di Simone Balocco
Ci sono film di cui molti di noi conoscono regia, sceneggiatura, cast e location. Ma ciò che fa la differenza è il conoscere le battute dei film a memoria, usandole nella vita di tutti i giorni.
Tra i tanti, uno di questi film è “Compagni di scuola” di Carlo Verdone, un cult del regista romano. E’ stato l’ottavo film di Verdone come regista ed il tredicesimo come attore.
La regia è dello stesso Verdone, di cui è stato autore del soggetto (ovvero colui che ha “pensato” al film) insieme a Piero de Bernardi, Leonardo Benvenuti e a Rossella Contessi, mentre la produzione è stata di Mario Cecchi Gori.
Uscito nelle sale poco più di trent’anni fa (era il 21 dicembre 1988), “Compagni di scuola” è considerato tra i migliori film di Verdone. Motivo? E’ un classico della commedia italiana anni Ottanta, nonché un film che fa riflettere per i temi trattati.
L’idea di girare un film improntato sull’incontro di una classe di quinta liceo dopo oltre quindici anni dalla fine della “maturità” venne a Verdone in base a due esperienze personali: la visione del film “Il grande freddo” di Lawrence Kasdan (uscito nel 1983) e l’aver partecipato lui stesso (insieme al futuro cognato, Christian de Sica) ad una rimpatriata di classe dove la malinconia e la rabbia del presente rispetto al passato l’avevano fatta da padrone,
Mario Cecchi Gori produsse questo film quasi per fare un favore a Verdone, visto che aveva un lungo copione e ci teneva a girarlo, ma non credette mai veramente nel progetto, poiché in 118 minuti di film c’erano ben 19 protagonisti da gestire. Il produttore fiorentino, non appena vide il film, però cambiò idea quasi chiedendo scusa a Verdone.
La colonna sonora di “Compagni”, come si sente durante il corso della pellicola, non è di quegli anni, ma sono canzoni di quando i ragazzi erano studenti, tanto che nel salotto di Villa Scialoja, teatro del raduno, è stato messo un jukebox con le canzoni dell’epoca della maturità. In base al film, la classe è composta da ex studenti nati nel 1954, diplomati nel 1973 e ritrovatisi nel 1988.
Le riprese iniziarono il 1° agosto, finirono il 16 ottobre e il film uscì nei cinema il 21 dicembre anche se non è considerato un “cine-panettone” perché non è ambientato in montagna sotto le festività natalizie ma in una villa nei pressi del litorale romano in tarda primavera (o così sembra dall’abbigliamento degli ex studenti presenti).
La trama
La trama è semplice: un gruppo di ex liceali romani si ritrova dopo quindici anni dall’esame di maturità in una bella e grande villa ospiti di una loro ex compagna. Questi ex studenti prima di allora non si erano mai più visti e per molti è stata una sorpresa rivedersi dopo tutti quegli anni (e fate conto che allora non c’erano i social).
La rimpatriata, durata dal tardo pomeriggio alla mattina successiva, ha visto interagire ben diciannove personaggi diversi tra loro,
Degli allora giovani maturandi, molti si sono affermati nel mondo del lavoro, altri meno ed altri credevano a 34 anni di vivere ancora come a quei tempi. I compagni (nel complesso) hanno tutti buoni stipendi a fine mese, stanno bene economicamente, ma si dimostrano tutti deboli.
I protagonisti della vicenda sono (tra gli altri) un insegnante di liceo vittima di un matrimonio infelice e che lo ha minato nella salute; un cantante fallito che fa di tutto pur di saldare i suoi debiti; un arrogante e coatto imprenditore nel ramo carni insensibile alle problematiche degli altri; un commercialista separato e con una valvola mitralica artificiale rumorosa che ne condiziona da tempo la vita; una coppia nata tra i banchi e scoppiata dopo dieci anni di matrimonio per la carriera di lei (giornalista) e per l’infantilismo di lui (vignettista satirico); un politico (sottosegretario di Stato ai Lavori pubblici) cinico, cocainomane e senza remore; una psicologa affermata (ma zitella) e la bella della classe, diventata amante e mantenuta di un personaggio importante.
