By Simone Balocco
Lunedì 9 settembre 1991 per la tv italiana è stato un giorno molto importante: andava in onda la prima punta di un programma diventato cult negli anni Novanta e nei decenni successivi. Un programma che si pensava non potesse avere il successo che ha avuto. Alle 12:40, su Canale 5, andava in onda “Non è la Rai”.
Ideato da Gianni Boncompagni e Irene Ghergo, “Non è la Rai” è stato un programma che ha fatto la storia della nostra tv. Un programma semplice, scanzonato, divertente che, ancora distanza di 26 anni dalla sua chiusura (il 30 giugno 1995), ha segnato un’epoca. Un’epoca in cui iniziava ad affermarsi la tv commerciale e nascevano le prime dirette televisive, il televoto, i giochi sponsorizzati.
Come nasce “Non è la Rai”? Il deus ex machina, Gianni Boncompagni
Fino agli anni Ottanta, la allora Fininvest faceva incetta di molte conduttrici e conduttori passati dalla Tv di Stato alla tv commerciale, la tv che si “autofinanzia” con la reclame e che offre quel qualcosa in più rispetto alla Rai.
Boncompagni proprio nel 1991 passò dalla Rai alla Fininvest ed i vertici del Biscione gli affidarono un compito: ideare un programma di fascia pre-pomeridiana. E lui ebbe l’intuizione: un programma dedicato alle casalinghe.
Boncompagni inventò “Non è la Rai”, un programma che come “idea” traeva spunto dai programmi Rai “Pronto, chi gioca?” e “Domenica In”, diretti dallo stesso regista toscano. Ed il successo fu clamoroso.
Gianni Boncompagni, scomparso nel 2017 a 84 anni, in Italia, fa rima con “radio”: sua è stata la trasmissione radiofonica “Alto gradimento” andata in onda in due tranches negli anni Settanta con Boncompagni affiancato da Renzo Arbore, Mario Marenco e Franco Bracardi. “Alto gradimento” fece da apripista alle programmazioni radiofoniche degli anni a venire, nonché essere una pietra miliare nella storia della radio italiana e fonte di ispirazione per futuri conduttori radiofonici. Dopo “Alto gradimento”, i programmi più noti usciti dalla mente di Boncompagni furono “Chiamate Roma 3131”, “Bandiera gialla”, “Discoring” e “Pronto, Raffaella?”.
Nel 1991 Boncompagni inventò un programma leggero intorno all’ora di pranzo, in contemporanea con il ritorno dei ragazzi da scuola ed il ritorno dei lavoratori a casa per la pausa pranzo. E nelle sue quattro edizioni, “Non è la Rai” portò l’audience Fininvest verso vette mai viste prima sfruttando anche la diretta tv.
La prima dizione: Enrica Bonaccorti al timone
Il 9 settembre 1991, alle ore 12:40, andava in onda, come detto, su Canale 5, la prima puntata di “Non è la Rai”. Lo studio da dove veniva trasmesso il programma era lo Studio 1 del Centro Safa Palatino di Roma (nei pressi del Colosseo). Il programma andava in onda dopo “Il pranzo è servito”, storico programma condotto da Corrado Mantoni.
La sigla della prima serie fu la nota canzone con queste parole:
“ma come è bello qui ma come è grande qui ci piace molto ma/Non è la Rai”
Come disse in interviste successive, il titolo “Non è la Rai” venne in mente a Boncompagni come trasposizione della sigla “No, non è la BBC” già presente in “Alto gradimento”.
La conduzione della prima edizione di “Non è la Rai” fu affidata ad un’attrice savonese di 42 anni, nota per alcuni programmi in tv e in radio, Enrica Bonaccorti, che aveva già lavorato con Boncompagni in Rai con il programma “Pronto, chi gioca?”.
Al suo fianco “operarono” tre giovani soubrette: Antonella Elia, Claudia Gerini ed Yvonne Sciò. Queste tre ragazze avevano già avuto modo di entrare nella tv degli italiani: la Elia come valletta in alcuni programmi come “La corrida”, la Gerini aveva preso parte ad alcuni spot mentre la Sciò è nota ancora oggi per uno spot pubblicitario in cui era al telefono con il fidanzato. Accanto a loro, in uno studio grande che aveva quattro pareti che ricordavano le quattro stagioni ed una piscina, un gruppo di cento ragazze adolescenti che facevano di contorno al programma, interagendo con la conduttrice.
