Chi sarà l’erede di François Hollande? Il punto sulle Presidenziali francesi a nove giorni dal voto

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by Simone Balocco

 

Mancano nove giorni alle elezioni presidenziali di Francia: domenica 23 aprile, 36 milioni di francesi saranno chiamati alla urne per esprimere il loro voto per eleggere l’ottavo Presidente della Repubblica francese (su undici elezioni). Il vincitore sarà l’erede di François Hollande, in carica dal 2012 e non ricandidatosi per questa tornata.

Le elezioni francesi arrivano (temporalmente) dopo il referendum della Gran Bretagna sulla “Brexit”, le elezioni americane del 4 novembre, il referendum costituzionale italiano del 4 dicembre e le elezioni legislative olandesi dello scorso 16 marzo. Questo 2017, dal punto di vista elettorale, vedrà anche il prossimo 24 settembre le elezioni federali in Germani .

Domenica prossima si terrà il primo turno, mentre due settimane dopo, il 7 maggio, si terrà il ballottaggio fra i due candidati che al primo turno hanno ottenuto più voti. Solo nel 1958, anno delle prime elezioni presidenziali, non si era andati al doppio turno in quanto non previsto, mentre da quelle successive il Presidente francese è stato eletto con suffragio universale diretto a doppio turno.

Come si elegge il presidente francese? – Prima di parlare sul “come”, è necessario capire il sistema francese. La Francia è una Repubblica semi-presidenziale, dove il governo dipende dalla fiducia del Presidente della Repubblica e dal Parlamento, eletti a pochi mesi l’uno dall’altro. Il Presidente della Repubblica è il Capo di Stato. Il Presidente del Consiglio viene nominato dal Presidente della Repubblica e deve avere la fiducia del parlamento, mentre il Presidente della Repubblica è eletto dal popolo. Il Presidente del Consiglio può essere sfiduciato dal Presidente della Repubblica, ma il Presidente della Repubblica non può essere sfiduciato.

La base del semi-presidenzialismo francese è che il potere esecutivo è esercitato a metà dal Presidente della Repubblica e dal Presidente del Consiglio. Nel Mondo, sono ventinove le Nazioni che adottano questa forma di governo, di cui quattro in Europa (oltre a Francia, Cipro, Romania e Lituania):

La Francia sta vivendo la V Repubblica, mentre le altre “repubbliche” sono state la Prima (1792-1804), la Seconda (1848-1852), la Terza (1871-1940) e la Quarta (1947-1959).

Essendo eletti in periodi diversi, la storia politica francese, dal 1958 ai giorni nostri, ha mostrato alcuni casi di coabitazione (cohabitation), ovvero il Capo dello Stato è di un partito diverso rispetto al Premier. In tutte le democrazie è possibile un caso del genere, ma solo pochi Paesi prevedono un doppio potere esecutivo. Il primo caso di coabitazione si ebbe nel 1983 con François Mitterand (socialista) all’Eliseo e Jacques Chirach (Raggruppamento per la Repubblica) a capo del governo.

La seconda coabitazione si ebbe tra il 1993 ed il 1995 con Mitterand ancora a capo dello Stato ed Édouard Balladur Premier ministre e la terza, durata ben cinque, anni con la coppia Chirach – Jospin.

La Francia è una repubblica semi-presidenziale da meno di sessant’anni, dal 1958 con l’entrata in vigore della Quinta repubblica voluta dall’allora generale Charles de Gaulle per porre fine alla crisi della Quarta repubblica e con i problemi della guerra in Algeria. Tra il 1958 ed il 1962, il Presidente veniva eletto da un collegio elettorale costituito da senatori, deputati, consiglieri di città grandi e piccole, mentre de Gaulle nel 1962 decise di far eleggere il Presidente con un suffragio universale diretto, con ballottaggio nel caso in cui uno di questi non dovesse raggiungere il 50%+1 dei voti, perché deve avere una legittimazione importante. Il sistema elettorale presidenziale sancisce che nessun candidato vinca al primo turno ed è difficile che i due candidati al ballottaggio ottengano in due la maggioranza assoluta dei voti.

Il Presidente della Repubblica dal 1958 al 1995 aveva un mandato settennale, mentre dalle presidenziali del 2002 il suo mandato è passato a cinque anni. A partire dal 2002, il fatto di aver abbassato la durata del mandato presidenziale ha reso molto difficile la coabitazione e un Presidente può essere in carica non più di due volte consecutivamente.

