di Simone Balocco
Quando un foresto parla di Novara, sicuramente si soffermerà pensando al riso, alla paniscia, al buon vino del nostro territorio, al gorgonzola, al Lago Maggiore e al Lago d’Orta. Se il foresto segue lo sport, sicuramente penserà al Novara Calcio, alla Igor Volley, alla Libertas e alla Ginnastica Pro Novara, oppure ai fasti anni Ottanta-Novara dello yankee Novara Baseball, con la squadra cittadina allora Serie A1.
Ma se il nostro interlocutore è uno che se ne intende davvero, dirà che Novara è conosciuta per uno sport di nicchia, poco praticato e diffuso a macchia di leopardo in Italia. Uno sport di squadra in cui si gioca indoor cinque contro cinque su una pista di parquet con i pattini a rotelle ai piedi ed una stecca di legno in mano, in partite di due tempi da venticinque minuti ciascuno. Uno sport dove i palazzetti sono veri e propri “Maracanà”, templi dove i gradoni trasudano di colore, fumogeni e tifo sia che si giochi a Lodi, Monza, Thiene, Trissino, Follonica, Viareggio o Giovinazzo.
Lo sport che ha fatto conoscere Novara in Italia, in Europa e nel Mondo è l’hockey su pista attraverso le gesta dell’Hockey Novara, vincitore di ben 32 scudetti. La nostra città è stata una vera e propria “hockey capitol city” italiana fino agli inizi degli anni 2000.
L’Hockey Novara ha sempre animato lo spirito dei tifosi ed il palazzetto di viale Kennedy è stato sempre uno “stadio” dove entrare in punta di piedi per rispetto verso un’Autorità (l’Hockey Novara) che dominava in Italia e che si faceva rispettare anche al di fuori dei confini nazionali, dando filo da torcere alle avversarie iberiche.
Oggi l’Hockey Novara non esiste più, ma questo sport su rotelle viene praticato ancora a livello agonistico, anche se i fasti non sono più quelli di un tempo. L’eredità hockeistica novarese è portata avanti da due squadre, l’Azzurra Hockey Novara, nata cinque anni fa è attualmente impegnata nel campionato di Serie A2, e dalla Polisportiva San Giacomo “sezione Hockey su pista”.
Oggi vi vogliamo raccontare, brevemente, l’epopea dell’Hockey Novara, la squadra che per oltre dieci stagioni è stata la squadra di club più scudettata d’Italia, fornendo alla Nazionale i migliori giocatori, contribuendo alla vittoria di titoli mondiali ed europei con un unico, enorme, cruccio: non aver mai vinto la Coppa dei Campioni.
Un po’ di storia: la diffusione dell’hockey su pista in Italia – L’hockey su pista trae origine dall’hockey su ghiaccio, ma il suo sviluppo è legato alla diffusione del pattinaggio artistico. La parola “hockey” deriva dal tipo di bastone ricurvo usato, l’hook. I natali dell’hockey su pista sono datati Inghilterra 1877 per poi essere successivamente esportato in Francia, Germania e Svizzera.
L’Inghilterra, grazie alla squadra dell’Herne Bay, espressione di una cittadina della costa sud-est, si impose come potenza hockeistica di prim’ordine tra gli anni Venti e Trenta del secolo scorso. A Montreux, in Svizzera, nacque poi nel 1924 la Federazione Internazionale Pattinaggio a Rotelle, presieduta da Freddy Ronckewitz, con lo scopo di diffondere, coordinare e promuovere le attività su rotelle: hockey e pattinaggio artistico su strada e su pista.
Questo sport approdò nel nostro Paese nel 1912 grazie allo Skating Savini che, con due squadre da sette giocatori ciascuna, giocò le sue prime partite al Teatro d’estate, la pista costruita allora nel parco Sempione. L’anno successivo la compagine milanese disputò il suo primo incontro internazionale a Lucerna contro la Nazionale elvetica che si impose nettamente per 11-0. Lo scoppio della Grande Guerra interruppe l’attività hockeistica italiana.
L’anno della svolta fu il 1922 quando venne disputato il primo campionato italiano che vide al via quattro squadre: Hockey Club Sempione Milano, Veloce Club Milano, U.S. Triestina e Hockey Club Excelsior Pola, con la vittoria della squadra polese. Nel frattempo, nacque la Federazione Italiana Pattinaggio Rotelle presieduta dal conte Alberto Bonacossa.
Nel 1924 a Montreux venne organizzato un torneo cui parteciparono sei squadre (per l’Italia, l’Hockey Club Sempione) vinto dall’Herne Bay. Proprio ad Herne Bay, nel 1926, si disputò il primo campionato europeo cui parteciparono la Nazionali di Inghilterra, Spagna, Portogallo, Belgio, Svizzera ed Italia, rappresentata dai milanesi dell’Hockey Club Sempione, visto che fino a quel momento il nostro Paese non aveva una propria Selezione nazionale. Anche in quella occasione, si imposero i forti padroni di casa.
