di Simone Balocco
Se si guardano le statistiche storiche, solo tre giocatori del Novara hanno vinto la classifica marcatori. Tutte in Serie B.
Il primo è stato Marco Romano, attaccante azzurro tra il 1934 ed il 1941 che nella sua prima stagione sotto la Cupola siglò ben 30 reti. Del resto parliamo di un bomber vero, ancora oggi top scorer di sempre della storia del Novara.
Il secondo è stato un altro protagonista delle aree di rigore di quel periodo: Otello Torri. Torri, bresciano di Quinzano d’Oglio, compagno di reparto per sei stagioni di Romano a Novara, siglò 25 reti nella stagione 1937/1938, quella che vide la squadra allora presieduta da Alvise Peretti vincere gli spareggi promozione e venire promossa in Serie A per la seconda volta nella sua storia, rimanendovi fino alla stagione 1940/1941.
Il terzo in ordine di tempo a vincere la classifica marcatori è stato un attaccante che a Novara ha giocato solo due stagioni, ma che in quei due campionati ha saputo far godere i tifosi azzurri con gol pregevoli ed una buona dose di pazzia che va sempre a braccetto con i personaggi degni di un libro. Stiamo parlando di Fabio Enzo, capocannoniere della stagione cadetta 1972/1973 con 15 reti.
Classe 1946, Fabio Enzo oggi è lontano dal calcio: non allena, non fa l’opinionista, viene poche volte intervistato e vive la sua pensione nella sua terra, il Veneto.
Nativo di Cavallino, provincia di Venezia, Enzo ha avuto diversi soprannomi quando giocava: da “panzer” a “buldozer”, da “bombardiere” a “cavallo pazzo”. Il motivo? Era un istintivo, un bravo ragazzo un po’ troppo frenetico in campo anche perché allora i difensori picchiavano duro. La sua caratteristica, in carriera, sono state le sessantaquattro giornate di squalifica (una più, una meno) perché in campo metteva sempre insieme garra e voglia di strafare. Le sue ammonizioni/espulsioni erano dovute a litigate continue con gli arbitri e con gli avversari. Un bel tipetto, Fabio Enzo.
Enzo a dodici anni entrò nel settore giovanile del Cavallino, la squadra del suo paese, e passò al Venezia dove rimase fino alla stagione 1963/1964, con la squadra lagunare retrocessa l’anno prima dalla Serie A. Arrivò ad un soffio dal giocare in prima squadra, militando solo formazione Primavera.
Venne mandato poi in prestito a Salerno, in Serie C, dove rimase una stagione per approdare poi nella terza squadra calcistica di Roma, la Tevere, allora in Serie D. Quando vestiva la maglia capitolina, Enzo fu prestato alla Fiorentina per disputare il prestigioso Torneo di Viareggio che i giovani giallorossi vinsero.
Il ragazzo si fece notare e passò quindi alla Roma la stagione successiva: rimase in giallorosso due stagioni con Oronzo Pugliese allenatore, debuttando in Serie A alla quarta giornata, il 9 ottobre 1966, contro il Vicenza. Il 23 ottobre 1966 mise a segno la sua rete più importante con la casacca della Lupa, il gol-vittoria nel derby contro la Lazio: cross da destra di Peyro’, il portiere avversario Cei e due difensori non lo marcarono accuratamente e lui insaccò. In due stagioni alla Roma siglò complessivamente nove gol in 38 partite.
Però dalla stagione 1968/1969 e fino a fine carriera (stagione 1982/1983), per Fabio Enzo ci fu un girovagare per l’Italia tra Serie B e Serie C dove i gol non mancarono mai, ma ogni stagione cambiava squadra: Mantova, una brevissima parentesi alla Roma, Cesena, Napoli, Bologna, Verona, Novara, Foggia, Reggina, Venezia, Omegna, Foggia e Biellese (due volte). Troppi comportamenti fuori dagli schemi, una situazione difficile da gestire, tanto che durante la sua militanza nel Cesena fu multato per aver calciato un rigore di tacco contro la Casertana in Coppa Italia: 200mila lire di multa (circa 2mila euro) e…palla sul palo.
Chiuse la carriera con i bianconeri biellesi in Interregionale vincendo il campionato, dopodiché una breve parentesi come allenatore giovanile ed addio calcio in tutti i sensi: fu assunto come tuttofare da un suo amico che gestiva un hotel sulla riviera veneziana e oggi Fabio Enzo, 74 anni, si gode la pensione e segue saltuariamente le partite del Novara.
Ma a noi interessa la sua parentesi azzurra, dal 1972 al 1974. In quelle due stagioni, gli azzurri del presidente Santino Tarantola si piazzarono al nono e al settimo posto in Serie B: promozione in massima serie lontana (allora salivano in Serie A le prime tre classificate), ma stadio di via Alcarotti se non sold out, quasi.
Era il Novara di mister Carlo Parola che schierava in campo gente come Veschetti, Vivian, Gavinelli, Zaccarelli, Giannini ed il mito Udovicich in difesa, con cui Enzo condivideva la stazza, essendo stati alti uguali (185 cm il Nini, 187 il bomber veneziano).
Fabio Enzo debuttò in azzurro il 17 settembre 1972 in casa contro il Mantova e la prima rete la siglò alla terza giornata al “Comunale” contro il Varese, mentre la sua ultima partita in azzurro la giocò il 16 giugno 1974 in casa contro la Spal, dove segnò il calcio di rigore che diede la vittoria agli azzurri contro gli emiliani.
Un suo tiro dal dischetto è immortalato in una celeberrima fotografia in bianco e nero (con sullo sfondo la curva dello stadio di via Alcarotti) finita sulla copertina di un romanzo scritto dal novarese Marco Paracchini.
Fabio Enzo è stato, a detta di chi l’ha conosciuto e visto giocare, un brav’uomo, generoso e disponibile ed è stato uno di quelli cui si dice che se avesse avuto un’altra testa avrebbe sfondato nel calcio. Può essere, ma a Novara ancora oggi è ricordato con affetto anche se giocò quasi cinquant’anni fa. E poi, se si scrive qualcosa su di lui, a distanza di tanti anni, qualcosa di buono avrà pur fatto con la maglia del Novara, no?
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