A.A.A cazzimma e cinismo cercasi

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by Simone Balocco

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Sabato il Novara ha perso in casa contro il Bari: 1-2, con le marcature di Petriccione e Anderson per gli ospiti e il gol della bandiera azzurra, nel recupero del recupero, da parte di Maniero. La sconfitta contro i ragazzi di Fabio Grosso (eroe di Germania 2006 proprio nella settimana iniziata con la non qualificazione dell’Italia al Mondiale russo del prossimo anno) è la numero sette in quindici partite di campionato per la squadra di Massimo de Salvo. Di queste sette, il ko di sabato pomeriggio è stato il quinto in casa in sette incontri disputati, il terzo consecutivo. Senza contare la sconfitta agostana contro il Piacenza nel secondo turno di Tim Cup che è valso l’addio alla manifestazione del Novara già alla prima partita giocata, oltre ad un pre-campionato per nulla entusiasmante.

A oggi, la squadra di mister Eugenio Corini è dodicesima in classifica con diciotto punti: a tre punti dall’ottavo posto (che varrebbe i play a off), a uno dal sest’ultimo che “fa rima” con l’ultimo posto salvezza-sicura. Insomma, nulla è perduto, la classifica è corta, il campionato finirà il 18 maggio, eppure in questa squadra c’è qualcosa che non va, che non gira come dovrebbe.

Nel calcio ci sta di vincere come di perdere, ma quando si perde e non si gioca male la rabbia monta ancora di più. E nel caso di Mantovani e soci, questa rabbia è alle stelle: quindici avversarie incontrate, solo tre (e non in maniera categorica) che hanno messo il Novara alle strette (Avellino, Foggia e Ternana). E contro il Bari i ragazzi di Corini non hanno meritato di perdere: contro i pugliesi, gli azzurri hanno avuto molto da recriminare: non solo contro un arbitraggio pessimo, ma anche contro sé stessi, perché con un pizzico di grinta in più (e di fortuna) ora si parlerebbe d’altro.

Nessuna squadra a oggi incontrata dal Novara (quando mancano ancora sei partite alla fine del girone di andata, tra cui due in casa consecutive contro Empoli e Cremonese il 2 ed l’8 dicembre prossimo) ha mostrato grande calcio e le prime dieci in classifica sono racchiuse in soli cinque punti. Ma dopo la sconfitta contro il Bari, non c’è tanto da guardare alle avversarie ma in casa propria.

Finora il Novara ha segnato diciassette reti e ne ha subite diciotto: 1,13 gol a partita segnati, 1,2 reti incassate. Dati che fanno riflettere: manca la punta cattiva, manca la grinta giusta per giocare un campionato di Serie B decente. Mancano, per intenderci, contemporaneamente il Felice Evacuo e l’Andrej Galabinov della situazione ed il cinismo che ha sempre visto le avversarie prevalere sul Novara. Questa stagione come la scorsa con Roberto Boscaglia in panchina.

La punta cattiva in organico c’è e risponde al nome di Riccardo Maniero. Ed è proprio questo il problema: il Novara sta disputando il campionato cadetto con il solo attaccante classe 1987 a fare il “real nueve”. Peccato che il bomber napoletano, entrato sabato al minuto 64 per Macheda, ha racimolato a oggi solo sei presenze (due dal 1′ e portate a termine senza cambi) per meno di 300 minuti totali giocati, segnando due reti.

Riccardo Maniero ha disputato sabato poco più di trenta minuti dopo sette giornate di assenza a causa di un fastidioso infortunio che ha fatto storcere il naso a tanti tifosi sulla sua reale condizione fisica. Eppure Maniero a oggi ha segnato più reti (2 contro una) di Federico Macheda che ha un minutaggio molto più alto (769 minuti) e il numero 30 azzurro ha fatto in proporzione meglio di tutto l’attacco messo insieme, al netto dei giovani di Mariano, da Cruz e Chajia, certamente non chiamati (soprattutto gli ultimi due) a fare la differenza vista la loro giovane età.

L’attacco del Novara quest’anno ha grosse difficoltà: Macheda ha segnato finora una sola rete e ogni partita sembra che abbia un’involuzione rispetto alla partita precedente, Sansone non gioca dal primo tempo di Novara-Frosinone (8 ottobre scorso) e alla voce “gol” è a quota zero, Maniero non ha i 90′ minuti nelle gambe e per questo motivo le sorti dell’attacco azzurro sono nelle mani di un 1996 alla sua prima stagione con tanto minutaggio in B (Francesco di Mariano), di un 1997 e di un 1998. Questi ultimi due in gol in sei occasioni: uno arrivato che nessuna sapeva chi fosse (Alessio da Cruz), l’altro da “aggregato” dalla Primavera di mister Gattuso a convocato in pianta stabile in prima squadra, cui erano bastate solo sette partite (una da titolare) nella parte finale dello scorso campionato per avere l’interessamento da parte dello Sporting Lisbona. Non certamente un top team europeo, ma neanche la squadra del quartiere. Per non parlare dell’ammontare che la squadre portoghese avrebbe messo sul piatto per strapparlo al Novara.

