7 giugno 1990: il Novara retrocede in Interregionale. Ma viene ripescato in Serie C2

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di Simone Balocco

Il 7 giugno 1990 non successe nulla di particolare nel Mondo, se non che tutto il Mondo aspettava con trepidazione le ore 18 del giorno dopo, venerdì 8 giugno, quando in uno stadio “Meazza” tirato a lucido (con l’apertura del terzo anello e con la copertura totale dell’impianto) ci sarebbe stato il calcio d’inizio di Argentina-Camerun, match inaugurale di Italia ’90.

Erano iniziate le “notti magiche” del nostro Mondiale sotto le note della canzone di Edoardo Bennato e di Gianna Nannini (“Un’estate italiana”), colonna sonora della kermesse iridata ospitata per la seconda volta dal nostro Paese.

Il campionato di Serie A si era concluso il 27 aprile, per dare alla Nazionale tutto il tempo necessario per preparare al top un Mondiale che ci avrebbe dovuti vedere come protagonisti e (magari) vincitori. I campionati di Serie B, Serie C1, Serie C2 terminarono tempo dopo, rispettivamente il 7 giugno, il 3 il giugno ed il 7 giugno, quest’ultimo con la disputa dei play out salvezza.

Invece quell’anonimo 7 giugno 1990 per i tifosi del Novara valeva come una finale mondiale e forse più. Quel giorno allo stadio “Braglia” di Modena, andò di scena la partita più importante nella storia di un club che il 22 dicembre 1989 aveva compiuto 81 anni. Un club storico del nostro calcio ma decaduto ed impantanato da nove anni nella quarta serie nazionale, la Serie C2, l’ultimo gradino prima dell’Interregionale, la Serie A dei dilettanti italiani.

La partita in questione fu il play out salvezza Pontedera-Novara.

E proprio quel match in terra neutra modenese fu di sacrale importanza perché poteva sancire, 90 minuti dopo, un qualcosa di storico: in caso di sconfitta, il Novara sarebbe retrocesso per la prima volta tra i dilettanti.

Quello fu un campionato molto difficile per il Novara che durante l’arco della stagione cambiò tre allenatori: si partì con il confermato Adriano Fedele, si proseguì con Angelo Domenghini (ala della Grande Inter e del Cagliari dello scudetto, campione d’Europa nel 1968 e vice-Campione del Mondo nel 1970) e si finì con Loris Fugirai, allora tecnico della formazione Berretti azzurra. Fedele rimase in sella le prime due giornate, Domenghini dalla terza alla ventinovesima giornata, Fugirai dalla trentesima fino alla fine.

In quel campionato di Serie C2, il penultimo con il maxi format di quattro gironi da diciotto squadre ciascuno, le promozioni in Serie C1 erano otto (le prime due di ogni girone) e a retrocedere in Interregionale erano in dodici (le ultime tre di ogni girone). Nel caso in cui due squadre fossero state appaiate a fine campionato per la promozione o per la retrocessione si sarebbe disputato un play off o play out in partita secca su campo neutro.

Il girone A di Serie C2 allora vide al via diciotto squadre: nove squadre toscane (Cecina, Cuoiopelli, Massese, Ponsacco, Poggibonsi, Rondinella, Pontedera, Pro Livorno, Siena), una ligure (Sarzanese), tre piemontesi (Cuneo, Novara, Pro Vercelli), tre sarde (La Palma, Olbia, Tempio) e due lombarde (Pavia e Oltrepò).

Il Novara chiuse il campionato con 30 punti in 34 partite (allora le vittorie valeva 2 punti), con una media di 0,88 punti a partita, diciannove gol realizzati e ventitre subiti (penultimo attacco del girone, quinta difesa del girone). Top fu il centrocampista Alberto Marchetti con quattro reti: Marchetti era l’unico giocatore della rosa della squadra presieduta da Walter Stipari ad aver avuto esperienze sia in Serie A sia in Serie B in carriera.

L’ultima giornata di campionato (disputata domenica 3 giugno) fu da cardiopalma: in novanta minuti si doveva stabilire ancora chi fosse la seconda squadra a salire in Serie C1 con il Siena già promosso (con Pavia e Pro Vercelli appaiate al secondo posto con 44 punti), mentre nelle zone basse della classifica la sola Cuoiopelli era certa della retrocessione. Le altre due squadre che l’avrebbero seguita nei dilettanti sarebbero state due tra Novara, Rondinella e Pontedera (penultime), La Palma, Pro Livorno e Rondinella (terz’ultime) e Olbia e Oltrepò (quart’ultime).

