di Simone Balocco
Il campionato inglese è la nuova Serie A. La Premier League, il massimo campionato di calcio d’Oltremanica, da almeno una decina d’anni, è il torneo più bello di tutti: avvincente, tecnicamente elevato, spettacolare, mai banale, super sponsorizzato e con stadi sempre sold out. In pratica, ciò che fino all’inizio degli anni Duemila era la Serie A.
Il nostro calcio rispetto a quello inglese è indietro anni luce e per farsi un’idea basta pensare alla lotta fino all’ultimo secondo dell’ultima partita di campionato tra il Manchester City e il Liverpool per l’assegnazione del titolo (con vittoria della squadra di Guardiola) ed i risultati di Champions ed Europa League: per la prima volta ci sarà un derby tra squadre inglesi sia nella prima prima sia nella seconda coppa europea con Liverpool-Tottenham e Chelsea-Arsenal. La città di Londra, addirittura, ha stabilito un record: tre squadre su quattro all’ultimo atto delle coppe europee arrivano dalla capitale.
L’Italia calcistica è superiore però a livello di vittorie di Selezioni nazionali, con la nostra bacheca che vede quattro Coppe del Mondo ed un campionato europeo, mentre la Nazionale dei Tre leoni è ferma alla Coppa Rimet vinta nel 1966 in casa e a due quarti posti finali.
Non a caso, la Nazionale inglese non vince nulla da oltre cinquant’anni anche grazie al fatto che la Premier gode in pieno della “legge Bosman”. Però la Premier è il campionato con più giocatori stranieri e basta fare un’analisi delle rose delle venti squadre per capire che ci sono pochi inglesi presenti negli undici titolari. Eppure a livello di vittorie di club, con questo inatteso poker di squadre, l’Inghilterra volerà a trenta vittorie complessive, mentre l’Italia è ferma a ventotto da nove anni.
Una delle squadre con meno giocatori inglesi in rosa è il Manchester City di Josep Guardiola con sette giocatori su ventisette (il 25%). I citizens sono una squadra che con l’arrivo della proprietà araba (nel 2008) si è trasformata da “operaia” in business team, tanto che, in questi dieci anni, ha vinto quattro campionati, una FA Cup, quattro Coppa di Lega e due Charity Shields. Peccato che sotto il coaching dell’inventore del tiki-taka, il miglior risultato in Champions sia stato il raggiungimento, per due volte consecutive, dei quarti di finale. Un risultato molto deludente per una società che ha speso a oggi 1.6 miliardi di euro in acquisto di giocatori.
Il Manchester City però si è già mosso per la prossima stagione e ha piazzato un colpo fenomenale: il primo acquisto della stagione 2019/2020 degli Sky blues è il centrocampista europeo con più senso del gol in Europa. Un ragazzo di 24 anni capace di segnare, con la maglia dello Sporting Lisbona (di cui è il capitano), quando manca una giornata alla fine del campionato, complessivamente ben 32 gol (di cui venti in campionato, tre in Europa League, sei in Coppa di Portogallo e tre in Coppa di Lega), servendo diciassette assist.
Va da sé che la dirigenza dei citizens non ha badato come sempre a spese e ha messo sul tavolo la bellezza di 55 milioni di euro per accaparrarsi questo giocatore: Bruno Fernandes.
La notizia è arrivata anche a Novara e tanti si sono chiesti: “Ma è quel Bruno Fernandes?”. La risposta è: “Si, è lo stesso Bruno Fernandes che militava nel Novara”.
Se l’affare giungerò a buon fine, Bruno Fernandes non solo sarà il primo ex giocatore del Novara ad approdare in Premier League, ma diventerà il primo giocatore uscito dalla Primavera del Novara ad approdare in Premier League.
Quanta strada ha fatto il ragazzo di Maia arrivato a Novarello nell’estate 2012, con il Novara neo retrocesso in Serie B, per i classici “du’ spicci” (anche se allora si parlava di una cifra intorno ai 40mila euro), esplodendo in maglia azzurra e diventando sette anni dopo un top player di caratura europea.
Arrivato dal Boavista (nobile decaduta del calcio lusitano allora in crisi economica), Fernandes, per motivi burocratici legati al suo tesseramento, esordì nell’undici “giovanile” di Giacomo Gattuso solo il 12 ottobre a Livorno (andando subito in gol), ma il ragazzo aveva dimostrato negli allenamenti di avere i numeri del predestinato. La prassi è: se sei forte in Primavera, prima o poi un “giro” in prima squadra lo fai. E l’allora 18enne centrocampista portoghese debuttò in azzurro contro il Cittadella il 3 novembre. Nonostante giocò poco più di dieci minuti, si fece apprezzare per alcuni movimenti.
Peccato che debuttò in un Novara allora in crisi di risultati e di gioco, ma contribuì successivamente ad un girone di ritorno incredibile per la squadra allora allenata da Alfredo Aglietti: dal penultimo posto di metà dicembre al quinto posto finale, con una serie di partite che finirono in goleada per Ludi e compagni e con Fernandes sempre tra i migliori in campo.
L’allora numero 32 azzurro, nella stagione 2012/2013, disputò 23 partite (comprese le due dei play off), partendo sedici volte dal 1′. andando in rete quattro volte (la prima il 22 febbraio 2013 nella goleada allo Spezia al “Picco”) e servendo due assist.
