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Empatia, sorrisi e sensibilità: intervista a Maristella ed Elena de “Il pianeta dei clown” di Novara

DiSimone Balocco

Feb 6, 2020

di Simone Balocco

 

Tra le attività di volontariato molto apprezzate in Italia c’è la “clown terapia”, ovvero andare in ospedale (ma non solo) a portare un sorriso a persone che stanno affrontando un periodo molto difficile della propria vita vestite dal personaggio che fa ridere per antonomasia: il clown.

A Novara c’è da quattordici anni un’associazione dedita a questo: portare un sorriso ed un po’ di divertimento a chi ne ha più bisogno.Si chiama “Il pianeta dei clown” e abbiamo “fermato” due sue volontarie che ci hanno raccontato in cosa consiste la “clown therapy” e cosa fanno. E ci hanno raccontato che…

Non perdiamo tempo e…sentiamo cosa ci hanno raccontato Dottoressa Mary Poppins (Maristella Diaferio) e Dottoressa Pimpi (Elena Tanchis).

Dottoressa Mary Poppins

Prima domanda: quante volte hai visto “Patch Adams”?

Il film una sola volta. Purtroppo, dal vivo, non ho avuto occasione di vederlo in quanto non facevo ancora parte dell’associazione “il Pianeta dei Clown”, la quale organizzò un incontro proprio con lui qualche anno fa.

Come hai iniziato a fare il “clown”?

Avevo visto delle foto di una mia amica (nome clown “Scintilla”) vestita da clown e non essendo carnevale le chiesi cosa ci facesse vestita in quel modo. Avevo intuito che si trattasse di volontariato, ma volevo saperne di più. Ero rimasta affascinata e colpita da quanto mi raccontò. Non pensavo che a Novara ci fosse un’associazione simile. E’ stata proprio la “Scintilla” che ha fatto scattare in me la voglia di fare qualcosa per gli altri. Ho quindi chiesto informazioni su cosa fosse necessario fare per poter entrare a far parte di questa associazione ed eccomi qui. Ad oggi sono circa cinque anni che faccio parte del “Pianeta dei clown”.

Ti ricordi il momento più bello e più brutto del tuo volontariato?

Di momenti belli ce ne sono tanti. In generale porto nel cuore i sorrisi dei pazienti nel momento in cui ci vedono entrare in stanza tutti colorati e con la voglia di provare a portare un po’ di allegria. Tentiamo di distogliere l’attenzione dalla tristezza per quanto possibile, anche se solo per pochi minuti.

Momenti brutti non ne ho. Al massimo possono esserci dei momenti in cui certe situazioni ti fanno riflettere maggiormente, situazioni in cui realizzi che ci sono problemi più grandi di quelli che possiamo avere nella quotidianità per i quali non vale la pena affliggersi. Per quanto mi riguarda, quando faccio volontariato, non vedo la malattia ma “solo” delle persone che hanno ancora dei sogni.

La clown therapy si fa solo in ospedale o in altri luoghi?

Clown therapy la facciamo innanzitutto con adulti e bambini. Prestiamo il nostro volontariato

presso gli ospedali di Novara (Maggiore e San Giuliano), Vercelli, Borgomanero, Borgosesia,

Magenta, all’hospice di Galliate e poi nelle case di riposo e in carcere. Inoltre, vengono organizzati spesso diversi eventi presso alcune scuole, in biblioteca dove il nostro presidente Roberto Rattazzi (clown “Bobosun”) legge le storie ai bambini.

Come siete accolti dai pazienti? Immagino che i bambini impazziscano per voi.

Nella maggior parte dei casi siamo accolti con grandi sorrisi e sorpresa. Alcuni pensano che i clown vadano solo dai bambini, invece noi crediamo che tutti abbiano bisogno di un sorriso, di colore e di pensieri positivi per quanto possibile. Ovvio che poi i bambini sono contenti di vederci e impazziscono per i palloncini e le bolle di sapone.

Quando finisce la vostra giornata di “clown”, cosa pensate appena tornate a casa?

Per rispondere a questa domanda, dico solo che “fare del bene, fa stare bene”.

La vostra associazione organizza eventi. Qual è stato l’ultimo e quale sarà il prossimo?

L’ultimo evento è stato nel periodo di Natale, in centro a Novara dove abbiamo venduto i nostri calendari. Il prossimo sarà a maggio, sempre in centro a Novara per il “Pianeta in festa”.

Definisci la tua attività di “clown” con tre aggettivi

Empatia, sorrisi (non è un aggettivo, ma credo sia uno dei significati della clown therapy) e sensibilità

Quale consiglio puoi dare a chi volesse intraprendere questo tipo di volontariato?

Per fare il Clown non è necessario essere dei comici. Portiamo noi stessi e tutto quello che sentiamo di poter dare ai pazienti, che sia un sorriso, una chiacchierata allegra, un semplice palloncino o una carezza.

Dottoressa Pimpi (Elena Tanchis)

Prima domanda: quante volte hai visto“Patch Adams”?

Una volta sola, il 21 e 22 gennaio 2012. La nostra associazione con un grande lavoro di comunicazione e rete è riuscita ad ospitarlo a Novara e Vercelli per un intero fine settimana. E’ stata una grandissima emozione ed un’esperienza che non è facile raccontare a parole.

Cosa si intende per “clown terapia”?

Non so dare esattamente la definizione. Clown terapia vuol dire portare il sorriso dove c’è dolore e malattia e pertanto, portare la filosofia del buonumore negli ospedali, nelle case di riposo e dovunque vi sia qualcuno che soffre e necessità di ridere.

