di Simone Balocco
Pellicole figlie di quel tempo: gli anni Settanta
Per “film di genere” si intende una tipologia di pellicola cinematografica molto poco mainstrem, poco celebre e celebrata e che inquadra un certo tipo di film. Non necessariamente un brutto film, ma un film che non piace ad un’ampia platea.
La categoria “film di genere”, diciamolo, agli esperti e ai fan dei “bei film” non piace: film di livello basso, attori non irresistibili, sceneggiature scarne, copioni poco ricchi. A noi non interessa andare nel profondo nella categoria “film di genere”, ma ci addentreremo in una branca di questa categoria. Dobbiamo andare negli anni Settanta, un decennio ricco dal punto di vista cinematografico che ha tratto molto dal sentore che c’era nel Mondo: proteste, violenze, voglia di dare un taglio con il passato, nuove idee.
I film di genere vengono riassunti con una sola parola: cult. Culto, ovvero film che hanno segnato un’epoca, film che hanno avuto tanti giudizi positivi nonostante non siano mai stati mainstream. Film poco impegnati, ma film che ancora oggi, ogni volta che passano in tv (in seconda o terza serata), raccolgono sempre un gran numero di accoliti a rivederli. Per non parlare che esistono siti specializzati e trasmissioni televisive dedicate.
Parliamo di “peplum” (i “film di cappa e di spada”), “spaghetti western”, “poliziotteschi” e poi la categoria più famosa, celebrata e indimenticabile: la “commedia sexy all’italiana”.
Versione più osè di uno dei generi che hanno fatto la storia del nostro cinema (la commedia all’italiana), questo tipo di film ha caratterizzato la scena italiana tra gli anni Settanta e i primi anni Ottanta, passando il timone, se così si può dire, ai “cine-panettoni”, film comico-grotteschi che uscivano a ridosso delle festività natalizie, periodo dove molte famiglie andavano al cinema. Diventati in alcuni casi “cine-cocomeri” se uscivano in estate.
Erano film di bassa qualità quelli della “commedia sexy all’italiana”, per nulla impegnati ma che fecero grossi incassi e che fecero parlare molto l’opinione pubblica. Nato come sottogenere comico, gli anni Settanta videro l’Italia (ma anche l’Europa ed il Mondo) avvolta dalla rivoluzione sessuale e dove l’erotismo non era più un tabù, o meglio stava uscendo dalla sua “bolla”. L’Italia dei primi anni 70 era un Paese era più bacchettone e moralista di oggi, ma si spaccò su divorzio e aborto. La censura imperversava e questi film furono boicottati, derisi e sequestrati dalle autorità. Motivo: titoli che non lasciavano nulla all’immaginazione, attrici bellissime che si spogliavano, uomini guardoni un po’ troppo macho (anche se non lo erano), trame poco convenzionali per i tempi di allora.
Il nostro era un Paese in difficoltà allora tra terrorismo, crisi di governo, crisi petrolifere ed austerity. Quei film, per nulla impegnati ma divertenti e a volte grotteschi, diedero un po’ di respiro agli italiani.
I detrattori l’hanno definita “commedia scollacciata” e zenit dei b-movies. Fatto sta che molti cinquantenni e sessantenni di oggi si ricordano come fosse ieri di quando nelle sale cinematografiche uscivano film incentrati su poliziotte, infermiere, insegnanti e una serie di film con personaggi davvero iconici. E poi i titoli, rimasti nell’immaginario collettivo come perle. Ma molti under 40 oggi conoscono a mena dito attori e attrici che resero iconico quel genere cinematografico. Il genere può piacere come non piacere, ma c’è da ammettere che ha segnato un’epoca del nostro Paese.
E vediamo perché possiamo definire anche oggi un fenomeno.
Titoli che non lasciavano nulla all’immaginazione, ma risate garantite. I registi.
