Gli undici momenti da ricordare di questa stagione del Novara Calcio

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di Simone Balocco

 

Due venerdì fa, al triplice fischio del signor Chiffi di Padova, dopo bene 7 minuti di recupero, il Novara retrocedeva in Serie C per mano della Virtus Entella che, nonostante avesse avuto contro due risultati su tre, ha espugnato il “Piola” mandando nell’inferno della terza serie nazionale Casarini e compagni.

Per molti tifosi azzurri, uno shock. E molti di questi, nonostante siano passate due settimane, ancora non riescono a credere a quello che è accaduto in questa sciagurata stagione che ha visto gli azzurri scendere di categoria dopo tre anni consecutivi nella serie cadetta. Nessun suicidio di massa ovviamente, ma rabbia di massa certamente sì.

Alcuni giocatori azzurri si svincoleranno il 1° luglio, altri andranno in scadenza la prossima stagione: la palla toccherà, non più in campo ma da dietro ad una scrivania e con il cellulare all’orecchio 25 ore su ventiquattro, al nuovo direttore sportivo del Novara, Carlalberto Ludi, allestire una squadra che possa risalire subito in Serie B. Vincendo il campionato o attraverso la formula dei long play off, l’importante è tornare nella seconda serie nazionale.

Molti supporter si sono già espressi: via tutti e dentro la formazione Primavera di mister Giacomo Gattuso vincitrice del girone A del “Primavera 2” perché la prima squadra ha fatto talmente male che tutti i giocatori dovrebbero tutti andare via da Novarello, lasciando spazio ai giovani della Primavera che hanno onorato fino all’ultimo secondo la maglia azzurra. Ma ripetiamo: lasciamo fare queste cose agli addetti ai lavori.

Nonostante questa stagione abbia regalato moltissime delusioni e fatto arrabbiare tutti, sono riuscito a trovare undici momenti/elementi che possono essere ricordati anche negli anni a venire. E’ una cosa che faccio tutti gli anni e non sarà certo una retrocessione a non farmi redigere questa lista. E’ stato un lavoro difficile (perché le gioie sono state meno delle non gioie), ma ci ho provato.

Ovviamente non ci sono numeri, perché le posizioni sono intercambiabili e soprattutto opinabili. Per questo sono curioso di sapere i vostri punti di vista, se concordate o meno con me. E se potete dirmi altri momenti (positivi) da ricordare di questa stagione siete ben accetti di darmeli.

