Incontro “Famiglie numerose: una frontiera, una necessità”
Grande successo per la serata “Famiglie numerose: una frontiera, una necessità” organizzato dall’Associazione Popolo della Famiglia Novara e VCO”, che ha affrontato alcune tematiche tra quelle di più stretta attualità che coinvolgono il mondo della famiglia.
Dopo una breve introduzione da parte di Alberto Cerutti, presidente dell’Associazione Popolo della Famiglia Novara e VCO, è intervenuto il dott. Errico Alfani, stimato notaio in Borgomanero, il quale ha dapprima testimoniato la propria esperienza come figlio, marito e padre, trasmettendo la grande gioia e gratitudine di poter vivere intensamente la vita familiare. Una vita fatta non di cose eccezionali, ma resa piena da una quotidianità felice anche se spesso faticosa. Ha poi concluso mostrando preoccupazione, da notaio, per alcune normative recenti, come la Legge sulle Unioni Civili, che equiparando forme diverse di convivenza al matrimonio, snaturano questa istituzione. La “famiglia legittima”, ovvero quella fondata sul matrimonio tra uomo e donna – ha detto Alfani – è riconosciuta dalla Costituzione come elemento essenziale per la sopravvivenza della società, e per questo tutelata da precisi diritti previdenziali, che adesso si vorrebbero estendere ad altre categorie di convivenza in nome di un riconoscimento di un affetto; ma questo sul piano giuridico è fuori da ogni logica.
È poi intervenuto Giuseppe Brienza, che ha presentato il suo libro “Filosofia di vita dei Servi di Dio Lucia e Settimio Manelli”, che racconta a brevi linee la vita straordinaria di questa coppia di sposi, genitori di ben ventuno figli e che sono stati proclamati Servi di Dio nel 2014. L’autore Brienza ha sottolineato come uno dei problemi più grandi che l’Italia oggi deve affrontare è la denatalità: tutti gli indici che misurano la natalità in Italia stanno crollando vertiginosamente, e così il nostro Paese si sta avviando ad un “suicidio demografico”, che si cerca di nascondere con palliativi come l’immigrazione, che a lungo andare risulterà non solo non essere la soluzione, ma aggravare ulteriormente la situazione portando alla scomparsa non solo demografica ma anche culturale e storica dell’Italia.
Per chiudere la serata ha preso la parola Mario Adinolfi, giornalista e scrittore, direttore del quotidiano La Croce e presidente nazionale del Popolo della Famiglia. Il suo intervento ha destato grande interesse e commozione: Adinolfi ha iniziato il suo intervento dalla dichiarazione di stretta attualità del presidente della Regione Lazio Zingaretti che, per giustificare il concorso per soli medici non obiettori di coscienza all’Ospedale San Camillo di Roma, ha dichiarato che un medico obiettore equivale ad avere in guerra un soldato che di fronte al nemico si dichiara pacifista. Una dichiarazione agghiacciante, quella del presidente Zingaretti – ha sottolineato Adinolfi – che testimonia come una certa visione antropologica, che sta prendendo sempre più piede, oggi veda nella persona più innocente e indifesa, il bambino, il nemico da combattere.
È la stessa visione antropologica – continua Adinolfi – che vuole mercificare la persona: dalla possibilità di comprarsi un figlio con l’utero in affitto o l’inseminazione artificiale, fino all’eutanasia la mentalità è sempre la stessa, di tipo puramente commerciale. Adinolfi ha dimostrato come temi odierni, come il matrimonio egualitario, l’eutanasia e il testamento biologico (attualmente in discussione in parlamento) siano legati dallo stesso “filo rosso”, la mercificazione dell’umano. E in questo quadro appare evidente come la famiglia sia il grande nemico da abbattere, in quanto antidoto contro questa cultura utilitaristica dell’uomo.
Ha poi osservato come per giudicare temi come l’eutanasia basta guardare ai paesi in cui è applicata da decenni: gli orrori delle cliniche della “dolce morte” in Svizzera, Belgio, Olanda e Svezia, dove le persone vengono fatte morire anche senza motivazioni patologiche gravi, e talvolta addirittura contro la loro volontà.
Grande commozione in sala ha suscitato il video “cara futura mamma” in cui alcuni bambini con la sindrome di Down mandano un messaggio molto forte, dicendo a questa ipotetica futura mamma di non aver paura, che la loro vita è bella e vale la pena di essere vissuta. Un video che in Francia è proibito mostrare, perché recentemente una legge impedisce di pubblicare su siti internet qualunque contenuto che anti-abortista.
Il presidente del Popolo della Famiglia ha voluto, però, chiudere con un messaggio di speranza: come negli USA è stato decisivo il voto dei cattolici, inorriditi dalle posizioni radicalmente abortiste della Clinton, così anche in Italia il tema “pro-life” può essere decisivo per fermare l’avanzata di questa deriva antropologica. Noi siamo qualcosa di differente – ha affermato con forza Adinolfi – noi ci prendiamo cura dei nostri cari, non li facciamo morire con un’iniezione. L’Italia è stata da sempre faro di civiltà, cultura fondata sul valore della vita, della persona e della famiglia, e non accetterà questa cultura della morte e della commercializzazione dell’umano. Ha quindi, concludendo, lanciato un appello all’impegno, affinché questa battaglia di civiltà possa essere concretamente portata avanti, per salvaguardare il bene e la ricchezza della cultura occidentale ed in particolare italiana, fondata sulla vita, sulla dignità della persona dalla nascita alla morte naturale e sulla famiglia.
Associazione Popolo della Famiglia
Novara – Verbano Cusio Ossola