Il “mio” Massimo de Salvo

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di Simone Balocco

Da ieri pomeriggio, 20 dicembre, il Novara Calcio non è più di proprietà di Massimo de Salvo: il nuovo presidente è Marcello Cianci (con carica di Amministratore delegato), la vicepresidente è Elisa Rullo (prima donna a ricoprire questo incarico nella storia del club), mentre il patron è Maurizio Rullo. Il nuovo presidente è Amministratore delegato di Rmc Spa, azienda con sede a Cressa e parte di un gruppo internazionale tedesco con sede a Monaco di Baviera ed operante nel business del recupero e del riciclo di materiali ferrosi e del loro commercio. La famiglia de Salvo cede la società dopo tredici anni consecutivi di presidenza/gestione, diventando la seconda più lunga della storia del club alla pari con quella di Francesco Plodari, ad un solo anno dal record di Santino Tarantola.

La famiglia de Salvo rimarrà in possesso del 20% delle quote della società, mentre il restante 80% sarà nella mani della nuova proprietà. Per questo motivo, in segno della continuità, fino al prossimo giugno, il direttore generale sarà ancora Roberto Nespoli, come ribadito giovedì sera dalla stesso durante un programma di Radio Azzurra.

Con questo passaggio di consegne, Cianci diventa il presidente numero XXXIV del sodalizio che domani compirà 111 anni. Il Novara è, a oggi, inoltre, una delle dodici squadre a non essere mai fallite e a non aver mai giocato nei campionati dilettantistici. Come gli azzurri Juventus, Milan, Inter, Genoa, Roma, Lazio, Sampdoria, Udinese, Brescia, Atalanta e Cremonese.

La notizia che il Novara sarebbe passato di mano non è stata un fulmine a ciel sereno: da tempo Massimo de Salvo aveva fatto intendere che cercava prima aiuti per proseguire la sua presidenza e poi, dallo scorso inverno, che il club fosse in vendita, pronto ad essere ceduto ad imprenditori seri e capaci. La voce era tornata attendibile la scorsa estate e ieri le firme da un notaio milanese e l’inizio di un nuovo corso.

Del possibile cambio di proprietà se ne parlava già domenica dopo la fine del match vinto dai Banchieri boys contro la Robur Siena (un roboante 4-0 contro una squadra che fino ad allora non aveva mai perso lontano dalle mura amiche) quando si seppe che in tribuna erano presenti due mediatori della futura nuova presidenza. Mercoledì sono iniziate a girare le prime voci, giovedì la notizia è apparsa sui quotidiani e ieri il passaggio di consegne ufficiale con i crismi del caso.

Per il club azzurro, un nuovo corso. Per i tifosi azzurri, si chiude un’era e se ne apre un’altra. E anche per me, che tifoso sono, si aprono nuove prospettive

Molti tifosi sono rimasti stupiti dalla notizia del cambio di presidenza perché (forse) non si ricordavano più che il club fosse in vendita. Non che i tifosi abbiano la memoria corta (anzi), ma forse molti si sono dimenticati della faccenda grazie agli ottimi risultati di Gonzalez e compagni in questo girone di andata che li vede ad quarto in classifica, in una posizione che il giorno prima dell’inizio del campionato nessuno si sarebbe mai aspettato alla fine del girone di andata.

Eppure in estate l’umore dei tifosi era davvero basso per diversi motivi: certo il disimpegno a breve dei de Salvo; la cessione dei giocatori con gli ingaggi più elevanti; una rosa composta da solo otto giocatori over 25 su trenta; l’affidamento del mercato ad un direttore sportivo alla sua prima esperienza così come la panchina ad un allenatore (Simone Banchieri) mai su panchine di club professionistici ma con esperienze con squadre giovanili.

Sui “social” e sui vari “muri”, la tifoseria espresse paure e timori verso la stagione entrante, parlando a malapena di salvezza risicata e la speranza di non retrocedere per la prima volta tra i dilettanti.

La piazza azzurra però da tempo era distaccata rispetto alla squadra, complice anche le ultime due stagioni veramente negative. Ora tra squadra e tifosi è tornato il feeling e basta vedere la corsa dei giocatori ogni volta sotto la Curva Nord (o nel settore ospiti in trasferta) a prendersi gli applausi dei tifosi per capire che la rotta è (finalmente) cambiata.