1924, nasce l’Hockey Club Novara – Nell’autunno 1924 quindici “pionieri”, capitanati dall’ingegner Vittorio Masera, diedero vita al primo sodalizio hockeistico di Novara: Vittorio Bottini, Vittorio Genesi, Pierino Buscaglia, Angelo Grassi, Francesco Cestagalli, Giuseppe Lombardini, Giuseppe Colombara, Giuseppe Provvisione, Alceo Concia, Piero Drisaldi, Bruno Vannucci, Renzo Fenini, Fiorenzo Zavattaro, Luigi Gallina e Vittorio Masera, primo presidente del sodalizio. L’ingegner Vittorio Masera fu colui che a Novara portò e diffuse l’hockey su pista e che del sodalizio fu Presidente, finanziatore, organizzatore, direttore tecnico e allenatore
L’Hockey Club Vittoria si affiliò alla Federhockey nel 1925 e l’anno dopo divenne la nona squadra partecipante al campionato nazionale, ma già in possesso della quarta tessera di affiliazione alla Federhockey italiana.
I colori sociali della squadra furono prima una maglia verde e poi, dal 1926, i colori sociali divennero la maglia azzurra con lo stemma della città sul petto. L’azzurro era il colore di tutte le divise delle squadre sportive cittadine.
La prima partita giocata dall’Hockey Club Novara fu disputata a Vercelli il 4 giugno 1925 contro la squadra locale che s’impose 5-3. Nel dicembre 1925, a Milano, la squadra novarese giocò la sua prima partita internazionale contro il Paris Hockey Club, che si impose 9-2.
Il mese dopo, il 26 gennaio, a Novara venne organizzato, in occasione della festa patronale di San Gaudenzio, un torneo cui presero parte i campioni d’Europa dell’Herne Bay ed il Milan: l’Hockey Novara sconfisse gli avversari per 8-5 e 2-1, impressionando i tifosi. Il 5 e 6 marzo 1927 i ragazzi di Masera furono invitati a disputare un torneo a Montreux contro la squadra lemana e gli inglesi del Manchester: l’Hockey Club Novara riportò tre vittorie ed una sconfitta in quel torneo.
Il primo giocatore della squadra novarese ad essere convocato in Nazionale fu il diciottenne portiere Lino Grassi e proprio grazie all’Hockey Club Novara se si ebbe la nascita della “Nazionale italiana di hockey su pista” che prese parte ai campionati europei di Montreux del 1927, piazzandosi al 5° posto su sei Nazionali partecipanti.
La prima pista usata dall’Hockey Novara è stata la sala del “Vittoria”, il cinema esistito fino alla fine degli anni Novanta in centro davanti al teatro “Coccia” dove oggi c’è la galleria commerciale. Oltre al cinema, lo spazio aveva una pista da ballo e una sala da boxe. Il proprietario del salone però fino ad un certo punto ospitò le prove degli azzurri, salvo poi non concedere più lo spazio perché i pattini rovinavano il parquet e la squadra non pagava l’affitto.
Nel 1929 l’Hockey Club Novara disputò il suo primo campionato nazionale. La prima partita di campionato venne disputata contro i veneti del Patavium che perse 10-2 e la squadra si classificò al terzo posto su tre squadre partecipanti.
L’anno successivo la squadra vinse il suo primo scudetto ed aprì un ciclo di cinque scudetti consecutivi vinti come la Juventus nel calcio.
La pista di viale Buonarroti nuovo tempio dello sport novarese – La serie di scudetti consecutivi s’interruppe nel 1935, quando la vittoria finale andò al Milan. Il secondo posto ottenuto quella stagione suonò peggio di una sconfitta per i ragazzi di Masera, tanto da indurre gli hockeisti a minacciare il ritiro dall’attività agonistica se non fosse stata costruita loro una pista da hockey degna di quel nome, visto che la squadra non disponeva di tale impianto e si allenava sempre fuori città.
Anche il giornale fascista cittadino dell’epoca, “L’Italia Giovane”, lanciò un appello all’Amministrazione comunale affinché la squadra potesse disporre di una pista da hockey. Chi capì l’importanza della situazione, fu il guru dello sport novarese, Gianni Mariggi.
Mariggi, grande appassionato di sport, convinse il podestà Luigi Tornielli a far costruire una pista per l’Hockey Club Novara a spese comunali. Mariggi strappò una promessa al podestà: se la squadra avesse vinto il campionato del 1936, avrebbe avuto la pista.
Mariggi e la squadra di hockey accettarono la sfida e l’anno dopo non si lasciarono sfuggire l’occasione, andando a vincere lo scudetto imponendosi nel match finale contro il Milan dopo uno scontro disperato risolto dalla rete di Pomella La squadra vinse il campionato e, in base alla promessa, il Comune di Novara fece costruire nell’area sottostante il parco dell’Allea, in viale Buonarroti, la pista di hockey.
