by Simone Balocco
Se si percorre viale Kennedy in direzione Vercelli, ad un certo punto, dove c’è la curva, se ci si gira verso destra appare lo stadio “Piola”. Dedicato alla memoria del miglior marcatore in Serie A del Novara, nonché il top scorer (dal 1954) di tutti i tempi del nostro massimo torneo, l’impianto è di proprietà del Comune di Novara e il Novara vi gioca ininterrottamente dal 25 gennaio 1976.
L’ingresso ai settori “distinti” e “Curva Nord” è in un piazzale dedicato alla memoria di uno dei giocatori più carismatici e forti del primo Novara che giocò in Serie A, quello delle stagioni 1936-1937 e dalla 1938/1939 alla 1940/1941: Edmondo Mornese. Uno il cui nome è anche negli annali della storia della Roma, tanto per capire di chi stiamo parlando.
“Chi era Edmondo Mornese?”, chiederebbe non solo il nipote che si incammina verso lo stadio a piedi con il nonno, ma anche qualche persona meno giovane. Eppure questo giocatore ha scritto pagine importanti della storia del club nato il 22 dicembre 1908.
Edmondo Mornese detto “Mondo” nacque ad Alessandria il 14 novembre 1910, ma cinque anni dopo arrivò a Novara. Iniziò a giocare a calcio nelle giovanili azzurre per passare, fin dalla sua fondazione, alla Società Sportiva Sparta di Enrico Patti, sodalizio fondato il 20 novembre 1926 nei locali della Unione Ciclistica Novarese in via Ferraris 20.
Edmondo Mornese vestì i colori della Sparta fino al 1929, quando passò al Novara, che disputò il suo primo campionato di Serie B. Passarono dalla palestra di via Sottile (dove si allenava la Sparta) a quella di via Alcarotti (dove si allenava il Novara), oltre al “Mondo” anche il portiere Angelo Caimo, il terzino Libero Checco e bomber Otello Torri.
Con la squadra novarese, Mornese disputo 332 partite. Era dotato di una certa tecnica tanto da esser considerato uno dei più forti “centromediani metodisti” del tempo, non un marcatore ma un creatore di gioco. Stiamo parlando di un ruolo oggi simile a quello che fu negli anni Settanta lo stopper e oggi il centrale di difesa.
Mornese disputò nel Novara otto campionati di Serie B (1929-1936, 1937-1938) e quattro di Serie A (1936/1937, 1938-1941), rimanendo in azzurro fino al termine della stagione 1940/1941, l’ultima degli azzurri in massima serie prima dell’era di Silvio Piola. Il capitano azzurro disputò anche la finale di Coppa Italia contro l’Ambrosiana Inter di Meazza del 18 maggio 1939 a Roma, vinta dai lombardi per 2-1. In quella partita, come ricordano Cortese e Vaccarone nel loro “Un amore lungo 90 anni”, Mornese fu espulso al minuto 81.
Mornese debuttò con la maglia del Novara il 13 ottobre 1929 a Biella, match conclusosi sul punteggio di 0-0. Dalla partita successiva (in casa contro il Legnano), giocò al posto di Mario Meneghetti, facendo cambiare ruolo all’istituzione dell’allora calcio novarese.
Mornese, maglia numero 5 sulle spalle, non lasciò più quel ruolo fino all’ultima partita in azzurro, datata 4 maggio 1941.
Edmondo Mornese giocò in azzurro 106 partite in Serie A, segnando due reti (doppietta su rigore contro il Bari datata 26 gennaio 1941): quello che “soffiò” il posto all’idolo dei tifosi novarese Meneghetti, che accusò la società di lesa maestà, divenne uno dei giocatori più amati di sempre.
Nel 1941, deluso dall’epilogo del campionato con la squadra retrocessa per una strana differenza reti decise di salutare la basilica di San Gaudenzio.
Cosa successe? All’ultima giornata per il Novara bastava anche perdere con due reti di scarto contro il Venezia e la squadra di mister Carlo Rigotti si sarebbe salvata. La Lazio vinse a Bologna, il Novara perse 3-0 contro il Venezia, il quoziente reti della Lazio era 0,9 mentre quello del Novara era 0,81. Lazio si salvò, il Novara retrocesse. Mornese ci rimase male e decise di lasciare la squadra: se lo accaparrò per 117mila lire la Roma di mister Schaffer. Il Consiglio direttivo del Novara lo punì con una multa di 500 lire per “scarso impegno”.
Per il difensore, un viaggio di oltre 600 km per vestire i colori della squadra della capitale nata il 7 giugno 1927 dalla fusione tra le allora squadra capitoline Alba Roma, Fortitudo e Roman. Mornese arrivò allo Stadio Nazionale non come acquisto top della campagna di rafforzamento, ma come un gregario. Aveva 31 anni, un’età che oggi vede il calciatore al top della condizione, ma in quel tempo avere quell’età era sinonimo di ritiro, almeno, da un paio di anni. Favorì il suo passaggio ai giallorossi il fatto di svolgere il servizio militare proprio a Roma, così come avvenne con Piola nove anni prima con il suo passaggio alla Lazio. Mornese fu richiesto da Bologna e Ambrosiana-Inter negli anni novaresi.
Il destino fu beffardo con Mornese: dove iniziò la stagione calcistica della Roma? A Novara, nei sedicesimi di Coppa Italia. Fu il Novara a passare il turno al “Littorio” mentre i giallorossi furono eliminati. Era il 21 ottobre 1941 e fu Romano a spezzare i sogni dei capitolini, vendicando la sconfitta del Novara della stagione precedente nella medesima competizione.