Il Novara, quel 3 giugno, avrebbe ospitato un Cecina già salvo, il Pontedera avrebbe ospitato una lanciata Pro Vercelli mentre il Rondinella avrebbe giocato contro la Pro Livorno in un derby toscano fratricida. Alla fine, le due retrocesse sarebbero state due di queste tre penultime in classifiche.

Tutti i tifosi azzurri sembrava avessero tirato un sospiro di sollievo: in caso di sconfitta del Pontedera, al Novara bastava anche solo un pareggio per salvarsi e mandare all’inferno i toscani granata.

Uzzardi e compagni vinsero 3-0 in un “Comunale” di viale Kennedy che vide l’ingresso gratuito per tutti i tifosi, il Rondinella perse contro la Pro Livorno e divenne la seconda squadra che retrocesse in Serie D. Mancava ancora una terza squadra all’appello.

Fu il Pontedera? Assolutamente no, perché la “legge di Murphy” (“se qualcosa può andar male, lo farà” ) non sbagliò nemmeno quella volta ed ecco il colpaccio della squadra di mister Fossati che sconfisse clamorosamente 6-1 la Pro Vercelli: bicciolani quindi terzi in classifica perché il Pavia vinse contro la Sarzanese e staccò il secondo pass promozione.

La classifica recitava così dopo 34 giornate: Pontedera e Novara a 30 punti appaiate al terz’ultimo posto. Le due squadre erano anche pari negli scontri diretti (1-1 a Novara, 0-0 al “Mannucci”). Ergo, play out salvezza: chi vince rimane in Serie C2, chi perde retrocede in Interregionale.

La Federcalcio, visto l’imminente inizio del Mondiale, decise che giovedì 7 giugno si sarebbero disputati il play out di Serie C1 Vicenza-Prato e Campania Puteolana-Brindisi e l’unico di Serie C2, ovvero Pontedera-Novara.

Fu scelto, come detto, il “Braglia” di Modena, teatro della gesta dei “canarini” allora promossi in Serie B.

Giovedì 7 giugno il match verità per gli azzurri: o dentro o fuori dal professionismo.

Il Pontedera era in grande forma avendo conquistato in un mese di gioco otto punti (su dieci disponibili), mentre il Novara (nello stesso lasso di tempo) solo due punti e segnava meno che con il contagocce (0,56 gol a partita) e quella col Cecina fu la terza vittoria di tutto il girone di ritorno, la sesta totale (peggio di lui, il Cuoiopelli con due vittorie in trentaquattro partite).

Il Novara che si presentò a Modena non era del tutto in forma ed era giù di morale, mentre il Pontedera arrivò carico. Ma nei match a partita secca non conta l’essere scarichi o carichi: conta vincere ed avere un po’ di fortuna.

Fugirai schierò l’undici azzurro con de Giorgi in porta, difesa con Riviezzi, Farsoni, Brilli e Tacca, Novelli, Birtig, Gilardi e Rossini a centrocampo e chiavi dell’attacco affidate ad Uzzardi e Negri. Arbitro dell’incontro fu il signor Mughetti di Cesena.

Pronti, via e…dopo due minuti il Novara era già sotto di un gol grazie all’attaccante di Francesco che batté agevolmente de Giorgi con un tiro da fuori che colse di sorpresa il portiere azzurro. La partita, già dura di suo, era diventata ora un Everest da scalare: in stagione, in sole quattro partite gli azzurri avevano segnato almeno due reti.

Il Novara non demorse, conscio del fatto che non voleva perdere la partita più importante della sua storia. E al minuto 23 i granata raddoppiarono con Alessandro Caponi che mise in rete la ribattuta di de Giorgi sul suo precedente rigore. 2-0 e Novara con un piede in Interregionale alla fine del primo tempo.

Nel settore ospiti del “Braglia” tra il migliaio di tifosi azzurri ci fu tanto sconforto, oltre al fatto che videro entrambi i gol toscani sotto la loro curva.

La riprese vide i ragazzi di Fugirai accorciare le distanze con Rossini al minuto 69, ma due minuti dopo Caponi segnò il suo secondo gol che chiuse la partita: 3-1. Fischio finale: Pontedera salvo, Novara retrocesso.