Poi c’erano il compagno “meridionalista” secchione logorroico allora come ieri; il ginecologo ed il magistrato “burloni”; la compagna che nonostante fosse una persona solare e simpatica nascondeva il segreto della sterilità ed i due innamorati platonici delle superiori che si ritrovano dopo anni con lui scapolo, lei sposata (non tanto felice) con un carabiniere molto geloso cui lei chiede “scusa” per averla dovuta portare alla festa.
Federica, l’organizzatrice dell’evento, alla domanda sul perché del ritrovo disse che quell’incontro serviva a lei per fare “la somma e le sottrazioni” della sua vita e rivedere i suoi ex compagni le sarebbe servito per riprendere fiato e passare una giornata diversa vista la sua triste situazione sentimentale ed economica.
La festa sin da subito si dimostrò per quella che era: antipatie, rabbie e ripicche tra persone che mal si vedevano allora e che, sfruttando ora qualche insuccesso personale, divenne un coacervo di persone cattive e meschine che sfottevano o chiedevano aiuti a persone di cui prima di allora non si avevano più notizie e di cui nessuno si era mai interessato.
Alla festa non parteciparono quattro compagni, ovvero Sabatino Barbagallo, Fulvio Cantamessa, Paglia e Micheloni: il primo era deceduto per leucemia tre anni prima; il secondo aveva mandato un telegramma di scherno ai compagni evitando di prendere parte alla rimpatriata, mente gli altri due sono solo citati durante il corso del film.
Gli ex maturandi protagonisti di “Compagni di scuola”
Al ritrovo di Villa Scialoja (dove abitava Federica Polidori, l’organizzatrice dell’evento) partecipano diciannove sui ventidue studenti della quinta classe.
Essendo passati quindici anni dal diploma, quando i primi “reduci” si incontrano la maggior parte si riconosce, ma altri no. Il film parte bene, ma poi “sbraga” quando i fallimenti e le disillusioni iniziano a venire a galla, trasformando la rimpatriata in un peso insostenibile per molti.
I primi due ad arrivare alla festa sono Walter Finocchiaro che ora è un ricco commerciante di carni molto arrogante, volgare e presuntuoso e Piermaria Fabbris, il timido compagno di classe. Già con la prima scena si capisce l’antifona della rimpatriata: Finocchiaro si presenta con una Porsche rossa e con la catenina al collo su camicia aperta, mentre Fabris con una vecchia Renault 4 bianca in giacca e cravatta e con un brutto mazzo di fiori in mano. E, “grazie” alla maleducazione di Finocchiaro nei suoi confronti, si capì che il “bersaglio” della festa sarebbe stato proprio Fabbris, peggiorato fisicamente e capro espiatorio per “alleggerire” gli insuccessi di tutti.
Mauro Valenzani, diventato Sottosegretario ai Lavori pubblici (non si sa di che partito), si presenta con l’abito di ordinanza su una Lancia Thema in stile “autoblu” con le due guardie del corpo, cui dice loro di disturbarlo solo se lo chiamano “dalla Commissione”. In pratica, arriva ad una festa privata con un mezzo pagato dai contribuenti.
Bruno Ciardulli era quello, sin da giovane, innamorato dello show business, ma che non riuscì mai ad emergere, partecipando a programmi televisivi di dubbio gusto e con outfit discutibili. Tanto “artistico” da essere entrato a Villa Scialoja con una pistola giocattolo e un collant sulla faccia come se stesse compiendo una rapina, venendo bloccato e picchiato dai bodyguard di Valenzani, complimentandosi loro di aver “fatto bene” il loro lavoro, giustificando la loro foga contro il povero e squattrinato ex compagno di classe pensando che fosse un attentatore alla vita del politico.