L’inaugurazione avvenne il 21 aprile 1937, “giorno dei natali di Roma”, davanti alle più alte cariche cittadine. La pista andò ad unirsi alle altre strutture sportive inaugurate dal fascismo novarese (lo stadio “Littorio” di via Alcarotti, la piscina comunale di via dei Mille, i campi da tennis dell’UNUCI), riuscendo a rinnovare profondamente il volto sportivo di Novara.
I campionati hockeystici dal 1937 al 1942 furono ad appannaggio del Pubblico Impiego Trieste, sorto dal nucleo dell’U.S. Triestina. In quelle cinque stagioni, il Novara non fu all’altezza della situazione, arrivando al massimo al secondo posto.
Il ricco periodo post bellico e la prima stella sul petto – Con il ritorno alla normalità dopo la fine della Seconda guerra mondiale, anche l’Hockey Novara tornò a giocare. E tornò ad essere la schiaccia-sassi del decennio precedente. Tra il 1945 ed il 1969, la squadra azzurra vinse cinque scudetti, arrivando tre volte seconda e sei volte terza. Nel 1950 la squadra vinse il suo decimo scudetto e questo fu celebrato con la stella sul petto, seconda squadra hockeistica italiana a fregiarsi di questa onorificenza dopo la Triestina.
Si mise in luce in quel periodo uno dei giocatori simbolo della rinascita hockeistica novarese: Ferruccio Panagini detto “Gin”, bomber di razza e trascinatore della Nazionale italiana ai Mondiali di Ginevra del 1953, dove la nostra Nazionale vinse il suo primo titolo, rifacendosi del secondo posto dell’edizione precedente vinta dal Portogallo. E la Nazionale fece il double vincendo, di conseguenza, anche il titolo di campione d’Europa. Panagini vinse anche per cinque volte il titolo di capocannoniere del campionato.
Fino al 1969, gli avversari del Novara furono la Triestina con otto titoli vinti (tornando ai fasti del passato) ed il Monza (sette scudetti), intervallati da un’altra squadra friulana, l’Edera Trieste, e dal doppio successo di Modena. In più. La Federhockey europea trasse spunto dal calcio e nella stagione 1965/1966 istituì la prima edizione della Coppa dei Campioni, manifestazione che mise dio fronte quattro squadra, rispettivamente campioni nazionali dei principali quattro campionati europei: Spagna (Voltregà), Germania (Herten), Francia (Gujas-Mestras) e Italia (Hockey Monza). Non vi prese parte inizialmente l’altra grande potenza hockeistica europea, il Portogallo con i campioni del Benfica.
Il debutto europeo, la seconda stella e l’arrivo di Robert Olthoff – Il 1969 fu un anno importante per l’Hockey Novara: vittoria dello scudetto dopo dieci anni; costruzione del nuovo impianto da gioco al coperto; nomina del nuovo presidente; ingaggio del primo giocatore straniero.
Dopo dieci anni di attesa e quattro secondi posti, finalmente arrivò il tanto agognato scudetto e nella stagione successiva (la 1970/1971) la squadra di mister Panagini partecipò, per la prima volta, alla Coppa dei Campioni. La squadra novarese prese parte alla più importante manifestazione europea per club anche nei sei anni successivi, raggiungendo due volte consecutivamente la finale, nel 1971 e nel 1972, perdendo contro gli spagnoli del Reus Deportiu, allora la squadra più forte d’Europa.
Nel 1977 arrivarono il ventesimo scudetto e, di conseguenza, la seconda stella sul petto (prima squadra sportiva italiana a potersene fregiare) e la semifinale di Coppa del Coppe persa contro gli spagnoli dell’Arenys de Munt. Da quel momento, e fino al 1985, la squadra non vincerà più nessun titolo nazionale, oltre a perdere la finale di Coppa CERS contro lo Sporting Lisbona nel 1984.
Nel 1969 fu inaugurato il palazzetto dello sport di viale Kennedy, un impianto che fa capolino nella zona sportiva della città (stadio “Comunale”, campo da baseball, campo di atletica) e divenne presidente del club Santino Tarantola che rimase a capo del sodalizio fino al 1979. Tarantola, titolare della più grossa impresa di costruzioni della città, legò il suo nome allo sport cittadino, tanto da essere stato anche presidente del Novara Calcio.
Nel 1969 arrivò anche il primo giocatore straniero del club, il forte attaccante olandese Robert Olthoff dal Residentie Aia e faro della Nazionale olandese che tra il 1961 ed il 1979 si classificò due volte terza e tre volte quarta ai Campionati europei. L’olandese rimase a Novara per sette stagioni, vincendo sei scudetti consecutivi, tre Coppe Italia e due volte consecutive la classifica marcatori.
Sempre nel 1969, il Novara vinse il titolo nazionale e poté partecipare per la prima volta alla Coppa dei Campioni, dove uscì nei quarti di finale per mano degli spagnoli del Voltregà, poi finalisti.
