Il ruolo dei cattolici in politica
di Caterina Zadra
Il convegno promosso dal Popolo della Famiglia Novara e VCO all’Hotel La Bussola venerdì 15 giugno sul tema Cattolici in Politica è stato estremamente interessante. Una serata diversa dal solito per contenuti, per l’attentissimo pubblico, per l’obiettivo di fondo.
Fra i relatori della serata l’esponente veronese del Popolo della Famiglia Filippo Grigolini e Fabio Torriero, giornalista romano di area cattolica. Per il territorio novarese presenti l’Assessore Regionale alle Politiche Sociali Augusto Ferrari (PD), l’Assessore del Comune di Novara alle Politiche per la Famiglia e Cura della Città Federico Perugini (Lega), e Antonio Pedrazzoli, Candidato alla Camera (Civica Popolare).
Stefano Fontana, responsabile del Popolo della Famiglia Novara e VCO (organizzatore dell’evento) pone la domanda di fondo, alla quale non è stata data risposta unitaria: esiste la possibilità di un qualunque futuro di unione della posizione dei cattolici in politica, non tanto come unico partito (progetto affondato molti anni fa) ma almeno impostando linee univoche almeno su alcuni valori di base?
Per Grigolini del Popolo della Famiglia l’idea stessa di moderazione legata ai cattolici non dovrebbe esistere. La moderazione, dice, è mediocrità. In un tempo come questo bisogna armarsi e parlare a voce alta, senza vergognarsi del proprio Credo. Parlare sottovoce non basta più.
Per Perugini l’unico partito che è sui valori cattolici è oggi la Lega, che ha punti fermi come una posizione di rispetto ma non di condivisione su unioni civili, perché i figli hanno bisogno di una mamma e un papà; una Lega anche battagliera sul tema del testamento biologico.
Per Augusto Ferrari è impossibile non mediare in Parlamento fra sensibilità diverse che esistono nel Paese. In Parlamento si deve dare una risposta alle varie necessità, con risultati derivanti dalla mediazione delle posizioni. Auspica luoghi esterni ai partiti dove i cattolici possano dialogare sui vari temi.
Pedrazzoli, che ha ricordato la storia della fine dei partiti cattolici, ha posto un tema di comunicazione: l’elettore, cattolico o meno, ha bisogno di una comunicazione semplice e netta, di vedere i propri temi posti all’attenzione della politica in maniera chiara e con soluzioni precise. La contrapposizione anche nel dibattito in corso, sottolinea, ha queste due anime: dal discorso molto approfondito e strutturato di Ferrari, al discorso semplice e mirato di Perugini.
Questa serata ha favorito un modello di contenitore: non è usuale che i cattolici aderenti alle varie aree politiche e che rappresentano alcune delle nostre istituzioni, siedano attorno ad un tavolo e dialoghino fra loro. Su questo esempio dovrebbe costruirsi una nuova progettualità di dialogo, cadenzata e di lungo periodo. In secondo luogo, al numeroso pubblico presente, non è sfuggito un particolare: tutti cattolici, ma ognuno ha difeso le posizioni di partito anche se non allineate al proprio Credo (in particolare per temi quali stepchild adoption, unioni civili e regolamentazione di droga e prostituzione).
Don Silvio Barbaglia e Don Brunello Floriani, nelle retrovie del salone, quasi a voler ricordare che ciascuno di noi, come cattolico e come cittadino, ha il dovere di attivarsi per la polis, in favore della propria comunità secondo le proprie possibilità, i propri talenti, le proprie declinazioni. Il disimpegno dei cattolici ha generato un vuoto che è stato colmato da un relativismo imperante, che porta (all’interno delle Istituzioni Europee, che frequento) dibattiti ad esempio sulle nuove frontiere della “robotizzazione gestazionale” oppure sul “diritto alla morte” (non strettamente legata al fine vita) quali obiettivi da raggiungere.
E quindi non c’è più tempo: i liberi e forti, se esistono ancora, si alleino e si preparino ad affrontare giuste ma stenuanti “buone battaglie”.