Hai mai giocato al “gioco della rana”?

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di Simone Balocco

 

Da diversi mesi quando ceno, intorno alle 19:30-19:45, con mia moglie, guardo un programma sul Nove che si chiama “Cash or Trash-Chi offre di più?” condotto da Paolo Conticini.

Il programma è particolare: cinque venditori si presentano a turno con un oggetto che vorrebbero vendere ed ognuno, di antiquariato o moderno, viene analizzato e valutato da Alessandro Rosa, uno dei massimi esperti in Italia del settore. All’oggetto viene data una valutazione in base allo suo stato di conservazione, la possibilità di essere venduto ed il suo “percorso storico”. Rosa dà un prezzo di valutazione oggettiva: la valutazione stride quasi sempre con quanto vorrebbe incassare il venditore, perché nel prezzo “calcola” anche l’emotività ed il suo vissuto personale con l’oggetto, oltre al fatto di volerci (giustamente) guadagnare.

L’oggetto viene battuto poi in un’asta vera e propria nella cosiddetta “sala dei mercanti” dove cinque mercanti fanno offerte per accaparrarselo. I mercanti sono Roberta Tagliavini, Ada Egidio, Gino Bosa, Giano del Bufalo e Stefano d’Onghia. Con la presenza, per alcune puntate, di Fabio Mearini al posto di del Bufalo, all’estero per affari.

Il mercante che ha offerto di più dovrà poi vedersi accettare l’offerta dal venditore: se al venditore la somma massima proposta dal mercante va bene la accetta sennò la rifiuta e si riporta a casa l’oggetto. A meno che venditore e mercante non si vengano incontro reciprocamente (cosa che capita di rado).

A mio avviso è un programma bello e ben fatto che, visti alcuni oggetti portati in trasmissione, fa tornare noi telespettatori indietro nel tempo e dire “che bello!”, “lo aveva mia nonna’”, “ne avevo anche io uno nella vecchia casa”, “l’ho già visto in un mercatino”.

Circa un mese fa mi ha incuriosito una puntata dove un venditore (un ragazzo proveniente dall’Oltrepò pavese) ha portato in trasmissione uno dei giochi più tipici della Pianura padana, zona caratterizzata da chilometri di risaie: il “gioco della rana”. Presentato in condizioni ottime, purtroppo nessun mercante si è aggiudicato questo gioco ed il venditore se l’è portato a casa.

Non appena ho visto questo gioco, mi è tornata in mente la mia infanzia quando in diversi bar ed osterie dei paesini (del Novarese quanto del Vercellese), caratterizzati dalla presenza di risaie, capitava di vedere questo gioco in un angolo del locale.

Cos’è il “gioco della rana”? E’ una sorta di mobile alto 90 cm, largo 56 cm e lungo 45 cm caratterizzato da diversi “cassetti” con impressi dei numeri. La parte piana del gioco presenta diverse buche. I giocatori, dalla distanza di tre metri dal gioco, devono lanciare un disco di ottone e fare in modo che finisca dentro una delle buche. In base alla difficoltà della posizione della buca, ogni buca ha un punteggio: chi fa più punti dopo la serie di lanci, vince la sfida. Ogni buca ha un diverso punteggio (15-20-30-50 punti), ma l’obbiettivo principale è lanciare il disco nella bocca della rana posta al centro del piano dove ci sono le altre buche. Essendo molto difficile fare centro, il punteggio è di 100 punti. Ed infatti questo gioco prende il nome dalla rana cui bisogna lanciare i dischi.

Il “gioco della rana”, nato in Francia alla fine dell’Ottocento con il nome di “jeu de la grenouille” (trad. “gioco della rana”) trae, dice la vulgata, a sua volta origine da un gioco simile diffuso in Gran Bretagna, ed è tipico del Nord Italia: chi perdeva doveva pagare la bevuta dell’avversario. Un gioco senza strategie particolari e che divertiva tutti, dal bambino all’adulto.

Oggi questo gioco praticamente non esiste più e quelli che ancora oggi si trovano in alcuni bar o osterie sono consumati dal tempo, ma non è detto che si possa trovare qualche “gioco della rana” restaurato. Eppure cento anni fa il “gioco della rana” era molto in voga: si giocava in estate quanto in inverno, anche se l’estate era il periodo dove si vedevano le rane nelle risaie o nelle strade. Ed ammetto che se fossi stato un mercante, me lo sarei portato a casa offrendo una cifra che andasse bene anche al venditore.

I ragazzi della Generazione Z non lo hanno mai visto e non ci hanno mai giocato, mentre quelli della Generazione X (la mia, per intenderci) hanno fatto in tempo a giocarci e a divertirsi. Con questo non è che il “gioco della rana” sia meglio dei giochi dei ragazzi di oggi: è solo un gioco come tanti, un passatempo. Ma per chi l’ha visto e ci ha giocato, questo non lo ha mai stancato. E vederlo in tv in un orario dove le famiglie si ritrovano a casa per la cena ha sicuramente fatto tornare in mente al telespettatore i tempi che furono. Tempi dove bastava centrare la bocca di una rana di ottone, vincere e farsi pagare un bicchiere di vino o una bibita dall’amico che perdeva.

 

immagine in evidenza tratta dalla pagina Facebook “Accendiamo la Memoria – Lago d’Orta, Medio Novarese e Vergante”