di Simone Balocco
Lunedì 24 gennaio sarà il giorno X: inizieranno le procedure per l’elezione del nuovo Presidente della Repubblica. Lo ha deciso martedì 4 gennaio il Presidente della Camera dei deputati, Roberto Fico. Si dovrà eleggere il successore di Sergio Mattarella, Capo dello Stato dal 3 febbraio 2015 e in fase di chiusura del suo settennato al palazzo del Quirinale.
In base all’articolo 85 della Costituzione, il Presidente della Camera convoca i Parlamento in seduta comune trenta giorni prima della scadenza naturale del mandato del Presidente in carica: il 4 gennaio 2022 sono trenta giorni esatti prima del termine del mandato di Mattarella.
Di norma, la prima convocazione si tiene tra i quindici e i venti giorni successivi la decisione del Presidente di Montecitorio di convocare i Grandi elettori. Non esiste un nome per definire chi sarà chiamato ad eleggere il Capo dello Stato, ma per definirli si prende in prestito il nome di coloro che eleggono ogni quattro anni il Presidente degli Stati Uniti d’America. I Grandi elettori sono, di conseguenza, 630 deputati, 315 senatori, i Presidenti emeriti della Repubblica, i senatori a vita e 58 rappresentanti delle Regioni. In totale, voteranno il nuovo Presidente della Repubblica 1009 persone. L’unico Presidente emerito in vita oggi è Giorgio Napolitano, mentre i senatori a vita sono Mario Monti, Liliana Segre, Elena Cattaneo, Renzo Piano e Carlo Rubbia. I deputati chiamati al voto saranno però 629 in quanto l’elezione del dem Roberto Gualtieri a sindaco di Roma ha lasciato libero il suo scranno a Montecitorio le suppletive si terranno il 16 gennaio e, viste le tempistiche ristrette, il nuovo deputato del seggio Roma 01 non riuscirebbe a votare il 24 gennaio alle ore 15, quando ci sarà la prima “chiama” (quando il Grande elettore sarà chiamato a votare nella cabina e poi dovrà inserire la scheda nella cosiddetta “insalatiera”). La votazione è segreta e non con voto palese.
Entro il 24 gennaio le Regioni nomineranno i loro rappresentanti: saranno tre per ogni Regione, salvo la Valle d’Aosta che invierà un rappresentante. La prima volta che i rappresentanti delle Regioni hanno votato per l’elezione del Presidente della Repubblica risale a quella del 1971, un anno dopo la loro nascita.
Queste saranno le ultime elezioni del Presidente della Repubblica con 945 parlamentari: in base all’esito del referendum costituzionale del 20 e 21 settembre 2020 sulla riduzione del numero dei parlamentari, le prossime elezioni del Capo dello Stato vedranno impegnati al voto 400 deputati e 200 senatori per un totale di 600 Grandi elettori “parlamentari”.
La sede del Presidente della Repubblica è il palazzo del Quirinale, sede presidenziale dal 1948: dal 1806 al 1870 stata la residenza dei Papa e dal 1871 al 1946 dei re d’Italia. Altre residenze presidenziali sono a Castelporziano (vicino a Roma) e Villa Rosebery a Napoli. Nella storia, tutti i Capi dello Stato italiano hanno avuto residenza al Colle, salvo Gronchi e Pertini che usavano il palazzo del Quirinale come “ufficio”.
In base all’articolo 84 della Costituzione italiana, per essere candidati alla carica di Presidente della Repubblica è necessario avere 50 anni compiuti e godere dei diritti politici e civili. Il Presidente della Repubblica può essere un uomo quanto una donna e può essere anche una persona non eletta in quel momento in Parlamento.
La Costituzione italiana dedica alla figura del Presidente della Repubblica gli articoli dal numero 83 al numero 91.
Il mandato del Presidente della Repubblica è di sette anni, in base all’articolo 85,e non è vietato un secondo mandato. Il Capo dello Stato uscente diventa automaticamente, salvo rinuncia, Presidente emerito della Repubblica e senatore a vita. Attualmente l’unico a ricoprire questo doppio ruolo è Giorgio Napolitano, cui si aggiungerà anche Sergio Mattarella se non dovesse essere rieletto.
Questo è l’elenco dei Presidenti della Repubblica eletti dal 1946 a oggi:
- Enrico de Nicola, Capo provvisorio dello Stato (1946-1948), Partito Liberale Italiano
- Luigi Einaudi (1948-1955), Partito Liberale Italiano
- Giovanni Gronchi (1955-1962), Democrazia Cristiana
- Antonio Segni (1962-1964), Democrazia Cristiana
- Giuseppe Saragat (1964-1971), Partito Social Democratico Italiano
- Giovanni Leone (1971-1978), Democrazia Cristiana
- Sandro Pertini (1978-1985), Partito Socialista Italiano
- Francesco Cossiga (1985-1992), Democrazia Cristiana
- Oscar Luigi Scalfaro (1992-1999), Democrazia Cristiana
- Carlo Azeglio Ciampi (1999-2006) Indipendente
- Giorgio Napolitano (2006-2013; 2013-2015), Indipendente
- Sergio Mattarella (2015-2022), Partito democratico
Essendo un ruolo super partes e neutrale, ogni Presidente della Repubblica in carica “smette” di appartenere al proprio partito di appartenenza e diventa indipendente.