Piano piano tutti gli ex compagni arrivano al ritrovo, chi più in ritardo chi meno perché la villa non era facilmente raggiungibile.
Piero “er Patata” Ruffolo arrivò a festa inoltrata dopo aver sbagliato party e dopo aver rotto, come Finocchiaro (ma non come Fabbris e Guglielmi) la coppa dell’olio dell’auto colpendo una grande radice di pino varcato l’ingresso della villa. Prima di varcare il cancello, Ruffolo incontra un arrabbiato Fabbris che aveva lasciato la festa. Il “Patata” gli chiese se quella fosse Villa Scialoja e Fabbris, scappato perché preso in giro pesantemente dai sui ex compagni, mandò a quel paese Ruffolo il quale (anche lui) non lo aveva riconosciuto.
La vera protagonista del film però, nel complesso, è Federica Polidori, la prima “compagna” ad apparire nei titoli di testa del film, organizzatrice dell’evento e protagonista di molte scene importanti. Anche se molti sostengono sia lo sventurato ed ansiogeno Piero Ruffolo.
Maria Rita, affermata psicologa, aveva in cura Valeria per aver deciso di separarsi dall’ex marito-compagno Luca e durante la festa risolve i problemi dello stesso Luca e di Ruffolo, vittima e succube di una moglie volgare, depressa e gelosa e di un matrimonio infelice (tanto che il “Patata” aveva una relazione casta con una sua allieva, Cristina). Peccato che i due (e gli altri ex compagni di classe) non si preoccupino mai dei problemi che della stessa Maria Rita che si ritrova sola con il suo lavoro e senza uno straccio di marito, non disdegnando pastiglie e superalcolici per dimenticarsi dei suoi problemi.
Bruno Ciardulli è l’artista della comitiva, ma quello più cialtronesco: cantante con dischi venduti (!) in Giappone, è oberato di debiti e il suo scopo è quello di andare alla festa e scucire un po’ di “grano” ai compagni, prima cercando di farsi buoni Valenzani (chiedendogli un favore per un posto in Rai raccontandogli di seguirlo sempre in tv, di avergli portato dei voti e di dirgli in quale lista era candidato) e Finocchiaro (cercando di vendergli, non riuscendoci, un quadro di dubbio gusto e valore, parlando male anche dello stesso Valenzani), perdendo poi diverse partite a poker contro Santolamazza e Lepore ed elemosinando con un piattino in bocca davanti ai suoi attoniti ex compagni per saldare il famoso debito, nonché essere accusato di aver rubato 400mila lire allo stesso Finocchiaro.
Valenzani, che come era a scuola si è confermato nella vita (deciso, misterioso, senza scrupoli, ma pronto ad avere un tornaconto personale), sarà la “colpa” del finale tragico (e triste) del film quando, nella cabina di uno stabilimento balneare, si approfitta della giovane Cristina portata precedentemente dall’amante-professore (assentatosi poi per essere andato a chiarire in via definitiva la sua situazione famigliare con moglie, suocero e figlio). Ruffolo lo malmenò pesantemente facendolo andare via dalla festa.
Tante situazioni nel film diventano pesanti: Ciardulli non portò a casa una lira ed non si sa se ha poi pagato l’assegno “pesante”; il presuntuoso e arrogante Finocchiaro venne derubato di 400mila lire senza scoprire il colpevole e senza i soldi persi da Ciardulli a poker; la Scarpellini (compagna di banca-amica del cuore di Valeria) è stata usata per tutto il film da Valeria e dalla coppia Santolamazza-Lepore; la Savastano è stata “beccata” dalla Montanari mentre stava cercando di allattare il figlio in sua assenza perché, in quanto sterile, non poteva avere figli.