La tripletta di George Puscas contro il Cittadella

Il mercato invernale è stato aperto dal 3 al 31 gennaio scorso: in questa finestra, tutte le squadre professionistiche hanno cercato di cambiare “marcia” alla propria stagione, ingaggiando giocatori o cedendone altri. Il Novara non è stato da meno: ceduto Alessio da Cruz al Parma per la “modica” cifra di 3 milioni più bonus (con una plusvalenza record per le casse azzurre), gli azzurri hanno tesserato, tra la delusione dei tifosi, solo tre giocatori: George Puscas dall’Inter via Benevento, Federico Maracchi dal Trapani e Moustapha Seck dalla Roma via Empoli. Di questi, solo l’attaccante rumeno è quello che ha fatto meglio. Anzi, benissimo. Del ragazzo di Marghita si dice da anni un gran bene e la prima parte di stagione l’ha disputata con la maglia del Benevento, dopo aver contribuito a portare in Serie A la scorsa stagione, con tre reti in regular season e altre tre nei play off tra cui il gol vittoria al “Vigorito” contro il Carpi nella finale di ritorno, i sanniti allora allenati dall’ex Novara Marco Baroni. Già nel giro della Nazionale Under 21 del suo Paese (è un 1996), Puscas è stato di gran lunga il giocatore migliore di tutta la stagione, segnando nove reti in diciannove partite, diventando il sesto marcatore di sempre della storia del Novara in Serie B dal 2010 a oggi. Già in gol alla prima partita in azzurro contro l’Ascoli (persa 1-2 con gol del vantaggio proprio del neo arrivo), l’apice lo ha toccato la settimana successiva, l’11 febbraio, al “Tombolato”, dove da solo ha steso il Cittadella con una tripletta. Tripletta che è valsa alla squadra di mister Mimmo di Carlo, alla prima panchina azzurra, la seconda vittoria nel girone di ritorno dopo due sconfitte consecutive. L’attaccante rumeno ha segnato con continuità, risultando un’ancora di salvezza (come reti) per l’attacco azzurro. E fra i supporter azzurri erano partiti i paragoni con Haris Seferović (come Puscas sceso dalla A alla cadetteria) che con dieci reti segnate aveva contribuito alla remuntada azzurra nel girone di ritorno della stagione post retrocessione dalla Serie A. Ma il paragone più forte è stato quello con Pablo Andres Gonzalez, indimenticato dai tifosi del Novara, che negli anni di B ha indossato lo stesso numero di questa stagione di Puscas, il 19, prima di passare all’Alessandria. Sia l’attaccante svizzero sia l’asso di Tandil, avevano segnato anche loro (almeno) una tripletta in maglia azzurra: il primo contro il Livorno (il 17 aprile 2013), il secondo a Bari il 25 maggio 2016 nel turno preliminare play off per la promozione in Serie A. Ma nelle ultime due partite del campionato, dove serviva il vero Puscas, il numero 19 di di Carlo è sparito dalla scena, tanto da aver sbagliato il gol della possibile vittoria contro il Perugia alla penultima giornata: un errore banale proprio nel momento del match dove serviva più freddezza da parte sua. Non pervenuto durante il match con l’Entella, si è anche preso un’ammonizione che gli avrebbe impedito di giocare la partita di andata degli eventuali play out. Anche per Puscas, nonostante l’impegno profuso e i gol fatti, a fine partita contro i liguri si è preso anche lui un bel po’ di insulti e fischi. Peccato. Per la nuova stagione si parla per lui di Serie A e di Liga. Noroc, “Puski”.

Le scuse di Daniele Buzzegoli dopo Novara-Ascoli

Novara-Ascoli dello scorso 3 febbraio è stata una delle partite più importanti/significative della stagione per tanti motivi:

  • prima rete di George Puscas (come detto) in azzurro;

  • gol del pareggio del mai dimenticato ex Daniele Buzzegoli;

  • sconfitta casalinga numero sei (in dodici partite al “Piola” fino a quel momento) contro una squadra allora all’ultimo posto in classifica;

  • esonero di Eugenio Corini.

Quello è stato, insieme alle sconfitte contro la Pro Vercelli in casa e contro l’Entella a Chiavari, uno dei punti più bassi di questa stagione fino a quel momento. Al ritorno delle squadre negli spogliatoi, sono iniziati a “volare” insulti e fischi contro la squadra e contro il tecnico bresciano: era necessario (anche se in ritardo) un cambio alla guida tecnica per dare una scossa ad un ambiente che sembrava entrato in un mood senza fine. Ad un certo punto si solo levati applausi e urla nei confronti di Daniele Buzzegoli.

Per chi non lo sapesse (si spera in pochi), il numero 20 ascolano è stato uno dei giocatori simbolo del Novara tra il 2012 ed il 2016, entrato nel cuore dei tifosi per grinta, gol ed umanità. Il centrocampista fiorentino ha segnato il gol del momentaneo pareggio marchigiano, scartando come uno sciatore intento in uno slalom ben quattro giocatori del Novara in area, trafiggendo poi Montipò. Sarà stata l’emozione, sarà stata la gioia, saranno stati tanti fattori ma dopo il gol Buzzegoli si è diretto sotto la Curva Sud dove c’erano i tifosi ascolani per festeggiare. Ma, come detto, essendo un uomo di un’umanità incredibile, a fine partita, con la sua squadra già negli spogliatoi, lui si è diretto a metà campo e ha alzato le mani in segno di “scusa” verso i suoi ex tifosi. Come dire: ho segnato, vi ho messo nei guai, a Novara ho passato anni clamorosi, scusatemi. Scuse apprezzate. I tifosi del Novara avrebbero voluto che i propri giocatori avessero fatto lo stesso due venerdì fa.

