Euro 2020, il mese azzurro più bello di sempre

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di Simone Balocco

 

Notti magiche/inseguendo un gol/sotto il cielo di un’estate italiana/e negli occhi tuoi voglia di vincere/un’estate un’avventura in più

 

Questo è il ritornello di “Estate italiana”, la canzone dei Campionati di calcio di Italia ’90 interpretata da Edoardo Bennato e Gianna Nannini. Come tutti gli italiani ricorderanno, nonostante la canzone fosse bella ed entusiasmante, non altrettanto in quel modo andò il Mondiale.

Lo stesso ritornello, a distanza di 31 anni, ha fatto capolino nella vita degli italiani nell’ultimo mese in quanto la stessa canzone ha accompagnato la Nazionale italiana a vincere, domenica sera a Wembley, il Campionato d’Europa 2020 posticipato di un anno causa pandemia.

Gli azzurri si sono imposti 4-3 dopo i calci di rigore sull’Inghilterra, dopo che i tempi regolamentari e i tempi supplementari si erano conclusi sul punteggio di 1-1 con i gol di Shaw (dopo due minuti di gioco) e il pareggio di Leonardo Bonucci al minuto 67.

La vittoria di Londra porta il computo delle vittorie della nostra Nazionale in un Europeo a due, dopo la vittoria nell’edizione del 1968, ospitata da noi. Dopo quella vittoria, la nostra Nazionale ha preso parte ad altri nove Europei (su tredici) raggiungendo tre volte l’ultimo atto: nel 2000 il gol di Wiltord al 90’ ed il golden gol di Trezeguet avevano strozzato la gioia italiana del gol di del Vecchio; nel 2012 la Spagna del tiki taka aveva dato una lezione di calcio ad una Italia stremata ma arrivata in finale con lo “scalpo” della Nazionale tedesca nelle mani (e nei piedi) di Mario Balotelli; nel 2021 la gioia londinese.

Tra Italia ’90 e Euro 2020, l’Italia è arrivata dieci volte ai rigori nella fase ad eliminazione diretta (finale compresa): in cinque casi ha vinto (Germania 2006 e Euro 2020 in finale; Euro 2000 ed Euro 2020 in semifinale; Ucraina-Polonia 2012 nei quarti), mentre una volta ha perso in finale (Usa ’94), una volta in semifinale (Italia ’90) e tre volte ai quarti di finale (Francia ’98, Svizzera-Austria 2008, Francia 2016)

La vittoria di Wembley ha chiuso un cerchio aperto con la sconfitta dell’Italia nei play off per accedere a Russia 2018 contro la Svezia. Da quel 13 novembre 2017 a domenica sono passati 971 giorni: quello fu il punto più basso del nostro calcio da cinquantanove anni a quella parte che portò ad un 21° posto nel ranking FIFA (peggior posizione della storia) ed un sistema-calcio da rifondare.

Da allora, due anni e mezzo al grande galoppo con il nuovo Commissario tecnico Roberto Mancini che ha preso il posto di Giampiero Ventura riportando l’Italia sul tetto d’Europa dopo ben 53 anni e rendere l’11 luglio un giorno sacro per il nostro calcio, in quanto quello stesso giorno, trentanove anni fa, l’Italia si laureava campione del Mondo per la terza volta vincendo il Mundial spagnolo.

Dalla prima partita della gestione Mancini (28 maggio 2018, 2-1 contro l’Arabia Saudita) al trionfo inglese, l’Italia ha giocato 39 partite con un bilancio incredibile: 30 vittorie, sette pareggi e solo due sconfitte. Ciò che balza all’occhio è che la vittoria contro l’Inghilterra è stata la quindicesima vittoria consecutiva azzurra che fa il computo con i complessivi 34 risultati utili consecutivi: un primato iniziato il 10 novembre 2018, ad un anno dalla debacle contro la Svezia, contro l’Ucraina in amichevole.

