di Simone Balocco
Giovedì 20 aprile 2023 sarà una data che noi tifosi del Novara non dimenticheremo facilmente. Una data da ricordare come il 25 aprile 2010, il 12 giugno 2011, il 10 maggio 2015 ed il 1° maggio 2021. Se le date precedenti hanno rappresentato successi, quella del 20 aprile 2023 è una data diversa per il tipo di emozioni che ha dato. Un momento che prima o poi sarebbe arrivato, ma che tutti quanti noi tifosi avremmo voluto che non arrivasse mai: la conferenza stampa di Pablo Andrés Gonzalez con la quale il giocatore ha sancito che questa sarà la sua ultima stagione con la maglia del Novara. Dal 1° luglio, Gonzalez sarà libero contrattualmente (anche se ha in essere un altro anno di contratto con il club di Massimo Ferranti) e valuterà altre offerte: non un addio al calcio per l’attaccante di Tandil, ma un addio alla maglia azzurra. Maglia azzurra che ha vestito (tra Novara Calcio e Novara Football Club) 371 volte segnando 104 reti (play off di questa stagione esclusi). Nel suo palmares personale, due campionati di Serie C, due Supercoppe di Lega Pro, un campionato di Serie D e la vittoria dei play off di Serie B. Arrivato al Novara nell’estate 2009, Pablo Gonzalez ha vestito la maglia del Novara per 11 stagioni, con parentesi a Palermo e Siena (stagione 2011/2012) e Alessandria, con cui ha giocato nelle stagioni 2016/2017 e 2017/2018, vincendo una Coppa Italia di Serie C. Ed il gol della bandiera contro il Trento sabato scorso è stato di valore storico: è stata la rete che ha reso Pablo Gonzalez il miglior marcatore di sempre nella storia del Novara (“Calcio” e “Football Club” compresi), riuscendo a superare il record che Marco Romano deteneva dalla stagione 1940/1941.
Il 30 giugno 2023 si chiuderà un’era. Dalla prossima stagione non vedremo più Pablo Gonzalez con la maglia numero 19, non lo vedremo più entrare in campo per primo guidando i compagni nel warm up, non lo vedremo più uscire dal tunnel con la fascia da capitano sul braccio sinistro, non urleremo più il suo nome dopo un gol “imbeccati” dallo speaker dello stadio. Insomma, dal 1° luglio 2023 noi tifosi azzurri dovremmo girare la pagina del nostro “libro” di tifo e guardare avanti.
Da tifoso, ho vissuto tutta l’era Gonzalez a Novara, dal suo arrivo a Novarello nell’estate 2009 fino a oggi. Ed avendo occupato una grande pagina di calcio nella mia vita da tifoso, per parlare di lui in questo pezzo scriverò, per la quinta volta, in prima persona come ho fatto con Massimo de Salvo, Giovanni Udovicich, Simone Banchieri e sul perché tifo Novara. Questa volta tocca a lui, al “cartero”.
Inizio partendo dal fatto che ho preso bene l’addio azzurro di Pablo. Il motivo è semplice e non perché non abbia sentimenti: sapevo che il momento del suo addio sarebbe arrivato e nel tempo (soprattutto in questi ultimi tre mesi dove ha giocato meno di quanto invece avrebbe dovuto) ho somatizzato l’idea: nulla è eterno a questo mondo, figurarsi un calciatore, anche se nel suo caso parliamo di un Calciatore con la C maiuscola. Fa parte della nostra vita, l’addio: bisogna arrivare preparati e ringraziare per quanto ricevuto. Perché Pablo Andrés Gonzalez è solo da ringraziare per ciò che ha dato a noi tifosi nei suoi anni novaresi e dirgli “se ti potessero clonare, staremmo meglio ma non si può e quindi non dimentichiamoci a vicenda”.
Anni intensi, quelli di Gonzalez in azzurro. Anni che hanno portato il Novara a diventare importante in Italia e che hanno fatto sognare una tifoseria che da troppi decenni voleva che la propria squadra facesse il salto di qualità e che nel giro di due anni, tra il 25 aprile 2010 ed il 12 giugno 2011, è tornata prima in Serie B dopo 33 anni e poi in Serie A dopo 55 anni, con in bacheca anche una Supercoppa di Lega Pro. Due stagioni fantastiche con Pablo Gonzalez puro protagonista: in punta di piedi la prima (con il suo grande gol di San Siro del 13 gennaio 2010 in Coppa Italia contro il Milan), con un impatto devastante quella successiva con quindici gol in campionato durante la regular season ed il gol del vantaggio iniziale contro il Padova nella finale play off di ritorno che ha portato il Novara in massima serie dopo oltre mezzo secolo di attesa.