Il Presidente francese promulga le leggi, ha una limitata forma di veto sulle leggi, può sciogliere l’Assemblea ed inviare messaggi alle “camere”, nomina il Presidente del Consiglio costituzionale e tre membri, nomina e revoca il Primo ministro, nomina alcuni consiglieri, nomina il vescovo di Metz e di Strasburgo, concede indulti ma non amnistie, presiede il Consiglio nazionale di difesa. In caso di impossibilità nell’esercitare il suo potere è sostituito dal presidente del Senato, la seconda carica nazionale. In cinquantanove anni di V Repubblica, solo un senatore ha svolto le veci del presidente, Alain Poher: la prima volta con le dimissioni di de Gaulle nel 1969 con la sconfitta sul referendum di riforma di Senato e regioni e nel 1974 quando l’allora presidente Pompidou morì. Il Presidente della Repubblica non è sfiduciabile, ma può sciogliere l’Assemblea nazionale il parlamento lo può mettere in stato d’accusa per motivi giudiziari, poiché è la più alta carica della magistratura e la più alta autorità della Legione d’onore.

Il Presidente nomina il Primo ministro, presiede le riunioni del governo, guida le forze armate, guida la politica estera. Alle riunioni del Consiglio europeo partecipano, come Capi di Stato, il Presidente francese, cipriota, rumeno e lituano.

Il Presidente francese è anche Co-principe del Principato di Andorra insieme al vescovo di Urgell, città spagnola della Tarragona.

I Presidenti della Cinquième république française sono stati:

Charles de Gaulle (1959-1965; 1965-1969)

Georges Pompidou (1969-1974)

Valéry Giscard d’Estaing (1974-1981)

François Mitterrand (1981-1988; 1988-1995)

Jacques Chirac (1995-2002; 2002-2007)

Nicolas Sarkozy (2007-2012)

François Hollande (2012-2017)

I sette Presidenti della V Repubblica sono stati espressione de

Partito socialista (Mitterand, Hollande)

Partito gollista (de Gaulle, Pompidou, Chirac, Sarkozy)

Partito repubblicano (Giscard d’Estaing)

(Il partito gollista in sé non esiste, ma è un altro nome per dire in Francia il partito di centrodestra principale: de Gaulle apparteneva all’Unione per la Nuova Repubblica, Pompidou all’Unione dei Democratici per la Repubblica, Chirac è appartenuto al Raggruppamento per la Repubblica e all’Unione per un Movimento Popolare, Sarkozy all’Unione per un Movimento Popolare).

Questi invece sono stati di volta in volta gli avversari al ballottaggio:

1965 François Mitterand

1969 Alain Poher

1974 François Mitterand

1981 Valéry Giscard d’Estaing

1988 Jacques Chirac

1995 Lionel Jospin

2002 Jean-Marie Le Pen

2007 Ségolène Royal

2012 Nicolas Sarkozy

A oggi, Ségolène Royal è la prima donna ad essere arrivata al ballottaggio. La prima donna a candidarsi per l’Eliseo fu Arlette Laguiller alle Presidenziali 1974 per il partito “Lotta operaia”. Complessivamente, contando anche queste elezioni, si sono presentate dodici donne (Arlette Laguiller, Marie-France Garaud, Huguette Bouchardeau, Christiane Taubira, Corinne Lepage, Christine Boutin, Ségolène Royal, Dominique Voynet, Eva Joly, Nathalie Arthaud, Marine Le Pen, Charlotte Marchandise).

Hollande, il primo Presidente che non si ricandida – Lo scorso 8 settembre il suo annuncio lasciò sbigottiti i francesi: François Hollande non si sarebbe ricandidato alle presidenziali della primavera successiva. Per la prima volta un Presidente in carica non si è candidato, conscio del fatto di aver toccato in quel periodo la percentuale più bassa di popolarità e candidarsi nuovamente avrebbe significato perdere sicuramente e magari non andare neanche al ballottaggio.

I cinque anni di Hollande sono stati molto difficili: economia in crisi, disoccupazione elevata e un problema sicurezza che ha visto la Francia molte volte nelle prime pagine dei giornali.

Un passo indietro non da tutti, ma che mette nell’angolo il Parti socialiste che potrebbe non arriverà al ballottaggio del 7 maggio.