Gli azzurri avrebbero fatto compagnia in Interregionale la prossima stagione (anche se in gironi diversi) a Rondinella, Cuoiopelli, Sassuolo, Orceana, gli allora novaresi della JuveDomo, Bisceglie, Forlì, Campobasso, Martina, Nicastro e Trapani.

Il giorno dopo in città nessuno (raccontano chi visse quel giorno) voleva parlare e nessuno voleva crederci che la stagione successiva il Novara avrebbe affrontato, per la prima volta nella sua storia, uno storico derby cittadino contro la Sparta dell’ex Presidente azzurro Santino Tarantola che aveva vinto il campionato di Promozione regionale e si apprestava a disputare il suo primo campionato nella massima serie dilettantistica.

L’incredulità era viva in ogni tifoso azzurro: un conto era fare anni di Serie C2 e cercare ogni anno di puntare alla tanta agognata Serie C1, un conto sarebbe stato giocare tra i dilettanti.

Tutti furono colpevoli in quella pessima stagione: giocatori e dirigenti, indistintamente. I tifosi erano gli unici incolpevoli, se non per tifare per una squadra remissiva e assemblata male ad inizio stagione, ma i tifosi si sa tifano sempre a prescindere.

Sembrava lontano secoli il periodo con l’allora Ministro Nicolazzi alla guida del club che poteva annoverare gente come Masuero, Scienza, Pioletti, Balacich e Dolcetti. Sembrava lontana la stagione 1986/1987 dove il Novara arrivò terzo ad un punto dal secondo posto che valse al Derthona la promozione in Serie C1: se il Novara non avesse perso lo scontro diretto (o anche solo pareggiato) e pareggiato a tre giornate dalla fine con la Sanremese magari in terza serie sarebbe salita senza problemi. Sembrava essersi messa alla spalle la stagione 1987/1988 dove la squadra azzurra si salvò proprio all’ultima giornata.

Il Novara ora aveva un altro fattore in comune con le squadre “cugine” del Quadrilatero: se negli anni Dieci-Venti-Trenta del secolo scorso Novara, Alessandria, Casale e Pro Vercelli erano il centro del calcio nazionale e tutte avevano un passato in Serie A, ora tutte avevano disputato un campionato tra i dilettanti. Iniziò il Mondiale, l’Italia di Vicini volò con i gol di Salvatore Schillaci ed i tifosi azzurri in parte mitigarono il dispiacere di Modena.

Nella stagione 1990/1991 però il derby Novara-Sparta non si tenne, perché il Novara non partecipò al torneo di Interregionale: la squadra non si iscrisse al campionato dilettantistico, ma a quello di Serie C2.

Come aveva fatto? Semplice, fu ripescata. E gli azzurri furono ripescati perché nel girone A la stessa Pro Vercelli, che aveva chiuso il campionato al terzo posto e che fino all’ultimo aveva sperato nel ritorno in C1, non si iscrisse al successivo campionato di Serie C2 in quanto incappò in un fallimento. E visto che non si poteva fare una Serie C2 “dispari”, si decise di ripescare il Novara, la prima squadra del girone ripescabile, per meriti sportivi.

Nell’estate 1990 fallirono anche Brindisi e Frosinone, non si iscrissero La Palma Cagliari, Imola ed al loro posto furono ripescate Bisceglie, Martina e dai dilettanti Molfetta e Lecco.

Il Novara l’aveva scampata: niente Interregionale e azzurri che potevano continuare la loro storia calcistica nell’ormai “affezionato” campionato di Serie C2. L’onore ed il blasone erano salvi.

Ed il destino, che quando vuole sa essere cinico e baro, volle che la prima giornata del campionato di Serie C2 1990/1991 mise di fronte al futuro “Silvio Piola” di viale Kennedy Novara contro Pontedera.

A vincere fu il Novara affidato allora ad Enrico Nicolini grazie ad un gol di Armanetti. Anche nel girone di ritorno, allo stadio “Mannucci”, i due punti andarono ancora al Novara: 2-0, con la doppietta di Orofino.

Il Novara si piazzò a fine campionato al sesto posto, il Pontedera al decimo: nessuna delle due fu promossa (lo furono Alessandria e Massese) e nessuna delle due retrocesse (cosa che accadde a Cecina, Montevarchi, Derthona, Sarzanese e Oltrepò).