Il programma ebbe successo, soprattutto con la particolarità del Cruciverbone. Con questo gioco, già utilizzato da Boncompagni a “Domenica In”, un ascoltatore chiamava da casa per risolvere più “strisce” possibili, come se giocasse alle parole crociate (di cui il Cruciverbone era una sorta di maxi parole crociate). Il gioco ebbe successo: in una occasione, durante una puntata, una concorrente da casa scelse il “96 orizzontale” dove non c’erano parole “di aiuto”. Ancora prima che la Bonaccorti ponesse la domanda, la concorrente diede la risposta. Si alzò un vespaio di polemiche con la Bonaccorti furibonda per la cosa.
Ma il successo era dovuto alle giovani ragazze che apparivano nel programma.
Queste, di età adolescenziale (14-18/19 anni) erano spesso inquadrate, ballavano e cantavano indossando sneakers e vestiti corti dai colori sgargianti.
Con la nascita del TG 5, che andò in onda per la prima volta alle ore 13 del 13 gennaio 1992, “Non è la Rai” venne posticipato di cinquanta minuti per dare spazio all’informazione della rete. Ma il programma era ormai sulla bocca di tutti: iniziavano ad esserci commenti positivi come commenti negativi. E nel settembre 1992 iniziò la seconda edizione del programma che ebbe un prequel con il programma estivo “Bulli e Pupe” andato in onda in estate insieme ad una sorta di best of con i migliori momenti di “Non è la Rai” durante il corso della prima stagione, nella stessa fascia oraria.
Dalla seconda edizione cambia la conduzione e l’attenzione si sposta sulle ragazze
Nel settembre 1992, come detto, iniziò la seconda edizione di “Non è la Rai”. Il successo fu clamoroso e proprio da questa stagione iniziarono cambiamenti importanti: Paolo Bonolis, 31 anni allora, volto noto della programmazione Fininvest per la conduzione decennale del programma per bambini “Bim Bum Bam”, prese il posto della Bonaccorti e il target non furono più le casalinghe o l’intrattenimento della programmazione pre-pomeridiana, ma indiscutibilmente accattivarsi gli ascolti da parte dei più giovani. Ovvero: porre al centro della scena le ragazze.
Essendo un programma poco serioso e molto vivace, tutto lo Studio 1 vide sostituite le quattro stagioni della scenografica con la sola estate, con la presenza della piscina, il cielo blu e le palme.
Lunedì 11 gennaio 1993, “Non è la Rai” traslocò dall’ammiraglia Canale 5 a Italia 1, da sempre la rete Fininvest che strizza (ancora oggi) l’occhio ad un pubblico più giovane e smart, allungandone a quasi due ore consecutive. Lo share impennò.
Iniziò a suscitare critiche il fatto che le ragazze erano sempre più giovani, sempre vestite con abiti corti e che ogni volta che venivano inquadrate era come se si mettessero in posa. Per non parlare di quando facevano il bagno in piscina.
Visto che il momento atteso erano i balli e le canzoni, nell’estate 1993 uscirono i primi dischi ed aumentò il merchandising legato al programma. La canzone simbolo del programma divenne “Please don’t go” di Double You: ce n’erano tante, ma questa è da considerarsi come una “seconda sigla” del programma.
La figura di Bonolis fu molto limitata e molte ragazze presero in mano la situazione, dilettandosi a condurre i giochi o a giocare a fare le conduttrici.
Tra le ragazze che ebbero spazio ci fu una ragazzina di 15 anni allora sconosciuta che divenne il personaggio di spicco del programma negli anni a venire: Ambra Angiolini.
Alla Angiolini venne data la conduzione di uno spezzone del programma dove, interagendo con il pubblico da casa, si doveva indovinare il contenuto del suo zainetto: quello fu il là per dare più spazio nel programma alla giovane ragazza romana.