I candidati alla carica di Presidente della Repubblica – I candidati per la poltrona dell’Eliseo, la residenza parigina del Presidente, sono undici: Nicolas Dupont-Aigna (Debout la France), Emmanuel Macron (En marche!), Yannick Jadot (Europe Écologie Les Verts); Marine Le Pen (Front National); François Fillon (Les Repubblicans); Nathalie Arthaud (Lutte ouvrière, LO), François Bayrou (Mouvement Démocrate), Philippe Poutou (Nouveau Parti Anticapitaliste) Jean-Luc Mélénchon (France Insoumise), Benoît Hamon (Parti Socialiste), Charlotte Marchandise (Laprimaire.org).

Le primarie di centrodestra e centrosinistra per stabilire il candidato – Come nel sistema americano, i due partiti maggiori prevedono le elezioni primarie per la scelta del candidato unico alla carica di Presidente.

Il partito Les Repubblicains, di matrice centrodestra, tramite le primarie, ha scelto François Fillon. Il primo turno si è tenuto lo scorso 20 novembre, mentre il ballottaggio una settimana dopo, il 27.

Si candidarono in sei, tutti con un pedigree politico alle spalle: Jean-François Copè (già ministro nel primo governo Raffarin); Alain Juppé (Primo ministro tra il 1995 ed il 1997, Ministro degli Interni e Ministro degli Esteri nel Fillon III), Nathalie Kosciusko-Morizet (Ministro dell’Ecologia, dello Sviluppo Sostenibile, dei Trasporti e dell’Edilizia nel terzo governo Fillon), Bruno Le Maire (Ministro dell’agricoltura con de Villepin), Jean-Frédéric Poisson (deputato e presidente del Partito Cristiano Democratico); Nicolas Sarkozy (ex Ministro degli interni e Presidente della repubblica tra il 2007 ed il 2012 e sconfitto al ballottaggio da Hollande cinque anni fa). Al ballottaggio sono andati Fillon e Juppé, con al terzo posto Sarkozy. La cocente delusione ha portato l’ex inquilino dell’Eliseo a ritirarsi dalla vita politica.

Il centrosinistra francese ha scelto il suo candidato tra il 22 ed il 29 gennaio.

Si sono candidati in sette: Manuel Valls (Primo ministro uscente sostituito dopo la sua candidatura dal compagno di partito Bernard Cazeneuve), Arnaud Montebourg (brevemente Ministro dell’economia con Valls), Jean-Luc Bennahmias (Presidente del Fronte democratico ed ex deputato europeo), Vincent Peillon (Ministro dell’Educazione nazionale nei due governi Ayrault), Sylvia Pinel (presidente del partito radicale di sinistra, ex Ministro dell’Artigianato, del Commercio, dell’Artigianato, del Commercio e del Turismo con Ayrault e Ministro delle politiche abitative nel Valls), François de Rugy (Presidente del Partito ecologista e deputato all’Assemblea nazionale) e Benoît Hamon (già eurodeputato, Ministro delegato all’Economia sociale e solidale con Ayrault, Ministro dell’Istruzione con Valls). Al ballottaggio sono andati Valls e Hamon, con la vittoria a sorpresa di quest’ultimo.

I candidati più accreditati che si giocheranno l’accesso al ballottaggio saranno, quasi sicuramente, Marine Le Pen, François Fillon, Emmanuel Macron, Benoît Hamon ed Jean-Luc Mélenchon.

Marine Le Pen, la zarina dell’estrema destra europea a caccia dell’Eliseo – Sondaggi o non sondaggi, Marine Le Pen è l’avversario da battere al ballottaggio. La leader del Front National, classe 1968, ci prova per la seconda volta a tentare di arrivare all’Eliseo: nelle scorse presidenziali la Le Pen ottenne un lusinghiero 18,90% che le valse il terzo posto. L’obiettivo della zarina dell’estrema destra europea è arrivare almeno dove era arrivato il padre Jean Marie, il ballottaggio: nel 2002 il Front National arrivò a giocarsi l’Eliseo contro Jacques Chirac, lasciando al terzo posto Lionel Jospin che, vista la debacle socialista, decise di ritirarsi dalla politica. Il sogno di Le Pen père si arrese con tutti i voti (tutti socialisti) che conversero verso Chirac, che vinse per 82% a 18%.

Rispetto al padre, i toni di Marine sono più cauti e ragionati, ma alcuni “pensieri” estremisti sono ancora al centro del suo progetto elettorale. E settimana scorsa, il fatto di aver voluto riabilitare la Francia di Vichy dalla persecuzione degli ebrei ha fatto storcere il naso a molti francesi (ed europei).