La nuova proprietà si è presentata però subito con un cambio: via il direttore sportivo Moreno Zebi, dentro Orlando Urbano, ex calciatore professionista e da poco con il “patentino”. Molti tifosi non hanno accolto bene questa decisione perché il giovane direttore sportivo umbro in sei mesi di lavoro aveva portato a Novarello ottimi giocatori e si era fatto bene volere da tutti per i modi e le parole usate.

Ieri Massimo de Salvo, da oggi Marcello Cianci. Ma nessuno dimenticherà cosa è stato Massimo de Salvo per Novara e per il Novara.

Brianzolo del 1977, de Salvo è patron del Novara dal novembre 2006, quando rilevò la squadra da Pippo Resta, presidente da tre anni. De Salvo in questi tredici anni è stato Amministratore delegato, Presidente del Consiglio di Amministrazione, vice-Presidente esecutivo e Presidente del Novara.

Tra i tifosi, allora come oggi, c’erano perplessità e scetticismo perché nessuno sapeva chi fosse questo nuovo Amministratore delegato, un ragazzo di (allora) appena 29 anni. Per non parlare del fatto che il Novara non riusciva ad uscire dal gorgo della terza serie nazionale,

Nonostante il blasone, la squadra era fuori dal calcio che contava dal 1977, dal suo ultimo anno in Serie B e negli ultimi dieci anni il suo miglior risultato in campionato era stato un ottavo posto in Serie C1. Troppi poi i campionati di Serie C2 disputati, troppe le occasioni gettate al vento di tornare grande e di creare un ciclo vincente.

Con l’avvento dei de Salvo, sembrava fosse cambiato tutto: un presidente appassionato con le idee chiare sul futuro della squadra e con la voglia di portare il sorriso ad una tifoseria che fino ad allora si accontentava.

E la prima idea chiara è stata la costruzione di Novarello, il centro sportivo con sede Granozzo con Monticello, sede della società e degli allenamenti di tutte le squadre del club. Mai il Novara aveva avuto la sua sede lontano da…Novara.

Le prime tre stagioni sono state interlocutorie, con il direttore sportivo Sergio Borgo grande deus ex machina di mercato e gestione della squadra fino a quel momento. Poi dall’estate 2009, il salto di qualità: l’arrivo di giocatori di categoria o con esperienze anche in Serie B; l’addio di giocatori simbolo di un periodo (allora) importante; l’approdo di un allenatore pronto al rilancio dopo anni negativi (Attilio Tesser), un direttore sportivo giovane ed in gamba (Pasquale Sensibile). Ovviamente, investendo in tutto molte migliaia di euro.

Morale: vittoria del campionato di Lega Pro e ritorno in Serie B dopo 33 anni, unita alla vittoria della Supercoppa di Lega Pro. L’anno dopo, con soli due nuovi innesti nell’”undici” titolare ed il passaggio del manto del “Piola” dall’erba al sintetico, prima il titolo di campione d’inverno e poi la vittoria del play off promozione che hanno portato il sodalizio in Serie A dopo 55 anni. In quattro stagioni, de Salvo aveva fatto cose che a Novara non si vedevano dalla fine (almeno) degli anni Quaranta. Inoltre, era diventata la sedicesima squadra della storia del calcio italiano a fare il “doppio salto” terza serie-massima serie.

I tifosi si innamorarono di quel ragazzo della Brianza arrivato tra lo scetticismo e che aveva mandato al mittente le critiche nei suoi confronti. E del Salvo cosa fece ancora? Prima alzò la capacità di spettatori al “Piola” in meno di tre mesi (non facendo giocare la squadra su campo neutro le partite in casa come hanno fatto molte altre squadre negli anni), ha portato il manto sintetico in massima serie (in coabitazione con il Cesena), ha portato la città ad innamorarsi della squadra e tanti tifosi (anche nuovi) in viale Kennedy.