Il ciclone Ambra e nulla fu più come prima. La canzone di Vasco, la canzone delle ragazze
La terza edizione, dal punto di vista della conduzione, vide un profondo cambiamento: per la prima volta la conduzione non venne affidata ad un conduttore di professione (come erano la Bonaccorti e Bonolis), ma divenne la “mc” del programma la stessa Ambra. La Angiolini divenne una vera icona ed ebbe anche la conduzione della quarta edizione, riscuotendo un successo incredibile.
Sulla sua figura si alzò un velo di mistero in quanto questa aveva un auricolare con cui parlava alle ragazze e al pubblico a casa, ma con lo stesso auricolare riceveva gli “ordini” dello stesso Boncompagni sul cosa dire, cosa fare e come comportarsi. Ambra divenne un mito: amata e seguita dalle ragazze da casa per come si comportava o come si vestiva, amata e seguiti dai ragazzi da casa che sognavano di incontrarla. Ma Ambra aveva spaccato l’opinione pubblica non solo per il fatto di essere “telecomandata” da Boncompagni, ma anche per alcuni suoi toni usati durante la trasmissione verso alcune ragazze o verso i concorrenti da casa, con la Angiolini che si atteggiava da diva usando anche toni maleducati. Eppure la stessa Ambra nel 1994 vinse addirittura il Telegatto come “Personaggio rivelazione dell’anno”.
Le critiche al programma non mancarono e furono due i momenti più importanti.
Il primo, l’8 marzo 1994, giorno della Festa della Donna, le ragazze si presentarono in studio tutte vestite da sposa, come segno di protesta verso un gruppo femminista che aveva aspramente criticato il programma e tutto il contesto. Il secondo fu la canzone “Delusa” di Vasco Rossi, facente parte del disco “Gli spari sopra” del 1993, con cui il rocker emiliano prendeva in giro “Non è la Rai” e le sue protagoniste, con una stoccata al regista del programma. La canzone ebbe successo e le critiche al suo interno invece che “bloccare” il programma, ne aumentarono la portata in quanto poco tempo dopo la sigla del programma divenne la canzone “Affatto deluse” con cui le ragazze cantavano ribadendo il fatto di non essere deluse dalla situazione, ma di invitare chi non volesse vedere il programma a non guardarlo, cambiare canale, leggere un quotidiano o guardare una telenovela.
Quarta edizione, chiusura dei battenti e lacrime a fiumi
Nel settembre 1994 andò in onda la prima puntata della quarta edizione. Il programma viveva di luce propria: il merchandising andava a gonfie vele, erano uscite le prime compilation con le canzoni del programma e cantate dalle ragazze durante il programma, i giornali per teenagers erano pieni di poster e servizi sulle giovani protagoniste del programma, all’ingresso dello Studio 1 si trovavano ancora fan in delirio.
La quarta edizione vide l’apice della carriera di Ambra: uscì il suo primo disco trainato dalla hit “T’appartengo”, ancora oggi ricordata e considerata un cult. Il disco, che prese il nome dalla main track (“T’appartengo”, appunto), vinse addirittura tre dischi di platino per un totale di 370mila copie vendute.
Eppure qualcosa sta cambiando, soprattutto nella seconda parte della stagione: lo share iniziò a calare, cambiarono molte ragazze (cosa che non piacque ai fan più vecchi che perdevano così le loro beniamine) tra cui molto giovani, andando ad abbassare l’età media. Si disse, ad esempio, che alcune erano contrarie a come si stava svolgendo il programma perché non si trovavano più rispetto allo spirito iniziale di “Non è la Rai”.
La perdita più sentita fu quella di Francesca Gollini (detta “Francesca da Bellaria” per le sue origini) poiché volle staccarsi dal programma ed intraprendere la carriera di cantante solista: la Gollini, 17 anni all’inizio della quarta stagione, era tra le ragazze che cantava meglio e voleva spiccare il volo da sola.
