di Simone Balocco
L’11 ottobre 1983, per la televisione italiana, fu una data importante. Alle ore 20:30, in quella che allora era la prima serata (e che oggi è l’access prime time), andò in onda un programma che cambiò la televisione italiana, commerciale e non. Un programma storico, epico, iconico e capostipite di una serie di programmi successivi nati dal suo esempio. Su Italia 1, la rete giovane dell’allora giovane Fininvest, andava in onda la prima puntata di “Drive In”.
Ideato dall’allora 33enne Antonio Ricci, “Drive in” fu un programma comico a cadenza settimanale, andato in onda per cinque anni consecutivi. La regia è stata nella prima edizione è stata curata da Giancarlo Nicotra (noto per “Tutto compreso”, “Chewing gum” e “La sberla”) e nelle successive quattro sotto la guida di Beppe Recchia (famoso per “La bustarella”).
Ambientato in un luogo a metà tra il drive in americano anni ’50 (luoghi all’aperto dove si potevano guardare i film seduti in macchina) ed un ristorante fast food (che in quel periodo iniziarono a prendere piede in Italia) durante la trasmissione (un’ora la prima edizione, due ore le successive) si esibivano diversi comici in una modalità allora per nulla diffusa di fare spettacolo: nessuna conduzione, niente balli, niente canzoni, nessun ospitata (se non dei camei). Il fulcro erano comicità veloce, parodie, gag, tormentoni.
Il traino di tutta la trasmissione erano Gianfranco d’Angelo ed un giovane Ezio Greggio. Insieme a loro, si esibivano alcuni comici al top della celebrità o che iniziarono la carriera proprio calcando lo stage del programma: da Giorgio Faletti a Zuzzurro e Gaspare (alias Andrea Brambilla e Nino Formicola), da Francesco Salvi alla coppia Boldi-Teocoli, da Margherita Fumero ad Enzo Braschi, da Sergio Vastano ai Tretré a Mario Zucca. E l’audience di “Drive In” fu sempre alto, tanto che già la stagione successiva passò da un anonimo martedì sera alla domenica sera, sbaragliando sempre la concorrenza.
“Drive In” era la risposta “berlusconiana” ai programmi comici di “mamma Rai” che avevano segnato un’epoca alla fine degli anni Settanta come “Non stop” e “La sberla”.
Il nostro Paese usciva dai pesanti anni Settanta e stava entrando in tackle negli anni Ottanta, i celebri anni da bere, anni dove c’era benessere diffuso, si pensava solo a divertirsi e a godersi i soldi guadagnati spendendoli in ogni cosa e strizzando l’occhio Oltreoceano, agli Stati uniti e all’edonismo reaganiano, ovvero un nuovo pensiero politico (e di vita) tra liberismo, individualismo, consumismo ed egoismo tipico della prima metà degli anni Ottanta.
Erano gli anni di un’Italia esagerata che oggi, a pensarla, si guarda con invidia.
La prima edizione dello show fu registrata a Roma mentre le successive a Milano, tanto che i protagonisti erano tutti milanesi o trapiantanti nel capoluogo meneghino.
Che cosa portava di nuovo “Drive In” rispetto al passato? Il ritmo comico, innanzitutto: a parte la presenza della coppia d’Angelo-Greggio, si alternavano comici noti e poco noti. Ogni comico era vestito in un certo modo e faceva il suo sketch parodiando personaggi politici dell’epoca o personaggi improbabili, caricaturizzando alcune situazioni italiane tipiche del periodo (e anche dei decenni successivi). Ad esempio, Gianfranco d’Angelo impersonificava politici come de Mita, de Michelis, Spadolini e Goria esasperando il loro accento o il loro aspetto; Enzo Braschi canzonava la figura del “paninaro” e la moda milanese di quel periodo; Sergio Vastano impersonificava lo studente della “Bocconi” fuori sede e espressione del successivo “yuppismo”; Salvi imitava un camionista strampalato ed un cantante di una rock band dal nome improbabile; Zuzzurro e Gaspare la strampalata coppia di un ispettore di polizia con l’impermeabile beige ed il suo insopportabile e puntiglioso assistente.
Ma sono state memorabili anche le parodie, con la coppia d’Angelo-Greggio sugli scudi: d’Angelo è stato irresistibile nel prendere in giro figure iconiche come Pippo Baudo e Katia Ricciarelli, Marina Ripa di Meana e Roberto Gervaso. Sandra Milo e tutta la stampa scandalistica italiana dell’epoca vestendosi da “Tenerone”; Greggio parodiava scienziati (il professor Zichichirichì), battitori d’asta assurdi (“L’asta tosta”), santoni (il dottor Vermiglione) e critici d’arte. Oppure Enrico Beruschi che in “Drive In” oltre ad assere lo sfortunato assiduo cliente che veniva sempre fregato dalla coppia d’Angelo-Greggio (proprietario del drive in e suo collaboratore) nei suoi assurdi metodi di “rimorchio” delle bigliettaie del “Drive In” o delle donne presenti nel programma per uscire dal noioso menage matrimoniale con la moglie (nella finzione) Margherita Fumero, contribuì a diventare iconico nel cercare di canzonare le nascenti soap opere sudamericane o film horror.
