Con una lettera meravigliosa, colma di sentimento e incorniciata da un velo di tristezza, Kobe Bryant, figlio d’arte, da l’annuncio ufficiale di ritiro dai campi di pallacanestro. Una carriera che inizia molto giovane infatti, fin da bambino, era il primo tifoso di papà Joe, uno dei giocatori più spettacolari che ha calcato i parquet del massimo campionato italiano negli anni ’80 a Rieti, Reggio Calabria (con cui segnò 69 punti in una gara del 1987) ed infine a Reggio Emilia. Nel 1984 e 1985 vinse il premio come miglior giocatore dell’All-Star Game.
Kobe Bryant è stato il terzo cestista più prolifico della storia della NBA, alle spalle di Jabbar e Karl Malone
Guardia tiratrice ma all’occorrenza ha saputo ricoprire il ruolo di ala piccola. Dal 1999 è stato sempre incluso in almeno uno dei tre quintetti dell’All-NBA Team, ed è stato convocato per partecipare all’NBA All-Star Game. In 12 occasioni ha fatto parte di uno dei due NBA All-Defensive Team.
È stato un ottimo realizzatore ed ha avuto al suo attivo una media di circa 26 punti a partita, da aggiungere ad uno score medio di 4,7 assist, 5,3 rimbalzi ed un totale di oltre 1.800 palle recuperate. Buon tiratore da tre punti risulta a pari merito con Donyell Marshall, infatti, detiene il record NBA di triple realizzate in una sola partita, 12. Gli oltre 32.000 punti totali realizzati lo pongono al 3º posto tra i migliori marcatori NBA di sempre, primo tra quelli in attività. È al 3º posto anche per quanto riguarda i migliori realizzatori di sempre nei playoff, con 5.640 punti (alle spalle di Michael Jordan con 5.987).
Tornato negli USA, dopo il ritiro del padre, si iscrive alla high school, dove guadagna fama a livello nazionale vincendo il titolo statale con la Lower Merion High School, situata in un sobborgo di Filadelfia, infrangendo al contempo il record di punti nel quadriennio liceale per la zona di Philadelphia detenuto da Wilt Chamberlain mettendo a referto ben 2883 punti.
Nel 1996, all’età di 18 anni, decide quindi di fare il grande salto tra i professionisti e si dichiara eleggibile per il Draft NBA senza passare per il college, pratica poco diffusa allora e divenuta poi più comune, prima dell’introduzione di un limite di età per l’ingresso nella lega professionistica.
Viene scelto dagli Charlotte Hornets al primo giro come numero 13 assoluto; subito dopo, però, gli Hornets cedono ai Los Angeles Lakers i diritti su Bryant in cambio del ventottenne centro Vlade Divac, che dopo sette stagioni ai giallo-viola passa così in Eastern Conference. Los Angeles aveva appena messo sotto contratto il centro più forte sul mercato, Shaquille O’Neal, e non aveva dunque più bisogno di Divac. I Lakers, prima di orchestrare lo scambio, allestirono un provino per testare le qualità del giovane Kobe (che tra l’altro sperava di essere scelto proprio dai Lakers) e ne furono conquistati.
In realtà Bryant avrebbe potuto essere scelto ben più in alto nel draft: i New Jersey Nets, in possesso della scelta n° 8, erano molto interessati a Kobe. Il suo agente Arn Tellem, però, sapendo che a Los Angeles avrebbe trovato una squadra, guadagni e sponsorizzazioni ben superiori, bleffò dicendo che se Bryant fosse stato scelto dai Nets non sarebbe mai andato a giocare nel New Jersey, tornando piuttosto in Italia, dov’era cresciuto.I Nets si tirarono indietro e ripiegarono su Kerry Kittles, giocatore che avrebbe poi avuto una carriera discreta e niente di più.
Si susseguirono anni da autentica Star con vittorie, trofei, titoli e soddisfazioni, fino alla lettera di ritiro che riportiamo qui di seguito.
“Dal momento in cui ho cominciato ad arrotolare i calzini di mio padre e a lanciare immaginari tiri della vittoria nel Great Western Forum ho saputo che una cosa era reale: mi ero innamorato di te. Un amore così profondo che ti ho dato tutto dalla mia mente al mio corpo dal mio spirito alla mia anima. Da bambino di 6 anni bambino profondamente innamorato di te non ho mai visto la fine del tunnel. Vedevo solo me stesso correre. E quindi ho corso. Ho corso su e giù per ogni parquet dietro ad ogni palla persa per te. Hai chiesto il mio impegno ti ho dato il mio cuore perché c’era tanto altro dietro. Ho giocato nonostante il sudore e il dolore non per vincere una sfida, ma perché TU mi avevi chiamato. Ho fatto tutto per TE perché è quello che fai quando qualcuno ti fa sentire vivo come tu mi hai fatto sentire. Hai fatto vivere a un bambino di 6 anni il suo sogno di essere un Laker e per questo ti amerò per sempre. Ma non posso amarti più con la stessa ossessione. Questa stagione è tutto quello che mi resta. Sono pronto a lasciarti andare. Sappiamo entrambi, indipendentemente da cosa farò, che rimarrò per sempre quel bambino con i calzini arrotolati bidone della spazzatura nell’angolo 5 secondi da giocare. Palla tra le mie mani. 5… 4… 3… 2… 1… Ti amerò per sempre, Kobe”
“Dear Basketball,
From the moment
I started rolling my dad’s tube socks
And shooting imaginary
Game-winning shots
In the Great Western Forum
I knew one thing was real:
I fell in love with you.
A love so deep I gave you my all —
From my mind & body
To my spirit & soul.
As a six-year-old boy
Deeply in love with you
I never saw the end of the tunnel.
I only saw myself
Running out of one.
And so I ran.
I ran up and down every court
After every loose ball for you.
You asked for my hustle
I gave you my heart
Because it came with so much more.
I played through the sweat and hurt
Not because challenge called me
But because YOU called me.
I did everything for YOU
Because that’s what you do
When someone makes you feel as
Alive as you’ve made me feel.
You gave a six-year-old boy his Laker dream
And I’ll always love you for it.
But I can’t love you obsessively for much longer.
This season is all I have left to give.
My heart can take the pounding
My mind can handle the grind
But my body knows it’s time to say goodbye.
And that’s OK.
I’m ready to let you go.
I want you to know now
So we both can savor every moment we have left together.
The good and the bad.
We have given each other
All that we have.
And we both know, no matter what I do next
I’ll always be that kid
With the rolled up socks
Garbage can in the corner
:05 seconds on the clock
Ball in my hands.
5 … 4 … 3 … 2 … 1
Love you always,
Kobe”