In questo decennio divennero idoli della tifoseria lo stesso Olthoff, Beniamino Battistella, Erasmo Marcon ed i novaresi Renzo Zaffinetti e Gianni Aina. Si alternarono sulla panchina azzurra Panagini, lo stesso Aina e Battistella, ex giocatore azzurro passato ad allenare.
Il grande Hockey Novara degli anni Ottanta-Novanta. La terza stella sul petto – Il salto di qualità, l’Hockey Novara lo fece nel 1984, quando la presidenza passò a Luciano Ubezio, noto odontostomatologo novarese che contribuì a scrivere una grande pagina di sport hockeistico in Italia ed in Europa. Ubezio fu presidente fino al 2003, diventando il secondo presidente più longevo del club dopo i venti anni di Masera.
Il Novara targato Ubezio si può dividere in due cicli distinti: 1984-1988 e 1992-2002.
Nel primo ciclo, la squadra vinse due scudetti, quattro Coppe Italia consecutive, una Coppa CERS, oltre a disputare una finale di Coppa delle Coppe (persa contro il Barcellona) e due finali di Coppa dei Campioni (contro Porto e Liceo La Coruña):
Nella stagione 1984/1985 era tornato il Novara di un tempo: scudetto (regular season e play off), Coppa Italia (vinta contro Pordenone) e Coppa CERS (la allora “Coppa Uefa” dell’hockey su pista europeo) vinta contro gli spagnoli del Cerdanyola.
In questo quadriennio, il Novara diede i migliori giocatori alla Nazionale, tanto che tra il 1986 ed il 1990 la Nazionale vinse due Mondiali consecutivi ed un Europeo: a Sertãozinho (in Brasile), a La Coruna e a Lodi gli azzurri ebbero la meglio sulla Spagna, diventando la Nazionale più forte di quegli anni e ancora oggi la Nazionale italiana più vincente di sempre.
Nel settembre 1984 Novara ospitò la XXVI edizione dei Mondiali di hockey su pista: a vincere fu la Nazionale argentina davanti all’Italia e ai campioni uscenti del Portogallo. La Nazionale allenata da Gianni Massari perse una sola partita, contro l’Albiceleste, ed ebbe in Enrico Bernardini il suo capocannoniere. Bernardini due anni dopo approdò a Novara rimanendovi per tredici stagioni indossando la fascia di capitano.
Il Novara di Ubezio in quegli anni ebbe dalla sua un massiccio numero di sponsor e di capitali, così da portare sotto la Cupola il meglio dell’hockey nazionale, europeo e mondiale: dai pugliesi Colamaria, Amato e Marzella (negli anni ’80 il più forte giocatore italiano) ai fratelli Mariotti (Enrico e Massimo, quest’ultimo ribattezzato negli anni Duemila “Mister Hockey”, il più forte e vincente hockeista italiano e attualmente allenatore della Nazionale italiana), dai veneti dal Lago e Rigo ai toscani Crudeli, Bernardini e Orlandi, dal portoghese Vitor Hugo all’argentino Pablo Cairo. In panchina si alternarono allenatori com Battistella, Massari e Cardoso.
Gli anni Novanta furono tutti dell’Hockey Novara: tra il 1992 ed il 2002, la squadra vinse sette scudetti, otto Coppe Italia, tre Coppe di Lega, due Coppe CERS consecutive (contro Igualada e Thiene), spingendosi per ben cinque volte in semifinale di Coppa dei Campioni. Non ci fu niente da fare: tutte le avversarie (Igualada, Benfica, Vercelli, Porto e Barcellona) riuscirono ad arrivare all’ultimo atto, con il Novara sempre sotto il gradino del podio continentale.
Nella stagione 1993/1994 l’attaccante azzurro Franco Amato vinse per la terza volta la classifica marcatori segnando addirittura 101 reti, un record ancora oggi mai superato. Lo stesso bomber di Giovinazzo contribuì al terzo posto alle Olimpiadi di Barcellona 1992 della Nazionale italiana, con l’hockey su pista “sport dimostrativo” (quindi senza assegnazione di medaglie) e alla vittoria del quarto oro mondiale a Wuppertal, in Germania, nel 1997, contro l’Argentina. Nel torneo, la Nazionale di Raul Micheli giocò sempre con cinque giocatori dell’Hockey Novara in campo.
L’Hockey Novara di quegli anni era trascinato in campo dai gemelli di Bassano del Grappa, Alberto e Alessandro Michielon, tra i giocatori italiani più forti di sempre, oltre ad una squadra che in Italia non riusciva ad avere avversari, anche perché nessuna squadra era forte tecnicamente e monetariamente come l’Hockey Novara. Alessandro Michielon vinse per sei anni di fila la classifica marcatori, oltre alle due vinte prima di giungere a Novara con il Roller Monza.
Nella stagione 2003/2004 (e per le due stagioni consecutive), Novara schierò ben tre squadre hockeistiche in Serie A1: Hockey Novara, Roller 3000 e Rotellistica Novara.
