di Simone Balocco
Dieci anni fa il Novara tornava a giocare in Serie A dopo cinquantacinque anni di assenza. Era dalla stagione 1955/1956 che la città non vedeva la sua squadra di calcio giocare nel massimo campionato nazionale. Dopo di allora, a parte un anno dove davvero si credette nel miracolo (sesto posto in Serie B nella stagione 1975/1976), il Novara ha giocato diciassette stagioni in Serie B, sei in Serie C, nove in Serie C1, tre in Lega Pro Prima divisione, 21 in Serie C2 e per qualche settimana, nell’estate 1990, in Interregionale salvo poi essere riammesso in quarta serie.
Era dai tempi di Piola, Lena, Pombia, Arce e Baira che in Serie A non c’era la squadra del falco, una squadra che nelle due stagioni precedenti aveva fatto il doppio salto di categoria dalla Lega Pro alla Serie A con Attilio Tesser in panchina ed una rosa di giocatori che, nella stagione 2011/2012, era praticamente scevra di esperienza in massima serie.
La città non aspettava altro che due date in quell’estate 2011: il 27 luglio, giorno della compilazione dei calendari, ed il 4 settembre, giorno del kick off del campionato.
Era la stagione 2011/2012, quella con lo scudetto sulla maglia del Milan, la patch di squadra campione del Mondo FIFA per club e la coccarda della Coppa Italia su quella dell’Inter, la prima stagione di Antonio Conte sulla panchina della Juventus, Luis Enrique a Roma e Malesani a Genova sponda rossoblù.
Lo stadio “Piola” quell’estate aveva subito un importante restyling e fu ampliato di quasi dieci mila posti arrivando a 18mila seggiolini. Furono staccati inoltre 7.200 abbonamenti e Novara non vedeva l’ora che iniziasse il torneo.
Il 27 luglio, come detto, avvenne il sorteggio: debutto casalingo il 4 settembre contro il Palermo, doppia trasferta (11 e 17 settembre) a Verona sponda Chievo e Cagliari, Inter in casa (martedì 20 settembre), trasferta a Bergamo domenica 25 settembre, Catania in casa il 2 ottobre e così via. Chiusura a San Siro contro il Milan campione d’Italia in carica domenica 13 maggio 2021.
A causa del primo sciopero della storia del nostro campionato, la prima giornata fu fatta slittare più in là durante il corso del campionato (martedì 21 dicembre 2011) ed il Novara di Attilio Tesser avrebbe quindi esordito al “Bentegodi” e poi avrebbe giocato al “Sant’Elia” di Cagliari: due partite toste contro due squadre abituate a giocare in massima serie.
Ma la testa di tutti i tifosi era per il debutto casalingo di martedì 20 settembre quando in viale Kennedy sarebbe arrivata l’Inter. L’ultima volta che la Beneamata aveva giocato a Novara risaliva al 12 febbraio 1956 ed il match si chiuse sul punteggio di 2-2. Da allora l’Inter (anche se già lo era) si impose tra le tre squadre più vincenti del nostro calcio (insieme a Juventus e Milan), mentre il Novara aveva giocato sempre ai margini del calcio nazionale. Sempre a livello professionistico, ma sempre ai suoi margini. Ma i tempi erano cambiati e gli azzurri erano tornati a competere in Serie A.
La città (dal punto di vista calcistico) era in fermento fin dalla data dell’uscita dei calendari: la squadra di Gasperini sarebbe stata la prima delle grandi a scendere nel “catino” di viale Kennedy.
Questa come introduzione a Novara-Inter va bene. Ora passiamo al “come” ho vissuto il pre-, il durante ed il post- partita di quel match. Va da sé che ho atteso con molta ansia la data dei sorteggi: sapere se si debuttava in casa, quando si avrebbe affrontato gli “squadroni” e se avremmo chiuso il campionato in casa o in trasferta. Il 27 luglio aveva stabilito che il Novara di Tesser avrebbe debuttato tra le mura amiche per poi giocare due trasferte consecutive.
Causa sciopero dei calciatori la prima giornata sarebbe stata disputata in un altro momento e quindi il Novara non avrebbe ospitato il Palermo allora allenato da Devis Mangia (subentrato subito a Stefano Pioli) ma avrebbe giocato a Verona e a Cagliari. Un vero peccato perché Novara-Palermo sarebbe stata la prima partita della storia della Serie A a disputarsi su un campo in erba sintetica. Quello slittamento ha permesso al “Manuzzi” di Cesena, alla seconda giornata, di diventare il primo impianto ad ospitare una match di Serie A su un campo non in erba vera. Una beffa perché a Novara ci avremmo tenuto molto ed invece l’onore è andato ai nostri odiati rivali cesenati, l’altra squadra ad avere quel tipo di terreno allora per nulla usato dalle squadre calcistiche professionistiche.
