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Città di Novara

Il Blog dei Cittadini

Il “mio” Simone Banchieri

DiSimone Balocco

Nov 3, 2020

di Simone Balocco

Da quando scrivo per questo blog (marzo 2012), mi sono dilettato in diverse tematiche (dal calcio alla musica, dalla politica nazionale a cose inerenti la città), ma solo tre volte ho scritto in prima persona: perché tifo Novara, Massimo de Salvo dopo che ha lasciato la presidenza azzurra e sulla morte di Giovanni Udovicich. Per il resto delle volte, ho sempre cercato non solo di scrivere cose giuste (e scritte nel miglior modo possibile), ma anche nella maniera più imparziale possibile..

La quarta volta in prima persona, in otto anni di “cittadinovarapuntoocomismo”, la dedico a Simone Banchieri.

Banchieri, chi era costui”, direbbe un nostro lettore che segue poco le vicende del Novara, mentre chi tifa e segue le vicende del Novara, sa con precisione chi è questa persona: l’ex allenatore del Novara. Al suo posto, la società ha tesserato Michele Marcolini.

Il nuovo tecnico azzurro, classe 1975, ha un ricco passato in Serie A e Serie B, tra gli anni Novanta e anni Duemila con le maglie di Bari, Vicenza e Chievo, mentre il suo allenatore in seconda è stato per otto stagioni una colonna del Chievo: i due hanno giocato insieme con i clivensi per cinque stagioni. Marcolini allena da sette stagioni e la sua carriera, a parte una prima parte di stagione al Chievo Verona in Serie B, si è sviluppata in terza serie.

Marcolini debutterà domenica pomeriggio nel derby regionale contro la Juventus Unde23 valevole per la nona giornata di campionato: ironia della sorte, contro la Juventus Under23 era iniziato, lo scorso 26 agosto, sempre in casa, il cammino di Simone Banchieri alla guida del Novara. Invece per Banchieri domenica niente derby, niente più Novara. Il tecnico di San Mauro rimarrà sotto contratto fino al termine della stagione (30 giugno 2021) dopodiché sarà libero di accasarsi dove vorrà.

Marcolini diventerà così il secondo allenatore dell’era Rullo-Cianci, l’allenatore numero 89 della storia del Novara. Ma ci sarà tempo per parlare di Marcolini, cui tutti sperano che possa far fare al Novara quel salto di qualità che purtroppo Banchieri non è riuscito a realizzare.

Il percorso di Simone Banchieri alla guida del Novara è durato 42 partite, con 17 vittorie, 10 pareggi e 15 sconfitte: il momento più alto della sua esperienza è stato, senza ombra di dubbio, la semifinale play off promozione persa da underdog contro la Reggio Audace lo scorso 17 luglio, mentre il momento più basso è la sconfitta di domenica pomeriggio per 3-0  al “Breda” di Sesto San Giovanni contro i milanesi bianco-celesti: era dal 5 maggio 2019 che il Novara non perdeva 3-0 fuori casa. Un’altra ironia del destino: quella partita, ultima della stagione, costò la panchina a Beppe Sannino che fu esonerato e Massimo de Salvo, allora presidente del Novara, richiamò William Viali.

Quella di domenica scorsa è stata una partita brutta, scorbutica, giocata con un nebiun da pieno novembre (stesso clima che hanno trovato i ragazzi di Parravicini, sia chiaro) e Banchieri ha pagato pegno. Quella del “Breda” è stata la terza sconfitta in campionato su otto partite giocate, che vede il Novara ora all’ottavo posto in classifica ad un punto dalle capoliste Pro Vercelli e Grosseto. In ben due occasioni (domenica in casa contro la Carrarese e domenica a Sesto), il Novara, in caso di vittoria, sarebbe stato al primo posto in classifica, ma la squadra non è riuscita nell’impresa: pareggio in rimonta dei carrarini, vittoria pesante della Pro Sesto, una squadra ben organizzata (è quarta in classifica, anche se ha gli stessi punti del Novara, 13) e lo scorso anno vincitrice del girone B di Serie D.

