If you wanna be…Spice girls: storia della girl band che sconvolse la musica

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di Simone Balocco

 

Gli anni Novanta sono considerati, in tantissimi ambiti, il decennio della nostalgia. Non solo nostalgia di un tempo che (purtroppo) non tornerà più, ma anche nostalgia sportiva e musicale legata a vittorie, canzoni ed artisti che hanno scritto la storia. Gli esperti hanno sempre considerato gli anni Novanta una delle decadi più proficue (e prolifiche) nel campo dello sport e della musica.

Eredi (musicali) degli anni Ottanta, i Novanta sono ancora oggi ricordati con piacere dagli appassionati come un periodo d’oro, ricco di novità con gruppi e canzoni ancora oggi ricordate e fischiettate. I Novanta sono stati gli anni delle sperimentazioni della musica da discoteca, dello sdoganamento della musica hard rock e della nascita di diversi suoi sotto generi (uno su tutti, il grunge) e l’affermazione della musica rap anche alle nostre latitudini, fino a quel momento relegata a livello underground. E non a caso in giro per il nostro Paese sono tante le serate nei locali e nelle discoteche a tema “anni ‘90”. E come ogni decade, è la musica pop ad aver fatto da traino. Del resto, si sa, “pop” è l’abbreviazione di “popular”, popolare, un genere che piace sempre e che accontenta tutti.

Gli anni Novanta sono stati gli anni delle boy band, ma anche quelli del loro opposto: le girl band. E’ l’Inghilterra la “patria” delle girl band: dalle B*Witch alle Cleopatra, dalle All Saints alle Atomic Kitten alle Sugababes. Un successo enorme, inaspettato: soldi, fama, gossip, milioni di dischi venduti, merchandising, tour in giro per il Mondo. Tutto però (quasi sempre) costruito a tavolino: niente gavetta nei locali più scalcinati per poi arrivare a suonare a Wembley, ma tutto nato in base ad una strategia precisa. Già nei primi anni Duemila, le girl band come le boy band sono state messe in un angolo della storia “musicale” perché avevano fatto il loro tempo, ma chiunque abbia vissuto quel periodo, oggi, che è una splendida persona over 35, non può non ricordare quei gruppi.

Le girl band (intese come gruppi femminili che cantavano e ballano) esistevano già anche nei Settanta e negli Ottanta: Sister Sledge, Bananarama, Bangles, Supremes e Go go’s le più famose. Nei ’90 questi gruppi hanno avuto una grande sterzata pop. E la grande sterzata pop è arrivata l’8 luglio 1996 quando, su MTV quanto nelle radio nazionali, partiva una canzone che iniziava cosi:

Yo, I’ll tell you what I want, what I really, really want
So tell me what you want, what you really, really want
I’ll tell you what I want, what I really, really want
So tell me what you want, what you really, really want
I wanna, (ha) I wanna, (ha) I wanna, (ha) I wanna, (ha)
I wanna really, really, really wanna zigazig ah

Traducibile con “Io ti dirò cosa voglio cosa davvero davvero voglio/E allora dimmi cosa vuoi, cosa realmente realmente vuoi […]/Io voglio voglio voglio voglio, io voglio davvero davvero davvero zigzag ah”, questo incipit senza senso è l’inizio di “Wannabe” delle Spice Girls, la girl band più iconica e famosa degli anni Novanta. Un gruppo che ha segnato il solco nella storia della musica. Il caposaldo di quel genere.

Ma chi erano le Spice Girls? Come si sono formate? Cosa volevano fare? Facciamo un salto all’Inghilterra del 1994.

Quell’anno due produttori musicali, Bob e Chris Helbert, padre e figlio, pubblicarono un annuncio su “The Stage” dove erano alla ricerca di ragazze per formare una band. Obiettivo: ragazze tra i 18 e i 23 anni di età con l’attitudine a ballare, cantare e che abbiamo ambizione e voglia di sfondare. Risposero oltre 400 ragazze. Le audizioni ebbero iniziarono il 4 marzo 1994 ai “Trinity Studios” di Londra e vinsero le selezioni cinque ragazze: Melanie Brown, Melanie Chisholm, Geri Halliwell, Victoria Adams e Michelle Stephenson. Le ragazze avevano un’età media di 21 anni ed il gruppo si sarebbe chiamato “Touch”.