Mettiamoci un po’ fortuna, mettiamoci giocatori giusti al posto giusto, partite che sono diventato leggendarie ed ecco che il Novara, grazie a Massimo de Salvo, era tornato nel calcio che contava (a pagina 202 del Televideo, per intenderci). La squadra in massima serie rimase una sola stagione, ma tra il 2012 ed il 2018, ha disputato altri cinque campionati di Serie B ed in due di questi è arrivato a giocarsi la promozione in Serie A fino alle semifinali play off. E quando è stato in Lega Pro (nel 2010, come il 2015) ha fatto il double, vincendo nella stessa stagione campionato e Supercoppa di categoria.

Sono tante le istantanee di una presidenza lunga e vincente come quella di de Salvo: l’imbattibilità fino alla 30a giornata in campionato nella stagione 2009/2010 (un record europeo allora); l’esodo dei 13mila tifosi a San Siro contro il Milan a San Siro in Coppa Italia; la stagione perfetta in Serie B e il gol di Rigoni contro la Reggina all’ultimo secondo; il gol storico di Rubino contro il Parma; la doppia vittoria contro l’Inter; l’applauso del “Piola” alla squadra nell’ultima giornata di A contro il Cesena: la remuntada di Aglietti; l’esplosione del settore giovanile azzurro e dei tanti giovani a debuttare in prima squadra dalle formazioni Primavera e Berretti; la tripletta di Gonzalez ed il gol di Galabinov a Bari nel turno preliminare play off; tre attaccanti in doppia cifra nella classifica marcatori (stagioni 2014-2016); la lunga lotta nei tribunali per ben due volte per vedere il ripescaggio del club in cadetteria; gli oltre duecento tifosi azzurri presenti a Roma lo scorso 12 gennaio all’”Olimpico” contro la Lazio ancora in Coppa Italia.

Ovviamente non ci sono stati solo momenti belli in questi tredici anni, ma anche momenti brutti e tormentati: due retrocessioni amare in Lega Pro; diciannove allenatori cambiati; otto direttori sportivi sostituiti; troppi giocatori presi e che hanno deluso di molto le aspettative (pagati anche profumatamente) e tre stagioni consecutive in cui la squadra ha subito una penalità in classifica.

E poi la seconda retrocessione in Lega Pro/Serie C, quella del 18 maggio 2018, che in pratica ha decretato la fine dell’amore tra Massimo de Salvo e i tifosi del Novara. E anche per questo, “grazie” (usando un eufemismo) alle pesanti critiche ricevute, Massimo de Salvo ha deciso non solo di non andare più a vedere il Novara in casa e in trasferta, ma di volere chiudere questa pagina della propria vita.

Ed io, in tutto questo tourbillon di notizie ed emozioni, come ho preso questo cambio societario? Sono molto, molto curioso. Mi sono dato sei mesi (più altri sei mesi) per giudicare il tutto. Non sono prevenuto, ma ho voglia di ricominciare daccapo. Di tornare a sognare.

Personalmente, sono stato sempre un “desalviano” non perché sia un lacché (per non usare un altro termine), ma perché grazie alla presidenza de Salvo ho potuto vedere il Novara giocare prima in Serie B e poi in Serie A. Grazie a de Salvo, ho visto la squadra della mia città tornare nel grande calcio ed occupare la pagine iniziali dei giornali. Grazie a de Salvo ho visto il “Piola” tornare ad essere uno stadio pieno e festante. Grazie a de Salvo anche i miei amici non piemontesi sanno cos’è il Novara e si sono interessati alla squadra in questi anni. Insomma, Massimo de Salvo per me “tifoso” ha fatto e dato tanto, tanto da rendere il Novara un modello ammirato da tutti (grazie anche a Novarello).

Nelle ultime due stagioni però sono stato un po’ meno “desalviano” per una serie di motivi: la sua prolungata assenza allo stadio; la sua poca (o presunta) vicinanza ai tifosi e alla squadra; l’aver acquistato giocatori che (con il senno di poi) sarebbe stato meglio non avessero mai indossato la maglia azzurra; interessarsi più della crescita di Novarello e non della squadra; l’aver distrutto il bel sogno calcistico che aveva costruito grazie alla sua famiglia a partire da quel 14 novembre 2006, dal giorno del passaggio di consegne con Pippo Resta.

