di Simone Balocco
Chi è il sindaco? E’ il primo cittadino di una città, il suo amministratore, il suo punto di riferimento, la sua rappresentazione politica davanti al Paese. E’ eletto ogni cinque anni e può essere candidato per un secondo mandato.
Da quanto esiste la Repubblica italiana, a Novara ci sono stati complessivamente sedici sindaci diversi: tra il 1945 ed il 1993, questi venivano nominati dal consiglio comunale a seguito del voto amministrativo, dal 1993 sono i cittadini stessi a votare direttamente il sindaco. Nel primo caso, Novara ha avuto dieci sindaci (tre sindaci lo sono stati in almeno due o tre occasioni), nel secondo la città di San Gaudenzio ha avuto cinque sindaci eletti, di cui uno solo (finora) ha concesso il bis (Giordano tra il 2001 ed il 2006 e dal 2006 al 2010).
Sotto l’amministrazione Giordano, il Novara Calcio ha visto una vittoria ai play out di Serie C2, una sconfitta ai play off di Serie C2, una vittoria ai play off di Serie C2 che ha portato il Novara per la prima volta in Serie C1, nella stagione 2002/203, dopo sette stagioni consecutive in Serie C1/Lega Pro e la promozione, al termine del campionato 2009/2010, in Serie B dopo 33 anni di attesa unita alla vittoria della Supercoppa di Lega Pro. La promozione in Serie A e l’anno in massima serie sono accaduti sotto l’amministrazione Ballaré, successore di Giordano e della sua vice sindaco facente funzioni, Silvana Moscatelli.
Lasciando da parte la politica, concentriamoci sul Novara che proprio tra l’estate del 2009 ed il giugno 2013, ha vissuto i quattro anni più intensi dei precedenti cinquantasei. Tutti i tifosi ricordano come fosse ieri le gesta della squadra allenata da Tesser e, dal novembre 2012, da Alfredo Aglietti: un Novara forte, spensierato, caparbio e mai uscito a testa bassa dal campo. Per non parlare poi del divertimento e la felicità dei propri tifosi ogni volta che uscivano dallo stadio, dal “Piola” quanto in trasferta.
Una regola (banale) del calcio dice che vince chi fa un gol in più dell’avversario ed, in effetti, il Novara in quelle quattro stagioni segnò 223 reti. Ma c’è un’altra regola in cui si dice che “il miglior attacco è la difesa”. Ed in effetti la forza del Novara di quel periodo è stata la difesa: coriacea, reattiva, forte e coordinata. Nei quattro anni in questione, gli azzurri hanno avuto in porta Uijkani, Fontana e Bardi e davanti a loro i vari Gheller, Ludi, Centurioni, Tombesi, Gemiti e Paci.
Eppure il difensore simbolo di quel Novara aveva il numero 4 di maglia, di ruolo era un difensore centrale destro e nelle sue quattro stagioni novaresi ha sfoderato performance da top player, entrando nel cuore dei tifosi. Stiamo parlando di Andrea Lisuzzo.
Palermitano del 1981, la storia calcistica di Andrea Lisuzzo nasce nella squadra del suo quartiere: un classico di tutti quei bambini che iniziano a tirare calci ad un pallone. Il ragazzino aveva i numeri per fare bene e dalla squadra del “Don Orione” passò alla squadra principale della sua città, il Palermo. Solo che allora la squadra rosanero non era quella che aveva in campo i tanti gioielli degli anni Dieci del XXI secolo, ma una nobile decaduta che militava in Serie B, con alcune presenze in Serie C1 negli anni precedenti e che mancava dalla massima serie dalla stagione 1972/1973.
Ma per Lisuzzo questo non era importante: l’importante era giocare nella squadra della sua città, con la quale debuttò in Serie C1. Nel suo curriculum, prestazioni eccellenti e la vittoria nel 2001 del campionato “Berretti”, la formazione top del settore giovanile di una squadra di calcio di Serie C.
Rimase a Palermo fino al 2001 poi, come tanti, dovette spostarsi e cercare fortuna altrove: era necessario fare la gavetta per imporsi come un difensore centrale da fare gola a più squadre possibili. Magari di un livello superiore rispetto agli allora rosanero.
Ed ecco che tra il 2001 ed il 2009, Andrea Lisuzzo, diventato fisicamente ancora più massiccio e bravo, militò nel Foggia (in due tranche), nel Gela, nel Fano e nel Martina (la esperienza finora più lunga). Serie C2 e Serie C1. Sempre Serie C2 e Serie C1.
Eppure il ragazzo si impegnava, ce la metteva tutta ma quel salto di qualità non arrivava mai. Di contraltare, l’affetto delle tifoserie per cui giocava e la fascia di capitano del Martina che lo ha reso un giocatore importante e rispettato. Ma lui voleva altro: voleva sfondare.
Senonché da Foggia, nel luglio 2009, Lisuzzo partì alla volta del Nord, in una città distante 800 chilometri dalla capitale del Tavoliere. Una città che aveva, come il Foggia, anch’essa la squadra in Lega Pro 1a divisione: il Novara Calcio.