Anni Settanta, anni di controrivoluzione, immaginazione al potere, fine del monopolio televisivo della RAI, anni delle prime radio libere. E anni della “commedia sexy all’italiana”. L’erotismo, come detto, stava per essere scoperto dalla maggior parte delle persone e la “commedia sexy” ne è stata il traino: donne procaci, vestiti succinti, ambientazioni particolari. E poi l’azione mitica di quelle pellicole: guardare dal buco della serratura l’amica, la mamma degli amici, le compagne di classe o la vicina di casa fare la doccia o svestirsi. Oggi sono cose che fanno sorridere, ma che allora erano cose che si facevano e i registi vollero trasmettere questo “atto” nelle loro pellicole.
E poi quei titoli ammiccanti: da L’amica di mia madre a Una bella governante di colore, da Buona come il pane alle serie con protagoniste ragazze liceali (La liceale, La liceale al mare con l’amica di papà, La liceale nella classe dei ripetenti, La liceale seduce i professori, La ripetente fa l’occhietto al preside, Classe mista, La compagna di banco), poliziotte (La poliziotta a New York, La poliziotta della squadra del buon costume, La poliziotta fa carriera), insegnanti (L’insegnante al mare con tutta la classe, L’insegnante balla… con tutta la classe, L’insegnante va in collegio, L’insegnante viene a casa, L’insegnante, La supplente va in città, La supplente, La professoressa di scienze naturali). soldatesse (La soldatessa alla visita militare, La soldatessa alle grandi manovre), mogli (La moglie in bianco… l’amante al pepe, La moglie in vacanza…l’amante in città, La moglie vergine, Il marito in vacanza), infermiere (L’infermiera di notte, L’infermiera nella corsia dei militari, L’infermiera), dottoresse (La dottoressa ci sta col colonnello, La dottoressa del distretto militare, La dottoressa di campagna, La dottoressa preferisce i marinai, La dottoressa sotto il lenzuolo). Per non parlare di cose…alimentari (Zucchero, miele e peperoncino, Il solco di pesca, Cornetti alla crema, Buona come il pane), i film ambientati nel Medioevo, il cosiddetto “decamerotico” (Fratello homo sorella bona, I giochi proibiti de l’Aretino Pietro, Sollazzevoli storie di mogli gaudenti e mariti penitenti, Quel gran pezzo dell’Ubalda tutta nuda e tutta calda) e la celebre serie dei “Pierini”. Un vero minestrone.
Le protagoniste erano ragazze belle, avvenenti, provocanti e spesso in déshabillé (se non completamente nude) che facevano impazzire gli studenti e i compagni di classe (giovani ed avvenenti) o i docenti e i presidi (impersonificati nella finzione cinematografica da uomini stupidi, brutti, anziani e con forti inclinazioni dialettali).
E poi i registi, che hanno trasportato su pellicola i sogni degli italiani più giovani e più adulti: da Pasquale Festa Campanile a Nando Cicero, da Mariano Laurenti, Sergio Martino e Giuliano Carnimeo, Autori di film memorabili che fecero storia per essere dimenticati fino all’inizio degli anni Duemila dove furono rivalutati. Film stroncati da critica e benpensanti perché per nulla impegnati, volgari e pieni di indecenze ma che, sotto sotto, sono amati da tutti. Ma ancora oggi, quando si fanno i nomi di quei registi si alza un coro solo: la “commedia sexy all’italiana”
I protagonisti maschili: Lino, Lando, Alvaro, Mario e Renzo.
Dal punto di vista delle interpretazioni, questi film hanno fatto la fortuna di tanti attori. Solo che essendo considerati film scarsi di contenuti, girati male e con tematiche non proprio da educande sono stati considerati film di Serie B, non meritevoli di menzioni e ricche di critiche.