La vittoria del campionato “Primavera 2” da parte della Primavera di Giacomo Gattuso

La stagione sportiva 2017/2018 dalle parti di Novarello non è stata, nel complesso, negativa. Anzi, a rovinarla è stata propria la prima squadra con la retrocessione in Serie C. Le selezioni Under del Novara hanno fatto bene nei rispettivi campionati: segno che dalle parti di Granozzo con Monticello si sta facendo davvero molto bene per creare i calciatori del futuro. E del resto i vari Bruno Fernandes, Faragò, Vicari, Montipò, Dickmann, Beye, Manconi e Chajia sono i fiori all’occhiello del settore giovanile novarese, tanto che tutti sono partiti dalla squadra Primavera per poi passare alla prima squadra e, in alcuni casi, arrivare a giocare in Serie A (Bruno Fernandes, Vicari e Faragò), in Champions League (lo stesso portoghese quest’anno con lo Sporting Lisbona) o in Under 21 (leggasi Montipò e Dickmann).

E proprio la Primavera di mister Giacomo Gattuso è la squadra che ha fatto la cosa più bella e, forse, inaspettata: vincere il proprio girone di “Primavera 2” ed essere promossa in “Primavera 1”. La prima squadra del settore giovanile azzurro la prossima stagione disputerà il massimo campionato giovanile nazionale contro i pari età delle squadre di Serie A.

Peccato che ciò non avverrà: a parte che con la nuova stagione molti ragazzi di questa Primavera non avrebbero potuto giocare perché fuori età, la squadra non potrà neanche iscriversi a quel campionato perché le squadre di Serie C non hanno una squadra di quel tipo, ma una Berretti. Un colpo durissimo per i ragazzi di Jack Gattuso che hanno visto così svanire davanti ai loro occhi il sogno di vedere il Novara young sfidare le squadre coetanee della massima serie.

Stoppa e compagni si possono però consolare della vittoria del premio annuale indetto dalla DR, sponsor storico del sodalizio azzurro. Di solito veniva premiato il miglior difensore, il miglior centrocampista ed il miglior attaccante della prima squadra ma quest’anno, visto che nessuno dei “grandi” ha meritato il premio, l’azienda specializzata in soluzioni e servizi per gli uffici ha deciso di assegnarlo alla squadra di Jack Gattuso in toto. Un gesto apprezzato da tutti quanti che lenisce la delusione della non partecipazione alla prossima “Primavera 1” dal parte del giovane Novara.

L’impatto di Marco Moscati

Il 30 agosto scorso il Novara ufficializzava il prestito “a titolo temporaneo con diritto di opzione per l’acquisizione definitiva” dal Livorno di Marco Moscati. La stagione precedente il giocatore aveva militato, in prestito secco, nella Virtus Entella. La notizia del suo arrivo è stata accolta dai tifosi del Novara non in pompa magna o almeno con un impatto minore rispetto agli arrivi di Riccardo Maniero e Daniele Sciaudone, entrambi acquistati del Novara a ridosso della fine del mercato (il bergamasco addirittura venti minuti prima che si chiudesse la “finestra” estiva). Moscati, livornese classe 1992, è un centrocampista molto duttile, veloce e bravo con i piedi. I tifosi del Novara lo hanno visto debuttare nel match interno contro il Parma alla seconda giornata: da quella partita (datata 3 settembre), Moscati, numero 23 sulla schiena, ne ha giocate altre trentotto partite (su quarantadue) tutte da titolare per un totale di 3.391 minuti (fonte transfermarkt.it), segnando sei reti e servendo otto assist. In pratica, lo sconosciuto Moscati è il secondo marcatore della squadra dopo Puscas.

Non solo: il ventiseienne ex Livorno è considerato il miglior giocatore del Novara di questa sciagurata stagione. Il motivo? Un professionista serio, mai sopra le righe, semplice e capace di giocare in tutti i ruoli: mezzala, trequartista, terzino. E sei gol per un centrocampista non sono mai pochi.

La miglior partita di Moscati è stato il match del “Barbera” dove, con una doppietta, ha steso il Palermo. E alla penultima giornata contro il Perugia, la squadra dove ha militato per tre stagioni (2011-2014, vincendo due campionati e due Supercoppe di categoria) lasciando un bel ricordo, dopo il suo gol, che è valso il pareggio del Novara, il giocatore non ha esultato per rispetto verso i suoi ex tifosi.

