di Simone Balocco
Durante un anno solare, si contano otto feste religiose (Santa Madre di Dio, Epifania, Pasqua, Assunzione di Maria, Tutti i Santi, Immacolata concezione, Natale, la festa patronale in ogni città), due feste religiose “successive” (Lunedì dell’Angelo e Santo Stefano) e tre feste civili (25 aprile, 1 maggio, 2 giugno). Essendo questi giorni festivi, si sta a casa da lavorare e da scuola.
C’è poi una festa che è solamente scolastica e che vede gli studenti a casa da scuola ed i lavoratori dipendenti, dall’altra parte, al lavoro. Questa festa dura, nel suo clou, sei giorni e scalda i cuori in tutte le parti del Mondo: il carnevale.
Nato in epoca pagana con i Saturnali romani e le feste dionisiache greche, “carnevale” (dal latino carnem levare, “eliminare la carne”), è un periodo che ha il culmine in sei giorni che iniziano con il “giovedì grasso” e terminano con il “martedì grasso”. Durante questo periodo (che inizia, a dire la verità, con i primi festeggiamenti, tra fine gennaio ed inizio febbraio) ci si maschera, si fa “bisboccia” e si può eccedere con il mangiare ed il bere (nei limiti leciti). Il giorno successivo al “martedì grasso” è il “mercoledì delle ceneri” che dà il via alla Quaresima, il periodo di quaranta giorni che termina con la Pasqua. In questi quaranta giorni si è morigerati nel mangiare e nel bere fino alla festività della domenica di Pasqua.
A differenza del Natale, Pasqua è una festa mobile (ovvero non è una data fissa come il 25 dicembre) ed il suo festeggiamento si calcola in base alle fasi lunari. Si è deciso ciò nel 325 d.C., durante il Concilio di Nicea, che Pasqua sarebbe sempre dovuta cadere la prima domenica successiva alla prima luna piena che si verifica dopo il 21 marzo, primo giorno di primavera, successiva quindi all’equinozio di primavera. Se sarà tra il 22 marzo ed il 2 aprile, si parlerà di Pasqua “bassa”, tra il 3 ed il 14 aprile sarà Pasqua “media”, tra il 15 ed il 25 aprile sarà Pasqua “alta”.
In questo 2023, il “giovedì grasso” sarà giovedì 16 febbraio, “martedì grasso” martedì 21 febbraio, il “mercoledì delle ceneri” il 22 febbraio e Pasqua sarà domenica 9 aprile. Quindi nel 2023 sarà Pasqua “media”.
Anche se non è una festa religiosa, carnevale è legato strettamente con la religione in quanto il “martedì grasso” è sempre 41 giorni prima della Pasqua. Più Pasqua è ‘’alta’’, più il ‘’martedì grasso’’ sarà in là nel tempo. A Milano, invece, il carnevale è particolare: si definisce “carnevale ambrosiano” (da sant’Ambrogio, patrono della città) e dura fino al primo sabato successivo al consueto “martedì grasso”. Quel sabato si chiama, giustamente, “grasso” e la decisione di istituire il carnevale ambrosiano ha origini lontanissime. A Milano e nella sua diocesi (che comprende quasi tutta la Provincia di Milano, tutta quella di Monza e Brianza, parte di quelle di Como, Lecco, Varese, Pavia ed il decanato di Treviglio, in Provincia di Bergamo), si fa festa di più nel tempo, fino al 25 febbraio.
I festeggiamenti di carnevale sono iniziati domenica 5 febbraio in tutta Italia.
Durante il carnevale ci si lascia andare e ci si libera (in maniera lecita, ovviamente) di ogni cosa. Lo slogan del periodo è “a Carnevale/ogni scherzo vale”: si ride, si scherza e ci si diverte e chi subisce lo scherzo non può lamentarsi in quanto si è durante il periodo carnevalesco e in questo lasso di tempo bisogna ‘’subire’’ scherzi e non arrabbiarsi. Ed essendo il periodo dove “ci si lascia andare”, durante il periodo carnevalesco non solo ci si abbuffa, ma durante questo periodo sono tanti i prodotti tipici e dolci regionali che dalle tavole degli italiani caratterizzano il carnevale: dalle chiacchiere al sanguinaccio, dalle castagnole alle frittelle di mele, dalle graffe alle zeppole di San Giuseppe, dalle bignole alla cicerchiata, tipica dell’Italia centrale.
Carnevale è un periodo di svago, spensieratezza caratterizzato dal fatto che i bambini quanto gli adulti si mascherano, “assumendo” sembianze che durante l’anno non hanno (e non possono avere). E i travestimenti sono tra i più disparati.