Pazienza: il Novara avrebbe ospitato l’Inter sul sintetico in anticipo serale martedì 20 settembre. Una vera serata di gala per la nostra squadra e per noi tifosi.
La stagione dell’Inter era iniziata però male: sconfitta il 6 agosto in Supercoppa italiana a Pechino contro il Milan campione d’Italia; sconfitta alla seconda giornata di campionato a Palermo (4-3 al “Barbera”); sconfitta in Champions League in casa contro il Trabzonspor; pareggio 0-0 la domenica precedente contro la Roma. Per Gasperini la partita del “Piola” era già da dentro o fuori.
Io non vedevo l’ora di entrare al “Piola” addobbato per la Serie A. Il Novara aveva giocato in Serie A solo allo stadio di via Alcarotti mentre l’impianto di viale Kennedy aveva visto giocare solo, fino a quel momento, tre stagioni in Serie B e poi tanta (troppa) terza e quarta serie. I tempi erano cambiati: ora il Novara era nella pagina 202 del Televideo e ora tutti sapevano che c’eravamo anche noi in massima serie.
In ufficio i miei ex colleghi tutta l’estate non avevano fatto altro che complimentarsi con me per la doppia promozione ed in particolare quelli juventini e milanisti speravano che il piccolo Novara potesse fermare l’Inter. Ovviamente gli interisti non mi hanno mai detto nulla. Io già ero carico (e agitato) di mio per quella partita, aggiungiamoci il carico da 90 dei colleghi e degli amici…fate un po’ voi i conti!
Come se non bastasse, il lunedì sera precedente, tornando a casa, mentre facevo le scale per accedere ai binari della metropolitana, ho pensato alla partita del giorno dopo e ho avuto una sorta di sussulto. Una cosa difficile da spiegare a parole: mi ero persino appoggiato al corrimano e ho pensato “ma come caspita arriverò a domani sera!?!?”.
Quel martedì 20 settembre sono andato in ufficio in macchina (la sede dell’azienda era poco distante dalla Tangenziale Ovest di Milano) così da uscire per le ore 18, farmi la “coda” milanese ed arrivare allo stadio giusto in tempo. In pausa pranzo mi sono fatto fare la schischeta dal solito bar dove andavo con gli ex colleghi…e anche lì il barista ed il suo socio mi hanno incitato affinché il Novara vincesse.
Salgo in macchina, mi metto in moto e…alle ore 19 arrivo in zona stadio: non c’era tanto traffico e non sono uno che “corre” in macchina. Tra la barriera di Ghisolfa e Novara Est ho visto un po’ di macchine di tifosi interisti con bandiere e sciarpe esposte. Del resto, Milano – Novara sono una cinquantina di chilometri di strada.
Parcheggio la macchina in un posto dove di solito non parcheggiavo, ma quella sera c’era un po’ di casino in zona stadio e nella solita via non c’era posto. Scaramantico come sono, ho pensato subito male (“ecco cambio solito parcheggio, perderemo). Ho mangiato la schisceta al volo e mi sono diretto verso lo stadio con la mia sciarpetta al collo. Quella sciarpetta acquistata il 14 aprile 2003 prima di un Novara-Pavia di Serie C1 in notturna che valeva il primo posto allora in campionato.
Ho anche cambiato percorso, passando da via Patti e non dalla solita via Bolzano (chi è di Novara e conosce la zona dello stadio sa dove sono queste vie). Vedo anche dei cari amici interisti che era tanto che non vedevo: loro sciarpati di nerazzurro, io di biancoblu. Ho cambiato parcheggio, ho cambiato strada, ho visto amici “avversari di tifo” che non vedevo da tempo…lo ammetto: mi sono “toccato”.