Quell’estate, la società piemontese compì una mezza rivoluzione: via il direttore sportivo, via l’allenatore e dentro acquisti di categoria per tentare l’assalto, dopo 33 anni, alla Serie B. Ed il nuovo direttore sportivo del club, Pasquale Sensibile, collaboratore di un certo Walter Sabatini proprio al Palermo, aveva messo gli occhi proprio su Andrea Lisuzzo. Il difensore palermitano accettò l’offerta e partì alla volta del Piemonte.
Appena arrivato, vide che la squadra si allenava in un grande centro sportivo nelle campagne tra le risaie e gli aironi, aveva attrezzature di prim’ordine e la dirigenza aveva ambizioni serie e non “fuffa”, come si dice in certi casi.
Tra Lisuzzo ed il Novara fu subito amore a prima vista. Il suo compagno di reparto era Carlalberto Ludi, di quasi due anni più giovane (Lisuzzo è nato il 26 gennaio 1981, Ludi è nato la vigilia di Natale del 1982) e con loro c’era anche Matteo Centurioni, classe 1974, da un anno a Novara e con esperienze in Serie B e in Serie A.
Lisuzzo giocò le prime amichevoli estive impressionando molto. Il giocatore debuttò in Coppa Italia il 2 agosto 2009 contro il Pescina, mentre in campionato esordì a Figline Valdarno il 23 agosto successivo.
Da allora Lisuzzo giocò complessivamente 31 partite su trentaquattro, segnando quattro reti (due in casa, due fuori). Il giocatore divenne uno dei protagonisti della doppia promozione e fu un vero baluardo difensivo: quella stagione gli azzurri incassarono solo 24 reti e parte del merito ce l’ha avuta quel ragazzo partito da Palermo e che voleva fare quel salto di qualità che tardava ad arrivare, ma che poi è arrivato. Finalmente. Perché l’impegno, la fatica ed il sudore pagano sempre, alla fine.
Il feeling tra lui e la tifoseria fu fin da subito alto e ad un certo punto dalla Curva Nord, feudo del tifoso azzurro, si alzò un nuovo coro, cantato quanto al “Piola” quando in trasferta: “Lisuzzo sindaco shalalala”. I tifosi per il loro numero 4 avevano coniato un soprannome azzeccato: Lisuzzo amministratore della difesa, Lisuzzo primo cittadino della difesa, Lisuzzo idolo di una piazza che in due stagioni aveva visto cose mai viste nei cinquanta e passa anni precedenti.
Il punto più alto della carriera di Lisuzzo ha una data: 12 giugno 2011, il Novara veniva promosso in Serie A. La stagione successiva il ragazzo partito dal “Don Orione” avrebbe giocato in massima serie con l’intento di stoppare le sortite dei vari Del Piero, Totti, Milito, Forlan, Ibrahimovic, Cavani, di Natale e Klose e studiare i trucchi del mestiere dai vari Bonucci, Chiellini, Nesta, Thiago Silva e Samuel,
Il salto di qualità si era completato al 100%: a 30 anni Andrea Lisuzzo avrebbe giocato dove tutti sognano di giocare, diventando anche una “figurina” singola e non tripla insieme ad altri due compagni. Magari tardi come età, ma il “sindaco” avrebbe messo il meglio di sé in tutto il campionato.
Andrea Lisuzzo debuttò in Serie A alla terza giornata (la seconda giocata a livello effettivo) il 17 settembre 2011 a Cagliari, ma dopo tre gare (ultima partita contro l’Atalanta) dovette fermarsi per via di un problema con una fascite plantare che da un anno gli dava dei problemi. Che sfortuna: proprio sul più bello la sfortuna (e questa fascite) ci aveva messo lo zampino. Il giocatore fu operato e tornò in campo solo il 2 febbraio 2012 in casa contro il Chievo, dal minuto 1.
Quella stagione, il “sindaco” giocò in tutto 21 partite su trentotto, ma quando scese in campo diede, come sempre, il meglio di sé. Come durante Novara-Inter del 21 settembre 2011, con Lisuzzo che non fece vedere la palla (nel vero senso della parola) a Milito e Forlan. “Non far vedere la palla” a gente come Milito, Sneijder e Forlan fu un qualcosa di impensabile anche solo due anni prima quando arrivò a Novarello carico di aspettative.
Per colpa dell’intervento e la riabilitazione, Andrea Lisuzzo non ha potuto giocare il match di ritorno contro il Palermo al “Barbera” fissato per il 29 gennaio 2012: gli sarebbe piaciuto tornare nella sua città da avversario in Serie A, lui che era proprio partito dalla città di Santa Rosalia con una valigia carica di sogni e di speranze per il suo futuro da calciatore.
Purtroppo la squadra a fine stagione retrocesse, ma il girone di ritorno per la squadra fu “positivo” avendo quasi raddoppiati i punti del girone di andata (12 contro 20).
Lisuzzo nel frattempo aveva rinnovato con il Novara, firmando un triennale: sarebbe rimasto in Piemonte fino al 2015, al compimento dei 34 anni.