Le giovani, contente e felici di poter entrare dalla porta principale dello spettacolo, avrebbero dovuto vivere insieme in una casa preparata ad hoc dove conoscersi e dedicarsi completamente alla musica. La casa era a Maidenhead, nel Berkshire, a ovest di Londra.

Dopo poco tempo, il gruppo perse un pezzo perché la Stephenson lasciò per diversi motivi e le Touch si trovarono “zoppe”. Cosa fare? Come rimpiazzare la quinta ragazza? I provini non si potevano più ripetere, ma Victoria suggerì di richiamare una sua amica che aveva partecipato al casting, Emma Bunton. La ragazza, 19 anni, fu rivista e fu inserita nel gruppo. La band ora era al completo.

Le ragazze iniziarono a fare i primi demo, a migliorare la loro parte vocale, il ballo e lo stare sul palco. Iniziò però una diatriba con gli Herbert su tante tematiche: il tipo di canzoni da fare, il nome del gruppo, il futuro discografico. Nel marzo 1995 le ragazze lasciarono la Heart Management ed i loro padri putativi musicali e si affidarono alla 19 Management (vicina al produttore Simon Fuller) e poco tempo dopo firmarono con la Virgin. Poteva iniziare il percorso musicale di queste ragazze che decisero di cambiare nome in “Spice Girls”.

Il resto è storia: l’8 luglio 1996 uscì “Wannabe” che sbancò tutto lo sbancabile, tanto da entrare subito al terzo posto nella classifica inglese, raggiungendo la posizione numero 1 la settimana successiva. Come in Inghilterra, “Wannabe” raggiunse il primo posto dei singoli più venduti in altri trenta Paesi del Mondo (Italia compresa). Qualcosa di impensabile e clamoroso.

Il Mondo conobbe queste cinque ragazze, notarono il video irriverente di “Wannabe” ed ebbe un sussulto. Molte ragazze affiancarono ai Take That queste altre cinque ragazze inglesi nei loro gusti e preferenze musicali. Si vestirono come loro, comprarono tutto quello che poterono con la scritta “Spice girls”. Ci fu una identificazione con le cinque ragazze inglesi da parte di tutte le ragazzine del Mondo.

I media incominciarono a interessarsi a questo fenomeno musicale e di costume composto da queste cinque ragazze che si caratterizzavano per i capelli rossi e gli stivali a zeppa (Geri), i codini biondi e l’immagine fanciullesca (Emma), il broncio e l’altezzosità (Victoria), la tuta e l’agilità sportiva (Melanie C.), i capelli afro e la risata contagiosa (Melanie B.). Addirittura la famosa rivista musicale inglese “Top of the Pops” si divertì a dare soprannomi alle cinque ragazze in base al loro standing: provocante (Ginger, Geri), modaiola (Posh, Victoria), tenera (Baby, Emma), sportiva (Sporty, Melanie C.), esuberante (Scary, Melanie B.). Tutte furono d’accordo e quegli aggettivi divennero i loro nickname.

In due anni, le Spice girls pubblicarono due album (“Spice” e “Spice World”), che vendette complessivamente 23 e 20 milioni di copie, girarono il Mondo con tour sfrenati. Tanto per inquadrare il fenomeno: di “Spice” uscirono quattro singoli (“Wannabe”, “Say you’ll be there”, “2 become 1”, “Mama/Who do you think you are?”) e tutti e quattro raggiunsero il primo posto in classifica. Un primato.

Un successo incredibile, planetario, tanto che negli Usa si parlò di una ‘’seconda ondata musicale inglese’’ perché prima di loro l’unico complesso inglese a sfondare negli States erano stati i Beatles. Il paragone, per i puristi, sembrava molto azzardato, ma i numeri (che non mentono mai) erano tutti per le cinque “Spice”.

Le Spice girls arrivarono anche in Italia, partecipando a Fantastico, Domenica In e Festival Sanremo nel 1997 dove interpretarono “Wannabe” e “Say you’ll be there”. Fuori da quei luoghi, orde di giovanissimi e giovanissime in cerca di foto, autografi e la possibilità di toccare le loro beniamine o anche solo vederle dal vivo e non più in televisione.

La stampa però le ‘’distrusse’’: troppo ricche, avide, magre, esuberanti, arroganti, pantere (vennero scoperte immagini senza veli di Geri di qualche anno prima), gonfiate, superficiali, sopravvalutate. Ebbero successo e quindi divennero un bersaglio facile per i tabloid. Il che volle dire che le vendite salirono vertiginosamente il che significava che stavano “lavorando” bene.