Le colpe non sono solo dell’attacco, perché anche gli altri reparti sono in difficoltà: a centrocampo l’assenza di Casarini è evidente, sabato Sciaudone è stato molto evanescente contro la sua ex squadra, così come Orlandi e Calderoni. Gli unici ad aver portato a casa la sufficienza contro il Bari sono stati del Fabro (non perfetto, a dire il vero, ma un 6 lo ha preso) ed i soliti Moscati e Dickmann. Il numero 24 azzurro era reduce dalla bella prestazione in settimana in Under 21 e sabato ha cercato il gol in ben tre occasioni. Dickmann di “professione” fa l’esterno alto nel centrocampo a cinque della squadra di Corini ed è uno che non dovrebbe cercare il gol, ma che dovrebbe far in modo che segnino i compagni. Non pervenuto Ronaldo, la vera delusione di mercato fino a questo momento.

In difesa, Chiosa starà fuori più di un mese per infortunio, Mantovani da sempre garanzie ed il suo ce lo mette sempre, mentre Golubovic alterna giocate pregevoli a qualche errore di troppo. Per non parlare di Troest (che non gioca da tre settimane ed è reduce da un infortunio) o di Beye o Armeno, questi ultimi ancora con minutaggio zero. Su Montipò nulla da eccepire: a 21 anni sta maturando sempre più e ogni partita compie almeno 2/3 parate miracolose.

A gennaio qualche manovra di mercato in entrata dovrà essere fatta, in un po’ tutti i settori del campo: con l’andamento di oggi, sarà difficile rimanere in serie cadetta.

Questo è il Novara (un punto in più rispetto a quello della scorsa stagione a questo punto del campionato, ma con nove punti in meno rispetto a quello alla stagione 2015/2016), una squadra che potrebbe fare il salto di qualità ma che non è ancora riuscito a farlo.

Se c’è un colpevole, chi è? Mister Corini? La preparazione fisica, visto che a oggi solo in pochi non hanno avuto almeno un infortunio, anche leggero? La dirigenza, che ha dato a Corini una squadra incompleta? La colpa è di tutti, la colpa è di nessuno.

Eugenio Corini sono tre partite che si prende qualche “mugugno” da parte di qualche tifoso e sembra un po’ in confusione tra vari errori di valutazione. Il mister sta dividendo molti tifosi, tra chi vorrebbe il suo esonero e chi vorrebbe continuare con lui al timone della squadra, ma ha (a quanto pare) la fiducia della società.

Uno dei giocatori più aspramente contestati dai tifosi è senza dubbio Federico Macheda. L’attaccante romano, solo in gol finora contro il Cesena (anche se ha segnato il gol decisivo del 2-2 finale) è il lontanissimo parente di quel Federico Macheda che tra il dicembre e il maggio della scorsa stagione aveva segnato sette reti, di cui due decisive ai fini del risultato finale.

Il numero 10 azzurro non è in forma e si vede, si impegna ma non riesce a concludere un tiro in porta che possa impensierire il portiere avversario di turno. E i fischi presi dopo le sostituzioni contro Salernitana e Bari non fanno bene al suo morale. Da uno come lui (visto anche il numero di maglia che indossa) i tifosi si aspettano la giocata, il “numero”, il gol. Quello che a oggi non ha saputo dare.

Macheda però non è, e non deve essere, il capro espiatorio del mali di tutto il Novara perché questa squadra è dotata di una rosa che può ambire, senza se e senza ma, ai play off promozione. Che non vuole dire che è una squadra da promozione in Serie A, ma una squadra che può dare fastidio e qualche grattacapo alle avversarie fino alla fine del campionato. Poi, se sono rose fioriranno.

Al Novara mancano due parole molto in voga nel gergo calcistico: cazzimma e cinismo, ovvero la sfrontatezza e l’”arrabbiatura giusta” unite al fatto di giocare freddi e senza fare calcoli di sorta.

La Serie B, si sa, è un campionato a sé: mai banale, entusiastico, bello da vivere, passionale. Ma in questa categoria si fa solo bene con “cazzimma” e cinismo. Punto e basta. Perché il Bari sabato al “Piola” ha deluso come gioco nonostante i nomi della rosa, ma gli sono bastati cinque minuti scarsi di gioco per portarsi a casa tre punti e prendersi la vetta della classifica. Per non parlare del fatto che i “galletti” hanno vinto in trasferta dopo quattordici partite, dal 3-4 contro il Benevento dello scorso 24 febbraio. Questa è la cazzimma, questo è il cinismo.

Natale si sta avvicinando sempre più e Babbo Natale sta ricevendo le prime lettere per i regali: questo Novara sotto l’albero dovrà avere due regali, cazzimma e cinismo. Queste due cose non sono in vendita in nessun mercato, ma dovranno venire fuori al più presto.

Il tempo per recuperare c’è e la classifica nel complesso è corta, ma è sempre meglio prevenire che curare.