Due chiacchiere con…Andrea Vecchio, fondatore di “Ufficio Sinistri”

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di Simone Balocco

 

 

Andrea, dicesi “storytelling”…

Lo storytelling si usava molto sino a dieci anni fa in ambito lavorativo. Credo lo si utilizzi ancora, in alcune multinazionali per esempio, per rendere un concetto più apprezzabile da parte di collaboratori e clienti. È un modo di descrivere gli eventi “prendendo alla larga” il punto cruciale e spinoso dei concetti, insomma, per suscitare una reazione o un’emozione in chi legge o ascolta. Ovviamente la sua trasposizione può avvenire in diversi ambiti, come per esempio quello del raccontare storie o eventi personali, ma anche situazioni su scala più ampia.

 

Storytelling e calcio, un connubio che non stanca mai eh. Anzi.

Lo storytelling calcistico ha avuto una piega decisiva grazie, soprattutto, alla televisione. Conosciamo tutti Federico Buffa e le sue monografie, portate in scena per raccontare esperienze e vite di calciatori o squadre. Sotto l’aspetto più letterario, invece, il blog Zona Cesarini credo sia stato forse il primo in Italia a utilizzare lo storytelling come mezzo di espressione. Se parliamo di podcast e social, invece, ho trovato molto interessante “Ultradelicious”, un podcast che parla delle città italiane del calcio raccontandone origini e cultura, soprattutto culinaria. Possiamo affermare che, dato che il calcio sia un fenomeno globale, ascoltare e leggere storie sui propri beniamini sportivi aggiunga spirito di interpretazione e analisi, cose che sono difficili da percepire quando si ascolta, magari, una telecronaca o si guardano i gol in tv.

 

Le 5 W di “Ufficio Sinistri”: chi è “Ufficio Sinistri”, che cos’è, quando nasce, perché nasce, dove nasce?

Ufficio Sinistri sono solo io. Da sempre gestisco solo io gli articoli, le news e i post sulle tre pagine social di Facebook, Instagram e Twitter. Si tratta di una pagina che parla, tramite storie, racconti e articoli, esclusivamente di calciatori mancini che nasce alla fine del 2016 in un appartamento di Novara Nord e in svariati bar della città.

 

Uno lega il nome “Ufficio Sinistri”, senza sapere né leggere né scrivere, all’ufficio dove lavorava il ragionier Ugo Fantozzi. Un caso o c’è qualcosa di voluto?

In realtà non c’entra nulla con il famoso reparto della Megaditta. Spesso vedo citazioni o tag riguardanti Fantozzi da parte di utenti che non leggono nemmeno la descrizione della pagina e non fanno altro che digitare a casaccio sui social. L’idea mi è venuta per caso, un giorno, mentre durante una pausa pranzo al lavoro stavo guardando, da buon nerd calcistico quale sono, un video sul Barcellona di Hagi e Stoitchkov. Nei fotogrammi si vedevano i due confabulare prima di battere una punizione a qualche metro di distanza dall’area avversaria e ho pensato “Ecco, un discorso esclusivo tra soli mancini. Dovrebbero far sapere a tutti di cosa stiano parlando!” Da lì, poi, dato che per lavoro mi occupo anche di sinistri, il passo a pensare ad un ufficio sinistri calcistico è stato breve. Pensai che sarebbe stato bello raccontare a modo mio, con i  miei tempi e i miei spazi, vite e vicissitudini di calciatori mancini in modo più che mai “sinistro”, nella concezione più aggettivante del termine.

 

Cosa ti ha spinto a creare un sito di questo tipo? Scrivi solo tu o ti affianca qualcuno?

Utilizzo il blog soprattutto per esercitarmi a scrivere e poter condividere storie personali legate al calcio seguendo i miei gusti. Sono sempre stato da solo a portare avanti il progetto di Ufficio Sinistri: all’inizio utilizzavo solo la piattaforma Tumblr, che dopo un annetto è stata affiancata da Facebook prima e Instagram dopo. Su Tumblr pubblico i miei storytelling, mentre sulle altre due posso sbizzarrirmi nel condividere notizie, foto, impressioni più momentanee. Alle volte sbaglio date o riferimenti, ma essendo da solo e non potendo avere un confronto, può capitare di commettere errori. Per fortuna i miei lettori sono più attenti di me e mi segnalano dovutamente ogni cosa. Non ho mai sentito la necessità di avere qualcuno che collaborasse con me perché mai nessuno si è proposto di farlo, prima di tutto, e perché comunque non mi sentirei più libero di esprimermi in totale libertà. Ci sono i pro e i contro, insomma. Come capita in ogni webzine.

