fernando Pujalte, i fratelli Enric e Joan Torner, il portoghese Victor Hugo e lo svizzero Jean Baptiste Piemontesi, questi ultimi due ex giocatori dell’Hockey Novara e l’ultimo presidente della Federhockey elvetica). Fu una grande pagina di hockey a Novara, uno sport che alla città ha dato tantissimo e che oggi vive nel ricordo (immortale) di una squadra che oggi non esiste più e che ha in bacheca ben 32 scudetti, venti Coppe Italia, tre Supercoppe italiane e tre Coppe CERS.
Il 27 settembre 2020 sono 32 anni dalla morte di Stefano dal Lago: oggi avrebbe 56 anni e chissà cosa avrebbe ancora regalato all’Hockey Novara, magari alle sue successive squadre di club e alla Nazionale. Invece un arresto cardiaco gli ha impedito di continuare a vivere una sera di fine settembre, a due settimane dalla vittoria del Mondiale spagnolo.
Dal Lago non fu il primo sportivo a morire in campo: successe lo stesso nel calcio, ad esempio, con le morti di Giuliano Taccola nel 1969, Renato Curi nel 1977 e Piermario Morosini nel 2012.
Chi lo ha conosciuto e chi avuto modo di giocarci insieme o contro, parla sempre bene di Stefano dal Lago non perché questa cosa è dovuta parlando di una persona deceduta in giovane età, ma perché era un bravo ragazzo, una persona gentile, riservata ma generosa. Ed anche per questo pare impossibile che sia morto proprio mentre stava facendo la cosa più bella che gli fosse capitata: giocare a hockey. E se ancora oggi ci si ricorda ancora di Stefano dal Lago, significa che questo ragazzo a questo sport ha dato davvero tanto. E siamo sicuri che di lui ci si ricorderà per sempre sempre.
immagine in evidenza tratta da lastoriafinita.wordpress.it
Bigliografia
A. Cordovani, La farfalla a rotelle. Stefano dal Lago: una vita per lo sport, Ouverture Edizioni, Scarlino, 2013
Sitografia
F. Bosetti, Una lacrima e un sorriso per ricordare Stefano dal Lago 30 anni dopo, La Voce di Novara, 28 settembre 2019
http://lastoriafinita.wordpress.it