In stagione Moscati si è preso cinque cartellini gialli ed il suo ultimo “giallo” (che comporta la squalifica per la successiva partita) lo ha preso proprio a Perugia: niente Novara-Virtus Entella per lui. Chissà cosa sarebbe successo se Moscati avesse giocato la sera del 18 maggio. Non lo sapremo mai, fatto sta che quando Moscati non ha giocato (Pescara in trasferta, Entella in casa), il Novara ha sempre perso. E fa arrabbiare il fatto che fosse in diffida da tre mesi e la squalifica gli ha impedito di giocare la partita più importante della stagione. Del resto, chissà se non avesse commesso fallo su Diamanti fermandolo cosa sarebbe successo dopo: a volte un “giallo” decisivo è la miglior cura.

In base al contratto tra Novara e Livorno, Marco Moscati è un giocatore azzurro a tutti gli effetti e tutti vorrebbero che restasse anche in Serie C, nonostante il suo talento sarebbe sprecato nella terza serie nazionale.

Per il resto, grande acquisto da parte dell’ex direttore sportivo Teti. Di contraltare, gli arrivi di Maniero, Sciaudone, Ronaldo e le mancate cessioni a gennaio di Macheda e Orlandi sono stati gli errori della gestione sportiva di questa stagione. Purtroppo.

I giocatori che escono dal tunnel del “Piola” vercellese passando

sotto la curva ospiti prima di iniziare il warm up

Il “derby delle risaie” non è una partita come le altre: è la Partita. Il derby di andata tra Novara e Pro Vercelli, giocato il 4 novembre, si chiuse con la vittoria dei bicciolani con gol di Morra. Una brutta partita da parte dei ragazzi di mister Corini, rei di non essersi mai fatti vedere pericolosi dalle parti di Marcone, oltre a non aver ricevuto neanche un cartellino. Segnale di poca cattiveria in campo.

Nel match di ritorno, giocato al “Robbiano” l’8 aprile, il Novara non era ancora in posizione pericolante e i supporter sperarono in una prova maiuscola della squadra. Nel settore ospiti si segnò (ancora una volta) il sold out, con i tifosi del Novara partiti alla volta della città di Sant’Eusebio in treno o macchina vista la breve distanza. I supporter azzurri hanno incitato la squadra dal primo all’ultimo secondo dell’incontro, compreso il pre-partita. E l’entrata in campo della squadra per il riscaldamento colse tutti di sorpresa: fuori dal tunnel, di corsa capitan Casarini davanti e dietro tutti i compagni di squadra a prendersi gli incitamenti dei tifosi proprio sotto il settore. Un bel gesto di vicinanza e di voglia di portare a casa l’intera posta, visto che la scorsa stagione la Pro Vercelli aveva vinto il derby di andata. Peccato che la partita si sia conclusa con uno scialbo (novarese) 0-0, ma l’uscita del Novara sotto la curva a pochi metri dai tifosi è stata una delle cose più belle di questa disgraziata stagione.

Gianluca Sansone per 25 minuti senza cognome e numero di maglia a Vercelli

Il derby di ritorno ha regalato (a mio avviso) un altro momento da ricordare in questa stagione. Minuto 25 del secondo tempo. Il match è ancora sullo 0-0 quando mister di Carlo decise di effettuare un cambio: fuori Sciaudone, dentro Sansone. Per il numero 9 azzurro un’altra brutta prestazione e per sbloccare l’incontro l’allenatore di Cassino capì che ci voleva uno veloce, fresco e motivato come Sansone. Fino a quel momento l’attaccante potentino aveva segnato un solo gol ma (infortunio a parte) si è sempre impegnato, ha sempre corso e ha sempre mostrato voglia di fare. Sansone aveva così tanta garra che tre minuti dopo il suo ingresso in campo si è scontrato con un avversario, riportando una grossa ferita al sopracciglio. I tifosi del Novara hanno pensato: “Che sfiga! Appena entrato si è già fatto male. Speriamo che non esca. Che stagione sfortunata”. Sansone uscì dal campo per farsi medicare la ferita perché il taglio gli aveva fatto uscire un bel po’ di sangue, inducendo i sanitari del Novara a dare al giocatore una maglia nuova. Sansone chiuse la partita con una grossa fasciatura in testa stile “calcio anni ’20” e con una particolarità: la maglia sostituita non aveva né il nome del giocatore né il suo numero di maglia.

