di Simone Balocco
La provincia racconta davvero tante…storie. E la nostra provincia non è da meno. Sono sempre da apprezzare le belle storie e Andrea Masciaga, 27enne del nostro territorio, ne ha una bella interessante: studente, lavoratore, calciatore dilettantistico e..scrittore “calcistico” con cinque libri scritti ed un contratto niente meno che con Rizzoli. Per noin parlare della sua passione per i social network ed i messaggi (calcistici non solo) che trasmette.
Gli abbiamo rubato cinque minuti e lui ci ha raccontato la sua storia.
Andrea, ti consideri più un calciatore o uno scrittore?
Partiamo con il botto. Mi considero più Andrea, e cioè una via di mezzo, ne troppo scrittore, ne troppo calciatore. Uno che ci mette tanta passione in entrambe le cose, insomma.
Come nasce l’Andrea Masciaga scrittore.
Nasce alle elementari o giù di lì. Ho sempre amato scrivere. Adoravo il giorno del tema, anche se quelle poche abilità che credo di avere sviluppato sono venute su più avanti nel tempo. “Non si nasce imparati” per dirla in maniera brutta. Le mie maestre ricordano ancora un mio tema di ben quattro pagine sulla pasta in bianco, quindi sì: lo “scrittore” è nato lì.
Immagino tu sia un avido lettore di libri, non solo di calcio. Quali autori ti hanno ispirato e cosa leggi di solito?
Qui fai troppo affidamento alla tua immaginazione. Ho letto poco e niente fino alla terza superiore poi, complice una mia vecchia insegnante di italiano e un paio di libri letti nelle vacanze estive, sono diventato un buon lettore. Non avido ma praticante. Leggo molti libri di storia, con un focus particolare sul ‘900. Mi concedo però anche ad altro. Benni, Guareschi, Cavina: mi piace chi sa farti ridere e piangere nello stesso libro. Tuttavia, vorrei leggere di più e ora che ho finito l’università comincerò sicuramente a farlo.
Nel 2017 hai creato la pagina Facebook “Non è più domenica”. A me viene in mente “Marmellata #25”. L’idea arriva dalla canzone, o meglio dal ritornello della canzone di Cesare Cremonini, o sbaglio?
Qualcosa arriva da lì, logico. Avevo bisogno di uno slogan “fermo” che potesse essere interpretato da più punti di vista. Tu leggi “Non è più domenica” e pensi alla nostalgia: invece non è solo quella, anche perché ho solo 27 anni. “Non è più domenica”, per come leggo io lo slogan, è anche un modo per dire che qualcosa sta cambiando, che stiamo tutti un po’ perdendo di vista le cose davvero belle. La domenica è il giorno che più di tutti, per tutti, dovrebbe rappresentare la tranquillità, il riposo, l’amore, la famiglia, gli amici: quanti di noi sono ancora così attaccati a tutto ciò?
A oggi ha scritto cinque libri: raccontaci la loro genesi.
Tre di questi libri parlano di calcio dilettantistico. Gli altri due sono lavori a cui tengo in egual modo ma più marginali, uno sugli europei ed uno che raccoglie quelli che secondo me sono stati, fino ad ora, i post più belli della pagina. Non c’è un percorso preciso quando scrivo: ho un’idea e parto. Di solito se l’idea è buona arrivo alla fine. Sotto le coperte son tutte idee capolavoro, molte di queste però muoiono la sera dopo.
A quale sei più legato? Se potessi consigliarne uno, sceglieresti…?
Sono molto legato a “Ma restiamo con i piedi per terra” perché è una storia che ho vissuto personalmente sulla mia pelle. Personaggi e ambientazioni sono inventati (non troppo) ma tutti gli avvenimenti all’interno del libro sono realissimi. Solitamente, a chi mi chiede da dove partire per una lettura dei miei testi, consiglio sempre di iniziare da “Ci alleniamo anche se piove”, perché è un’opera più generica sul calcio dilettantistico e perché così il lettore, se mai dovesse leggere altro di mio, potrebbe rendersi conto del miglioramento della scrittura da un libro all’altro.
Ho letto che i primi quattro sono autoprodotti. Ovvero?
Giustissimo. Per pubblicare mi avvalgo del servizio di Amazon KDP, curando personalmente editing del testo e realizzazione della copertina. Certo, non è come collaborare con una Casa editrice, ma è un bel modo per scrivere sempre tutto ciò che mi va, come mi va e quando mi va.
Parlaci della collaborazione con Rizzoli: come è nata? E cosa hai pensato quando hai messo giù il telefono con loro?