I più meschini di tutti furono i complici Santolamazza e Lepore: il primo si finse paraplegico (a seguito di un incidente stradale tempo prima dove perse moglie, figli, madre e cane) per impietosire e prendere in giro i compagni (anche pesantemente), che poi di colpo lo videro vedere in piedi urlando al miracolo. Il “miracolo” non ci fu perché Ciardulli sbugiardò i due vedendo in disparte Santolamazza orinare in piedi lasciandosi dietro la carrozzina. Per vendetta proprio nei confronti dell’ex compagno che più di tutti lo aveva deriso e fatto vergognare, legò una fune che aveva nel baule della sua auto alla carrozzina e al furgoncino del catering, cosicché quando questo partì si trascinò l’ex compagno di classe che si fece male davvero, tanto da dover chiamare l’autoambulanza. Lepore, nel lasciare la villa dietro l’ambulanza, disse a Ruffolo che qualcuno aveva rovinato la festa, accusando tutti di aver fatto del male all’ex compagno che era lì per far divertire gli amici.
Quelli che sono “sopravvissuti” meglio alla rimpatriata sono stati Toscani e Serafini, ballando anche insieme e manifestando tante cose in comune che non pensavano di avere. A mezzanotte meno dieci arrivò il marito di lei per riportarla a casa e i due si baciarono. Toscani chiese alla ex compagna il numero di telefono, ma lei rifiutò segno che non si sarebbero più rivisti. Il ragazzo rimase per tutto il resto del film un uomo distrutto e lontano mentalmente dalla festa, fino a quando, tornato anche lui dalla spiaggia, vide per terra l’orecchino perso dalla ex compagna. Non si seppe se Toscani, cui tornò subito il sorriso, quell’orecchino lo abbia poi ridato alla legittima proprietaria (rivedendola, di conseguenza) o se lo ha tenuto per sé in ricordo di quella storia d’amore che poteva essere ma che non è stata.
Chi ne esce veramente male, durante il corso del film, è Piero Ruffolo: preso in giro da tutti per la sua situazione famigliare-sentimentale, alla fine della rimpatriata perde moglie ed amante senza che però a nessuno sia spiaciuto del tutto (basta vedere gli ex compagni che origliarono al telefono sia la chiamata alla moglie sia alla giovane amante), deridendolo. Eppure, alla fine, Ruffolo, l’ultimo a lasciare la villa, è quello che se ne va via con il sorriso, conscio del fatto che da quel momento non avrebbe più avuto a che fare con il suocero e la moglie e senza la spada di Damocle della relazione extraconiugale con una allieva che aveva la metà dei suoi anni. Nonostante fosse rimpasto senza affetti, gli era rimasta una sigaretta vera (e non di plastica come nel suo “rito”) e fumandosela appare molto tranquillo e rilassato, facendo presagire che d’ora in avanti si sarebbe sentito meglio senza doversi sorbire la situazione precedente.
Cosa rimane oggi di “Compagni di scuola”
“Compagni di scuola” è un film malinconico che può ispirare molti a fare un bilancio della propria vita. Il film all’inizio è molto comico (in stile Verdone), ma poi trasale la drammaticità e i problemi di ognuno dei partecipanti, finendo in maniera negativa per la maggior parte degli astanti.
“Compagni” è stata la consacrazione di molti attori, i quali hanno avuto ruoli importanti negli anni successivi e molti sono rimasti nel ramo cinematografico anche dietro le quinte.
Ad esempio, de Sica, la Giorgi e la Gallinelli avevano già avuto Verdone come regista in “Borotalco” (1983), la Hovey in “Acqua e sapone” (1983), mentre nelle pellicole successive si vedranno Petrucci in “Il bambino e il poliziotto” (1989) e Bernabucci in “Perdiamoci di vista” (1994).