La forza di questa Nazionale è stata nel gruppo, senza se e senza ma: senza un vero campione, gli azzurri hanno avuto nel gruppo la loro forza tanto da renderla una grande famiglia. E proprio questo è stato il plus di Chiellini e compagni.

Grazie a questo gruppo, l’Italia si è laureata campione d’Europa, è ora numero 4 nel ranking FIFA, ospiterà la fase finale della UEFA Nations League (e si giocherà il trofeo con Spagna, Belgio e Francia da favorita numero uno) e se l’”andazzo” sarà quello espresso nell’ultimo mese, gli azzurri potrebbero poi anche vincere il girone di qualificazione per i Mondiali del 2022 in Qatar, tornare ad essere testa di serie nei sorteggi e, soprattutto, partecipare alla kermesse iridata dopo aver “bucato” l’edizione russa. Ma da qua a quel momento passerà un anno e ora è giusto godersi il momento.

E quel “momento” era iniziato lo scorso 11 giugno con Italia-Turchia, partita inaugurale di Euro 2020: un netto 3-0 con le reti di Immobile, Insigne che si sono unite all’autogol di Demiral. Da allora, solo vittorie importanti e senza mai mettere in discussione il risultato: 3-0 alla Svizzera e 1-0 al Galles (entrambe a Roma) e chiusura del girone al primo posto.

Con la fase ad eliminazione diretta, sono arrivati poi il 2-1 ai supplementari contro l’Austria negli ottavi, il 2-1 contro il Belgio numero 1 del ranking FIFA da tre anni nei quarti e la vittoria contro la Spagna in semifinale ai rigori.

E poi l’apoteosi: la vittoria contro i “maestri” inglesi, quelli che volevano tornare a vincere un trofeo dopo 55 anni di attesa (come allora a Wembley quando vinsero il loro primo titolo mondiale), quelli che avevano giocato fino quel momento tutte le partite in casa (salvo i quarti a Roma contro l’Ucraina), quelli che tre anni fa erano arrivati quarti a Russia 2018, quelli che avevano una rosa con maggiore caratura internazionale dell’Italia, quelli che accarezzavano un sogno di scrivere la storia nel loro stadio più bello ed affascinante. Ed invece a distruggere i sogni della Nazionale dei Tre leoni ci ha pensato la terribile combriccola di Roberto Mancini: 26 giocatori (25 utilizzati) di cui molti senza l’appeal internazionale ma che si sono imposti vincendo e giocando un bel…calcio. Non più il calcio “catenacciaro” che ci ha resi famosi nei decenni precedenti, ma un calcio propositivo, bello ed entusiasmante guidato dalla tecnica e dalla visione di gioco di Jorginho, il muro difensivo Chiellini-Bonucci, la bravura di Verratti, la grinta di Chiesa, il “tir a girr” di Insigne, l’eccletticità di Barella e le “manone” di Donnarumma. E proprio il portierone azzurro, vincitore del premio di miglior giocatore del torneo, è stato l’arma in più di questa vittoria europea: parate decisive come se piovesse e i rigori parati nella “lotteria” contro Spagna (su Morata) e Inghilterra (su Sancho e Saka). Il fantastico Europeo ha posto Gigio Donnarumma come il miglior portiere d’Europa se non del Mondo e già si parla di lui come possibile vincitore del prossimo Pallone d’oro (insieme al compagno azzurro Jorginho). Tutto questo a soli 22 anni (ma con già 33 presenze in Nazionale).