Come si elegge il Presidente della Repubblica? Le prime tre votazioni, in base all’articolo 83 della Costituzione, saranno a maggioranza relativa (2/3 dei voti dei Grandi elettori), mentre dalla quarta in poi per eleggere il Presidente della Repubblica basterà la maggioranza assoluta dei voti (50%+1 dei Grandi elettori). Le prime tre elezioni prevedono che il candidato raggiunga e/o superi 672 voti mentre dalla quarta in avanti ne basteranno 505. Si definiscono “voti dispersi” i voti dati a persone che nulla hanno a che fare con l’elezione del Capo dello Stato. Ed a ogni scrutinio sono sempre diversi questi “voti”.
Per queste elezioni si prevedono tempi molto lunghi per gli scrutini, in quanto per colpa della pandemia di Covid 19, secondo le indicazioni della Camera dei deputati, si terrà una sola votazione al giorno e non due. Il motivo è permettere che non si formino assembramenti durante la “chiama” e la votazione in sé.
Appena eletto, il Presidente della Repubblica giurerà davanti ai Grandi elettori e terrà un discorso a Camere riunite, come recita l’articolo 91 della Costituzione.
Non è stabilito entro quando sarà da eleggere il Presidente della Repubblica. Gli scrutini più veloci sono stati quelli di de Nicola, Cossiga e Ciampi con una sola votazione. Furono eletti con quattro votazioni Einaudi, Gronchi e Napolitano nel 2006, con sei votazioni Napolitano nel 2013. Ce be vollero nove per Segni, sedici per Pertini e Scalfaro, ventuno per Saragat e ventitre per Leone. Sergio Mattarella è stato eletto al quarto scrutinio. Se le votazioni dovessero superare il termine del 3 febbraio 2021, il Presidente della Repubblica in carica si vedrà prolungato il suo mandato fino al termine delle votazioni.
Per eleggere Leone ci vollero ben ventitre votazioni (record fino a ad oggi) e lo stesso Leone è il Presidente che ha ottenuto la maggioranza minore, ovvero 13 voti in più rispetto al quorum previsto. Pertini fu eletto al sedicesimo scrutinio allo scrutinio, ma ottenne l’82% delle preferenze, primato mai superato.
De Nicola è a oggi il Presidente della Repubblica con il mandato più breve. Per eleggere il quinto Presidente (che poi fu Saragat) si votò anche il 24 ed il 25 dicembre 1964. Cossiga è a oggi il più giovane Presidente al momento dell’elezione (57 anni), mentre il Presidente più anziano a “prendere servizio” è stato Giorgio Napolitano, diventato Capo dello Stato a 88 anni al momento dell’inizio del suo secondo mandato. La presidenza Napolitano è quella più lunga anche perché Napolitano è il primo Presidente eletto per due mandati: eletto la prima volta nel 2006, è stato rieletto nel 2013 ed il suo mandato naturale sarebbe scaduto nel 2020 ma si è dimesso dopo due anni. Ovviamente è possibile che Sergio Mattarella possa essere rieletto per un secondo mandato.
Non hanno concluso il loro settennato Antonio Segni, Giovanni Leone e Francesco Cossiga: il primo per gravi motivi di salute (si è dimesso nel 1964), il secondo per uno scandalo che lo aveva colpito nell’ultimo periodo di guida del Paese ed il terzo per propria scelta. Leone si dimise prima dell’inizio del “semestre bianco”, Cossiga a due mesi dal termine naturale del suo mandato quindi dentro il “semestre bianco”.
Giovanni Leone e Giorgio Napolitano sono stati gli unici a diventare Presidenti della Repubblica quando erano senatori a vita: Leone fu nominato nel 1967 da Saragat, Napolitano nel 2005 da Ciampi.
