di Sara Melito
Forte di questa massima di S. Agostino, mi accingo ad intraprendere una viaggio questa volta virtuale, che coniuga le mie più grandi passioni: il viaggio esso stesso, nel senso di spostamento fisico da un luogo all’altro e la lettura, quel momento personale in cui abbandoniamo la realtà e ci immergiamo completamente in un mondo in continuo divenire. Passioni l’una inscindibile dall’altra, entrambe parti della mia natura un po’ girovaga e inquieta.
E se è vero che l’Acquario, come tutti i segni d’aria, è incostante, spirituale e amante della libertà, allora è proprio tra le pagine dei libri che invento il mio mondo ed è li che prendono forma le più impavide avventure.
Il mio primo libro fu un libro di viaggio: avevo nove anni e lo lessi tutto d’un fiato. Da allora non ho mai smesso di fantasticare il mondo attraverso le pagine di un libro e a poco a poco ho creato una personale libreria del viaggiatore che mi ha permesso di evadere spesso dalla realtà e tuffarmi in mondi lontani e sconosciuti. Una viaggiatrice con la testa fra le nuvole che spesso confonde realtà e finzione, le mescola e le dosa inconsciamente e dipinge il presente con colori vivaci.
Leggere è viaggiare con la mente, viaggiare è leggere tra popoli, culture e tradizioni. Leggere, viaggiare, capire il mondo per comprendere meglio se stessi.
Ho riflettuto a lungo prima di scrivere questo mio contributo al blog per capire se parlare di un viaggio che in realtà non ho (ancora) fatto potesse interessare il lettore. Come dare forza alle mie parole, come trasmettere la passione attraverso qualcosa che non esiste? Alla fine ho capito che chiunque abbia aperto un libro, ha inconsapevolmente iniziato il viaggio più bello che potesse sperare di fare.
L’ultimo libro che ho letto parla di un viaggio epocale attraverso una terra sconfinata, sconosciuta, un mondo a parte a volte intatto altre volte lacerato dalla Storia. Scelgo i miei libri con cura, leggendo l’ultimo capoverso per annusare un po’ come andrà a finire la storia. Non conosco l’inizio, non conosco la trama, ma so esattamente cosa aspettarmi dal finale.
“In Siberia” di Colin Thubron è un diario di viaggio meticoloso e preciso dei mesi che l’autore inglese ha trascorso girovagando per l’estesa regione siberiana, proprio quando questa parte di Russia si apriva all’Occidente. Kilometri percorsi a bordo dei macilenti treni della Transiberiana, la madre di tutte le ferrovie che taglia la Siberia ovest a est, paesaggi, popoli, lingue e culture così diverse accumunati da un’appartenenza politica ma divisi da profonde ferite inferte anche in tempi recenti.
Sarebbe facile scrivere una recensione di questo diario, ma io, e voi con me, stiamo percorrendo un viaggio che prende forma insieme alle parole scritte sulle pagine bianche.
Thubron, come i viaggiatori del Settecento e gli avventurieri dell’Ottocento, ha registrato i fatti nel momento in cui accadevano, ha descritto le persone nell’istante in cui le ha incontrate. Ha annotato su un taccuino nero che conservava nella tasca, dettagli, date, avvenimenti, ma anche emozioni e sensazioni. Tutto per non dimenticare, tutto per potere poi, alla fine di questo lungo percorso, ritornare in quei luoghi, in quelle situazioni e scrivere la sua storia.
Che viaggio meraviglioso quello dei ricordi che diventano emozioni e che a loro volta si trasformano in parole. Che straordinaria forza hanno le lettere messe una dopo l’altra fino a formare quei segni che ci permettono di leggere e di imparare.
Ciò che rende affascinante un diario di viaggio, al di là del ritmo che l’autore ha voluto imprimere, al di là delle descrizioni che racchiude, al di là del fatto stesso di essere un’opera pensata per ammaliare il lettore, è la possibilità, per ognuno di noi, di immedesimarsi nella storia, di passare dal ruolo di spettatore a quello di protagonista. Basta lasciarsi trasportare e iniziare a percepire gli odori che si sprigionano dalle pagine, le voci della moltitudine umana, lingue e dialetti mai uditi, e poi i panorami immensi e desolati rischiarati dalla fioca e lattiginosa luce del giorno e tagliati dalle incredibili aurore notturne.
Attraversare la Siberia è davvero un grande viaggio, leggerlo è scoprire, oltre la coltre di neve che ha protetto questa regione per secoli, un caleidoscopio variegato di culture antiche, una miscellanea di popoli disillusi dal sogno siberiano che non si riconoscono in quell’ aleatoria unità nazionale russa, ma che al contrario nutrono forti spinte indipendentistiche e aspirano ad un ritorno alle proprie antiche origini.
Attraversare la Siberia è un viaggio lento, come lento è lo sferragliare del treno attraverso pianure infinite dove per giorni il paesaggio non cambia mai. Questo apparente immobilismo ci permette di viaggiare e scoprire, soffermandoci sui particolari, assaporando gli eventi nell’istante in cui si realizzano.
“In Siberia” è il libro per chi vuole essere accompagnato attraverso un percorso eccezionale a cavallo tra la storia più recente e le epopee di popoli dimenticati, una finestra incredibile su un mondo in rovina che ha cercato di conservare se stesso ma che è stato irrimediabilmente travolto dal presente.