Un discorso a parte merita capitan Giorgio Chiellini, che con la finale europea ha toccato, a quasi 37 anni, le 112 presenze in azzurro come Dino Zoff. Il difensore pisano è reduce da due brutti infortuni che lo hanno tenuto fuori per molto tempo (28 partite totali con la Juventus negli ultimi due campionato). Si pensava che potesse anche dare forfait per Euro 2020. Convocato, ha risposto “presente” subito contro la Turchia per poi uscire dopo 20 minuti (ed un gol annullato) contro la Svizzera. Sii pensava che il suo torneo fosse finito lì, invece il “centralone” si è ripreso alla grande e, tornato in campo nei quarti contro il Belgio, ha spadroneggiato non facendo vedere la palla al suo marcatore di turno: da Lukaku a Morata, da Kane a Sterling. Un Europeo epico che lo ha ripagato della sfortuna di nove anni prima ad Euro 2012 quando dovette uscire dopo venti minuti per infortunio in finale contro la Spagna. Chiellini come Giacinto Facchetti: due capitani centrali difensivi che hanno alzato al cielo di Roma e Londra la Coppa Delaunay, la coppa della Nazionale campione d’Europa. E chissà se confermerà la sua volontà di ritirarsi dalla Nazionale come aveva annunciato.

Avrebbe potuto prendere parte al trionfo in campo anche Leonardo Spinazzola, ma il suo gravissimo infortunio contro il Belgio (rottura del tendine d’Achille) lo ha messo ko e tornerà a giocare solo tra sei mesi. Un vero peccato perché fino a quel momento il terzino mancino della Roma era stato devastante, ma i suoi compagni lo hanno sempre omaggiato con cori ed incoraggiamenti ed è stato come se avesse sempre giocato.

Insomma, si vince e si perde insieme e l’Italia ha stravinto alla grande. Merito anche di un allenatore tra i migliori del panorama internazionale che si è consacrato come uno dei migliori allenatori del Mondo. E la vittoria di Wembley ha ripagato Roberto Mancini ripagato della sconfitta, il 20 maggio 1992 quando, con la maglia numero 10 della Sampdoria, aveva perso in finale di Coppa dei Campioni contro il Barcellona. E con il “Mancio” in panchina c’è una nutrita colonia di ex sampdoriani: il vice- Alberigo Evani, il preparatore dei portieri Giulio Nuciari, il team manager Gianluca Vialli e gli assistenti Attilio Lombardo e Fausto Salsano. I “gemelli del gol” sampdoriani Vialli-Mancini sono stati i più fotografati ed ammirati durante tutta la kermesse, soprattutto dopo ogni gol con il fu “StradiVialli” abbracciava il tecnico di Jesi. E dopo il triplice fischio dell’arbitro Kuipers, Mancini e Vialli si sono abbracciati e hanno pianto.

Mancini in due anni e mezzo ha costruito un miracolo. Non fortuito, ma bel calibrato e pensato, convocando giocatori inesperti e facendoli diventare protagonisti facendoli sentire a casa e parte del gruppo come se ne facessero parte da sempre.

Insomma, una vittoria di tutti quanti. Una vittoria in un periodo difficile, un periodo che ha visto gli italiani lontani dalle uscite e dagli svaghi per colpa del Covid-19 ma che questo Europeo ha portato nelle piazze i maxi-schermi, le urla, i caroselli e la festa. Come avvenne quindici anni fa in Germania con la Nazionale campione del Mondo: come la squadra di Lippi, anche i ragazzi di Mancini partivano da underdog per la vittoria finale ma alla fine la coppa l’hanno alzata i giocatori italiani.

Ora per i “ragazzi di Londra” il meritato riposo dopo le fatiche europee. Dopo le ferie, questi si butteranno a capofitto con i loro club cercando di dare lo ciò che hanno dato alla Nazionale in questo mese: entusiasmo, grinta, abnegazione, coraggio, spensieratezza.

E poi, come detto, testa alla final four di UEFA Nations League, le qualificazioni a Qatar ’22 e riprendere quel discorso interrotto quel 13 novembre 2021.

Ligabue cantava “il meglio deve ancora venire”. E siamo convinti che ci toglieremo ancora tante soddisfazioni.

 

immagine in evidenza tratta da www.lasiciliaweb