Simone Banchieri in questi 15 mesi a Novara ha fatto una cosa non banale: è piaciuto alla piazza. Se si ferma per strada qualsiasi tifoso azzurro, non parlerà mai male del Simone Banchieri uomo: disponibile, cortese, gentile, educato, umile. E questi aggettivi potrebbero essere anche di più: Banchieri ha fatto breccia nel cuore di tutti. E tanti dicono che come umanità è stato al pari di Attilio Tesser e Domenico Toscano, due allenatori che hanno dato tantissimo alla causa azzurra e sono ancora oggi ricordati con tanto amore, orgoglio e passione. Nel calcio contano i risultati che però (secondo la dirigenza azzurra) non sono stati sufficienti. Ergo, esonero.

Un esonero che è arrivato con due settimane esatte di ritardo, perché Banchieri era già stato esonerato lunedì 19 ottobre dopo la brutta sconfitta casalinga contro il Pontedera, salvo poi la dirigenza azzurra rimangiarsi la decisione e lasciare il tecnico di San Mauro al timone della prima squadra per la trasferta infrasettimanale di Livorno (poi vinta).

Ai tifosi la notizia dell’esonero-non esonero non era piaciuta affatto per diversi motivi: uno di questi, il rimangiarsi tutto da parte della società quando la notizia era già uscita su due giornali on line novaresi. Per carità, l’esonero può far parte della vita sportiva di un allenatore (e sappiamo che anche nelle serie maggiori molti allenatori sono a rischio se i risultati non vanno come dovrebbero), ma la modalità di azione non è piaciuta. Visto che Banchieri fino alla sconfitta di Pontedera aveva perso due partite (a Vercelli e contro i pisani), la classifica vedeva la squadra nella parte alta della classifica.

La Novara calcistica, dopo il non esonero, si è messa “a testuggine” in difesa del suo allenatore con due messaggi da parte dei tifosi della Curva Nord affissi uno all’ingresso della curva e l’altro nei pressi della curva ospiti che da sul viale Kennedy: vicinanza a Banchieri, chiarezza da parte della società.

Dopo la sconfitta contro il Pontedera (cui si imputa a Banchieri di aver messo giù male la squadra), è arrivata la bella vittoria di Livorno e il pareggio casalingo contro la Carrarese. Banchieri è stato esonerato con la squadra ad un punto dal primo posto (anche se ha davanti a sé sette squadre). Esonero quindi evitabile? Forse sì, o forse no.

A dire il vero, fra Banchieri e la società c’era un po’ di attrito da diverso tempo. Il clou è stato durante la conferenza stampa due giorni prima della partita casalinga contro la Lucchese: Banchieri aveva detto che per lui la squadra non era completa (mancavano tre giorni alla fine del mercato) e non era soddisfatto. Poi i fatti hanno dato ragione alla dirigenza (gli arrivi di ben dieci giocatori totali) e l’apporto dato dai nuovi arrivi si è visto (due su tutti, Panico e Migliorini).

Ma io sono convinto di due cose (anche se non ho la certezza, quindi i miei sono solo “pensieri sparsi”):

  1. a) Banchieri doveva già “saltare” con l’insediamento della nuova dirigenza (21 dicembre scorso) quando a poche ore dall’insediamento di Cianci alla presidenza e di Elisa Rullo come suo vice, dopo Zebi come direttore sportivo, anche Banchieri si vociferava dovesse essere cambiato;
  2. b) se il Novara avesse vinto i play off e sarebbe stato promosso in Serie B, il Novara avrebbe affrontato la serie cadetta con un altro mister.

Eppure Banchieri (ed il Novara) ha fatto un miracolo con l’approdo alla semifinale play off persa da underdog contro la Reggio Audace e la dirigenza lo ha premiato con un rinnovo di contratto di un anno, fino al termine di questa stagione.