Divenne iconico il fidanzamento tra Victoria Adams e l’allora calciatore del Manchester United David Beckham. I due si sposarono il 4 luglio 1999 con una cerimonia sfarzosa in un castello di Dublino. La relazione prima ed il matrimonio dopo li resero famosissimi e tra i due chi trasse più “successo” fu Beckham che venne soprannominato “Spice boy”, il soprannome che, anche a distanza di anni, caratterizza ancora oggi l’ex centrocampista inglese.

La fama ed il successo delle Spice girls si bloccarono però il 31 maggio 1998 quando Geri Halliwell annunciò di lasciare la band: troppe divergenze con le colleghe e addio alla girl band. Il motivo fu il voler intraprendere una carriera solista.

Le Spice girls senza ‘’Ginger” ebbero un successo molto inferiore: nel 2000 uscì il loro terzo disco, “Forever”, trainato da “Goodbye”, canzone (indirettamente) dedicata a Geri Halliwell. Le ragazze non ebbero il successo sperato e nel 2001 decisero di prendersi una pausa. Tutte avevano intrapreso una carriera musicale solista. Tutte tranne Victoria che aveva accantonato la musica per gettarsi a capo fitto nella moda, diventando modella, stilista ed imprenditrice del settore. Tutto in collaborazione con il marito che divenne testimonial di ogni cosa “testimoniabile”.

Le “Spice” dovevano essere cinque, non quattro. Tutti i fan (e non solo) volevano la reunion del gruppo: si era iniziato a parlare nel 2005 e nel 2007 pubblicarono il loro “greatest hits” e partì tour a dicembre 2007 ma durò poche date.

In occasione delle Olimpiadi estive di Londra 2012, l’organizzazione diede spazio alla moda e alla musica inglese ed invitò, ovviamente, le “Spice” che cantarono le loro due canzoni più iconiche, “Wannabe” e “Spice up your life”.

Complessivamente tutte le “Spice”, da soliste, pubblicarono diciotto dischi (tre Geri, due Mel B, otto Mel C, quattro Emma, uno Victoria), ma quella che ebbe un talento migliore era Mel C: molto sottovalutata, la “Sporty” Spice è sempre stata quella meglio intonata del gruppo e, alla fine dei conti, è quella con più dischi fatti e featuring importanti (uno su tutti, il duetto con il cantante canadese Bryan Adams nel singolo “When you’re gone” del 1998). Ma quella più mainstream fu la Halliwell che nel 2001 ebbe un successo clamoroso con la cover di “It’s raining men” delle Weather Girls.

Alla fine della fiera, però, voto finale per tutte e cinque: 6-. Promosse con la sufficienza ed il solito “le ragazze si sono impegnate ma avrebbero potuto fare di più”

A distanza di tanti anni, si può dire assolutamente che le Spice girls sono state un fenomeno musicale, culturale, modaiolo ed internazionale capace di ispirare molte ragazze ad intraprendere la carriera musicale (una su tutte, Beyoncé). Com’erano le cinque “Spice”? Goliardiche, poco serie, scherzose, ma sapevano cosa volevano: sfondare.

E se nel 2022 pensiamo a loro, ecco venirci in mente il loro motto: il “girl power” (trad. il potere delle ragazze). Il “girl power” nacque nel panorama alternativo punk di fine anni 70, era un concetto molto politico e molto usato dai movimenti femministi, ma le Spice girls gli diedero un tocco leggero e scanzonato, poco serio, ma che fece breccia nelle fan. Non era più lotta, ma puro pop, ovvero l’opposto di come lo si intendeva venti-trenta anni prima. Presero un concetto serio, lo sdoganarono tramite la musica e gli diedero un aspetto più easy.

Le “Spice” durarono in tutto meno di dieci anni, ma in quel periodo sfornarono tre dischi, dodici singoli, un “greatest hits”, tour in tutto il Mondo, merchandising di tutti i tipi e la consapevolezza di avere scritto una grande pagina musicale. Bella o brutta che sia stata (de gustibus, dicevano i latini), le cinque “Spice” rimarranno per sempre nella storia della musica mondiale e se ancora oggi qualcuno fischietta le loro canzoni o riguarda i loro video…beh qualcosa di buono avranno fatto, no?

E diciamocela tutta: chissà quanti nostro lettori “wannabe” i “lover” delle Spice girls?

 

immagine in evidenza tratta da www.quartaparetepress.it