I protagonisti dei film della “commedia sexy all’italiana” erano, alla fine, gli antagonisti: professori, medici, presidi, datori di lavoro, militari, padroni di casa. Insomma uomini di mezza età, brutti e con situazioni famigliari precarie tanto da trovare giovamento nel corteggiare le giovani protagoniste, con l’idea di averle. Oppure questi le avevano come amanti e chiedevano loro di tutto con lo scopo, in caso di diniego, di spifferare tutto alla moglie. Gli uomini erano l’antitesi della bellezza maschile degli anni Ottanta, con personaggio maschili più yuppies, fisicati, allampadati e ben pettinati.
Chi sono i protagonisti maschili della “commedia sexy”? Tanti, tantissimi. Ma sono cinque ad emergere su tutti: Lino Banfi, Lando Buzzanca, Alvaro Vitali, Mario Carotenuto e Renzo Montagnani.
Questi cinque attori hanno sempre avuto ruoli prestabiliti: Banfi un preside o una persona integerrima con tanti scheletri nell’armadio, sempre innamorato della bellona di turno; Buzzanca il maschio virile e geloso del Sud; Vitali il “Pierino” o il personaggio preso sempre di mira da tutti con una serie di scherzi; Carotenuto la persona più vecchia tra i protagonisti, un personaggio intrallazzone e quindi con maggiori chance di conquista, Montagnani il marito, il medico o l’amante di turno insoddisfatto della propria vita sessuale.
I loro film più importanti sono stati “L’insegnante va in collegio” per Banfi, “Il merlo maschio” per Buzzanca”, “L’onorevole con l’amante sotto il letto” per Vitali (esclusi i vari “Pierino” che non rientrano nel genere preso in esame), “L’infermiera di notte” per Carotenuto e “Il ginecologo della mutua” per Montagnani. Ma questi sono sono alcuni film dove erano protagonisti, ma ognuno poi in base ai propri gusti potrebbe aggiungere altri film con questi attori.
Però c’è da dire una cosa: va bene gli interpreti maschili, ma quello che contava nella “commedia sexy all’italiana” erano le interpreti femminili.
Le protagoniste femminili: da Laura a Carmen, da Anna Maria a Lilly e tante altre.
Sono le donne le vere protagoniste del filone “commedia sexy”: ragazze bellissime, giovani e molto appariscenti che grazie a quei film sono entrate nell’immaginario collettivo (maschile) come irraggiungibili e quasi divine. Se gli attori maschili (alla fine) erano pochi, la parte femminile comprende almeno una trentina di interpreti, forse molte di più. La maggior parte erano italiane, ma anche la compagine straniera era ben rappresentata.
Tra le interpreti italiane si ricordano Agostina Belli e Stefania Casini, Orchidea de Santis e Francesca Romana Coluzzi, Carmen Villani e Lory del Santo, Michela Miti e Jenny Tamburi.
Tra le interpreti straniere degne di nota si ricordano invece le svedesi Janet Agren e Ewa Aulin, la tedesca Dagmar Lassander, l’americana (ma ceca di nascita) Barbara Bouchet, l’olandese Laura Gemser, la francese Martine Brochard.
Una delle principali interpreti italiana è stata Laura Antonelli. Di origine polese, la Antonelli è stata la regina dei film “comico sexy” dei primi anni Settanta. La sua pellicola principale fu “Malizia” di Salvatore Sampieri del 1973, dove interpretava la giovane governante per cui persero la testa gli uomini della famiglia per cui lavorava, con la famosa scena di lei in cima alla scala e sotto il figlio minore della famiglia. E’ stata molto apprezzata anche negli anni Ottanta per altri film comici, ma con l’inizio degli anni ’90 uscì dal giro cinematografico. Negli anni Novanta ebbe problemi giudiziari (presunto spaccio di droga) ed entrò in depressione, tanto da vivere gli ultimi anni di vita in totale isolamento da tutti e morire a 73 anni nonostante gli ex colleghi si batterono per aiutarla chiedendo l’aiuto della Legge Bacchelli che aiutava gli ex divi dello spettacolo in difficoltà economiche. Stessa fine, più tragica, anche per un’altra star del genere, Lilly Carati, l‘alter ego moro di Gloria Guida.