Si pensava che i capitolini avrebbero disputato la solita stagione negativa senza squilli, ma non fu così: vincendo 2-0 il 14 giugno 1942 contro il Modena, la squadra di mister Schaffer vinse il campionato, staccando il Torino di tre punti (42 a 39). La Roma vinse il primo dei tre scudetti, il primo vinto da una squadra non espressione del Nord del Paese.
Mornese la prima stagione giocò 29 partite, segnando una rete su rigore contro l’Atalanta (gol del definitivo 2-2), diventando un idolo della tifoseria per la grinta buttata in campo, alla faccia della sua età non tanto più verde per i canoni del tempo.
Il matrimonio tra Mornese e la Roma durò 56 partite con tre reti. Giocò tre stagioni consecutive, dopo di che lasciò i giallorossi ed il calcio. Ancora oggi è ricordato come uno dei mitici che vinsero il primo scudetto romanista.
Difensore ruvido e talentuoso, è stato uno con pochi fronzoli: saltava, fermava l’attaccante di turno e ripartiva.
Mornese divenne il secondo ex giocatore del Novara a vincere il campionato (nel girone unico) dopo Angelo Caimo (1939/1940), ma il primo a vincerlo da titolare, visto che il portiere di San Pietro Mosezzo era il vice di Giuseppe Perucchetti.
Edmondo Mornese non vestì mai la maglia della Nazionale maggiore. Quando giocava nel Novara fu convocato dalla Italia B per l’amichevole contro la Svizzera. Quella partita, che vide convocati anche i compagni di squadra Galimberti e Romano, fu emozionante per Mornese perché fu disputata al “Littorio” di via Alcarotti. Era il 5 aprile 1936 e gli azzurri si imposero per 2-0.
Mornese tornò poi a Novara intraprendendo prima la carriera di allenatore, diventando DT azzurro nella stagione 1950/1951 in Serie A e una volta ritiratosi dal mondo del calcio, aprì un’attività commerciale a Novara in centro. E proprio nel suo negoziò fu colpito da un infarto che non gli lasciò scampo: era il 30 dicembre 1962 e Mornese aveva 52 anni.
Dopo che fu inaugurato lo stadio “Comunale” di viale Kennedy, l’amministrazione dedicò a Mornese il piazzale antistante l’ingresso: non era come avere lo stadio dedicato, ma per entrarci si deve passare in quel piazzale a lui dedicatogli. E quando i tifosi del Novara organizzano le trasferte si ritrovano, e partono, proprio da piazzale Mornese. In alternativa, si può entrare allo stadio o da viale Marmo (dietro lo stadio) o da via Patti sulla destra: per entrare al “Piola” bisogna passare in una toponomastica dedicata a chi ha dato tanto al calcio novarese.
Il nome di Edmondo Mornese tornò in auge in città la mattina del 5 novembre 2011: la sera si sarebbe giocato l’anticipo serale tra Novara e Roma, valevole per l’undicesima giornata di andata del campionato di Serie A. Il match si concluse con la vittoria dei giallorossi per 2-0, dopo un primo tempo di completa marca novarese.
Quella sera pioveva molto, come piovve la mattina alle ore 11 quando una delegazione del Novara e della compagine capitolina si trovarono nel cimitero di Novara per posare una corona di fiori in ricordo del giocatore che vestì entrambe le maglie. Come riportava il sito del Novara Calcio, per gli azzurri vi parteciparono il presidente Carlo Accornero, il ds Mauro Pederzoli e il team manager Mattia Venturini, mentre la Roma si presentò con il direttore sportivo Walter Sabatini, il responsabile organizzativo della logistica Antonio Tempestilli ed il team manager Salvatore Scaglia.
Una bella pagina di sport in ricordo di un giocatore che alle nuove generazioni di tifosi azzurri non dice assolutamente nulla, ma che scrisse una grande pagina di calcio a Novara e a Roma. E nella capitale sponda giallorossa non è da tutti riservare un trattamento come quello riservato ad un ex giocatore come Edmondo Mornese.
Del resto, stiamo parlando di uno che ha scritto la Storia del Novara e della Roma, uno che, come si ricorda nel libro “Un secolo di azzurro” di de Luca-DelZoppo-Devecchi, venne definito “gladiatore di talento” dal giornalista vercellese Ettore Berra di “Calcio illustrato”.
Oggi come oggi, il nome “Edmondo Mornese” fa rima con Piola, Baira, Udovicich, Rubino e Ludi. Non proprio gli ultimi arrivati a vestire la maglia del Novara.
Bibliografia
Paolo de Luca – Massimo Delzoppo – Sandro Devecchi, Un secolo azzurro. La storia del Novara Calcio attraverso personaggi ed eventi, Edizioni S.G.P, Novara, 2008
Beppe Cortese – Beppe Vaccarone, Un amore lungo 90 anni. Storia del Novara Calcio, Edizioni Centrostampa, Novara, 1998
AA.VV., Novara Cento avventure. E la storia continua, a cura di Gianni Romeo, Novara Calcio, DeA Printing, Novara, 2008
Gianfranco Capra, Il romanzo del Novara Calcio, Editore Novarese, Novara, 2008
Gianfranco Capra, Una squadra azzurra nel cielo. Il Novara che tutti avrebbero voluto vedere, Millenia, Novara, 2005
foto nell’articolo tratta da wikipedia
foto in evidenza tratta da spartanovara.it