E quell’immagine dell’attaccante azzurro ha fatto il giro dei social, riscuotendo un mix tra stupore e commenti simpatici.

Il rigore sbagliato a Parma, il rigore parato a Frosinone

In base alla Regola 14 del gioco del calcio “Un calcio di rigore viene accordato contro la squadra che commette, all’interno della propria area di rigore e mentre il pallone è in gioco, una delle dieci infrazioni punibili con un calcio di punizione diretto”. Il calcio di rigore, e la sua assegnazione, sono argomenti di discussione (e di vere e proprie liti) il lunedì mattina al bar e da qualche anno lo sono anche sui social network. Il calcio di rigore è ciò che tanti tifosi vorrebbero, ma è anche ciò che tanti altri non vorrebbero.

In casa Novara, il calcio di rigore a favore è una cosa quasi sconosciuta: in quarantadue partite giocate quest’anno, gli azzurri hanno beneficiato di un solo penalty. Un rigore ogni 3.780 minuti giocati. Facendo ancora di più gli…storici, il Novara ha beneficiato complessivamente di tre rigori tra il campionato 2016/2017 e quello appena concluso. Otto se comprendiamo anche la stagione con Marco Baroni alla guida del Novara (stagione 2015/2016). Novara, Carpi e Cesena sono le squadre che questa stagione hanno avuto meno rigori a favore, il Cittadella quella che ne ha avuti di più (undici).

Uno che non segue il Novara direbbe “Così pochi?” Eh sì, un po’ troppo pochi davvero, visto che in due campionati gli azzurri avrebbero dovuto beneficiarne di almeno quindici. Un’enormità? Forse: diciamo quattordici.

Dare la colpa agli arbitri delle sconfitte è una cosa tutta italiana ed è da sciocchi dare la colpa solo a loro se il Novara è retrocesso. Alcuni calci di rigore sono stati dubbi e potevano anche non essere assegnati, ma altri sono stati così lampanti che la loro mancata assegnazione ha indignato molti tifosi: uno su tutti, tra i tanti, il netto fallo di mano in area di Floro Flores in Bari-Novara sull’1-1.

L’unico rigore concesso al Novara quest’anno sarebbe stato inutile ai fini del risultato, poiché assegnato al minuto 93′ nel match esterno contro il Parma già in vantaggio 3-0: fallo di mano di un difensore parmense su cross da sinistra di Calderoni e penalty sacrosanto dopo dieci mesi di attesa. Annuntio vobis, gaudium magnum: habemus Rigore. Dal dischetto, Frattali intuì il tiro di Sansone verso la sua sinistra e respinse il tiro. Una vera beffa.

In stagione, il Novara ha avuto contro tre rigori: a Foggia (fallo di Golubovic su Rubin), a Parma (fallo di Mantovani su Calaiò, con il capitano azzurro espulso per doppia ammonizione) e a Frosinone (fallo di Orlandi su Ciano). Nei primi due casi, Montipò non parò i tiri di Mazzeo e Calaiò, ma allo “Stirpe” il numero 1 azzurro ipnotizzò Daniel Ciofani e gli parò il tiro.

Piutost che nient, l’è mei piutost…

 

La mostra delle maglie storiche del Novara alla Barriera albertina

per i 110 anni della squadra

Cosa rappresenta di più una squadra di calcio? La maglia. La maglia è ciò che racconta più di ogni altra cosa il percorso storico di una squadra. Di qualsiasi categoria, in qualsiasi luogo nel Mondo. Esiste un mercato di scambio tra fanatici di magliette storiche non solo in Italia, ma anche nel Mondo, con ragazzi che si spediscono le maglie (rare e/o quelle più belle) delle squadre del passato da un capo all’altro del globo. Oppure le espongono per mostre o per beneficenza.

