by Simone Balocco
Può un cambio di modulo di gioco cambiare, almeno per ora, il corso di una stagione? Si, assolutamente si. E i fatti sono tutti dalla parte di mister Roberto Boscaglia: da quando il Novara ha espugnato in maniera clamorosa (giocando una bellissima partita) il “Bentegodi” di Verona contro la prima della classe, gli azzurri sembrano giocare un altro torneo. Fino al match contro l’Hellas (era la 14a giornata), da Costa e compagni avevano raccolto 14 punti, tutti in casa (quattro vittorie, due pareggi, una sconfitta) e nessuno in trasferta in sei partite (con cinque reti realizzate, tredici subite con la vittoria di rimonta della Pro Vercelli nel “derby delle risaie”), scendendo in campo con il 4-2-3-1, stesso schema usato anche da Marco Baroni. Lo scorso 13 novembre il cambio: 3-5-2, debutto in stagione di Andrea Mantovani in difesa e otto punti conquistati. E pensare che dopo la sconfitta di Benevento la classifica recitava “Novara ventesimo in classifica”.
Dalla partita di Verona compresa, lontano dal “Piola” il Novara ha conquistato cinque punti in tre partite, con l’aggiunta di non aver subito reti. Tra le mura amiche gli azzurri, nel mentre, hanno conquistato solo tre punti frutto della vittoria casalinga di due sabati fa contro il Vicenza ma venendo sconfitti il 20 novembre di misura dal Frosinone, la squadra più forte vista giocare in viale Kennedy finora. Il 29 novembre, nel quarto turno di Tim Cup, il Novara è andato a sfidare il Chievo Verona al “Bentegodi”, venendo sconfitto 3 a 0 con in campo molti giocatori che avevano trovato meno spazio fino a quel momento: sempre 3-5-2, sconfitta pesante ma Novara uscito a testa alta.
E la partita di domenica scorsa al “Rigamonti” contro il Brescia, conclusasi sul punteggio di 0 a 0, ha visto, almeno nel primo tempo, il miglior Novara della stagione “formato trasferta” dopo Verona per poi calare un po’ nella ripresa. Un punto importante che consolida il centro-classifica azzurro contro una squadra che in casa aveva totalizzato sedici punti su ventuno. Anche se, visti i risultati delle avversarie, con il senno di poi (ovviamente), una vittoria poteva avvicinare di più da Costa e soci al treno play off.
A oggi il Novara è undicesimo a -4 dai play off e a + 3 dai play out: si potrebbe definire un Novara “formichina” che piano piano sta portando in cascina più punti possibili per conquistare al più presto la salvezza.
Sabato arriverà il Cesena di mister Camplone, una delle squadre più deludenti fino a questo punto di stagione a oggi invischiato in zona play out ma che verrà al “Piola” per vincere.
Alla fine del girone di andata mancano ancora tre partite, di cui due in casa (sabato i romagnoli e poi si chiuderà il 30 dicembre contro il Carpi) con in mezzo l’atipico match della vigilia di Natale contro la Virtus Entella a Chiavari. Sarà difficile fare l’en plein di punti, ma ci sono le carte in regola per conquistare (almeno) cinque punti. Poi arriverà la sosta invernale e fino al 21 gennaio la serie cadetta non giocherà (in programma quel giorno, salvo anticipi/posticipi, Trapani-Novara). Nel frattempo si aprirà il calcio mercato e gli azzurri avranno la possibilità di fare qualche aggiustamento alla rosa: a breve dovrebbe esserci l’annuncio ufficiale del tesseramento da svincolato di Federico Macheda che andrà a rinforzare l’attacco. Starà poi al direttore sportivo Teti muoversi tra le trattative per dare a Roberto Boscaglia i giusti tasselli per affrontare al meglio il girone di ritorno. L’obiettivo principale della stagione sarà la salvezza: i mezzi per mantenere la categoria ci sono, ma sarà il campo a dare il suo verdetto.
Tornando al match contro l’Hellas, si può definirlo come la partita spartiacque della stagione: squadre grintosa, volitiva, agguerrita e che ha iniziato a giocare bene a calcio.
Unico lato negativo, la poca propensione al gol da parte degli attaccanti: in diciotto giornate, il Novara ha segnato venti reti di cui otto da parte degli attaccanti (Galabinov e Sansone con tre reti ciascuno, di Mariano e Lukanovic uno). Il top scorer del Novara è Paolo Faragò che di reti ne ha segnate quattro, tutte su azione, ma che di “professione” fa il centrocampista. Corazza (dal 25 ottobre a box per un infortunio al piede subito dopo pochi minuti dal suo ingresso in campo contro il Bari), Kanis (entrato al 41′ del secondo tempo di Novara-Spal, debuttando in azzurro) e Bajde sono ancora a zero reti in campionato.