Alle ore 19:30 ho varcato i tornelli del settore “distinti” del “Piola”. I riflettori erano già accessi, c’era già gente nell’antistadio, c’erano i venditori ambulanti di panini con la salamella e quelli di sciarpe e bandiere. Faccio le scale che dall’ingresso portano dentro allo stadio e vedo una situazione strana rispetto al solito: stadio già con tanti tifosi e settore “ospiti” molto pieno. Cosa molto strana perché un’ora prima della partita è difficile che ci siano tanti tifosi presenti: l’ultima volta che avevo visto il settore “ospiti” così pieno è stato contro Reggina e Padova nei playoff del 5 e 12 giugno precedenti. L’impatto era diverso ora: la Curva Nord (nostra) e la Curva Sud (avversari) erano state innalzate per la Serie A, portando la capienza (come detto) da dodici a 18mila. Uno stadio con un bel colpo d’occhio con i seggiolini blu come il colore della maglia.
Mi avvicino alla balaustra in basso accanto al campo e vedo i primi giocatori in campo per tastare il terreno. Noto che tutti i fotografi si gettano su Raffaele Rubino e Diego Forlan: il capitano del Novara ed il nuovo attaccante dell’Inter sembrano…separati alla nascita poiché uguali come lineamenti e fisico. Eppure avevano un anno di differenza (Rubino è un ’78, Forlan un ’79) e sono nati agli antipodi (Lele a Bari, l’attaccante interista a Montevideo, in Uruguay). Unica cosa in comune: lo stesso numero di maglia, il 9. Il numero dei bomber, cosa che loro erano.
Ed ecco che vedo dal vivo il nuovo Novara “targato” Serie A: ecco i giocatori dello scorso anno e quelli nuovi arrivati in estate. Vedo anche quelli dell’Inter: da Milito a Julio Cesar, da Cambiasso a Lucio, da Pazzini a Chivu e Samuel. In pratica, ai miei occhi giocatori che fino a quel momento avevo sempre visto in tv e che ora erano lì ad un tiro di schioppo da me. Ma la testa era solo per i miei “ragazzi”.
Lo stadio in mezzora si era riempito ed intorno alle ore 20 (o forse erano le 20:10) è successa una cosa inaspettata. Dalla mia postazione sento (anzi sentiamo) un coro molto forte provenire da fuori lo stadio: “oh ma che c***o fa il Novara in A?!”. Era un coro di sberleffo da parte dei tifosi interisti contro la squadra di casa a rimarcare la differenza tecnico-tattica e di bacheca tra la loro squadra e noi. Il coro è proseguito per diversi minuti, con noi tifosi del Novara a far partire cori contro i nerazzurri. Per me una cosa incredibile: se fino a pochi anni fa i cori di insulto e scherno erano rivolti verso le rivali storiche che si incontravano tra C1 e C2, ora l’”obiettivo” era una grande del nostro calcio. Ovviamente (presumo) che abbiamo insultato i tifosi interisti i tifosi azzurri simpatizzanti di Milan e Juventus o a chi l’Inter non sta molto simpatica. Dubito (ma non lo escludo) che qualche tifoso novarese-interista abbia insultato i rivali nerazzurri.
Ma torniamo al pre-partita: il Novara entra in campo per il warm up, tutto lo stadio incita la squadra. Applausi, cori, bandiere che sventolavano. Il sogno stava diventando realtà. Altro momento clou: lo speaker che annuncia le squadre con le immagini dei calciatori sul maxischermo.
Alle 20:40 le squadre sono entrate in campo sulle note di “I got the feeling” dei Black Eyed Peas. Davanti l’arbitro Bergonzi di Genova, alla sua destra Filippo Porcari e Javier Zanetti, i due capitani. Dietro, i loro dieci compagni di squadra in fila indiana. A centrocampo il saluto allo stadio, lancio della monetina, calcio d’inizio. Al fischio d’inizio, un boato: era iniziata la Serie A “casalinga” del Novara.
Le squadre nei primi minuti hanno giocato quasi alla pari: l’Inter era davvero una squadra in crisi e si è fatta vedere dalle parti di Uijkani in maniera imprecisa, mentre il Novara, conscio del fatto di non aver nulla da perdere e di giocare contro una grande, sembrava…l’Inter. Il motivo era semplice: funzionava tutto in tutti i reparti. Eppure il livello tecnico era diverso, in favore dell’Inter: la manovra era sempre Cambiasso-Sneijder-Milito e Cambiasso-Sneijder-Milito. Così per i primi venti minuti. Ho temuto nell’”imbarcata”.
A partire dal 20’, la svolta: l’Inter è uscita dal gioco ed in campo c’era solo il Novara. Meggiorini e Mazzarani erano indemoniati e le azioni più pericolose arrivavano dai loro piedi. Lisuzzo non ha fatto vedere palla a Milito, quello che il 22 maggio 2010 aveva steso da solo il Bayern Monaco al “Bernabeu”.