A fine campionato il Novara non riuscì a salire in Serie A e si vociferava da tempo di una possibile cessione di Fernandes. Su di lui si erano interessate alcune squadre di massima serie, ma i tifosi volevano che il Novara 2013/2014 ripartisse da lui e da altri giovani del settore giovanile come Paolo Faragò e Francesco Vicari oltre ad una squadra collaudata e che giocava del bel calcio.
Per una cifra complessiva pari a 5 milioni di euro, Bruno Fernandes, con l’inizio della nuova stagione, venne ceduto all’Udinese del direttore sportivo ex Novara Cristiano Giaretta. Mai un giocatore ceduto dalla squadra azzurra aveva portato così tanti soldi nelle casse della società: fu una plusvalenza importante e forte.
Fernandes, che nell’Udinese prese ancora la maglia numero 32, debuttò in Serie A il 3 novembre 2012 al “Friuli” contro l’Inter, mentre la prima rete in bianconero la siglò poco più di un mese dopo contro il Napoli in trasferta.
Dopo tre stagioni (con undici reti e tredici assist in novantacinque partite), nell’estate 2016 Bruno Fernandes passò alla Sampdoria per 1 milione di prestito ed un riscatto totale di sei milioni. In blucerchiato prese la maglia numero 10 appartenuta ai tempi a Roberto Mancini e Francesco Flachi, ma a Genova fece un passo indietro dal punto di vista delle prestazioni, tanto segnare solo cinque reti e fornire tre assist in 35 partite giocate.
Fernandes la stagione successiva tornò in patria, legandosi allo Sporting Lisbona. Il passaggio del centrocampista di Maia costò alle casse del club biancoverde 9 milioni di euro (bonus compresi) e a oggi il suo rapporto qualità/prezzo è molto alto, trasformandosi in un giocatore totale di centrocampo.
Ovviamente, in questi anni, Bruno Fernandes è entrato nel giro delle Nazionali portoghesi, diventando anche capitano della Under21. Il 10 novembre 2017 Bruno Fernandes realizzò il sogno della vita: debuttare in Nazionale maggiore al fianco dei suo connazionali campioni d’Europa in carica come Cristiano Ronaldo, Joao Moutinho, Bernardo Silva e Ricardo Pereira.
Il suo ottimo campionato con gli sportinguisti convinse poi il CT Fernando Santos a farlo salire sull’areo per Russia 2018, dove debuttò, il 15 giugno, nella prima partita del girone nel pirotecnico 3-3 contro la Spagna. Numero di maglia di Bruno: 16.
E con la Nazionale azzurra a casa per “colpa” della Svezia, i tifosi del Novara si consolarono nel vedere in campo, in quello stesso Mondiale, anche un altro ex giocatore azzurro, un altro che ha fatto grandi cose nella stagione della remuntada al fianco proprio di Bruno Fernandese, lo svizzero Haris Seferović (al suo secondo Mondiale dopo quello brasiliano di due anni prima).
E sapete quali sono oggi i giocatori che occupano i primi due posti nella classifica marcatori della Primeira Liga? Haris Seferovic del Benfica con 21 reti e Bruno Fernandes con venti. Un vanto per la città di San Gaudenzio, proprio nell’anno in cui il Novara ha chiuso in maniera anonima il campionato di Serie C con un nono posto a 24 punti dalla Virtus Entella vincitrice del girone, ma che domani vedrà la squadra di Viali andare ad Arezzo a giocarsi il passaggio alla fase nazionale.
Bruno Fernandes sta facendo bene, segno che gli osservatori italiani hanno visto cose buone (tecnicamente) in lui e lui ha ripagato tutti con gli interessi, tanto che il prossimo anno potrebbe giocare a centrocampo con gente del calibro di Gündoğan, de Bruyne, Sané, Bernardo Silva, Fernandinho e David Silva: se manterrà questi standard, spedirà in panchina qualcuno di questi, oltre a tornare a giocare in Champions League.
Ragazzo molto dotato tecnicamente e con ottima visione di gioco, Bruno Fernandes è parso sin dai tempi delle prime partite con il Novara il giocatore con quel quid capace di far fare il salto di qualità alla squadra in cui gioca. E lui, di stagione in stagione, è migliorato tanto da diventare anche oggetto di mercato di squadre come l’Atlético Madrid, l’Inter, il Milan e perfino la Juventus. Ma alla fine pare l’abbia spuntata il Manchester City, sborsando oltre 105 miliardi di vecchie lire.
Ora per quel timido ragazzino che in maglia azzurra fece impazzire l’intera tifoseria si aprono le porte del miglior campionato del Mondo. Non sarà facile imporsi in un torneo performante come la Premier League, ma se giocherà come sta giocando da due anni a questa parte, per Fernandes non potrà che esserci la consacrazione definitiva. Non sarà il nuovo Cristiano Ronaldo, ma in campo saprà fare sempre la differenza.
Per il vivaio del Novara, l’aver scoperto, creduto e “gettato in pista” un giocatore dal talento immenso come Bruno Fernandes è stato il primo tassello di un settore giovanile che, a partire dalla stagione 2012/2013, ha visto debuttare in prima squadra complessivamente ventisei giovani e oggi, oltre al 25enne portoghese, giocano in Serie A Paolo Faragò, Francesco Vicari, Lorenzo Dickmann e Lorenzò Montipò si giocherà i play off promozione in Serie A con il Benevento.
Ma anche i tifosi azzurri potranno vantarsi di aver dato i “natali calcistici professionistici” ad un talento naturale del calcio europeo. Che visto come è andato il campionato, può essere un “trofeo” messo in bacheca.
immagine in evidenza tratta da calcio,fanpage.it