Lo sport a rotelle entrò in crisi a livello nazionale con diminuzione della visibilità televisiva, di interesse e di sponsor, tanto che tra la metà degli anni Novanta e metà anni Duemila molti sodalizi storici ebbero problemi economici.
Ed il vento, anche a Novara, stava per cambiare.
Il trentesimo scudetto, l’addio di Ubezio e crisi della società – Il nuovo secolo dell’hockey su rotelle italiano si aprì come si era chiuso il secolo precedente: scudetto a Novara nel 2000, 2001 e 2002. Quello del 2000 ebbe un eco mediatico non indifferente: fu il trentesimo scudetto della squadra e questo significò poter indossare sul petto, dalla stagione successiva, la terza stella. Mai nessuna squadra italiana era riuscita fino ad allora a vincere trenta scudetti. L’Hockey Novara ci riuscì e consolidò la sua leadership anche nelle due stagioni successive.
Ma nell’estate 2003 successe un fatto molto importante: Luciano Ubezio cedette la squadra. Dopo diciotto anni, il “Presidentissimo” decise di mollare tutto, lasciando nello sconforto tutti. Le cause furono le mancate sponsorizzazioni e gli oneri troppo alti da sostenere per il leader azzurro. Via via lasciarono la squadra tutti i campioni e a rimpiazzarli furono ingaggiati giocatori di livello nettamente inferiore.
Gli subentrò alla presidenza Massimo Repetto che rimase Presidente fino al 2009, quando la squadra retrocesse per la prima volta in Serie A2. A dire il vero, l’Hockey Novara non retrocesse sul campo ma “d’ufficio”, perché nella stagione 2008/2009 non aveva svolto la “regolare attività giovanile”, basilare per ogni squadra hockeystica italiana. Due anni dopo gli fu tolta la affiliazione alla Federhockey nazionale.
Tra il 2003 ed il 2009, l’Hockey Novara raggiunse, come miglior piazzamento in campionato, un quinto posto finale, una posizione che mancava dalla stagione 1982/1983 ed il ridimensionamento fu clamoroso. Il 15 settembre 2009, inoltre, un grave lutto colpì la Novara hockeistica e sportiva, la morte di Luciano Ubezio.
La società non si iscrisse alla stagione 2009/2010, ma il marchio “Hockey Novara” fu “affittato” dal Roller 3000 nel 2010 che lo tenne un anno “in vita”.
A causa di alcune polemiche tra i dirigenti allora, nessuno mosse un dito e la squadra sparì. nonostante la promozione in Serie A1.
Finiva nella maniera più tragica la storia di un club che scrisse la storia di questo sport in città, in Italia e in Europa, riconosciuto ancora oggi dalle avversarie continentali come un rivale meritevole di rispetto.
Gli allenatori: il meglio della piazza. Anzi, della pista – Il detto dice “dietro ad un grande uomo, c’è sempre una grande donna”. Per quanto concerne la storia dell’Hockey Novara, il detto diventa “dietro una grande squadra, c’è sempre un grande allenatore”. E negli ottantacinque anni di storia del sodalizio hockeistico gaudenziano, si sono alternati i migliori allenatori dell’hockey pista nazionale, la maggior parte ex giocatori del club. Ed ecco i vari Grassi, Bottini, Cioccala, Gallarini, Panagini, Battistella e Parasuco, tutti vincitori di almeno uno scudetto o una Coppa Italia. Sulla panchina del club nato sotto il cinema “Vittoria” e diventato anche il club più scudettato d’Italia, si sono anche seduti due tecnici stranieri, entrambi portoghesi: Jaime Cardoso e Antonio Livramento, considerato come l’hockeista più forte di tutti i tempi.
Il podio degli allenatori più vincenti sulla panchina dell’Hockey Novara è composto da Vittorio Masera, Ferruccio Panagini e Mino Battistella, vincitori di ben trentasette dei sessanta titoli vinti dal club nella sua storia, il 62%.
Battistella, veneto di Breganze, è quello che ha portato ben ventidue titoli in cascina (nove scudetti, dieci Coppe Italia, una Coppa di Lega, due Coppe CERS), vincendo da giocatore sei scudetti (di cui cinque consecutivi), due Coppe Italia e cinque classifiche marcatori, di cui quattro consecutive, con la squadra allora allenata da Panagini e Aina.
Lino Grassi, il primo nazionale novarese – Classe 1909, Angelo “Lino” Grassi è considerato il giocatore più forte che l’Hockey Club Novara abbia mai prodotto e schierato, nonché il primo giocatore convocato in Nazionale.
Pattinatore, anzi “schettinatore”, sin da quando aveva tredici anni, Grassi iniziò la sua carriera hockeistica ricoprendo il ruolo di attaccante. Di carattere forte ed impulsivo, Grassi una volta fu richiamato dal Presidente Masera tanto che lo mandò a giocare in porta per punizione. Da quel momento, non si spostò più da là. Grazie al caso, “Lino” Grassi disputò 640 partite con l’Hockey Novara e centoundici con la Nazionale maggiore. Giocò fino alla stagione 1950, vincendo complessivamente dieci scudetti, mentre con la Nazionale vinse tre medaglie di argento e due di bronzo sei Mondiali cui prese parte. Grassi giocò fino al 1953, fino all’età di 44 anni dopodiché iniziò ad allenare.