Altra bellezza italiana è stata Anna Maria Rizzoli. Bionda e occhi neri, la Rizzoli è stata molto apprezzata per i ruoli interpretati, dalla la studentessa all’insegnante che faceva perdere la testa a tutti quanti. Il suo film più famoso è stato “L’insegnante al mare con tutta la classe” di Michele Massimo Tarantini, ma con la fine del periodo d’oro della “commedia sexy” è uscita di scena come tante altre sue colleghe.
La città di Genova ha dato alla “commedia sexy” la bellezza prorompente di Carmen Russo, che ha sempre interpretato la “bellona” giunonica, anche se (per motivi anagrafici) lei è stata protagonista delle pellicole degli anni Ottanta.
Tra le attrici straniere, quelle più presenti sono state Janet Agren e Barbara Bouchet: bionde con gli occhi azzurri, hanno recitato in molti film negli anni Settanta e non solo della “commedia sexy”.
La Gemser è famosa per aver interpretato il ruolo di “Emanuelle”, continuando la serie della connazionale Sylvie Kristel, ma dandole un imprinting esotico e un ruolo più impegnato. Sempre nell’ambito del softcore.
Ebbe un successo effimero, ma importante in quel periodo anche un’altra attrice americana che viene ricordata come il “lato B più bello del cinema anni Settanta”, Nadia Cassini. Nata a Woodstock nel 1949, la Cassini (nata Gianna Lou Müller) proveniva da una famiglia di attori e ha sempre interpretato la bellona (ma svampita) di turno. Sono iconici “L’infermiera nella corsia dei militari”, “La dottoressa ci sta col Colonnello” e “L’insegnante balla…con tutta la classe” per la regia di Mariano Laurenti, Michele Massimo Tarantini e Gianni Carnimeo.
A differenze delle altre colleghe, la Cassini era molto brava a recitare ed aveva una presenza scenica diversa: alta, magra, mora. Anche lei, con la fine del periodo di quei film, uscì dalle scene.
La bionda e la mora: Gloria Guida ed Edwige Fenech
Se la commedia sexy ha diversi re (a scelta Banfi, Buzzanca, Vitali, Carotenuto o tanti altri), la commedia sexy ha avuto due regine incontrastate. Due ragazze allora e oggi splendide over 65 che sono state il sogno di tanti ragazzi e uomini che per loro avrebbero fatto follie. Sono una italiana ed una francese, una bionda ed una mora: Gloria Guida ed Edwige Fenech.
Interpreti di diversi film del periodo dei B-movies, hanno rappresentato la donna perfetta negli anni Settanta ed ancora oggi quando in tv passano i loro film, l’audience sale sempre. Motivo? Hanno rappresentato donne impossibili da conquistare, donne bellissime irraggiungibili. E tutti godevano quando il pretendente di turno riceveva il due picche da loro.
Entrambe hanno rappresentato la violazione della privacy: sono iconiche le scene dove loro (in particolare la Fenech) si cambiavano o facevano le docce ed erano spiate dal buco della serratura o dalla finestra di fronte.
Sono state interpreti di tantissimi film dai titoli ammiccanti e comici: la Guida in “La liceale”, “Avere vent’anni”, “La ragazzina”, “L’infermiera di notte” e “La liceale nella classe dei ripetenti”; la Fenech con “Alle dame del castello piace molto fare quello”, “La bella Antonia, prima monica e poi dimonia”, “Quel gran pezzo dell’Ubalda tutta nuda e tutta calda”, “Giovannona Coscialunga disonorata con onore”, “La soldatessa alle grandi manovre”, “L’insegnante viene a casa” e “La poliziotta fa carriera”. La Fenech, oggi 70 anni, però è considerata la vera regina della “commedia sexy”, anche perché ha recitato in molte più pellicole. Oggi la Fenech è una produttrice cinematografica e musa ispiratrice di Quentin Tarantino, mentre la Guida, dopo il matrimonio con Johnny Dorelli, è apparsa poco in televisione e da oltre trent’anni non recita più, se non in sporadiche produzioni o qualche programma.