“Da Trieste in giù”, ogni città italiana vive a modo proprio il carnevale ed in alcune le sfilate sono una manna turistica, portando gente da ogni parte del Mondo ad assistere ai loro festeggiamenti: c’è il carnevale di Cento, in provincia di Ferrara, gemellato con quello di Rio di Janeiro, il più famoso del Mondo; quello di Viareggio, noto per i suoi carri allegorici giganteschi incentrati sulla satira politica nazionale che quest’anno giunge alla edizione numero 150; quello di Venezia, caratterizzato da costumi che richiamano il Settecento e di cui si ha notizia sin dal 1094; quello di Ivrea, famoso per la “battaglia delle arance”, un unicum a livello mondiale; quello di Fano dove vengono lanciati dolciumi dall’alto; quello di Acireale che si festeggia dal 1594.
Ma sono le maschere ed i travestimenti a dettare legge nel periodo di carnevale. “Maschera” deriva dalla parola araba mascarà, “satira”.
Durante i festeggiamenti di carnevale ci si maschera in qualcosa che non si è durante l’anno e a capo dei festeggiamenti, in ogni singola città, c’è la maschera allegorica che richiama le caratteristiche della città, ma anche i personaggi della “Commedia dell’arte” del Settecento. Le maschere regionali più famose sono Stenterello a Firenze; Meneghino a Milano; Brighella, Arlecchino, Gioppino e Mezzettino a Bergamo; Rugantino a Roma; Balanzone a Bologna; Gianduja a Torino; Capitan Spaventa a Genova; Pantalone, Colombina e Rosaura a Venezia; Papà del Gnocco a Verona; Vulon a Fano; Pulcinella a Napoli; Peppe Nappa a Palermo; Bartoccio a Perugia; Farinella a Putignano; Giangurgolo a Reggio Calabria; Frappiglia, maschera tipica dell’Abruzzo.
E in Piemonte? Ogni cittadina della nostra regione ha una propria maschera, ognuna con una consorte e/o compagna: Gianduja e Giacometta a Torino; Bicciolano e Bela Majin a Vercelli; Gagliaudo Aulari a Alessandria; Gipin e Catlina a Biella; Spumantino e Barberina a Asti; Gironi e Girometta a Cuneo; Pacian a Verbania. A livello regionale piemontese, altre maschere di carnevale note sono la mugnaia di Ivrea; Peru Magunella e Gin Fiammàa a Borgosesia; a Chivasso Abbà e Bela Tolera; a Santhià Majutin dal Pampardu e Stevulin ‘dla Plisera. Altri carnevali famosi sono quelli di Rocca Grimalda (detta Lachera, in Provincia di Alessandria), Ivrea, Santhià, Borgosesia e Varallo Sesia.
Nella nostra provincia si ricordano le maschere di Oleggio (Pirin e Majin), Gozzano (Babaciu il grande), Galliate (Manghin e Manghina), Borgomanero (Sciòra Togna e Carulèna), Bellinzago (Ciachin dal Re e Main), Vespolate (Panscia Rüsa e la Béla Giplon) e Trecate (Re Bartula e Regina Ghita).
Qual è la maschera di Novara? La nostra maschera è Re Biscottino, accompagnato dalla moglie, Regina Cüneta (‘’Cunetta’’ in italiano).
La maschera novarese è nata tardi rispetto alle altre delle grandi città in quanto nata nel 1872: si decise di legare la maschera cittadina con il prodotto tipico del tempo, i biscottini. Da quel momento, per tutto il periodo di carnevale, Novara diventa “Biscottinopoli” ed il sindaco dona a Re Biscottino, all’apertura dei festeggiamenti, le chiavi della città che simboleggiano il governo (temporale) della città da parte sua.
Perché ‘’Biscottino’’ ? Il biscottino di Novara ha origini settecentesche ed è nato grazie a delle monache che donarono dei biscotti di loro produzione alle persone malate e a quelle anziane. Nel 1852 nacque il biscottificio ‘’Camporelli’’, ancora oggi attivo, ma si parla dei biscotti di Novara almeno dal 1804, derivato dalla ricetta delle monache.
Nel 1872 si accertò la nascita di Re Biscottino: primo “Re Biscottino” è stato Serazzi per poi essere sostituito nel 1885 da don Prina. In quella occasione debuttò Regina Cüneta, principessa data in sua sposa.
Dopo Prina, diventò “re” Bergonzi e poi, nel 1903, Arturo Merati, volto noto del tempo per essere stato tra i fondatori del Corriere di Novara (nato nel 1877) e del Velo Club Novarese. Dopo di lui, si succedettero Giulio Tornielli ed il pittore Rinaldo Lampugnani. Dopo di lui, Achille Lampugnani, figlio del precedente.
Le due guerre mondiali hanno abbattuto l’umore dei novaresi e il carnevale ritornò in voga negli anni Cinquanta grazie all’impegno di Cesare Tamagni (1953-1954), Eugenio Pistone (1955) e Giulio Genocchio (nel 1956): questi tre uomini rappresentarono al meglio la novaresità del tempo nelle loro attività (Tamagni era un giornalista, Pistone un organizzatore di eventi sportivi, Genocchio un notissimo poeta dialettale) e grazie a loro la città tornò ad essere la vecchia ‘’Biscottinopoli’’.