La Francia dal 2002 è cambiata e i sondaggi danno Marine Le Pen oltre il 25%, risultato più alto al primo turno. Ma i sondaggi la danno perdente contro tutti gli altri sfidanti che arriveranno al ballottaggio, anche se i francesi hanno ancora in mente gli attentati a “Charlie Hebdo”, allo Stade de France, al teatro “Bataclan” e i fatti di Nizza del 14 luglio scorso. Oltre al fatto che da qualche anno l’Esagono è teatro di arresti di persone intenzionate a compiere atti terroristici nel Paese .

La Le Pen, eurodeputato da tre legislature consecutive, ha impostato la sua campagna elettorale su tematiche cruciali ed estremiste: via la Francia dall’euro, via la Francia dalla Nato, restrizioni contro gli immigrati, negazione della doppia cittadinanza agli ebrei francesi con Israele. E ad inizio febbraio, dopo anni, lo spread è risalito improvvisamente. Noi italiani sappiamo bene cosa significhi un aumento del differenziale: incertezza e paura. E pensare ad una Francia Paese fondatore della CEE, secondo motore economico europeo e già “bocciatore” tramite referendum popolare il 29 maggio 2005 della ratifica della Costituzione europea, sarà un fatto di cui vale la pena preoccuparsi.

Il Front National aveva fatto le prove di governo nel dicembre 2015 con le elezioni regionali, con sei candidati frontisti avanti al primo turno (su tredici regioni al voto), ma battuti al secondo turno.

I tempi sono cambiati e visto cosa è successo lo scorso giugno e lo scorso novembre (vittoria “Brexit” e Donald Trump), nulla è da dare più per scontato.

Nel caso di vittoria della Le Pen alle presidenziali con l’elezione di giugno dell’Assemblea ci sarà una coabitazione, in quanto sicuramente con il sistema elettorale francese è impossibile che vinca nei vari ballottaggi un esponente del Fronte, visto che il sistema elettorale francese smorza le ali alle frange estreme, di destra come di sinistra.

Ma lo scandalo che ha colpito Fillon e i mal di pancia a sinistra, potrebbero aiutarla ad ottenere qualche voto in più. Basterà? Intanto sul suo conto pesano il fatto che nel partito il potere lo si tramanda per via parentale (Jean Marie, Marine, Marion) e che il partito a Strasburgo (dove conta 23 esponenti sui settantaquattro spettanti alla Francia) è sotto inchiesta per una storia di pagamenti agli assistenti parlamentari. La Le Pen potrebbe pagare dazio vista la sconfitta del partito estremista populista anti-islamico PVV nelle scorse elezioni nei Paesi Bassi e per il fatto che partiti come il suo, soprattutto ai ballottaggi, smuovono le coscienze degli elettori avversari: “piuttosto che vedere vincere lei, voto il suo avversario anche se è un mio oppositore”.

Riuscirà Marine Le Pen a diventare il primo Capo di Stato europeo di estrema destra dai tempi di Francisco Franco?

Benoit Hamon, parafulmine di un PS da rifondare? – Le primarie socialiste hanno emesso un verdetto: bocciatura totale di Hollande ed il governo Valls.

Il programma di Hamon (classe 1967) è incentrato sul reddito di cittadinanza, ovvero “un ammontare di reddito pagato dal settore pubblico a ogni adulto residente (o stabilmente membro di una specifica collettività), a prescindere dal fatto che sia un individuo povero o ricco, che viva da solo o con altri, che voglia lavorare o meno, ed è pertanto definito uno strumento universalistico” come recita il sito internet della Treccani. Altri capisaldi riguardano il reddito universale ed un miglioramento del welfare sociale verso le persone più bisognose e ridurre il gap di ricchezza tra ricchi e poveri.

Il PS però potrebbe uscire molto ridimensionato, visto che Hamon è dato perdente già al primo turno con intenzioni di voto addirittura sotto il 10% ed i francesi “di sinistra” potrebbero dare il loro voto o a Macron o a Mélénchon.

Nonostante le buone intenzioni e le idee rivoluzionarie, Hamon potrebbe pagare per colpe non sue, ma di una classe dirigente socialista che deve fare i conti con gli errori del suo recente passato.