Poi la stagione negativa sia per il Novara che per lui in Serie A e nell’estate 2012 l’annuncio: il “figliol prodigo” Gonzalez, nonostante importanti offerte ricevute, tirava una riga nella sua carriera e ripartiva da dove era partito. Da allora, quattro stagioni che hanno sublimato il miglior Gonzalez di sempre, nonostante la sconfitta nei play off contro l’Empoli nella stagione 2012/2013 (con González che, con 20 assist, divenne il giocatore ad aver effettuato più assist in tutti i campionati europei, con Messi fermo a 18), la sconfitta nei play out contro il Varese quella successiva (con un Pablo in grande spolvero), il ritorno in Serie C con Toscano e poi la stagione con il miglior Novara dai tempi di Tesser, quello di Baroni targato 2015/2016 che si fermò in semifinale contro il Pescara ma che era arrivato a sfidare gli abruzzesi presentandosi con in mano lo “scalpo” del Bari caduto sotto i colpi dello stesso Gonzalez (tripletta per lui in quarantotto minuti di gioco) e Galabinov. Ed infatti come immagine di questo pezzo ho scelto la sua esultanza dopo uno dei tre gol segnati al “San Nicola”: quell’immagine rappresenta il Pablo Gonzalez più forte di sempre con la maglia del Novara.
Poi nell’estate 2016 l’addio che sembrava definitivo: Gonzalez lasciava il Novara in Serie B per giocare con l’Alessandria in Serie C. Un salto indietro di categoria per lui e una tifoseria che non digerì il suo passaggio ai nemici alessandrini. E lì l’amore della piazza verso di lui traballò. Ad Alessandria Gonzalez segnò qualcosa come 36 reti e servì 21 assist in ottantaquattro partite, vincendo la Coppa Italia di categoria ma il sogno “B” per i grigi non arrivò neanche con lui. Anche il Novara in quelle due stagioni, nonostante rose degne di una alta Serie B, fece male, raccogliendo solo un undicesimo posto ed un terz’ultimo posto in classifica che significò Serie C diretta dopo tre stagioni.
Ma, come canta Venditti, “certi amori non finiscono/fanno dei giri immensi e poi ritornano/amori indivisibili indissolubili inseparabili […] per chi si cerca come noi” ed ecco che nell’estate 2018 il Novara e l’attaccante argentino sono tornati ad “annusarsi” per valutare un secondo (clamoroso) ritorno. Un qualcosa di impensabile che divenne però realtà solo il 15 dicembre 2018 con l’annuncio social con lo stesso Gonzalez con in testa un cappello da Babbo Natale a dire ai noi tifosi: sono il vostro regalo di Natale. La storia d’amore non era finita, anche perché il giocatore non si mosse mai da Novara e “pendolava” su Alessandria quando militava nei “grigi”. Iniziava il “Gonzalez III”.
Il resto, da quel momento, è storia, con l’apice dell’agosto 2021 quando, con il Novara Calcio estromesso dal calcio professionistico, Pablo Gonzalez decise di non tradire la sua gente accettando per primo la proposta di Massimo Ferranti, un ingegnere romano trapiantato a Milano che si era messo in testa (riuscendoci) di creare ex novo una nuova squadra che avrebbe riportato il calcio a Novara dopo lo sciagurato “regno” (68 giorni) della seconda proprietà in un anno e mezzo del club che lo aveva portato all’estromissione dal calcio “pro”.
Li noi tifosi azzurri capimmo una cosa: Gonzalez è Novara, Novara è Gonzalez. Suggello rafforzato il 12 settembre 2021 con la prima partita della nuova società, il Novara Football Club, che vide proprio in Gonzalez il suo primo capitano e ed il suo primo storico marcatore nel match di Coppa Italia di Serie D contro il RG Ticino. Fino a questa stagione che lo ha visto in campo 32 volte (tredici volte da titolare), segnando sei reti (play off esclusi), dimostrando di essere davvero in forma, in grande spolvero e determinante come anni fa.
Lo ammetto: non credevo che Gonzalez potesse essere determinante in questo modo in questa stagione, alla soglia dei 38 anni. Ha disputato una stagione da 8: carico e ringiovanito, ha corso, ha servito palloni, si è sacrificato, ha sempre messo la faccia anche nei momenti più difficili della stagione, è sceso anche in campo a fare il riscaldamento pre-partita anche se non era nell’”undici” iniziale, ha sfoderato prestazioni importanti anche ripiegando in difesa, lui che è un attaccante, ed è sempre uscito tra gli applausi della sua gente.
Tutto fantastico, mirabolante, incredibile, formidabile, splendido fino alle ore 16:40 di domenica 16 aprile quando il nostro numero 19, al termine di Novara-Feralpi Salò, è uscito dal tunnel e si è diretto verso la “Udovicich” dove ha avuto un confronto con la Curva Nord che durante il match, tra i tanti cori verso la squadra, ha lanciato diverse volte “Rin-no-va-te-Pa-blo-Gon-za-lez”. Come dire: società Novara Football Club offri ancora altri anni di contratto a Pablo affinché non ci lasci mai.
