Farmaceutica: Italia primo produttore in Europa, superata la Germania

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Farmaceutica: Italia primo produttore in Europa, superata la Germania

di Caterina Zadra

L’Italia è il primo produttore farmaceutico dell’Unione Europea.  Dopo molti anni di onorato secondo posto, ha superato la Germania con  una produzione di 31,2 miliardi di euro, contro i 30 dei tedeschi. Il dato di oggi è stato messo in evidenza dal Presidente di Farmindustria, Massimo Scaccabarozzi, in occasione dell’Assemblea Pubblica di Farmindustria, che quest’anno celebra i 40 anni di attività.  

“Siamo i primi in Europa per produzione farmaceutica, grazie al vero e proprio traino dell’export (che supera i 25 mld). Un successo made in Italy – sottolinea Scaccabarozzi – che dimostra la qualità del nostro sistema Paese. E che ha ricadute importanti: maggiore occupazione, soprattutto per i giovani; più investimenti che creano valore sul territorio; sinergie con l’indotto e le Università; sviluppo degli studi clinici che fanno crescere la qualità delle cure e portano al Servizio Sanitario Nazionale importanti risorse”.

Il comparto farmaceutico in Italia è riuscito a superare indenne gli ultimi anni di crisi economica e finanziaria. Ci sono state profonde ristrutturazioni, fusione e acquisizioni, molti lavoratori hanno perso il lavoro ma, nel complesso, in Italia il settore farmaceutico ha retto e continua ad essere uno dei settori trainanti l’economia del Paese. Lo scorso anno ha totalizzato un fatturato complessivo di circa 30 miliardi. Sono cinque le aziende del settore che vantano un fatturato superiore al miliardo: al vertice della classifica delle aziende farmaceutiche a fatturato italiano si colloca la Menarini, azienda ormai multinazionale che gli scorsi anni, secondo i dati di Farmindustria, ha fatturato 3,5 miliardi di euro. A scalare Chiesi (1,6 miliardi), Bracco (1,36 miliardi), Recordati (1,2 miliardi), Alfasigma (1 miliardo). Seguono altre cinque aziende che, pur avendo fatturati inferiori rappresentano una realtà molto forte del comparto, alcune di queste in rapida crescita:  Angelini (850 milioni), Zambon (700 milioni), Italfarmaco (650 milioni), Kedrion (650 milioni), Dompé (260 milioni).

La sicurezza di questo comparto sono i brevetti su farmaci che da decenni continuano ad assicurare fatturati e quote di mercato importanti. Al contempo è un comparto che ha necessariamente bisogno di coraggio negli investimenti in Ricerca e Sviluppo.

La crescita della produzione negli ultimi 10 anni, evidenzia Farmindustria, è stata determinata al 100% dalle esportazioni: l’Italia ha segnato il maggiore incremento dell’export farmaceutico tra i Big Ue negli ultimi 10 anni (107% complessivo rispetto a 74%). Un export che è cresciuto dal 1991 al 2017 di 15 volte, passando da 1,3 a 24,8 miliardi. Nella classifica per export dei 119 settori dell’economia in Italia, nel 1991 i medicinali erano al 57/mo posto, oggi sono al quarto. Altro dato importante: la farmaceutica rappresenta il 55% dell’export hi-tech del Paese.

Unico neo: una ricerca che ha coinvolto una cinquantina di aziende farmaceutiche parla chiaro e racconta che solo la metà delle imprese del comparto è pronta al 4.0 (survey condotta nel 2017 da AFI – Associazione farmaceutici industria). Se pensiamo che nel settore farmaceutico la scelta della digitalizzazione non esiste ma è un obbligo, vediamo che anche se primi in classifica, c’è molto spazio per un miglioramento. I nuovi assetti mondiali non permettono distrazioni, nemmeno ai primi della classe.
Fonti:
repubblica.it
it.blasting.com
wired.it