Il feeling con i tifosi e la città di Novara fu molto denso, tanto che nel maggio 2012 il giocatore divenne proprietario di un locale nel centro della città: tra i tifosi si diceva che se davvero Lisuzzo si fosse candidato a sindaco della città, ce l’avrebbe potuta fare ad indossare la fascia tricolore.
La coppia Lisuzzo-Ludi proseguì anche nella stagione successiva, quelle passata alla storia (novarese) come quella della “remuntada”: Novara penultimo a fine dicembre, quinto classificato a fine campionato dopo una rimonta clamorosa (e impreziosita da diverse goleade) ed eliminato in semifinale dall’Empoli.
Nonostante questo e l’amore smisurato dei tifosi, nell’estate 2013 la love story Lisuzzo-Novara arrivò al capolinea: cessione allo Spezia a titolo definitivo. Dopo quattro stagioni, il “sindaco” Lisuzzo dava le “dimissioni” andando in un’altra piazza. Avrebbe giocato in un’altra squadra competitiva ed in una piazza che cercava di salire (allora) per la prima volta in Serie A.
Andrea Lisuzzo tornò da avversario a Novara l8 marzo 2014 e per lui ci fu un mix di applausi e qualche fischi e mugugni di troppo, cosa che il giocatore non gradì visto il suo recente passato (e i successi) con la maglia azzurra. A fine stagione lo Spezia si classificò all’ottavo posto in classifica (qualificandosi ai play off), mentre il Novara retrocesse dopo quattro stagioni in Lega Pro, perdendo i play out contro il Varese.
Lisuzzo rimase nella città di San Giuseppe una sola stagione, accettando (nonostante il contratto in essere con i liguri), nell’estate 2014, l’offerta del Pisa, allora militante in Lega Pro.
Il difensore centrale ripartì ancora dalla Serie C e nella stagione 2016/2017 la squadra nerazzurra tornò in Serie B dopo sei anni di attesa (ed un fallimento nel mentre). Ovviamente l’affetto dei tifosi pisani verso il loro numero 4 era pari a quello di quando la maglia di Lisuzzo era azzurra, confermandosi anche lì come “Sindaco”
Nel campionato 2016/2017, Lisuzzo avrebbe affrontato ancora, da avversario, la squadra che lo aveva fatto diventare grande. E il match si disputò alla seconda giornata ad Empoli (l’”Arena Garibaldi-Romeo Anconetani” allora non era ancora idoneo per la cadetteria) e il match si chiuse con la vittoria pisana per 1-0. E chi segnò il gol vittoria dei nerazzurri proprio sotto il settore dove c’erano i tifosi del Pisa? Ca va sans dire, Andrea Lisuzzo. Con esultanza al seguito. Ai tifosi del Novara questo “gesto” (l’esultanza, non il gol) non piacque per nulla e si arrabbiarono con il loro ex idolo che li aveva purgati, esultando.
Tra i tifosi iniziarono borbottii sui social e sui vari “muri”, con l’intento, il 28 gennaio 2017, nel match di ritorno, di fischiare il giocatore non appena avrebbe messo piede al “Piola” e fischiandolo ogni volta che avrebbe toccato palla. Da amore profondo a odio viscerale.
Ma per via di un infortunio (che lo tenne fuori squadra da prima di Natale fino ad inizio marzo), Andrea Lisuzzo, il giorno di Novara-Pisa, non fu convocato e non poté tornare in viale Kennedy. Non si saprà mai quale “atmosfera” avrebbe accolto il “centralone” palermitano.
Lisuzzo rimase a Pisa come giocatore fino al termine della stagione 2017/2018, quando decise di dire basta e di porre fine alla sua carriera. E uno come lui che in campo dirigeva difesa, centrocampo e attacco non poteva non fare l’allenatore.
Oggi Andrea Lisuzzo, 40 anni il prossimo 26 gennaio, ha ottenuto il patentino e allena la Under 17 dell’Empoli, dopo aver allenato la Under 15 e la Under 16 del Pisa.
Del Novara che ha giocato in Serie A, oggi nessuno gioca più in squadra, due militano ancora in Serie A, uno in Ligue 1, tanti si sono ritirati per motivi anagrafici e molti sono oggi svincolati o giocano tra Serie B, Serie C e serie dilettantistiche, ma tutti si ricordano di quella fantastica stagione in Serie A. Quella con Lisuzzo “sindaco” di una squadra che ha regalato una gioia indescrivibile ad una comunità intera e ai suoi tifosi, anche se sono passati ormai dieci anni. E sicuramente per lui l’esperienza novarese è stata la sua scommessa vinta: il salto di qualità lo aveva fatto e lui era a posto con sé stesso.
I tifosi del Novara sperano che quelle emozioni possano un giorno tornare. Ma gente come Lisuzzo qua a Novara sarà sempre ricordata con affetto.
E pazienza per qualche mugugno di troppo da parte di qualcuno.
immagine in evidenza tratta dalla pagina Facebook “Andrea Lisuzzo”