Il 2018 porterà il Novara a compiere 110 anni di vita il 22 dicembre (o il 28, in base ai documenti in possesso). 110 anni di storia senza mai nessun fallimento societario o presenze nei campionati dilettantistici alle spalle.

Una particolare menzione merita la mostra che si è tenuta dal 10 al 25 marzo scorso presso una sala della Barriera albertina dal titolo “110 Anni di Novara attraverso le sue maglie”: una mostra-evento dove il tifoso azzurro, o il semplice curioso appassionato di magliette, ha potuto fare un tuffo nel passato recente, nostalgico e pionieristico del Novara Calcio. Oggetto della mostra: i cimeli della storia azzurra. Sono state esposte le maglie del Novara (originali e riprodotte) in questi centodieci anni, oltre a gagliardetti, bandiere e foto delle squadre del Novara negli anni passati. Organizzatori dell’evento, “I pionieri del pallone”, un gruppo di tifosi del Novara con il pallino del calcio del passato e già autori di un libro omonimo dedicato alle maglie e alla storia del club professionistici italiani, europei e mondiali. In pratica, i club che hanno posto le fondamenta del football.

Per chi ama il Novara, o anche solo per chi ama il calcio che fu, è stata una mostra da non perdere: tante maglie esposte, da quella risalente al 1911 a quelle usate dalla squadra nella doppia promozione con Tesser in panchina, da quelle degli anni anni ’90 alle riproduzioni di quelle di quaranta-cinquanta (e anche più) anni fa. Alcuni tifosi hanno donato alla mostra le loro maglie delle stagioni passate che tengono in casa come fossero reliquie, per non parlare delle “figu” Fidass e Lavazza dei tempi pre-Panini. E poi ancora i gagliardetti delle partite del Novara in Serie A (compreso quello della celebre partita di San Siro del 13 gennaio 2010). C’erano anche bandiere e stralci di giornali dell’epoca, ma anche biglietti di partite, abbonamenti del passato, libri ed il Novara in formato “subbuteo”. Un tuffo nel passato di una squadra che non è mai fallita e che non è mai scesa sotto la ex Serie C2: non sono più tante le squadre in Italia che non hanno giocato almeno una stagione tra i non professionisti.

Tra le tante maglie esposte, ce n’è una che ha colpito più di tutte l’attenzione: la maglia da trasferta della stagione1965/1966, total white con banda obliqua azzurra. Quella maglia piace a tutti in quanto semplice, non scontata e forse per questo piaciuta a tutti: una banda obliqua che “spacca” il bianco e sulla sinistra il logo della squadra. In questi 110 anni, il Novara ha giocato con tantissime casacche molto belle, ma quella ha un non so che di magico, che attira.

Tanti tifosi vorrebbero che, un domani, la società la rispolverasse, proponendola allo sponsor tecnico: con quella maglia, il Novara andrebbe a giocare negli stadi di tutta Italia e molto probabilmente piacerebbe, ed incuriosirebbe, anche ai tifosi avversari.

La maglia è ciò che rappresenta una squadra e questa è un simbolo da mostrare e ri-mostrare. I giocatori vanno e vengono, la maglia e la memoria rimangono. E quest’ultima non deve mai essere dimenticata o accantonata.

Macheda che poteva

Da quando il Novara è tornato nel calcio che conta (stagione 2010/2011), ha avuto modo di assistere in diretta alle promozioni…dirette in Serie A delle sue avversarie a fine partita: prima il Palermo (3 maggio 20014), poi l’Empoli (28 aprile 2018). Ironia della sorte: in entrambi i casi, il Novara è poi retrocesso a fine stagione.

Nel primo caso, i rosanero di Beppe Iachini avrebbero voluto festeggiare la promozione in casa al “Barbera” la settimana successiva (contro la Virtus Lanciano, per la cronaca), ma al gol di Vasquez il Novara non riuscì a replicare, perché non riuscì mai a farsi vedere pericoloso dalle parti di Sorrentino.