Al 38’ il boato: palla da Porcari a Mazzarani, con il numero 21 romano che passa la palla a Meggiorini. Il “Meggio” calcia di sinistro e supera Julio Cesar. Novara 1 Inter 0. Per la prima volta in tre partite, il Novara era passato in vantaggio. Per di più sotto la Curva Nord, per di più contro l’Inter.
Nell’intervallo il Novara era avanti 1-0: neanche nei più bei sogni avrei immaginato una cosa così.
Nella ripresa sia Tesser sia Gasperini hanno fatto dei cambi, l’Inter ci ha provato ed il Novara ha contenuto l’avversario. Ma il Novara ne aveva di più e al minuto 86 Morimoto si è portato “a spasso” Ranocchia in area. Il difensore interista commette fallo, il numero 11 azzurro cade e Bergonzi fischia il rigore per noi. Ranocchia espulso e Rigoni dal dischetto non sbaglia: Novara 2 Inter 0. Gol che chiude la partita, gol sotto la curva ospiti (davanti a quelli che cantavano “Oh ma che c****a fa il Novara in A?!”).
Al minuto 89’ il brivido: errore di Giorgi (entrato a metà ripresa per Meggiorini) in disimpegno e sulla palla Cambiasso batte Uijkani. Novara 2 Inter 1. La paura della rimonta nerazzurra era visibile tra noi tifosi. Sarebbe stata una beffa il 2-2 al 90’. Ma al 91’ Giorgi ha voluto farsi perdonare per l’errore di prima ed in area ha calciato forte verso Julio Cesar. Il portiere brasiliano non ha trattenuto la palla e sulla ribattuta è arrivato Rigoni: Novara 3 Inter 1 e doppietta del numero 10 azzurro.
Io ero stupito dal risultato, i miei amici idem, quelli accanto a noi non ci credevano. Tutto era filato liscio, sembrava di vedere il Novara dell’anno precedente con l’aggiunta di essere però in Serie A.
Tornato a casa, ho cercato di prendere sonno riuscendoci a fatica. Del resto, era difficile scaricare in poco tempo l’adrenalina accumunata durante il giorno.
Il giorno dopo in ufficio i miei colleghi (juventini e milanisti) si sono tutti congratulati con me per il miracolo del Novara (anche se ho sempre pensato che a loro interesse di più che l’Inter avesse solo un punto in tre partite che noi quattro). Gli interisti muti.
Gasperini quella stessa mattina è stato esonerato da Massimo Moratti che ha affidato la squadra a Claudio Ranieri. Moratti tra l’altro era in tribuna il giorno prima e ha avuto diversi screzi con i tifosi azzurri seduti nella sua zona. Ma la mia testa era già rivolta alla domenica successiva quando il Novara avrebbe affrontato a Bergamo l’Atalanta.
Sono passati dieci anni da quel Novara-Inter ed in questo lasso di tempo il Novara non è più riuscito a giocare in Serie A, disputando cinque campionati di Serie B e quattro di Serie C (con il double nella stagione 2014/2015 campionato-Supercoppa di Serie C). Addirittura questa estate il Novara Calcio è stato escluso dal campionato per la prima volta nella sua storia e la passione, noi tifosi, la riversiamo sulla società nata lo scorso 20 agosto grazie all’imprenditore Massimo Ferranti, il Novara Football Club. Novara Football club che è nato il 20 agosto, che ha iniziato la preparazione solo il 6 settembre pomeriggio e che ha già affrontato un turno di Coppa Italia di Serie D (eliminando i nostri conterranei del RG Ticino), il primo turno di campionato (domenica pomeriggio contro l’Asti) e mercoledì affronterà il Gozzano in Coppa Italia.
Sembra passata una eternità, eppure ancora oggi molti tifosi azzurri ricordano con immenso piacere l’esperienza in massima serie perché ha portato il Novara a stringere un grande legame con il territorio e a portare al “Piola”, sistemato ad hoc in soli due mesi, le squadre ed i tifosi che si solito si vedevano solo in televisione. Si dice sia stato un bel “giro in giostra” durato un solo anno, ma tant’è: meglio un anno così che altri passati nelle serie inferiori.
Ma nella mia testa ed in quella di noi tifosi del Novara non possiamo dire nulla: che debutto casalingo è stato quel 20 settembre 2011?
immagine in evidenza tratta dalla pagina Facebook Calciatori brutti