Questa si sa è la vita di chi gioca a calcio o allena: si vive sempre sul chi va là e si spera sempre che i risultati siano sempre positivi.

In questi quindici mesi, ho avuto modo di parlare con Simone Banchieri una volta sola vis-à-vis (durante l’happening al Broletto del 30 agosto dello scorso anno): abbiamo chiacchierato una ventina di minuti del più e del meno sulla nuova stagione, sulle sue aspettative, su tante cose. Lui mi ha dedicato tutto quel tempo e mi ha colpito per la sua franchezza, disponibilità, semplicità. Sono rimasto colpito che avesse dedicato del tempo, parlando con uno che non sapeva neanche chi fosse (mi sono presentato come “Simone tifoso”, senza citare il blog o la radio).

Poi da allora l’ho visto allo stadio (con la sciarpa al collo e lo scaldacollo del Coordinamento) e ad un paio di cene con i tifosi, durante le quali si è prestato a parlare con tutti senza se e senza ma: Simone Banchieri mi è piaciuto perché è uno del “popolo”. E poi il fatto che ad ogni gol andasse ad abbracciare il marcatore o ad incitare i giocatori. Molti direbbero “è il suo mestiere incitare”. Si, ma anche no: non ho mai visto un allenatore correre 50 metri per abbracciare per primo un suo uomo dopo un gol (non lo ha fatto, per dire!, neanche Tesser con Gonzalez e Rigoni il 12 giugno 2011). Non ho mai visto uno che è stato il primo tifoso della squadra nonostante fosse l’allenatore. Non ho mai visto uno metterci la faccia e rispondere sempre da signore.

E pensare che all’inizio tutti (sottoscritto compreso) erano scettici sulla scelta di Massimo de Salvo di affidare la panchina della prima squadra a Simone Banchieri.

Il motivo? Il Novara veniva affidato, dopo gli addii di Viali e Sannino, ad un allenatore che non aveva mai allenato a livello professionistico, se non nei dilettanti o le squadre giovanili.

Nonostante fosse metà luglio, i tifosi temevano che si sarebbe disputata un’altra stagione che non sarebbe terminata con la promozione in Serie B visto che fino a quel momento la campagna estiva era ancora in alto mare. Per non parlare della campagna abbonamenti non ancora partita e la mancanza di un nuovo sponsor tecnico.

Eppure partita dopo partita, Simone Banchieri è entrato nel cuore dei tifosi per la sua gentilezza, simpatia, empatia e capacità di sapere guidare un gruppo che, ad inizio agosto 2019, tutti pensavano si sarebbe salvato a malapena e che invece ha finito la stagione ad un passo dalla finale play off per la promozione in Serie B. Per non parlare del fatto che Buzzegoli e compagni hanno chiuso il girone di andata al quarto posto, una posizione che nessuno si immaginava quattro mesi prima.

Gli ottimi risultati della squadra, hanno spinto la dirigenza azzurra a confermare Banchieri anche la stagione successiva. Una scelta che è piaciuta a tutti i tifosi.

Era un Novara giovane, gagliardo, sfrontato, magari non bellissimo, ma efficiente: era il Novara dei giovani, dei Barbieri, dei Pogliano, dei Cagnano, dei Bove, dei Bellich, dei Collodel e dei Nardi. E per allenare una squadra molto giovane (il Novara della scorsa stagione aveva una rosa di poco più di 22 anni di età di media) ci voleva proprio un tecnico non solo giovane, ma che con i giovani avesse un certo feeling. Ed infatti Banchieri aveva preso le redini della prima squadra dopo aver conseguito la vittoria del titolo di campione d’Italia (ripeto: campione d’Italia!) della formazione azzurra Under 16.