Lino Grassi fu di tutto questo un esempio di unicità, straordinaria interpretazione del ruolo, efficacia, efficienza, sicurezza, spettacolarità e tanta sostanza.
Morto nell’aprile 1993, il 6 settembre 2008 gli è stata intitolata la pista di viale Buonarroti poiché, come appare nella targa all’ingresso, “pioniere e campione dell’Hockey Novara”.
I derby infuocati con l’Amatori Vercelli – Con l’uscita di scena dell’Hockey Novara, quasi come in base alla legge del contrappasso, il Novara Calcio emerse dall’anonimato sportivo in cui era precipitato nei trent’anni precedenti. Nella stagione 2009/2010 la squadra di Attilio Tesser vinse il torneo di Lega Pro e fu promossa dopo 33 anni in Serie B e la stagione successiva, vincendo i play off contro il Padova, tornò in Serie A dopo cinquantacinque anni. In città era ritornata la Novara Calcio mania, il “Piola” era sempre sold out e la squadra tornò sulla bocca di tutti come ai tempi di Silvio Piola.
Il 23 dicembre 2012 tornò a disputarsi, dopo dieci anni di attesa, il “derby delle risaie” contro la Pro Vercelli. Da allora sono state giocate otto partite tra Serie B e Serie C invece negli anni Ottanta e Novanta, le due squadre si incontrarono sempre in Serie C2.
Proprio quando il Novara Calcio riemerse, l’Hockey Novara spariva.
Ma quando si parla di Novara e Vercelli la mente non vola al calcio, ma all’hockey su pista poiché tra il 1980 ed il 2009, le due città (attraverso l’Hockey Club e l’Amatori) scrissero una grande pagina di questo sport, dando il via a partite memorabili tra il palazzetto di viale Kennedy ed il PalaIsola.
Il primo derby andò in scena il 2 giugno 1971 e finì 20-3 all’andata e 22-3 al ritorno per la squadra di mister Panagini. La squadra gialloverde, nata otto anni prima e militante in Serie B per quattro stagioni, retrocesse subito ma a partire dalla stagione 1980/1981 questa giocò alla pari del Novara e dei top team nazionali. In dieci anni (1981-1990), la squadra vercellese vinse tre titoli nazionali, una Coppa Italia, due Coppe CERS e raggiunse addirittura una finale di Coppa dei Campioni nella stagione 1997/1998, sconfitta dai fortissimi catalani dell’Igualada, padroni europei dell’hockey su pista in quegli anni (vincitori di sei Coppe dei Campioni negli anni Novanta).
Come per l’Hockey Novara, anche l’Amatori Vercelli visse successivamente difficili situazioni finanziarie, tanto da giocare nel nuovo secolo ben quattro stagioni in Serie B e dodici in Serie A2. Attualmente la squadra milita in Serie A1 agli ordini del tecnico portoghese Sérgio Silva.
Novara e Vercelli, nei venti campionati complessivi che hanno giocato in Serie A1, hanno regalato vere perle di hockey in campo, con giocatori che hanno fatto la storia e che in molti casi hanno fatto andata e ritorno sulla SS11.
Ma è sugli spalti che si scrissero vere pagine di tifo da campionato argentino: in viale Kennedy, il palazzetto, per il derby, era sempre sold out e le coreografie ed i cori furono sempre eccezionali. Così come dall’altra parte del Sesia, con il top nella finale scudetto 1987 con l’invasione della pista vercellese da parte dei tifosi azzurri dopo la vittoria della finale scudetto.
Sono stati anni eccezionali: palazzetti pieni, cori, coreografie, torciate, sfottò e le forze dell’ordine erano impegnate nel sedare i tafferugli tra le due tifoserie, con quella novarese con molti più tifosi al seguito in casa e oltreSesia.
Gli anni ’80 ebbero un effetto incredibile: con il derby dell’hockey (e un derby calcistico che non di disputava da tempo), la città riscoprì l’hockey e riempì sempre come un uovo il palazzetto di viale Kennedy. Per un Novara che il sabato sera giocava in Coppa dei Campioni, ecco un Novara Calcio che la domenica pomeriggio giocava in Serie C2.
Negli “anni d’oro”, le due squadre vinsero quindici scudetti, quindici Coppe Italia, cinque Coppe CERS giocando (perdendo) cinque finali di Coppa dei Campioni, due di Coppa delle Coppe ed una di Coppa CERS. Tra la stagione 1982/1983 e la 1987/1988, lo scudetto rimbalzò tra Vercelli e Novara, ma nessuna delle due squadre riuscì a vincere la Coppa dei Campioni.