 

Molto particolare il logo…

Opera di una mia amica, Alice, grafica di professione. Io diedi solo l’idea (abbastanza scontata peraltro) di uno scarpino da calcio. Le strisce laterali e l’orientamento del piede, invece, fanno subito capire che si tratti di una scarpa sinistra ed è stata una trovata geniale. Ha curato anche la parte relativa all’header della pagina Facebook e mi ha mandato i formati adatti per le pagine social, senza mai cambiare il motivo o il disegno. Sono cinque anni ormai che non cambio logo e non credo lo farò mai.

 

Perché basare il sito solo su giocatori mancini? Cos’hanno, secondo te, più degli altri?

L’essere mancino di piede è stata la mia salvezza. Se non lo fossi stato, sarei rimasto panchinaro o in tribuna in ogni squadra in cui ho militato in vita mia, dalle partitelle al parco ai campionati giovanili. Volevo in qualche modo comunicare questa necessità di rivincita, perché in realtà sono sempre stato una schiappa, a calcio. Sono sempre stato uno dei pochissimi mancini in squadra e questo mi ha permesso di giocare più di quanto in realtà avessi meritato. Raccontare di giocatori mancini, poi, partendo dalle mie esperienze ( calcistiche e non ) e in uno stile indefinito e poco diretto, che mi permette di partire da lontano e compiere vastissimi voli pindarici, poi, credo abbia fatto sì che il pubblico del blog sia diverso da quello delle solite pagine social sul calcio che parlano in maniera sommaria di tutto. Ormai parlare di calcio sembra diventata una moda, e più se ne parla, più si perde qualità nei concetti e nei discorsi. È un discorso sulla fruibilità, innanzitutto. Raccontando di una rivoluzione copernicana in ambito calcistico, partendo “da sinistra”,  il campo di indagine risulta restringersi ed affinarsi, e al suo interno posso comportarmi come voglio. Credo che rispetto agli altri, i calciatori mancini abbiano una diversa visione del gioco e delle proprie capacità. Ricercare storie e aneddoti da cui partire per creare uno storytelling è a volte molto frustrante, perché man mano che passano gli anni gli eventi importanti o curiosi si stanno esaurendo e in molti aspetti, per esempio quelli legati alla tattica, penso si stia raggiungendo un’entropia narrativa senza via di fuga.

 

I migliori “sinistri” del calcio mondiale. Anche italiani.

Beh, se vuoi ti posso dare una formazione “tipo”, stilata non tanto sull’importanza di carriere e titoli vinti, ma piuttosto sulla caratura del personaggio e su ciò che rappresenta nel mio immaginario di calciatore sinistro perfetto.

Chilavert – Pearce, Agger, Montero – Rivelino, Redondo, Buonocore, Hagi, Bale  – Vieri, Fowler

 

Come nasce un pezzo su “Ufficio Sinistri”.

Diciamo che prendo molti appunti. Sulle cose che vedo ogni giorno, sulla musica che ascolto, su ricordi, sui miei pensieri in determinate situazioni. Uso il telefono, un’agenda o pezzi di carta che trovo in giro per segnarmi anche poche parole, poi do vita ai periodi. Bastano pochi concetti, davvero. Una volta trovato un filo conduttore, poi, penso ad un giocatore mancino su cui potrei raccontare qualcosa di interessante, faccio i dovuti collegamenti e mi informo sulla sua carriera. Di solito ci impiego molto per mettere le fondamenta di un racconto, a trovare gli incastri giusti e la dovuta lunghezza, mentre invece la prima stesura della storia è abbastanza veloce.

 

Come mai ti appoggi su “Tumblr”?

Ho iniziato a scrivere su Tumblr perché la trovavo una piattaforma semplice e comoda da utilizzare, che metteva a disposizione formati editabili e ti dava la possibilità di aggiungere foto ai post del blog. Per pigrizia non mi sono mai spostato da lì, anche se credo esistano sicuramente piattaforme più funzionali e accattivanti o che diano più visibilità. Scrivo di musica anche per Impatto Sonoro e, per esempio, rebloggo i miei articoli su Linktree, che è davvero carino e molto più diretto rispetto ai blog del passato.

 

Quale è stato il primo pezzo che hai scritto e quello che ha avuto più reaction?