Dopo quella vittoria in terra toscana datata 3 febbraio 1991, Novara e Pontedera non si incontrarono più e negli anni successivi gli azzurri giocheranno dodici stagioni in C2, sei in C1, tre in Lega Pro Prima Divisione, una in Lega Pro, due in Serie C, sei in Serie B e una in Serie A, mentre i granata toscani disputarono una sola stagione in Serie C1 e dieci anni dopo la vittoria di Modena persero il play out salvezza in Serie C2 contro il Rondinella retrocedendo dopo diciotto anni tra i dilettanti. Il Novara invece vinse il secondo dei tre play out consecutivi in Serie C2 sconfiggendo l’Imperia.

Pontedera e Novara non si affrontarono più fino al “pazzo” campionato di Serie C 2018/2019, dove fu ancora la partita della prima giornata che si sarebbe dovuta disputare in data 16 settembre ma che per via del discorso “ripescaggi”, che vedeva coinvolto il Novara di William Viali (ed altre sei squadre), fu giocata solo il 28 novembre dopo un altro rinvio avvenuto il 24 ottobre.

Di acqua sotto i ponti in questi trent’anni sono passati in casa Novara. Di play out la squadra azzurra ne disputò complessivamente altri quattro, di cui tre vinti consecutivi (1999-2000-2001 contro Voghera, Imperia e Fiorenzuola) in Serie C2, ed uno che vide il Novara retrocedere dalla Serie B alla Lega Pro sotto i colpi (ed i gol) del Varese.

Una cosa però non è cambiata da quell’estate mondiale: il Novara non è mai retrocesso e non ha mai giocato tra i dilettanti. Questo è un vanto per la squadra ora del presidente Cianci che la rende una delle dodici squadre italiane a non essere, anche, mai fallite. Come il Novara: Juventus, Inter, Milan, Atalanta, Roma, Lazio, Udinese, Sampdoria, Genoa, Cremonese e Brescia.

Un piccolo ma grande vanto per una squadra di provincia che cerca ogni stagione di essere competitiva ed una tifoseria sempre vicina alla squadra (un po’ meno la città in sé) e che è fiera di quello status.

Note di colore di quel pazzo torneo di 30 anni fa: nell’estate 1992, l’eroe di Modena, Alessandro Caponi, passò al Novara dove giocò due stagioni facendo molto male, mentre ora suo figlio Andrea gioca nel Pontedera di cui è capitano; l’attaccante azzurro Marco Negri rimase solo quella stagione a Novara (in prestito dall’Udinese) approdando nel 1996 in Serie A con il Perugia e poi la stagione successiva agli scozzesi dei Glasgow Rangers dove divenne un idolo della tifoseria; l’attuale tecnico del Pontedera (che gioca nello stesso girone di Serie C del Novara), Ivan Maraia, era in campo quel 7 giugno 1990 agli ordini di Fossati.

Caponi nella stagione 1989/1990 segnò sette reti in campionato e due nei play out, Negri non segnò una rete in tutta la stagione. Ed il Novara anni dopo è diventata una bella realtà calcistica, da Novarello ai campi in sintetico alla doppia promozione Lega Pro-Serie A e le due Supercoppe di Lega vinte tra il 2010 ed il 2015.

E chissà come sarebbe stata la storia del Novara se avesse giocato quella stagione in Interregionale. Molti tifosi azzurri, sicuramente, sono contenti di non avere una risposta a questa domanda.

Anche perché, a guardare le squadre che presero parte al nefasto campionato di 30 anni fa, negli anni successivi solo due squadre arrivarono poi in Serie A (Novara e Pro Livorno, che divenne “Livorno” a partire dal campionato 1991/1992) ed un’altra arrivò in Serie B (Pro Vercelli) e tutte le altre al massimo arrivarono in Serie C1 o fallirono una o più volte.

Il Novara non si può dire che negli anni ha regalato grandi emozioni ai propri tifosi. E le emozioni sono il “cibo” di ogni tifoseria.

ps: dopo quel 7 giugno 1990, il Novara ha giocato al “Braglia” di Modena altre otto volte, sfidando il Modena ed il Sassuolo: lo score è di due vittorie, un pareggio e cinque sconfitte.

immagine in evidenza tratta da www.modenatoday.it