Si pensò, ovviamente, di arrivare a una quinta stagione ma Fininvest, forse intuendo il calo di audience, pose a Boncompagni una clausola: interruzione del programma se gli ascolti avrebbero avuto un calo deciso. Boncompagni non stette a quella condizione e, in accordo con Fininvest, il programma si sarebbe chiuso definitivamente con l’edizione in corso: venerdì 30 giugno 1995 sarebbe stata l’ultima puntata di “Non è la Rai”.
Il 30 giugno fu un giorno epocale: finiva un programma che aveva scritto la storia della tv di allora. Già nei giorni precedenti quando si diceva che il programma sarebbe stato chiuso, tra le ragazze partirono copiose lacrime, come segno di profondo dispiacere.
“Non è la Rai” terminò sulle note di “T’appartengo”, la canzone di Ambra che era diventato uno dei tormentoni del programma.
Terminato “Non è la Rai”, le ragazze presero tutte la propria strada. Ambra si vedette assegnare la conduzione di un nuovo programma di carattere giovanile su Italia 1 dal titolo “Generazione X” che non ebbe successo e durò una sola stagione televisiva.
Molte ragazze rimasero in tv, altre sparirono. Ambra si affermò come volto televisivo e nel giro di pochi anni divenne un personaggio di successo.
Le protagoniste di “Non è la Rai”: le ragazze. Successo (per poche) e declino (per tante)
Il successo di “Non è la Rai” è ritrovabile nel fatto che fu un programma fresco, divertente, spensierato e senza impegno. Ma se si pensa a “Non è la Rai”, non si può non pensare alle vere protagonista del programma: le ragazze presenti.
Il sito “nonelarai.it”, forse il migliore e ricco inerente la storia del programma cult di Boncompagni, ha contato che le ragazze sono state ben 180 (comprese le due baby mascotte Martina Melli e Michela Ilardo). Di queste, alcune hanno avuto successo negli anni successivi, mentre altre sono uscite dal panorama televisivo. Uscite un po’ per scelta personale, altre per motivi di studio, altre per diversi fattori. Fatto sta che ancora oggi, a trent’anni esatti dalla prima puntata andata in onda, molte sono ancora ricordate e seguite sui social, dove spesso fanno dirette Instagram tra loro con diversi spettatori, oltre a fare delle reunion. Addirittura il 2 settembre, una settimana prima dei festeggiamenti dei trent’anni della prima puntata di “Non è la Rai” è uscito anche un libro (“C’era una volta Non è la Rai”) scritto da Marco Geppetti e Marika de Sandali con l’aiuto di tre delle oltre cento ragazze passate nel programma (Arianna Becchetti, Gaia Camossi e Alessandra Cotta).
Le ragazze più note erano quelle considerate più belle ed inavvicinabili. Molte sono diventate attrici (Nicole Grimaudo, la stessa Ambra, Romina Mondello, Yvonne Sciò, Veronika Logan, Sabrina Impacciatore, Claudia Gerini, Lucia Ocone, Karin Proia), altre sono diventate soubrette e molte sono diventate ancora famose diventando “Veline” di Striscia la Notizia (Alessia Mancini, Alessia Merz, Cristina Quaranta, Miriana Trevisan, Laura Freddi). Altre hanno continuato a fare le coreografe o iniziare una carriera musicale (Pamela Petrarolo, Francesca Gollini, Emanuela Panatta, Sabrina Marinangeli).
Le ragazze di “Non è la Rai” erano una sorta di influencer ante litteram, poiché indossando particolari abiti o acconciature facevano stile e tendenza.
“Non è la Rai”, un fenomeno di costume molto criticato ma sempre iconico
Trent’anni fa andava in onda uno dei programmi che ha segnato un momento molto alto (ed inatteso) della televisione italiana. Gli anni Ottanta erano finiti ed erano già un ricordo, ma Boncompagni decise di dare quel quid in più creando un programma semplice dove le protagoniste erano ragazze Under 20 di bella presenza che facevano la cosa più bella per ogni persona della loro età: essere felici, cantare, ballare, dire la propria.