Il primo pezzo che scrissi fu su un mio vecchio compagno di squadra alla San Giacomo. Mancino ovviamente. Quello che ha avuto più successo, credo sia stato il racconto su Redondo e i suoi primi passi in Europa al Tenerife, anche se gli storytelling su Recoba e Dybala hanno avuto buon riscontro. Non curo molto questo aspetto, in verità. Non guardo statistiche e non sto dietro ai feed, come non sfrutto le sponsorizzazioni dei post. Cerco di impegnarmi a scrivere bene e spero di poter raggiungere un numero sempre più cospicuo di lettori, ma anche se non dovessi “spaccare”, me ne farò una ragione.

 

Quale è il pezzo che hai scritto cui sei più legato?

Quello su Fowler, sicuramente. Del suo schierarsi politicamente con i Dockers di Liverpool e della sua protesta durante una partita di Coppa. Credo sia stato il centravanti più iconico che il calcio inglese abbia mai avuto: rude, devoto, devastante.  Mi ricordo ancora dove mi trovavo mentre lo scrivevo e che tempo c’era, quale fosse il mio stato d’animo e che giorno della settimana fosse. Era un venerdì.

 

Hai dei blog/siti che usi come spunto per scrivere i tuoi pezzi?

Più che spunti, traggo informazioni. Seguo assiduamente la pagina e il podcast di Valerio Moggia, “Pallonate in faccia”, che dà una quotidiana informazione sulla socialità del pallone a livello mondiale. Altre pagine e blog fonte di ispirazione sono “The Begbie Inside”, un blog sulle stravaganze dei calciatori curato da un mio amico bustocco; “Uno-Due”, blog e pubblicazione cartacea di altissima qualità; “Minuto 78”  e “Linea Mediana” per quanto riguarda calcio e impegno politico; “Curva Est” per le notizie sul calcio balcanico ed ex-sovietico. Ultimamente trovo interessantissima la pagina curata dai ragazzi de La Ragione di Stato, capace di parlare con ironia e disincanto dell’attualità calcistica quotidiana. Hanno anche pubblicato di recente un libro sui Mondiali italiani negli anni novanta, che ho trovato uno dei libri più accattivanti sul calcio degli ultimi tempi. Devo dire che per quanto riguarda più propriamente gli spunti e le ispirazioni, questi derivano dai libri sul calcio che ho letto e che leggo con voracità ogni giorno, di fianco a quelli più strettamente di narrativa.

 

C’è del merchandising? Mai pensato di riportare i pezzi, a tuo avviso migliori, in un libro.

Come merchandising ho delle magliette fatte serigrafare due anni fa dai ragazzi di Legno, una serigrafia di Milano, e degli adesivi, che stampo ciclicamente.

Non ho mai pensato ad una pubblicazione cartacea, probabilmente per pigrizia e indecisione, ma mi hai dato un’ottima idea!

 

A proposito di “libro”, nel 2021 esce “Con il pallone tra i piedi e la musica a cannone”. Due parole velocissime su questo libro che ti vede come uno dei due autori. E sappi che ho già in mente un qualcosa…

Si tratta di una raccolta di racconti aventi come filo conduttore il calcio e la nostra provincia. È stata scritta assieme a Nicolò Rondinelli di “Ribelli, sociali e romantici” e pubblicata per Red Star Press. Ci si trova di tutto, dal campetto di periferia allo stadio, dai parchetti cittadini alle esperienze nei campionati giovanili. Abbiamo scritto “Con il pallone tra i piedi e la musica a cannone” per dimostrare attaccamento e devozione a questo sport, ma anche alle nostre origini e alla nostra crescita come persone. Grazie alla sua pubblicazione abbiamo avuto modo di entrare in contatto con realtà calcistiche e ultras in Italia ed è stata un’esperienza decisamente formativa.

 

Sei anche un tifoso del Novara: i migliori mancini passati in maglia azzurra. Sia recenti sia di qualche stagione fa.

Borgobello, il primo centravanti che ho amato spassionatamente. Cau, detto “Mowgli”, il minuto trequartista sardo; e infine l’eterno Gonzalez.

 

Progetti per il futuro per “Ufficio Sinistri”?

Mi cogli impreparato, davvero. Caspita, non saprei. Probabilmente riuscire a pubblicare sempre storie con una certa frequenza e magari stampare altre magliette. E perché no, cercare di adattare gli storytelling per una fruibilità cartacea!

 

Tre aggettivi per descrivere “Ufficio Sinistri”?

Liberatorio, autogestito, abbandonico.

 

Ringraziamo Andrea per la simpatia e la disponibilità e vi consigliamo di seguire “Ufficio sinistri” su internet, su Facebook, Instagram e Twitter

 

immagine in evidenza ed immagine di apertura concesse da Andrea Vecchio