Sono sempre stato dell’idea che, sia per il bene suo sia per quello della squadra, sarebbe stato meglio che Massimo de Salvo vendesse la squadra. Ovviamente a gente capace e non a presidenti improvvisati che, come le cronache hanno sempre riportato, hanno portato al fallimento le loro squadre e alla loro ripartenza dalle serie dilettantistiche con altri presidente. Il mio non è stato uno sputare nel piatto dove avevo mangiato poco prima, ma solo volere il bene (personale) della squadra.

Ed infatti la notizia della cessione della squadra non mi ha stupito più di tanto, in quanto (come detto) era nell’aria da tempo ed era giunto il momento che ci fosse il tanto sospirato passaggio di consegne. Tanti tifosi sono spiaciuti per l’addio di de Salvo e mai avrebbero voluto che questo giorno arrivasse, tanti sono contenti e non vedevano l’ora che passasse la mano.

Eppure (e qui sarò magari tacciato di essere un incoerente) sono dispiaciuto che non ci sarà più “il Novara di Massimo de Salvo”, non ci sarà più il Novara dell’uomo che ha regalato ad una piazza affamata di calcio i palcoscenici importanti della Serie A ed una girandola di emozioni.

Ecco sono dispiaciuto, questo sì. Ma non mancherà mai il mio apporto (da tifoso, ovviamente) a questa nuova dirigenza e sarò il primo ad applaudirla se uscirà dal tunnel degli spogliatoi verso il campo e la tribuna domenica 12 gennaio 2020 nel match clou casalingo contro il Monza di Berlusconi e Galliani. Se la nuova dirigenza si meriterà applausi, riceverà da me applausi. Se la nuova dirigenza si merita mugugni, da me riceverà mugugni. Ma non mancherà mai il mio apporto alla causa.

Da lunedì sera in me ci sono sentimenti intensi, con poca ansia o paura, ma tanta curiosità nel vedere come si muoverà il nuovo management. Sopratutto nei confronti dei tifosi e nelle campagne di rafforzamento della squadra (visto che in conferenza stampa, la nuova dirigenza ha parlato di “Serie B” e “Serie A”).

A Massimo de Salvo non posso che augurare il meglio professionalmente e magari di non uscire dal calcio. E ringraziarlo per quello che ci ha permesso di vivere e vedere in questi tredici anni di guida azzurra. Ringraziamenti veri e sinceri, non ipocriti.

Aveva ragione Sergio Borgo nell’estate 2007 quando, trovandosi a dover riscrivere la formazione azzurra, richiamò in squadra Raffaele Rubino dicendogli che la nuova presidenza del Novara era seria, sapeva cosa voleva, non era composta da gente improvvisata ed aveva una mentalità diversa rispetto a tutte le presidenze passate. Borgo disse che questi avrebbero portato nel giro di cinque anni il Novara in Serie A.

Si sbagliava, Borgo: la Serie A a Novara arrivò un anno prima. E prima di questa, la Serie B. Due categorie che noi tifosi del Novara non pensavamo di vedere mai più e che invece, grazie ai de Salvo, abbiamo visto dopo trentatre anni di Serie C varie e cinquantacinque anni di assenza dalla massima serie. Dai tempi di Piola, Baira, Lena e Pombia, gente che ha scritto la storia del club del falco.

De Salvo – Novara, un amore iniziato calcisticamente ad Ivrea e chiuso domenica scorsa in casa contro il Siena. In mezzo, gioie, lacrime e passione. Ora il “tridente” Cianci-Rullo-Urbano debutterà, come detto, il 12 gennaio prossimo in casa contro la capolista Monza e darà il via ad una nuova avventura azzurra.

Sergio Borgo quando era in sella alla direzione sportiva del Novara, disse, dopo un successo importante, “è stata una gran trombata”.

Mi accontenterei di tornare a sognare come facevo fino a soli nove anni fa quando un ragazzo posato, educato, con gli occhiali, di quattro anni più vecchio di me e a capo di un gruppo sanitario monzese mi (e ci regalò) un sogno che, non parafrasando una celebre canzone di Domenico Modugno, vorrei tornasse ancora da queste parti.

foto in evidenza tratta da www.tuttonovara.it