Il mistero del Vicolo della Canonica sfatato da un novarese. “La madonnina la feci murare io…”

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Riceviamo e pubblichiamo una lettera aperta ricevuta dal Sig.Franco F. Ferrario, novarese nato nel 1934, il quale chiarisce in modo incisivo, fornendo una spiegazione dettagliata, che tutto ciò che si dice e gira su internet in merito al mistero del fantasma “Celestina”, sia una bufala fatta e finita.

Di seguito il testo ricevuto:

“Illustri signori,

mi rivolgo a voi  perché presumo che da buoni Novaresi possiate essere interessati a dare una mano per sfatare, una volta per tutte, la spiacevole bufala che da qualche tempo aleggia su un popolare passaggio, non solo molto suggestivo da percorrere ma pure ricco di storia e di vecchie vicende, situato nel cuore stesso della nostra città di Novara: l’antico vicolo della Canonica. Chi cammina per questo vicolo avrà sicuramente notato che circa a metà del percorso, proprio accanto al cancello del n° 6, v’è murata ad una certa altezza un piccola Madonnina di terracotta, che per anni era rimasta deturpata da una brutta macchia nera.  Orbene, qualcuno in vena di fantasia e a corto d’ispirazione aveva di recente messo in relazione questa piccola Madonna murata con l’oscura storia del delitto della Celestina, il cui fantasma –dicevano- continuerebbe ad aleggiare proprio in quel posto. L’uccisione della Celestina è purtroppo vera ed è stata di recente raccontata in un brillante romanzo  di un ben noto autore novarese, che ha ripreso un fatto di cronaca avvenuto circa un secolo fa, nel 1902, quando una giovane prostituta, una certa Celestina Ragazzi, era stata  ritrovata misteriosamente morta in casa sua, con il viso stranamente imbrattato di nero.  Qualcuno sulla base di quella vicenda  aveva iniziato a diffondere su alcuni siti novaresi del social network una storia fasulla sul disperato fantasma della povera Celestina dalla faccia nera e sull’antica Madonnina lì allora posta dagli abitanti del vicolo per esorcizzare quella tragica fine e per tenerne a bada lo spettro invendicato.  Così dicevano. Nulla di più falso. Nel romanzo stesso viene precisato che la casa del delitto si trovava in via Azario, sull’angolo con via Brusati e non in vicolo Canonica.  Se vi è un fantasma, si trova lì. Inoltre, la Madonnina è stata murata in quel posto abbastanza di recente, solo vent’anni fa, nell’ottobre 1997. La data, infatti, appare sul soglio di una finestrella raso terra accanto all’entrata del n° 2c, corrispondente al noto negozio di parrucchiere. Come faccio a conoscere  questi dettagli? Semplicemente per il fatto che la casa in questione appartiene alla mia famiglia da alcune generazioni. Io vi sono nato più di ottant’anni fa, vi sono cresciuto e ancora felicemente vi abito. Conosco quindi il vicolo della Canonica come le mie tasche, tutti i suoi angoli e tutte le sue tante antiche storie, sia quelle belle che quelle brutte. La Madonnina la feci murare io stesso quando fu rifatto il vecchio intonaco della casa, non certo per scacciare un inesistente  fantasma, ma per ricordare che quello era il luogo dove per tutto il Medioevo esisteva l’antico Ospedale di s. Giuliano, allora gestito dai Paratici dei Calzolai. Non è quindi una Madonnina antica, come invece viene falsamente propalato. L’avevo acquistata dalle parti di Pontedera solo qualche anno prima. Artigianato toscano, quindi, di buona qualità. Son vent’anni esatti che è stata lì  murata, come ho detto, e per celebrare la ricorrenza è stata ripulita dalle sue brutte macchie nere, riportandola così al suo originale splendore. A dire il vero, all’inizio del ‘900 un delitto efferato in vicolo Canonica fu veramente commesso. Ma si trattava dello spaccio di vini di Mombaruzzo, nei locali dove ora si trova la macelleria in Piazza del Duomo. Allora le vetrine non erano ancora state aperte e si entrava nel locale dalla porta dove oggi si accede allo studio notarile. Non si era trattato di delitto passionale, però, ma a quanto pare per un debito non pagato. Mai risolto. V’è pure un vero fantasma  in vicolo Canonica e si trova all’ultimo piano della casa al n° 4, proprio nell’appartamento con il bel terrazzo panoramico dove ora abita il sig. Pucci Veronica. E’ il fantasma del vecchio signor Zanada, un fortunoso ex-ardito della Grande Guerra che in quell’appartamento ha poi abitato per anni e anni con le sue tre mogli. In successione, naturalmente.  E’ un buon fantasma, però. Ma queste sono altre storie, che racconterò in un altro momento. Per ora vi sarei veramente grato se voi poteste pubblicare sul vostro stimato sito questo comunicato, per poter porre fine a tutte quelle dicerie e a quelle storie infondate che vengono diffuse senza alcun discernimento. Molti infatti finiscono col crederci davvero.  Recentemente persino il sito del Comune che organizza le visite del Trekking Urbano le ha riportate come vere. Non è giusto. Credo che voi pure desideriate tener alto il buon nome del nostro antico, amato vicolo. Ne varrebbe la pena”