Ma neanche l’Hockey Club Monza, la Triestina, l’AFP Giovinazzo, l’Amatori Lodi ed il Bassano 54 ci riuscirono: in cinquantatre edizioni della Coppa dei Campioni/Champions League/Eurolega, solo i toscani del Follonica sono riusciti a rompere la diarchia Spagna-Portogallo nel 2006, vincendo anche la Coppa Intercontinentale la stagione successiva contro gli argentini del Concepción Patín Club.
Quella maledetta Coppa dei Campioni che non è mai voluta arrivare. Le partecipazioni alle altre coppe europee – Nei suoi 85 anni di storia, l’Hockey Novara ha vinto trentadue scudetti e partecipato a ventuno edizioni della Coppa dei Campioni/Champions League. La sua prima partecipazione risale alla stagione 1969/1970, l’ultima nel 2002/2003.
In Coppa dei Campioni/Champions League, l’Hockey Novara ha affrontato complessivamente sette squadre spagnole (Voltregà, Reus Deportiu, Barcellona, Liceo La Coruna, Noia, Igualada, Vic), tre svizzere (Montreux, Thunerstern, Ginevra), quattro francesi (Coutras, La Vendéenne, Saint-Omer, Quévertois), due belghe (Royal Sunday, Rolta), una olandese (Residentie), due tedesche (Herten, Cronenberg), quattro italiane (Roller Salerno, Amatori Vercelli, Primavera Prato, Bassano 54), quattro portoghesi (i mozambicani del Lourenço Marques, Porto, Benfica, Barcelos) e due inglesi (Southsea, Herne Bay United).
Oltre alla Coppa dei Campioni, la Federhockey europea ha organizzato altre due coppe riservate ai club: la Coppa delle Coppe (riservata ai vincitori delle rispettive coppe nazionali) e la Coppa CERS, una sorta di Coppa Uefa hockeistica.
In Coppa delle Coppe, il Novara raggiunse come miglior risultato due volte la finale e sfidò, nelle sue partecipazioni, una squadra svizzera (Basilea), due portoghesi (Oeiras, Sporting Lisbona), tre spagnole (Arenys de Munt, Barcellona, Club Dominicos), due tedesche (Darmstadt, Cronenberg) ed una francese (La Vendéenne).
In Coppa CERS il Novara raggiunse i migliori risultati europei di sempre, vincendo la coppa tre volte e raggiungendo un’altra la volta l’atto finale. In Coppa CERS, l’Hockey Novara ha affrontato cinque squadre portoghesi (Sanjoanense, Sporting Lisbona, Valongo, Portosantese, Candelária), due svizzere (Thunerstern, Wimmis), una tedesca (Darmstadt), otto spagnole (Voltregà, Cerdanyola, Barcellona, Piera, Igualada, Club Dominicos, Blanes, Vilanova), tre italiane (Amatori Lodi, Bassano 54, Thiene) e due francesi (La Vendéenne, Mérignac). L’ultima squadra ad affrontare l’Hockey Novara nelle coppe europee è stato il La Vendéenne, squadra francese di La Roche-sur-Yon, che sconfisse gli azzurri negli ottavi di finale di Coppa CERS nella stagione 2008/2009.
Il mito di Stefano dal Lago – Non si può parlare dell’Hockey Novara senza parlare di Stefano dal Lago. Il legame tra la squadra, la città e lo sfortunato giocatore veneto è stato profondo sin dal suo approdo sotto la Cupola di San Gaudenzio nel 1983 dal “suo” Trissino.
Dal Lago, detto “Bundi”, è stato tra i più forti giocatori ad aver vestito la maglia azzurra negli anni Ottanta, contribuendo a vincere tre scudetti, quattro Coppe Italia ed una Coppa CERS sotto la guida di Mino Battistella.
In Nazionale Stefano dal Lago è stato uno della nouvelle vague di giocatori che scrissero pagine importanti dell’hockey nazionale. “Bundi” era titolare fisso di quella Nazionale che tra il 1986 ed il 1988 vinse due Mondiali con mister Massari. Era forte e ogni stagione migliorava sempre di più.
Nel febbraio 1988 a Stefano dal Lago fu vietato giocare perché durante una visita medica la Commissione federale gli aveva diagnosticato un problema cardiaco. Lo stop fu di due mesi.
Il club novarese non ci stette ed iniziò una battaglia legale con la FIHP sulle vere condizioni del giocatore. Dal Lago tornò a giocare con i compagni, contribuendo alla vittoria dello scudetto e della Coppa Italia, anche se in Coppa dei Campioni l’avventura terminò ancora una volta in finale contro il Liceo La Coruña. In Nazionale, dal Lago contribuì al successo mondiale di La Coruna.
La sera del 27 settembre 1988, il dramma.
L’Hockey Novara stava giocando contro il Forte dei Marmi un match di Coppa Italia e dal Lago, al minuto 19’40’‘, dietro la porta azzurra, di colpo si accasciò a terra. Il giocatore fu portato d’urgenza al “Maggiore” dove morì poco dopo: aveva 24 anni. Una notizia che mandò nello sconforto tutti quanti, compagni e tifosi che lo videro praticamente morire in campo con i colori dell’Hockey Novara addosso.