Lo scetticismo ci poteva, alla fine, anche stare: allenatore giovane (Banchieri è un 1974), con zero esperienza tra i professionisti, la gavetta in Serie D con San Mauro, Derthona, Novese, Caratese e Legnano e l’essere  abile con i giovani. Ed infatti nonostante in rosa Banchieri lo scorso anno poteva contare su tre over 30 (Gonzalez, Buzzegoli e Bianchi), la differenza l’hanno fatta proprio i giovani. Anche se è risaputo che in Serie B non ci vanno le squadre che hanno i giovani in rosa, ma quelle con più giocatori “vecchi” (il Monza della scorsa stagione ne è stato un esempio, oppure il Novara di Tesser e Toscano che avevano fatto il double). Quest’anno il Novara dei giovani ha un anno in più del “precedente”, sono arrivati molti giovani (ben undici giocatori sono nati dal 1998 in avanti), ma anche giocatori di categoria (Panico, Zigoni e Lanini su tutti). E proprio quest’anno che serviva il salto di qualità, Banchieri non è stato (finora) in grado di farlo e patron Rullo lo ha esonerato.

Certamente, il fattore fortuna è stato dalla parte di Banchieri la scorsa stagione e meno in quella attuale, ma non si può andare sempre avanti per “fortuna”: prima o poi, le capacità devono venire fuori e se non vengono fuori, sono dolori. Ed infatti la sconfitta di Sesto è stata molto pesante sotto questo punto di vista: per me Banchieri è uno capace, ma non era più l’uomo giusto-al posto giusto-al momento giusto.

Banchieri non sarà il miglior allenatore del Mondo e non sarà un maestro di calcio, ma è stato quello che serviva al Novara: l’allenatore giovane per una squadra giovane in un momento della sua “storia” dove il cambiamento epocale era dietro l’angolo.

Ed è anche grazie a lui se Tommaso Barbieri ha debuttato a 16 anni in prima squadra, si è imposto come uno dei terzini destri più interessanti della categoria e del panorama giovanile del nostro calcio ed è diventato (lo scorso autunno) il primo giocatore del Novara a disputare un Mondiale di categoria (ripeto: Mondiale di categoria!) e poi essere ceduto l’estate successiva per 1,4 milioni di euro che significano 1,4 milioni di plusvalenza pura, essendo Barbieri un frutto del vivaio del Novara. E grazie a Banchieri si sono imposti Nardi (che ora è in Serie B a Cremona anche se non gioca), Cagnano (pare uno che in Serie C centro come i cavoli a merenda), Pogliano (che ha dimenticato subito l’esperienza alla Reggina), Bellich (che ha sempre risposto “presente!) e ad inizio stagione ha avuto spazio il classe 2003 Vittorio Pagani, terzino destro di prospettiva.

Ma con i giovani non si va in Serie B, l’ho detto prima. I giovani sono importanti, ma sono i “senatori” che spingono. Ed infatti a Novarello è arrivata gente con anni di esperienza in Serie C e con un ricco passato in Serie B.

Sarà poi il tempo a dire se ha avuto ragione la società o se hanno avuto ragione i tifosi con Simone Banchieri: mancano 29 partite alla fine del campionato, 87 punti a disposizione ed un sogno chiamato “Serie B” da conquistare. Molti potrebbero pensare “meglio esonerarlo ora che si può rimediare rispetto a stagione inoltrata”. Fatto sta lunedì è stato ufficializzato Michele Marcolini e martedì è stato presentato alla stampa e ai tifosi: a lui va un grosso in bocca al lupo per la nuova stagione.

A Simone Banchieri va il mio in bocca al lupo per la prosecuzione della sua carriera che spero possa essere lunga e ricca di gioie. E se un giorno passerà da Novara come avversario, sicuramente saranno applausi. Quando sono tornati da avversari a Novara i vari Tesser e Toscano, per loro ci son stati solo sonori applausi ed incitamenti anche se erano avversari. Sono certo che uno stesso trattamento lo avrà anche Banchieri.

Del resto, prima si è uomini e poi si è allenatori. E nel Mondo di tutti i giorni ci vorrebbero più dei “Simone Banchieri uomo”.

 

immagine in evidenza tratta da www.primanovara.it