Fillon, esperienza da vendere ma quello scandalo… – Quando un partito al governo non gode più della fiducia della popolazione, il partito di opposizione principale aspetta le prime elezioni possibili per azzannare l’avversario e spodestarlo. E le elezioni di settimana prossima sono l’occasione giusta per Les Repubblicains di tornare alla guida del paese con un loro esponente all’Eliseo. E questo era praticamente certo almeno fino ad una settimana dopo la vittoria di François Fillon alle primarie di centrodestra. L’ex premier aveva il physique du rôle per succedere a Hollande. Aveva, perché una settimana dopo le primarie è scoppiato uno scandalo che ha colpito proprio Fillon per una storia di pagamenti per l’attività della moglie Penelope con soldi pubblici quando la signora Fillon…non aveva lavorato neanche un minuto. A riferire il misfatto fu “Le canard enchainé”, celebre settimanale satirica. La moglie Pénélope e i figli avrebbero intascato rispettivamente 900 mila e 84 mila euro per lavorare al fianco del marito/padre senza lavorare effettivamente. La Procura parigina ha fatto subito partire un indagine e ha sentito subito Fillon e signora. Il politico del partito dei Repubblicani ha detto che è stato incastrato in un “golpe istituzionale” da parte della sinistra, ma ha detto che se l’indagine dovesse davvero incriminarlo non esiterebbe a fare un passo indietro. E sarebbe una cosa senza precedenti, lasciando via libera alla gauche di confermare un suo esponente all’Eliseo visto che in caso di ballottaggio Le Pen – sinistra vedrebbe la prima svantaggiata.

In pochissime ore la credibilità del politico di centrodestra francese è passata dalla stelle alle stalle, non solo perché l’affaire è molto grave, ma anche perché Fillon si era sempre imposto come un candidato ed un politico tutto d’un pezzo. Un colpo pesante che mette in salita una vittoria quasi scontata. E la mazzata definitiva è arrivata il 14 marzo: François Fillon viene ufficialmente indagato per “appropriazione indebita di fondi pubblici, abuso di beni sociali, complicità e occultamento di questi reati, e violazione degli obblighi di comunicazione all’Alta autorità in materia di trasparenza nella vita pubblica”, come ha riportato il sito internet de “La Stampa”.

A parte questo scandalo, vediamo nel dettaglio chi è François Fillon.

Nato a Le Mans, nella Loira, nel 1954, Fillon è stato Primo ministro sotto la presidenza di Sarkozy, dal maggio 2007 al maggio 2012. Deputato del 1981, è stato anche Ministro dell’Istruzione con Balladur Primo ministro, Ministro delle Poste e agli Affari sociali nei due governi Juppé.

Espressione del cosiddetto “gollismo di sinistra”, è stato molto vicino a Sarkozy salvo poi sfidarlo nelle scorse primarie.

Gli analisti sostengono che una vittoria di Fillon farebbe il bene della Francia, politicamente, socialmente e, soprattutto, economicamente.

Emmanuel Macron, il giovane indipendente di sinistra che cerca il colpaccio – Tra una Le Pen che non vincerà e un Fillon crollato come un Dorando Pietri qualunque, ecco che la gauche può sferrare il colpo Macron. 39enne di Amiens (Alta Francia). Emmanuel Macron è il leader di un partito di sinistra indipendente chiamato “In marcia” (En marche!). Già Ministro dell’Economia con Valls, Macron si è contraddistinto come un politico molto liberale.

Il partito di Macron in pochissimi mesi si è posto come alternativa al Partito socialista e gli ultimi sondaggi lo danno fino al 20%. Ergo: ballottaggio più che fattibile. Che non è poco, visto che potrebbe addirittura strappare voti al centrodestra scontento della situazione di Fillon. E da partito informale, “En marche!” è pronto ad entrare nell’agone politico in vista delle prossime legislative di giugno. Secondo alcuni sondaggi, potrebbe ottenere un risultato ragguardevole visto che si pone come partito trasversale.

Macron durante la sua campagna elettorale non ha risparmiato bordate contro tutto e tutti, accusando la classe politica francese di aver fermato il paese. Su un punto non transige: Francia dentro e parte integrante dell’euro e dell’Unione francese. Ma anche Macron pare non essere estraneo agli scandali, visto che si dice che abbia usato fondi del suo Ministero per creare e sviluppare il suo movimento politico, oltre ad aver avuto dei suoi consulenti tra le file del movimento quando erano ancora alle dipendenza del Ministero.