“Compagni di scuola” è stato il primo film di Angelo Bernabucci. Conosciuto per caso dallo stesso Verdone, aveva le physique du rôle per diventare un vero caratterista romano: da allora girò ben 23 film senza aver mai studiato da attore. Bernabucci deve la sua fama di caratterista proprio al ruolo di Finocchiaro, una persona che appare per quello che è ed era ai tempi della scuola: sboccato, arrogante, villano, pesante nelle battute nei confronti delle altre persone.
Con lo scoppio di Facebook e dei social network (autunno 2008), ci furono una serie di rimpatriate tra ex compagni di scuola in tutta Italia. Rimpatriate che si sono tenute al massimo fino all’anno successivo, con sempre meno partecipanti, perché consideravano questi “eventi” dei memorabilia deleteri. Anche se tanti ex studenti ritrovi come quelli del film li facevano da decenni senza la scusa dei social network.
“Compagni di scuola” è il classico film di Verdone: comico ma con un retrogusto amaro, come nei precedenti “Un sacco bello”, “Bianco Rosso Verdone”, “Acqua e sapone” e “Troppo forte”. Ma non è un film volgare, anzi piacevole nella sua interezza (due ore totali).
La rimpatriata racchiude in sé malinconia, antipatie mai sopite, amarezze, ricordo di un tempo che era e che non tornerà più.
C’è tanta empatia tra lo spettatore e il singolo protagonista del film, poiché ogni personaggio racchiude in sé i noi stessi del passato o chi abbiamo avuto al nostro fianco nel nostro percorso scolastico: dal tipo gagliardo al taciturno, dal secchione al logorroico, dall’antipatico alla bella della classe, fino allo sbruffone e al saggio. O i vari Piermaria Fabbris e Francesco Toscani della situazione, emblemi del compagno che si è imbruttito in maniera incredibile e quello che invece da brutto anatroccolo (chiamato “morbillone” per la sua forte acne) è diventato un uomo di fascino.
“Compagni” è una commedia amara, ma un cult ancora oggi cliccato sul web e con un ampio share ogni volta che passa in tv. Per non parlare che in molti gruppi Facebook dedicati a Carlo Verdone o ai film comici italiani, i video del film sono tra i più cliccati e commentati.
Nelle interviste, soprattutto nell’anniversario del trentennale, Verdone sconsigliò sempre di fare le rimpatriate di classe, onde evitare che si possano ripetere altre situazione come nel film.
Invece tutti lo ringraziamo ancora oggi perché ha girato un film cult.
Ecco la scheda del film
Titolo: Compagni di Scuola
Anno di uscita al cinema: 21 dicembre 1988
Regia: Carlo Verdone
Sceneggiatura: Leonardo Benvenuti; Piero de Bernardo; Carlo Verdone
Soggetto: Leonardo Benvenuti; Piero de Bernardo; Carlo Verdone; Rossella Contessi
Produttore: Mario Cecchi Gori
Interpreti (in ordine di apparizione nel film)
Federica Polidori: Nancy Brilli
Walter Finocchiaro: Angelo Bernabucci
Piermaria Fabbris: Fabio Traversa
Bruno Ciardulli: Christian de Sica
Gloria Montanari: Luisa Maneri
Valeria Donati: Eleonora Giorgi
Jolanda Scalpellini: Isa Gallinelli
Mauro Valenzani: Massimo Ghini
Piero Ruffolo: Carlo Verdone
Ottavio Postiglione: Luigi Petrucci
Piero Natoli: Luca Guglielmi
Gioia Savastano: Carmela Vincenti
Francesco Toscani: Giovanni Vettorazzo
Giulio Antenni: Silvio Vannucci
Maria Rita Amoroso: Athina Cenci
Margherita Serafini: Giusi Cataldo
Armando Lepore: Maurizio Ferrini
Lino Santolamazza: Alessandro Benvenuti
Altri interpreti non compagni di classe
Cristina: Natasha Hovey
Cinzia Ruffolo: Serena Bennato
“Papà”, il suocero di Piero Ruffolo: Gianni Musy
immagine in anteprima tratta da youtube.com