“Non è la Rai” ha subito sempre tante critiche perché lo si riteneva un programma vuoto e senza niente di particolare, se non mettere in bella mostra una serie di ragazze. Ma lo stesso Boncompagni in una intervista lo aveva detto che lui apposta aveva fatto un programma “privo di contenuti”, che non voleva “lanciare nessun messaggio”, ponendo l’accento sul fatto che il programma non era “volgare” ed “insopportabile”, paragonandolo ad una “gita scolastica in torpedone” (come ribadì il regista sulle pagine, ai tempi, di “Famiglia cristiana”).
Eppure come si spiegava la marea di ragazze e ragazzi, coetanee/i delle protagoniste, che stavano lì ore fuori dagli studi solo per vedere le loro beniamine per fare una foto, parlare o cercando un autografo? Per non parlare dei murales e degli striscioni: un delirio simile alla visione di un cantante o di un calciatore.
Le critiche sembravano dare gas al programma e pazienza se tra le ragazze iniziarono “sfide” su chi ballasse o cantasse meglio giusto per avere un’inquadratura. La verità sta sempre nel mezzo: un programma frivolo che piaceva. Senza mezzi termini.
Molte critiche vennero mosse sul “cantare” delle ragazze per un semplice motivo: salvo in rare occasioni, tutte le ragazze che cantavano si esibivano non solo in play back ma muovendo le labbra stando al tempo con una canzone cantata da un’altra persona, ovvero una delle coriste che lavorarono al programma. Questo è sempre stato palese, ma, a parte i “cultori” della musica, ciò non è mai stato considerato uno scandalo.
Altre critiche vennero mosse perché si diceva che le ragazze esprimessero un tipo di persona che poteva “traviare” i giovani spettatori, puntando su idoli irraggiungibili.
Anche se alla “portata di mano”, ovvero le ragazze erano ragazze comuni, acqua e sapone. Eppure molte e molti fan, in preda ad un delirio di fanatismo, arrivarono a cercare sull’elenco telefonico di Roma i nomi delle ragazze e chiamarle a casa. Solo che molte famiglie omonime arrivarono ad essere subissate di chiamate di fan deliranti.
La critica più forte è stata fatta nella primavera nel 1994 a ridosso delle elezioni politiche del 27-28 marzo. In alcuni momenti della trasmissione, in quel periodo, dopo la “discesa in campo” politica di Silvio Berlusconi, Ambra si trovava a “dialogare” con un piccolo angelo e con un piccolo diavolo in sovrimpressione: uno rappresentava lo stesso Berlusconi e l’altro Achille Occhetto. I due erano i leader delle due coalizioni che si sarebbero sfidati nelle urne, il Polo ed i Progressisti. Solo che Berlusconi era il “capo” di Fininvest e veniva ritratto come una brava persona, mentre Occhetto veniva dipinto come…il diavolo. La regola sulla par condicio televisiva sarà adottata solo nel 2000, ma quello sketch fu ritenuto non super partes e denigratorio per chi non votava la coalizione di centrodestra.
Negli anni, Mediaset (nata 1993 come “erede” di Fininvest) diede ancora spazio a “Non è la Rai” anche se nei canali principali (Mediaset Extra) o su Italia 1 nel palinsesto notturno. Sono stati anche fatti degli speciali, “Non era la Rai” (2001) e “Non è la Rai speciale” (2005), uno a dieci anni dalla prima puntata, l’altra a dieci anni dall’ultima puntata.
Sono anche da ricordare le presenze di ospiti famosi, prettamente cantanti, che si sono esibiti (in play back, of course) nel programma: da Masini a Giorgia, dai Take That, allora all’apice della loro carriera, a Fiorello.
Trent’anni fa Enrica Bonaccorti entrò nelle case di milioni casalinghe italiane con questo programma che scombussolò sin da subito il Paese. Un programma che tutti gli Over 40 (ma anche Over 30) italiani di oggi hanno visto almeno una volta nella loro vita: chi sognava di incontrare la ragazza più bella, chi sognava di diventare una ballerina ed avere successo. Sarà stato magari un programma “vuoto” e disimpegnato, ma se oggi ancora tanti si ricordano di “Non è la Rai” significa che qualcosa ha lasciato nel cuore e nella mente dei teenagers del tempo che oggi, quarantenni, ripensando a quel programma possono dire quanto è stata bella loro gioventù con un programma come “Non è la Rai”.
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