Gonzalez è rimasto a parlare con i ragazzi della curva per oltre 15 minuti e sul “Piola” non volò una mosca. Silenzio, un silenzio assordante in un luogo dove non deve mai esserci silenzio. Come sempre ero alla balaustra dei “distinti” con Stefano e Davide e non appena ho visto Pablo uscire dal tunnel e dirigersi verso la curva ho detto “Ragazzi, stiamo per assistere ad un momento storico!”. Ed infatti la Storia del Novara si stava dirigendo verso il feudo del tifo azzurro a comunicare la sua scelta: ragazzi, questa è l’ultima stagione con voi.
Poi giovedì scorso la conferenza stampa in cui Pablo Gonzalez ha annunciato urbi et orbi la sua decisione. Sarà stato un caso ma giovedì pomeriggio a Novara ha piovuto tanto. Un segnale: il cielo “piangeva” per la scelta di Gonzalez ed una pioggia che, come cantava Raf in una sua bella ma misconosciuta canzone, “lava l’anima dal male/finché ogni traccia sparirà”.
Il problema non è tanto il fatto che Pablo Andrés Gonzalez lasci il Novara, ma il problema è, come dicevo, abituarsi al fatto che Pablo Andrés Gonzalez non farà più parte della nostra vita di tifosi. E questo a noi farà più male, ma si chiama “vita” e non possiamo farci nulla.
Cosa mi ha dato Pablo Andrés Gonzalez in queste 11 stagioni? Tanto, davvero tanto. Mi ha fatto capire che i calciatori non sono tutte prime donne, non sono tutti ignoranti e gente piena di sé. Pablo mi ha dimostrato che prima vengono la maglia e l’uomo, poi il resto. Mi ha insegnato che si può e si deve ricominciare daccapo. Rimboccarsi le maniche e riconquistare l’amore dei propri tifosi, mettersi al servizio della squadra e dei compagni ed aiutare il compagno che è in difficoltà ed essere prima tifoso e poi giocatore del Novara, come ha dimostrato una volta, una decina di anni fa, assistendo ad una partita in Curva Nord con i tifosi sventolando un bandierone. Bandierone sventolato anche lo scorso 22 maggio alla festa promozione in Serie C sul palco e sotto tutta la Novara calcistica a sventolare il bandierone con lui.
Pablo ci ha dimostrato anche come deve essere un “senatore”: il farsi sentire, metterci la faccia quando serve (e lui l’ha messa tante volte, anche quest’anno), fare la chioccia.
E poi la sua storia: il sogno di diventare un calciatore in una terra che trasuda calcio e che ha dato al calcio fenomeni del calcio. Il debutto in Primera Division, a vent’anni, con il Racing Club di Avellaneda e poi la parentesi deludente di Locarno, l’esperienza in quarta serie con il Grupo Universitario de Tandil ed il suo sogno di giocare ancora a grandi livelli nonostante a Tandil, una città grossa quanto Novara della Provincia di Buenos Aires a oltre trecento chilometri dalla capitale, facesse il “cartero”, il postino. Poi l’arrivo a Novara nell’agosto 2009 in prova, l’abbraccio della nuova squadra e poi l’entrata nel cuore di tutto il tifo azzurro dal debutto al minuto 52 di quel Novara-Sorrento del 30 agosto 2009 e la prima rete segnata tre settimane dopo al “Piola” al Monza sotto la Curva Nord. Quella stessa curva (non ancora intitolata al mito Udovicich) che quattordici anni dopo lo aveva visto congedarsi in un caldo pomeriggio di metà aprile.
Pablo Andrés Gonzalez è da considerarsi nell’Olimpo del calcio? Forse no, anche se la sua storia personale è stata più e più volte trattata a livello nazionale. Certamente Gonzalez è un mito a Novara, la città che lo ha visto diventare uomo e padre, atleta, bandiera e leader di una piazza che, anche grazie a lui e alle sue reti, è arrivata prima in Serie B e poi in Serie A e che è ripartita con umiltà dalla Serie D.
Si dice che le cose belle durano sempre poco. Le “cose belle”, per i tifosi del Novara, sono iniziate quattordici anni fa quando uno sconosciuto attaccante argentino di 24 anni alto e magro entrava in campo per la prima volta con la maglia azzurra giocando poco più di mezzora a Sorrento. Da allora sono passate altre 370 partite e sono arrivate 104 reti segnate con la maglia della squadra della nostra città che non solo è il faro economico del Piemonte orientale in una terra di frontiera tra riso e zanzare, ma che è una terra che vuole bene alla sua squadra di calcio (anche se forse il territorio dovrebbe volerle più bene).
Caro Pablo, in questi anni siamo invecchiati insieme, sei stato parte della mia vita di tifoso e per questo ti dico “buena suerte” per il tuo futuro e ti dico grazie per aver fatto sognare la mia città e grazie per fatto emozionare me e tutti i tifosi del Novara.
Che la tua “onda” possa far contenti (ed emozionare) altri tifosi come hai fatto con noi.
immagine in evidenza tratta da www-contra-ataque.it