Ma il comico riconosciuto da tutti per la verve, la dinamicità e la genialità è stato Giorgio Faletti. L’attore astigiano grazie alla sua partecipazione a “Drive In” ebbe un’impennata di popolarità con una verve comica molto comunicativa, scanzonata ed iconica. E la mente va al suo personaggio più celebre, la guardia giurata Vito Catozzo. Per non parlare di Suor Daliso delle “Piccole Madri Addolorate del Beato Albergo del Viandante e del Pellegrino”, Carlino o il Cabarettista mascherato. Un comico che negli anni successivi si è imposto come cantante (si classificò al secondo posto a Sanremo 1994 con “Signor Tenente”, vincitore del Premio della critica), scrittore (oltre quindici milioni di copie vendute, di cui solo quattro milioni con il suo romanzo d’esordio, “Io uccido”) ed attore (celebre la sua interpretazione in “Notte prima degli esami” di Fausto Brizzi).
“Drive In” andò in onda per cinque anni fino a domenica 17 aprile 1989 quando chiuse i battenti. Al suo posto, nacquero due programmi distinti con conduzioni differenti: Greggio e d’Angelo condussero “Odiens” (sempre ideato da Antonio Ricci); Faletti, Zuzzurro e Gaspare, Pistarino (con Teo Teocoli, Athina Cenci e Silvio Orlando) furono i protagonisti dell’erede (come modalità di comicità) di “Drive In”, “Emilio”, che durò solo due stagioni.
“Drive” in è stato un qualcosa di irripetibile, il “via” per tanti successivi programmi comici e non. E la critica si divise nei suoi confronti: la maggior parte criticò positivamente il programma, tanto che Federico Fellini disse che era il solo programma per cui valeva la pena avere la tv. Un esempio di tv intelligente, allegra con una comicità che allora non si era mai vista.
Le critiche furono prettamente due: essere un programma vuoto di contenuti e prototipo di una tv spazzatura; considerare le donne come soli oggetti.
Sulla prima “critica”, “Drive In” effettivamente ha preso in giro tante situazioni tipiche di quegli anni, ma l’intento di Ricci era quello di andare oltre il modo di fare tv di quegli anni. Tanti lo consideravano un programma vicino al “berlusconismo” rampante di quegli anni, peccato che la trasmissione (nonostante andasse in onda sulla rete “giovane” del Biscione) prendeva proprio in giro Berlusconi, la tv italiana, gli Usa (anche se lo stile del programma era americano), la “Milano da bere” (anche se lo stesso show era un prodotto di quella città e di quel tipo di Italia) e la politica nazionale del tempo.
Per quanto riguarda la figura femminile, “Drive In” è diventato celebre per aver messo in mostra in prima serata donne bellissime, formose e piacenti come Carmen Russo, Lory del Santo, Tinì Cansino, le ragazze Fast Food, le Monelle o le Bomber.
Queste ragazze, cotonate nei capelli, vestite poco e con le forme in evidenze, furono il simbolo del programma e ancora oggi molte di loro sono ricordate proprio per aver iniziato la propria carriera come cassiere (Russo e del Santo) del programma, opinioniste (la stessa del Santo o Johara) o come cameriere sui pattini (le stesse ragazze Fast food).
Nonostante tutte queste fossero molto discinte ed appariscenti, non furono delle mere “donne oggetto”, ma veri e propri personaggi che non solo dispensavano consigli ma facevano anche loro battute caustiche e doppi sensi come fossero anche loro delle comiche. E lo stesso Ricci ha sempre rispedito al mittente le critiche sulle donne di “Drive In”, dicendo che c’era stato di peggio negli anni passati in Rai o su alcuni giornali allora molto in voga.
Oggi un programma come “Drive In” non avrebbe successo, ma sono stati un successo le sue repliche televisive con i giovani di allora che nel 2003, in occasione del ventennale della prima puntata, hanno avuto una sorta di “amarcord” nel rivedere i protagonisti delle loro domeniche sere e rivedere personaggi iconici, mentre per i nati negli anni Novanta la possibilità di rivivere ciò che i lori genitori vissero.
“Drive In” non è stato il “manifesto di tutti i mali possibili della TV commerciale” come ha detto il critico tv Aldo Grasso, ma un qualcosa di più: una novità rispetto ad una Rai che non offriva nulla di meglio e fu da trampolino di lancio per tanti comici e per un nuovo modo di fare televisione. E Ricci lo comprese bene visto che dopo “Drive In” creò “Striscia la notizia”, il tg satirico che va in onda ininterrottamente dal 7 novembre 1988 e che partendo da degli iniziali cinque minuti (dalle 20:25 alle 20:30, prima dell’inizio della prima serata) arriva oggi a superare i quaranta minuti, modificando il prime time televisivo nazionale, contribuendo a far iniziare la prima serata alle 21:30 e a ruota tutta la concorrenza.
“Drive In” oggi non avrebbe successo, ma tanti programmi comici sono nati negli anni successivi proprio grazie a…“Drive In”.
Ma è anche grazie a “Drive In” che oggi riconosciamo il quadro del pittore Teomondo Scrofalo e ogni volta che vediamo passare per strada un cane di razza Cocker pensiamo al signor Armando e al suo cane Has Fidanken.
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