Come è il livello della “clown therapy” in Italy?

Secondo me è buono. Ci sono molte associazioni a livello territoriale e nazionale che come noi portano avanti questo tipo di volontariato. Inoltre, ci sono molti medici e operatori sanitari che vedono positivamente la presenza dei dottori del sorriso nelle corsie.

Come, quando, perché e dove nasce “Pianeta dei clown”?

Il “Pianeta dei clown” nasce a Novara nel gennaio del 2006 grazie a sei persone che si sono riunite e hanno messo insieme il progetto e il sogno di portare a Novara e nei territori vicini, la clown terapia.

Qual è il tuo ruolo nell’associazione e da quanto tempo ne fai parte?

Il mio ruolo attualmente è di segretaria e tesoriera del direttivo. Sono stata eletta nel direttivo due anni e mezzo fa. Faccio parte del “Pianeta dei clown” da esattamente tredici anni. Ho fatto due corsi nel 2007, uno a febbraio e poi uno a Maggio. Da quel momento in poi nella mia vita “Il Pianeta”, come lo chiamo io, non ha più smesso di essere parte importante e fondamentale della mia esistenza.

Come hai iniziato a fare il “clown”?

Facevo già volontariato. Da circa dieci anni ero volontaria presso un istituto per minori di Novara. Sentivo l’esigenza di cambiare e dare qualcosa alle persone malate. Avevo dentro un’inquietudine e un dolore che mi portavo dietro da un po’, a causa di un grave incidente stradale che aveva reso tetraplegico un mio carissimo zio. Lui era lontano e io non potevo stargli vicino e accudirlo come volevo. Pensavo che se avessi dato cinque minuti di gioia e svago ad un malato, indirettamente lo avrei fatto anche per lui. Lui a Novembre 2019 dopo venti anni di sofferenza è mancato ma io continuerò a portarlo con me in corsia.

Quali requisiti deve avere un candidato per poter abbracciare il vostro progetto?

Innanzitutto deve essere maggiorenne. Poi deve avere volontà, senso di responsabilità, forza. Bisogna sempre ricordare che malgrado i nostri aspetti allegri, incontriamo malati e persone deboli verso i quali ci vuole predisposizione, sensibilità e pazienza. Un aspirante clown prima di entrare nel pianeta dei clown deve superare un colloquio con una psicologa.

Ti ricordi il momento più bello e più brutto del vostro volontariato?

Ne ho tanti belli. L’incontro con Patch Adams, la visita a Roma da Papa Francesco, la giornata del sorriso che una volta all’anno ci unisce ai ragazzi diversamente abili dell’associazione Liberi di Sorridere. Ogni momento dove sono clown è stato bello.

Il più brutto? Non ci sono per me momenti brutti. Ci sono momenti dolorosi, dove vedi sofferenza e tristezza, dove incontri persone, a volte bambini, e sai che forse non ce la faranno. A volte purtroppo le persone le conosci e ti senti impotente.

Quale è stato il momento più toccante da quando fai questa attività?

Sono tanti e chissà quanti ne ho dimenticati. Ne ho tre:

– Gloria che mi disse: ho un tumore ma devo guarire quindi qui non voglio musi lunghi, persone che piangono e mi compatiscono. Io ho bisogno di positività e allegria. Tutto il resto non mi interessa. Penso spesso a lei, spero ce l’abbia fatta;

– Feci una gaffes. Vidi una foto su un comodino, 1 ragazzina bella e sorridente. Chiesi se fosse la nipotina e lei mi rispose no. Era la figlia da ragazza. Era morta. Mi scusai mortificata e mi insultai nella mente e lei invece iniziò a raccontare. Voleva farlo perché ne aveva bisogno;

– i bambini di Cavezzo in Emilia dopo il terremoto. La loro sorpresa nel vederci scendere dal pullman, ma nei loro occhi ancora la paura per quella notte in cui tutto iniziò a tremare.

Esistete da tanti anni e chi ti senti in dovere di ringraziare?

Mi sento di ringraziare chi come me crede in questo volontariato e porta avanti con impegno e passione ogni iniziativa e progetto. Ringrazio i miei amici clown ma anche tutte le persone che credono in noi e sanno che dietro i nostri camici colorati ci sono persone serie e volenterose. E ringrazio chi mi ha avvicinata a questo volontariato perché faceva già parte del “Pianeta”, mia zia Jo “dottoressa Lego” e il mio attuale presidente Roberto Rattazzi “dr. Bobosun”. E per finire Luciano Buscemi il nostro presidente onorario che anche se non fa più il clown è una delle persone che mi hanno fatto amare da subito il “Pianeta”.

La vostra associazione organizza diversi eventi. Qual è stato l’ultimo e quale sarà il prossimo?

L’ultimo evento è stato in centro a Novara prima di Natale. Abbiamo allestito un gazebo e venduto i nostri calendari. Il prossimo sarà sempre in centro a Novara a Maggio. Si chiamerà “Il Pianeta in festa”. Saremo in piazza per farci conoscere, raccogliere fondi e festeggiare i nostri quattordici anni.

Progetti futuri di “Pianeta dei clown”?

Tanti progetti come sempre. Aiutare con i nostri fondi le altre associazioni e continuare a portare il sorriso negli ospedali.

Ringraziamo Maristella ed Elena per la disponibilità e vi suggeriamo di seguire la loro attività di volontaria consultando il sito http://www.pianetadeiclown.it/ e la loro pagina Facebook https://www.facebook.com/pianetadeiclown/

foto in evidenza tratta dalla pagina Facebook “Il pianeta dei clown -Onlus”

foto nel testo concessa da Maristella Diaferio