Anche Macron non può dormire sogni tranquilli, in quanto la procura di Parigi ha aperto un’inchiesta a suo carico per favoritismo: il caso riguarda, come ha riportato il sito Quotidiano.it, una partecipazione dell’allora ministro dell’Economia Macron ad una serata a Las Vegas in quanto Business France, una sorte di Camera del Commercio estero francese che ha dato l’incarico di organizzare la serata ad una società senza che questa avesse vinto la gara d’appalto.

Macron è considerato dagli analisti come il probabile successore di Hollande se al ballottaggio arrivassero quanto la Le Pen quanto Fillon. Ma, i precedenti insegnano, ci sarà da andare con i piedi di piombo.

Jean-Luc Mélenchon, l’oltranzista di sinistra che cerca voti tra i socialisti delusi – Ultimo candidato con speranze di ballottaggio di queste Presidenziali è Jean-Luc Mélenchon. Ex socialista di sinistra, Mélenchon è dato intorno al 18%, in grande rimonta in queste ultime settimana a grandissima sorpresa. Il politico classe 1951 non ha partecipato alle primarie del centrosinistra e si è presentato come indipendente “alla Macron”, ma più a sinistra di Macron. Ex senatore socialista ed eurodeputato, ha un passato trotzkista e ha partecipato al celebre “maggio francese”.

Mélénchon si presenta per la seconda volta alle elezioni presidenziali dopo il risultato il quarto posto e l’11%. Questa volta potrebbe prendere più voti di allora. Personaggio politico sui generis, con un proprio canale YouTube e con alcuni libri di successo best seller nell’Esagono.

I sondaggi di questi ultimi giorni danno Méléchon in nettissima ripresa, tanto che si paventa la possibilità che il 7 maggio al ballottaggio vadano i due estremisti in lizza, lui e la Le Pen. Gli avversari, capito la forza che stava prendendo l’ex trotzkista, hanno iniziato a fare terra bruciata intorno a lui, tanto da averlo paragonato anche a Hugo Chavez, l’ex Presidente venezuelano morto quattro anno fa ed alfiere del “socialismo sudamericano” di ispirazione marxista e terzomondista.

I punti nevralgici del programma di Méléchon e del suo partito France insoumise (Francia disobbediente), come riportava ieri il sito ilpost.it, sono l’abbattimento delle ore lavorative settimanali (da sempre un cavallo di battaglia della sinistra francese), l’abbandono del nucleare, modifiche importanti alla Costituzione e rivedere i legami francesi con Mosca. Piano piano, zitto zitto…vuoi vedere che lo scrittore-politico può fare il colpo che non ti aspetti?

Comunque vada il voto, la Francia ha bisogno di certezze – Chiunque degli undici candidati vincerà le presidenziali avrà un compito difficile: far passare la paura ai francesi. La paura del terrorismo, unita al problema delle banlieues violente, degli scioperi e le manifestazioni di piazza metteranno l’Esagono ad un bivio: rialzare la testa o lasciarsi trascinare dagli eventi e lo stato di guerra che sarà sciolto solamente il prossimo 15 luglio, il giorno dopo la Festa nazionale.

Gli elettori domenica prossima avranno un compito difficile ed alcuni “montanellianamente” si tureranno il naso ancora più di quanto non faranno il giorno del ballottaggio.

Lo spauracchio è la La Pen, ma l’affaire Fillon e ben tre candidati per la sinistra (a parte Lotta operaia e i Verdi) potrebbero spianarle la strada verso la poltrona più ambita. Si teme che la sua vittoria possa portare “problemi” non solo in Francia, ma in tutta l’Unione europea. Unione europea di cui Parigi è un Paese fondatore nonché seconda potenza economica.

L’avversario da battere sarà lei, ma quasi sicuramente al ballottaggio soccomberà perché il Front National paga sempre i ballottaggi. Quindi chi vincerà non vincerà per meriti propri, ma per demeriti altrui.

I francesi sperano che chi vincerà possa fare in modo di portare il Paese fuori da questo momento grigio.

In bocca al lupo a tutti gli undici candidati. Anzi, bonne chanche.

immagine in evidenza tratta da www.lesmotsflechesdegribouille.com

immagine di cinque degli undici candidati tratta da www.lookoutnews.it

immagine di Hollande tratta da www.elysee.fr

immagine della bandiera francese trattata da www.french-flag.org