Parlando del ruolo istituzionale del Presidente della Repubblica, l’articolo 87 è quello che evidenzia i poteri e le sue prerogative:
- è il Capo dello Stato e rappresenta l’unità nazionale;
- può inviare messaggi alle Camere;
- indice le elezioni delle Camere e ne fissa la prima riunione;
- autorizza la presentazione alle Camere dei disegni di legge di iniziativa del Governo; promulga le leggi ed emana i decreti aventi valore di legge e i regolamenti;
- indice il referendum popolare nei casi previsti dalla Costituzione;
- nomina, nei casi indicati dalla legge, i funzionari dello Stato;
- accredita e riceve i rappresentanti diplomatici, ratifica i trattati internazionali, previa, quando occorra, l’autorizzazione delle Camere;
- ha il comando delle Forze armate;
- presiede il Consiglio supremo di difesa;
- dichiara lo stato di guerra deliberato dalle Camere;
- presiede il Consiglio superiore della magistratura;
- può concedere grazia e commutare le pene;
- conferisce le onorificenze della Repubblica
Il Presidente della Repubblica può, sentiti i loro Presidenti, sciogliere le Camere o anche una sola di esse. Non può esercitare tale facoltà negli ultimi sei mesi del suo mandato, salvo che essi coincidano in tutto o in parte con gli ultimi sei mesi della legislatura, come recita l’articolo 88.
In base all’articolo 89, nessun atto del Presidente della Repubblica è valido se non è controfirmato dai ministri proponenti, che ne assumono la responsabilità.
Secondo l’articolo 90, il Presidente della Repubblica non è responsabile degli atti compiuti nel l’esercizio delle sue funzioni, tranne che per alto tradimento o per attentato alla Costituzione. In tali casi è messo in stato di accusa dal Parlamento in seduta comune, a maggioranza assoluta dei suoi membri.
Il Capo dello Stato promulga le leggi entro un mese (le dichiara valide ed efficaci), rinviandole alle Camere con messaggio motivato le leggi non promulgate e chiederne una nuova deliberazione (articolo 74);
Altri compiti e prerogative del Capo dello Stato sono:
- nominare fino a cinque senatori a vita (articolo 59);
- convocare le Camere in via straordinaria (articolo 62);
- nominare il presidente del Consiglio dei ministri e, su proposta di questo, i ministri (articolo 92);
- accogliere il giuramento del governo e le eventuali dimissioni (articolo 93);
- decretare lo scioglimento di consigli regionali e la rimozione di Presidenti di regione (articolo 126);
- nominare un terzo dei componenti della Corte costituzionale (articolo 135);
La Costituzione (articolo 89) prevede che ogni atto presidenziale per essere valido debba essere controfirmato dai ministri proponenti, che ne assumono la responsabilità, e richiede la controfirma anche del presidente del Consiglio dei ministri per ogni atto che ha valore legislativo.
Come stabilisce l’articolo 90 della Costituzione, il Presidente della Repubblica non è responsabile per gli atti compiuti nell’esercizio delle sue funzioni, tranne per alto tradimento o per attentato alla Costituzione, per cui può essere messo sotto accusa dal Parlamento.
Il mandato presidenziale si può interrompere per:
- dimissioni volontarie da parte del Capo dello Stato;
- morte;
- impedimento permanente dovuto a gravi malattie;
- destituzione (giudizio di colpevolezza sulla messa in stato d’accusa per reati di alto tradimento e attentato alla Costituzione);
- decadenza, per il venir meno di uno dei requisiti di eleggibilità.
Nessuna donna è mai stata eletta al Colle: la prima a prendere voti fu, nel 1946, Ottavia Penna. Diverse donne durante le elezioni hanno ottenuto voti, ma mai nessuna è andata vicina all’elezione: Nilde Iotti è oggi la donna che ha ottenuto più voti (256 voti al IV scrutinio nelle elezioni del 1992), ma non le bastarono per essere eletta Capo dello Stato.
In Europa, finora, monarchie escluse, solo otto Stati nella loro storia hanno avuto come Capo dello Stato una donna: Finlandia, Estonia, Lituania, Lettonia, Slovacchia, Croazia, Malta (due volte) e Serbia (due volte). Oggi l’unica donna Capo di Stato in Europa è la slovacca Zuzana Caputova.
La nostra città, Novara, ha avuto l’onore di avere un proprio concittadino Presidente della Repubblica, il democristiano Oscar Luigi Scalfaro, eletto il 25 maggio 1992. Classe 1918 e 73 anni al momento dell’elezione al Quirinale, Scalfaro è stato deputato dalla I alla XI legislatura (1948-1992) e deputato all’Assemblea costituente nonché già Ministro della Pubblica istruzione e degli Affari Interni.
Hanno espresso Presidenti della Repubblica il Piemonte (Einaudi, Saragat, Scalfaro). la Liguria (Sandro Pertini), la Toscana (Gronchi e Ciampi), la Campania (de Nicola, Leone e Napolitano), la Sardegna (Segni e Cossiga) e la Sicilia (Mattarella).
Ora la palla passa ai Grandi elettori: che eleggano il miglior Presidente della Repubblica possibile visto il momento storico che stiamo vivendo (caratterizzato dalla pandemia di Covid 19). E che sia il meno divisibile possibile e che unisca tutti quanti noi.
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