Nel complesso, il Novara pare crederci di più e molti giocatori hanno avuto una evoluzione in campo: da Viola (davvero imprescindibile) a Casarini, da Scognamiglio a Calderoni (che ripresa rispetto alle prime partite!) fino a Sansone, passando per Troest.
Ma sono tre i giocatori che, in questo momento, sono in una condizione di forma al top: Andrea Mantovani, Lorenzo Dickmann e Paolo Faragò.
Mantovani ha debuttato in stagione a Verona e ha dovuto marcare un certo Giampaolo Pazzini dopo mesi di non convocazioni e di panchina. Il difensore di Torino mancava dal campo dalla semifinale di ritorno play off contro il Pescara e sembrava sparito dai radar. Chiamato in causa, non ha fatto vedere la palla (nel vero senso della parola) al capitano scaligero e da allora ha sempre giocato in mezzo nella difesa a tre con prestazioni molto sufficienti, dando fiducia anche ai compagni di reparto Troest e a Scognamiglio. Del resto, un calciatore che ha militato dieci stagioni in Serie A e che conosce bene il torneo cadetto non poteva che giocare bene ed usare tutta la sia esperienza per dare il giusto contributo ad una squadra in difficoltà, soprattutto fuori casa.
Paolo Faragò invece sta confermando sempre di più che è pronto per il grande salto: è migliorato tecnicamente ed è la marcia in più del centrocampo, è il cuore e l’anima della squadra ed è temuto da tutti gli avversari. Non a caso piace in Serie A e tutti i tifosi azzurri sperano che, nel caso venga ceduto, possa rimanere almeno fino a giugno. Poi si vedrà.
Lorenzo Dickmann ha “studiato” nella stessa scuola di Faragò: il settore giovanile del Novara. Venti anni compiuti la scorso settembre, a oggi “Lollo” è il classe ’96 con più presenze in Serie A, Lega B e Lega Pro e, come “Paolino”, dimostra da tempo una personalità che difficilmente si vede tra i suoi coetanei. E domenica al “Rigamonti” ha colpito un palo clamoroso di sinistro da fuori area. Dickmann ha tolto il posto da titolare dopo una sola partita a Philippe Koch (cinque anni in più di lui e qualche apparizione in Europa League con lo Zurigo) e la sua presenza sulla fascia destra è devastante: corsa, dribbling, passaggi filtranti, cross. E pensare che può ancora crescere fisicamente e tecnicamente. Il terzino svizzero invece, a oggi ha giocato finora due partite (intere) in campionato e tre in Coppa Italia, con risultati pessimi.
Chi sta deludendo le attese sono le due prime punte, Andrej Galabinov e Gregor Bajde.
L’attaccante di Sofia, oggetto di desiderio del Palermo fino all’ultimo giorno dello scorso calcio mercato, ha totalizzato quattordici presenze (due subentri e due panchine contro Avellino e Bari) segnando solo tre reti (gran gol su punizione contro il Trapani alla prima giornata; gol di tacco a Verona; rigore vincente contro il Vicenza) giocando molto sotto le attese. Abulico e troppe volte ad intermittenza, è la croce e delizia dei tifosi. E gli stessi tifosi si immaginavamo molto di più da parte sua e invece, spesso e volentieri, il numero 16 azzurro ha giocato molte partite da 5 in pagella, se non meno. Anche Galabinov ha molta esperienza in cadetteria ma il rischio è, se non dovesse fare bene da qua a maggio, che possa diventare l’ennesimo caso di “giocatore che poteva, ma che non è diventato”.
Bajde invece era arrivato l’ultimo giorno di mercato in prestito dal Maribor, massima serie slovena, ed è nel giro della Under 21 del suo Paese. Nonostante tutto, non ha ancora segnato una rete, quando gioca non incide e quando subentra è impalpabile. Nonostante la giovane età (è un 1994), sta deludendo le attese. Poi magari giocherà sabato e farà una doppietta, ma a oggi il suo voto è un 5 pieno.
Un discorso a parte merita Antonio Lukanovic, altra prima punta azzurra: ha giocato sette partite quest’anno (tre dal 1′) e ha segnato il gol del momentaneo pareggio contro il Vicenza. La sua rete è quella del più giovane marcatore in tutta la cadetteria (è un 1998), ma pare un po’ troppo ancora acerbo per giocare con i “grandi”. E’ il giocatore più giovane della rosa di Roberto Boscaglia (anche se gioca con la Primavera) e ha tutto il tempo davanti per migliorare.
Testa e cuore alla sfida con il Cesena. Sperando che possano esserci molti tifosi allo stadio a tifare: un “Piola” spento e non vociante non è davvero bello da vedere.
foto in copertina www.calcioweb.it
foto tifosi www.forzanovara.net