Stavo mangiando un panino in università, ho aperto la mail e ho trovato un messaggio di Andrea che, dopo aver letto “Ci alleniamo anche se piove?”, voleva fare due chiacchiere per una eventuale collaborazione. Per un po’ di tempo poi non ci siamo più sentiti, principalmente perché io ero in cerca di un’idea (Quella giusta!), il lockdown mi ha dato poi tempi e modi giusti per tirare fuori un libro di quasi 260 pagine.
Tornando alla scrittura, come e quando hai capito che dovevi scrivere per farti capire o per far passare un tuo messaggio?
Quando ho avuto una delusione (sempre in ambito editoriale) prima dell’apertura di Non è più domenica.
Ho letto che sei arrivato secondo al Premio di Letteratura Sportiva Sandro Ciotti. Complimenti. Raccontaci tutto per filo e per segno…
Con Rizzoli, quasi per caso, abbiamo scoperto il bando e abbiamo deciso di partecipare. A novembre 2021 mi è arrivata una mail da parte di Filippo Grassia, giornalista e direttore del premio, che mi spiegava di esser stato selezionato per la finale, insieme ad altri due testi. Fino all’ultima busta ero a pari punti con Alciato (“Forza Gentile”) poi l’ha spuntata lui, tra l’altro con l’autobiografia del mio idolo, Andry Shevchenko.
Invece come nasce il progetto “Tempio del football”?
In realtà è un progetto nato e morto nel giro di poco, ho scritto qualche pezzo poi ho mollato: gestire due account social, lavorare e studiare non mi dava spazio anche per gestire un blog.
Con “Non è più domenica” parli di un calcio che non c’è più, un calcio lontano. Cosa non ti piace di questo, cosiddetto, “calcio moderno”?
Tante cose. Su tutte, la cosa che proprio non mi piace, è l’incapacità dei calciatori di legarsi ad una squadra e provare a costruire qualcosa di bello, di duraturo. Credo che il problema più grosso siano i troppi soldi, ma non vorrei scadere nella retorica. Perciò dico che forse, questo aspetto, non è più al centro.
“Non è più domenica”, su Facebook, conta 223mila fan e 74mila su Instagram. Ti aspettavi un successo così? Vedo che spesso sia come “Andrea Masciaga” sia come “administrator” commenti ed interagisci con i followers. Come sono i tuoi followers? Nel senso, gioie o anche dolori?
A volte si discute, a volte ci si confronta. Altre volte ancora, per la grossa mole di numeri, ci si evita. Tendenzialmente cerco di essere molto severo solo con chi si esprime in modo becero e offensivo: in quei casi taglio subito il tutto bloccando. La cosa che mi rende più felice è aver creato anche e soprattutto rapporti di amicizia e collaborazione che durano da anni. Sui social non è facile: tanti opportunisti, forse troppi.
Meglio essere mainstream o piacere a pochi?
Qui è difficile rispondere. Si può essere per tanti tenendo alta la qualità, o comunque, per non essere troppo spinti, si può essere per tanti mettendoci sempre la stessa passione, i risultati, in questo caso, arrivano di conseguenza.
Parliamo anche dell’Andrea Masciaga calciatore: squadre preferita e calciatore del passato e del presente che ti piace. Già che ci sono, segui anche il Novara FC? Sei mai andato al “Piola”?
Sono milanista, cosa che spesso in pagina mi fanno pesare. Il mio idolo è Shevchenko, lo è sempre stato e lo sarà per sempre. Anche per questo odio l’Inglese. Attualmente, anche per i motivi che ti dicevo prima, non ho un vero e proprio idolo. Calcisticamente mi fa impazzire Dybala, ha un modo di trattare il pallone poetico. Il Novara non lo seguo, della zona preferisco la Pro Vercelli. Ora però non cestinare l’intervista.
Giochi nel Comignago, squadra dell’omonimo paese vicino ad Arona. Che ruolo occupi e da quanto giochi con quella squadra?
Giocavo. Ho avuto un diverbio e sono andato via dopo 5 anni bellissimi. Sono un esterno di centrocampo, perché lo hanno deciso gli altri: evidentemente davanti facevo troppi pochi goal. Ora gioco nel Branzack United da qualche mese, siamo in lotta per la salvezza.
Cosa vogliono fare da grande l’Andrea Masciaga calciatore e l’Andrea Masciaga scrittore?
Scrivere e giocare il più possibile.
Se dovessi dare un consiglio ad un nostro lettore che vorrebbe iniziare a scrivere le proprie emozioni e pensieri calcistici, che suggerimento gli daresti?
Gli direi di buttarsi, senza nessuna ombra di dubbio. Chiunque voglia creare cultura deve buttarsi, sempre.
Ringraziamo Andrea per la disponibilità e la simpatia dimostrataci
Immagini concesse da Andrea Masciata