Nel secondo caso, ai toscani bastava davvero un pareggio per conquistare in maniera leggendaria la promozione diretta con ben quattro giornate di anticipo. Il Novara, in classifica distante allora 36 punti dalla squadra di Andreazzoli, avrebbe fatto da sparring partner, ma il pareggio a Troest e compagni andava più che bene. Passarono in vantaggio i padroni di casa con Caputo al 35′, ma il Novara riuscì a centrare il pareggio un bellissimo gol di Puscas al minuto 49′ del primo tempo.

Il secondo tempo proseguì fino al minuto 92 in maniera molto blanda, con gli spalti pronti ad esplodere al triplice fischio di Illuzzi. A pochi secondi dal termine, l’occasione delle occasioni: rovinare la festa all’Empoli. Da un errore in fase di disimpegno dell’Empoli dopo una rimessa laterale, la palla è arrivata a Federico Macheda (entrato da pochi minuti). Il numero 10 in maglia rossa da trasferta ha preso palla, è entrato in area, ha scartato tre avversari e ha scaricato su Gabriel. E visto che è stata una stagione deludente, il destro dell’attaccante è andato a sbattere contro il palo: se la palla fosse entrata, il Novara avrebbe vinto e l’Empoli non avrebbe festeggiato la promozione. E invece la dea Eupalla ci ha messo lo “zampino” e la palla è andata a colpire il palo.

Non era riuscito all’attaccante romano quello che fece il giorno del suo debutto con la maglia del Manchester United, contro l’Aston Villa, il 5 aprile 2009: entrato al 60′, segnò il gol della vittoria dei Red devils su assist di un certo Ryan Giggs al 92′.

Sarebbe stato incredibile: uno dei giocatori più contestati da tutti che rovinava la festa al duo Caputo-Donnarumma (49 gol finali per loro) e ad un “Castellani” in ebollizione. Macheda si rifece il martedì successivo con il gol del momentaneo vantaggio di Cremona, salvo poi farsi espellere per un fallo di reazione dopo un fallo subito: quattro giornate di squalifica (poi ridotte a tre) e ciao campionato.

Sarebbe stato troppo: Macheda decisivo in due partite. Poteva, ma non c’è riuscito.

I ragazzi del “Novara for special”

Questa stagione una nuova squadra ha indossato i colori del Novara Calcio: il “Novara for special”. Cos’è “Novara for special”? Semplice, una squadra di calcio a sette riservata a ragazzi affetti da disabilità cognitivo-relazionale che ha disputato il campionato nazionale promosso dalla Federcalcio. Una bella iniziativa che ha visto coinvolti l’ASD Ticinia Novara, storica formazione novarese di football sala, e il Novara Calcio. Gli azzurri “special” hanno disputato il campionato di “Quarta categoria” e il loro campo di gioco è stato il centro sportivo “Bettinelli” di Milano, in zona Barona. Questa “branca” del Novara, impegnata anche nei campionati di Quinta e Sesta categoria, è formata da atleti seguiti da tecnici specializzati, un pullman per le trasferte e tutti gli elementi per facilitare la loro pratica calcistica.

In un campionato di Serie B davvero negativo, un raggio di sole (calcistico) portato da una squadra di giovani che hanno tanta voglia di divertirsi e dimostrare a tutti che le barriere nel calcio sono solo nelle menti di chi pensa che ci possano essere delle barriere nel calcio.

I tifosi del Novara

Last but don’t least, come l’anno scorso, come sempre, i tifosi del Novara (nel loro insieme) occupano questa posizione non perché debbano occupare l’ultima posizione, ma perché stando all’ultimo posto in questa “classifica” sono l’ultima cosa di cui ci si ricorderà di questa stagione.

La pagina più bella: gente che si è fatta chilometri in giro per l’Italia per vedere il Novara giocare, gente che ha chiesto permessi e fatto cambio di orari con i colleghi per assistere alle partite del Novara, gente che ha sempre creduto, tifato, supportato (e sopportato) la maglia azzurra al “Piola” come nelle trasferte più lontane nonostante le poche gioie stagionali.

Anche per questa stagione sono loro i veri vincitori di questo campionato. Perché i giocatori, come detto precedentemente, vanno e vengono, ma la maglia e i tifosi mai. Nella buona e nella cattiva sorte. Come un matrimonio.