Alle due attrici è anche dedicata una discreta bibliografia, segno che non sono state due tra le tante, ma le due migliori attrici di quel genere di film.
Perché è un fenomeno, la “commedia sexy”. Il concetto di cult movie.
Italia terra di poeti, santi, navigatori e…registi. Il nostro Paese è da tutti riconosciuto all’avanguardia nel cinema d’autore. E nel loro piccolo, anche i film della “commedia sexy” sono da ritenersi film d’autore o comunque degni di nota. Solo che questo tipo di film è stato apprezzato a posteriori con l’inizio degli anni Duemila grazie a Quentin Tarantino. Il regista americano era pazzo di questi film (anche dei “poliziotteschi”) e da allora ha fatto in modo che venissero rivalutati dalla critica e dagli spettatori.
La “commedia sexy”, quindi, è un genere cult. Peccato che con l’inizio degli anni Ottanta questo genere sia terminato, nonostante qualche pellicola meritevole (Cornetti alla crema, Mia moglie torna a scuola, Giovani, belle… probabilmente ricche, W la foca). Gli anni Ottanta hanno dato il via ai “cine-panettoni”, i film campioni d’incasso a ridosso delle festività natalizie ed ambientati in stazioni sciistiche o in località esotiche, che sono una versione 2.0 della “commedia sexy all’italiana” dove al posto delle le donne lascive e civettuole, la nudità femminile non era fondamentale lasciando spazio al vedo-non vedo.
Eppure la “commedia sexy” ha fatto storia: dal “decamerotico” alle insegnanti, dalle poliziotte alle infermiere alle dottoresse. Alzi la mano chi non ha mai un visto un film della “commedia sexy” oppure ai tempi era andato al cinema a fare la coda per accaparrarsi un biglietto per vedere Banfi alle prese con la Fenech o la Guida con Carotenuto.
In questi ultimi anni però abbiamo visto in tv, come al cinema, donne molto più discinte delle attrici della “commedia sexy” e molti programmi, nonostante siano considerati trash, vengono mandati in onda nonostante i temi frivoli e le litigate continue e con donne vestite in maniera molto provocante. Eppure si additano i film della Fenech, di Banfi e Buzzanca come veri trash.
L’Italia è sempre stato un Paese particolare, dove tutti additano ma che poi, sotto sotto, gli stessi “accusatori” sono i primi a gustarsi questi film. Un Paese ipocrita che si rinchiude in casa per vedere ancora oggi quei film considerati “brutti, sporchi e cattivi” ma che hanno reso grandi registi come Martino, Cicero, Laurenti e d’Amato e reso iconici attori come Banfi e Buzzanca e rimarcabili attrici come Carmen Russo, Anna Maria Rizzoli e Barbara Bouchet.
La “commedia sexy” è stata una bella pagina del nostro cinema, con il nostro Paese vivere l’epoca più triste e tormentata della sua storia repubblicana. Nessuna pellicola di Martino, Cicero e Carnimeo è stata candidata a premi e non ha mai vinto nessun premio, ma è quello che rimane che conta: film, attori, attrici e location che hanno fatto epoca e che sono ancora oggi rappresentano un fenomeno tutto italiano.
Alla faccia dei benpensanti e dei criticoni che poi sono i primi ad inneggiare questo genere nella loro intimità.
Immagini in evidenza tra da www.nonquelmarlowe.wordpress.it e www.popcorntv.it
Immagini inserite nell’articolo tratte da www.tvzap.it, www.langolodellamicizia.it, www.postermania.it, www.giuntialpunto.it