Gli anni Sessanta e Settanta videro il carnevale novarese come una festa opaca e poco reclamizzata, relegata a nessuna sfilata e ai soli balli nella sala Borsa. Nelle altre città, il carnevale diventava un punto di riferimento mentre da noi il carnevale non era sentito come altrove: ci si mascherava, ci si divertiva ma pochi festeggiamenti.
Grazie ad Enrico Tacchini, diventato nel 1982 “Re Biscottino XII”, il carnevale novarese decollò, tornando una festa importante tanto da portare migliaia di novaresi in giro per il centro a fare festa. Con Tacchini, Re Biscottino diventò una vera istituzione e la città recuperò il gap. Durante il ‘’regno’’ di Tacchini, si bruciava in piazza Martiri il pupazzo del re che poneva fine al carnevale e nel 1987 la città ebbe gli occhi del Mondo addosso in quanto la ditta dolciaria Alivar creò la torta più lunga del Mondo, lunga ben 351 metri e pesante oltre 14 quintali: in centro ci furono 50mila persone ed in poche poterono accaparrarsi una fetta di quella lunghissima torta sita in piazza Duomo.
Tacchini rimase Re Biscottino fino al 2001 quando, l’anno successivo la sua morte, lo scettro passò a Sandro Berutti, volto notissimo novarese. Berruti rimase in carica fino al 2017, quando passò lo scettro all’attuale Re Biscottino, Renato Sardo.
Regina Cüneta viene introdotta nel 1885: prima di allora Re Biscottino era scapolo e si decise che sarebbe stato dovuto essere accompagnato da una figura femminile.
Il nome della regina dei festeggiamenti novaresi deriva dalla ‘’cüneta’’ (dal latino cuniculum, “canale”), un canale intorno la città costruito sotto il regno di Carlo Emanuele II di Savoia (1738) per la raccolta dei rifiuti e il raggruppamento dell’acqua piovana (allora non esisteva un sistema fognario), rendendo l’aria di Novara salubre e la salute dei cittadini migliore: Re Biscottino rappresentava il benessere economico, Regina Cüneta la buona salute dei novaresi.
Oggi i due “monarchi” novaresi sono Renato e Giusy Sardo. Grazie a lei e a Sandro Berruti è attiva, dall’aprile 2011, la Onlus “Associazione Re Biscottino di Novara” con lo scopo di valorizzare il carnevale novarese, le sue tradizioni, i costumi e la passione per questa festa, promuovendo azioni di volontariato e beneficienza, come andare nelle case di riposo e negli ospedali per portare un sorriso in quei luoghi.
Re Biscottino e Regina Cüneta non solo sfilano a Novara ed in provincia, ma partecipano anche ad altri carnevali nazionali, portando anche laggiù il fascino del carnevale novarese. Ad esempio nel week end pre-Gaudenziano sono stati a Savona e lo scorso week end a Fano.
Salvo l’edizione 2022, tutti i carnevali novaresi si sono tenuti nel classico periodo carnevalesco. A causa della pandemia di Covid 19, il Comune di Novara ha deciso, eccezionalmente, di spostare i festeggiamenti il 9 luglio e per la prima volta si è tenuto un carnevale…estivo.
Come sarà questo carnevale 2023? Il clou sarà lo spettacolo al Castello sforzesco il 18 febbraio con la consueta sfilata e la consegna delle chiavi della città a Re Biscottino. E alla festa parteciperanno Re Biscottino, Regina Cüneta e la loro “corte” (composta dal principe ereditario, dalle guardie reali, il vassallo, le damigelle, il cerimoniere, la regina madre, principi e principesse) e migliaia di bambini che si divertiranno come tutti i bambini che si divertono durante il periodo di carnevale in tutte le parti del Mondo con coriandoli, bombolette spray e stelle filanti. I festeggiamenti del “martedì grasso” si terranno al centro commerciale “San Martino”.
Appuntamento poi al prossimo anno: “giovedì grasso” sarà l’8 febbraio ed il “martedì grasso” il 13 febbraio 2024. Ma ora godiamoci questo Carnevale che tornerà nel suo periodo naturale e senza restrizioni.
Elenco Re Biscottino dal 1852 a oggi *
I | Serazzi |
II | Don Luigi Prina |
III | Bergonzi |
IV | Arturo Merati |
V | Luigi Tornielli |
VI | Rinaldo Lampugnani |
VII | Achille Lampugnani |
VIII | Cesare Tamagni |
IX | Eugenio Pistone |
X | Giulio Genocchio |
XI | Enrico Tacchini |
XII | Sandro Berruti |
XIII | Renato Sardo |
* elenco fornito da Renato Sardo in data 21 gennaio 2023
immagine in evidenza tratta da novaranews24.it