Il giorno dei funerali la città si fermò per rendere omaggio allo sfortunato atleta.
In sua memoria, il Comune di Novara gli intitolò il palazzetto dello sport di viale Kennedy, mentre la sua città, Trissino, gli dedicò un torneo giovanile di hockey.
Oggi Stefano dal Lago avrebbe 54 anni.
In ricordo di Stefano dal Lago, a Novara sono stati organizzati due importanti eventi: l’8 marzo 2013, in vista del Mondiale in Angola, la Nazionale del Ct Massimo Mariotti sfidò al “PaladalLago” una selezione “All star” di vecchie glorie della Nazionale hockeistica, mentre lo scorso 29 settembre, in occasione del 30ennale della morte del giocatore, la Polisportiva San Giacomo ha organizzato un pomeriggio all’insegna del ricordo di Stefano dal Lago.
Prima fu celebrata una messa nel palazzetto, dentro quella pista di parquet che ha visto trent’anni prima giocare “Bundi”, e poi vennero disputate due amichevoli tra gli Under 13 e Under 15 di Vercelli e Monza e della San Giacomo e Monza.
Alle ore 19:30 l’evento clou della giornata: la partita amichevole fra vecchie glorie del Novara ed ex giocatori di hockey. Scesero in campo i vari Amato, Bernardini, Colamaria, Marzella, Mariotti, Ortogni, Parasuco, Crudeli, Rollino, Ferrari, Vitor Hugo, Maggi, Osenga, Lodigiani, Barsi, Cupisti, Girardelli, Faccin, Nunes, Milani, Piemontesi, Givoni, Aguzzoli e gli spagnoli Ayats, Pujalte, Enric e Joan Torner.
Quale futuro per l’hockey cittadino? – Come detto, l’hockey su pista novarese è nella mani ora della Azzurra Hockey Novara, attualmente militante nel campionato di Serie A2. La squadra ha un suo seguito, ma nulla è paragonabile a ciò che è stato, e ciò che ha rappresentato, in città l’Hockey Novara. Il paragone è, ovviamente, ingeneroso, ma i ragazzi di mister Marcon stanno cercando nel loro piccolo di fare tornare i novaresi a seguire quello strano sport dove conta mettere in rete una palla nera con una stecca di legno in mano sopra dei pattini a rotelle che ha reso sportivamente grande la città tra gli anni Settanta e Novanta.
Il percorso è duro, ma non c’è da mollare. Anche perché il tifoso novarese medio è strano: bastano risultati, vittorie, giocatori in cui “incarnarsi” e subito si torna allo stadio o al palazzetto. Novara ha fame di sport, Novara ha fame di hockey e speriamo che la squadra possa sfamare una tifoseria “dormiente” che aspetta di tornare al PaladalLago per vedere vincere gli scudetti e affrontare i grandi squadroni spagnoli e portoghesi.
E’ attiva poi una selezione di vecchie glorie dell’Hockey Novara chiamata “Veterani Hockey Novara” che, nel maggio 2015, ha preso parte al Torneo di Reus, in Spagna, giungendo terza.
Perché la nostalgia, anche nell’hockey su pista, è sempre una cosa bella e sana.
Per comprendere più nel dettaglio cosa è stato, e cosa ha rappresentato, l’Hockey Novara per la città, suggeriamo un approfondimento mediante questi testi e questi siti internet, utilizzati anche in parte per redigere questo articolo
A. Cordovani, La farfalla a rotelle. Stefano Dal Lago: una vita per lo sport, Ouverture Edizioni, Scarlino, 2013
G. Cortese, Enciclopedia dello sport di Novara e VCO, pubblicazioni varie, 1993
G.F. Capra, Campioni! Numero unico speciale dedicato al 13° scudetto dell’Hockey Novara, 1969
G.F. Capra – M. Scendrate, Hockey su pista in Italia e nel mondo, Zen Iniziative, Novara, 1984
G.F. Capra, Campioni alle olimpiadi : gli atleti del Novarese e del Verbano Cusio Ossola in cento anni di giochi olimpici, Interlinea, Novara 1996
G.F. Capra, Un secolo di sport a Novara e VCO, Novara, 2001
G.F Capra, Panathlon Novara. 1956-2006: cinquant’anni di sport e di passione, Zen iniziative, Novara, 2006
G.F. Capra, Lino Grassi. La storia dell’hockey, Zen Iniziative, Novara, 2008
G.F. Capra, Tappeto rosso per lo sport novarese, Azzurra edizioni, Novara, 2012
Sitografia
lastoriafinita.wordpress.it
passionehockeynovara.altervista.org
www.hockeypista.it
www.lavocedinovara.com
Foto in evidenza tratta da http://passionehockeynovara.altervista.org/fotogallery.html
Foto di Stefano dal Lago tratta da www.vanovarava.it