di Simone Balocco
Il sito della Treccani alla voce “icona”, riporta “figura o personaggio emblematici di un’epoca, di un genere, di un ambiente”. Il Mondo identifica nelle “icone” miti, personaggi illustri, persone che hanno contraddistinto un qualcosa e che pensando a loro si pensa subito alle loro gesta. Le icone sono in ogni ambito: sportivo, musicale, politico, scientifico.
E ovviamente anche in quello cinematografico. L’elenco è lunghissimo, infinito anche perché, come negli altri ambiti, tutto segue l’espressione latina de gustibus: ad ogni persona, un gusto.
Può essere considerata un’icona una persona che in carriera ha lavorato nell’adult entertainment, ovvero nella pornografia? Certamente. Anzi, nel mondo della cinematografia pornografica sono diventati iconici molti attori, attrici e registi. Ovviamente, anche qui, l’elenco è davvero lungo.
Anche in Italia, l’industria pornografica ha avuto la sua icona. Femminile. Un’attrice che ha scritto la storia di questo settore e che è diventata un mito. Un mito che ha lavorato in questo filone (tra l’ufficiale e il non ufficiale) per dodici anni, contribuendo a sdoganare un settore che allora (tra gli anni Ottanta e Novanta) era un tabù. Un mito che è diventata famosa forse ancora di più quando è stata lontana dal set e dalle riviste.
Una donna ancora oggi ammirata non solo per la sua bellezza, ma anche per l’intelligenza e il suo modo di pensare. Stiamo parlando di Moana Pozzi, morta il 15 settembre 1994 a Lione.
Vediamo perché Moana Pozzi è stata così iconica per il nostro Paese.
Anna Moana Rosa Pozzi nacque a Genova il 27 aprile 1961, segno zodiacale Toro. Era la figlia primogenita di un ricercatore nucleare e di una casalinga: il padre aveva origini liguri, la madre del Basso alessandrino. Per via del lavoro dal padre, la giovane Anna e la sorella minore Maria cambiarono spesso Paese (dal Brasile al Canada alla Francia).
Terminati gli studi superiori, Anna decise di intraprendere la carriera nel mondo dello spettacolo, partecipando a diversi concorsi di bellezza: partecipa a Miss Italia nell’edizione 1981 con la fascia di “Miss Cinema Roma”.
Studia al conservatorio e frequenta una scuola di recitazione. Ha un obiettivo: entrare nel mondo del cinema. Ed infatti l’anno prima di Miss Italia aveva preso parte ad un cortometraggio girato a Caserta al fianco di Renzo Arbore, dove fece clamore il fatto che durante la recitazione mostrò un seno.
Nel 1982 la Pozzi riuscì ad entrare in Rai e le venne affidata la conduzione di un programma per bambini sulla seconda rete, “Tip Tap Club”. La sua esperienza fu breve poiché si scoprì che, con uno pseudonimo, aveva preso parte a due film per adulti. Le fu rescisso il contratto.
Questa notizia non fu un boomerang per lei, ma la mise al centro dell’attenzione: non lavorò più per la tv di Stato per cinque anni, ma prese parte a diversi film comici molto famosi nella prima metà degli anni Ottanta (tra cui “Borotalco”, “Vacanze di Natale”, “Vieni avanti cretino”, “A tu per tu”, “W la foca” e “I pompieri”).
Nel 1987 ci fu la svolta: l’entrata definitiva nel mondo del cinema per adulti. Moana Pozzi prese contatti con Riccardo Schicchi, fondatore e manager dell’agenzia “Diva futura”, che scritturò l’allora 26enne bionda genovese. A dispetto di molte colleghe, non usò un nome d’arte ma il suo vero nome: Moana Pozzi. Da quel momento divenne la pornostar numero 1 in Italia, con oltre trenta film girati e spettacoli in giro per il Paese suscitando scalpore, proteste e denunce.
La pornografia allora era un mondo diverso rispetto ad adesso: se ora il porno è più fruibile di un tempo grazie al web ed è stato (praticamente) sdoganato, negli anni in cui la Pozzi entrò nell’hard era l’epoca delle videocassette VHS, dei giornaletti e dei fumetti sul retro delle edicole. Era un mondo nascosto che si scoprì essere però fiorente ma che tutti, per privacy e (soprattutto) pudore, negavano di aver avuto a che fare da “beneficiari”.
Moana Pozzi fece coppia (cinematografica) con un’altra attrice che in quegli anni rese iconico il cinema al luce rossa: Ilona Staller in arte “Cicciolina”. Oltre a loro, tra gli anni Ottanta e Novanta, tante attrici e tanti attori divennero volti noti, ma nessuno come Moana Pozzi.
Eppure Moana Pozzi era un personaggio a sé, perché oltre alla parte recitativa l’attrice aveva uno spiccato senso dell’umorismo e ogni volta che veniva invitata nei vari salotti televisivi a parlare, mostrava un certo feeling con la telecamera e quando parlava lo faceva molto bene e ogni suo pensiero era il più delle volte condiviso. Non a caso leggeva testi filosofici e non era una sprovveduta.
Nel 1987 Moana Pozzi ritornò in Rai, affiancando Fabio Fazio nella conduzione del programma sulla terza rete “Jeans 2: fu ancora allontanata poco dopo perché un comitato di casalinghe si oppose alla sua presenza in quel programma pomeridiano.
Nel 1991 nella vita di Moana Pozzi ci fu spazio per la politica attiva e lo spunto le venne dall’elezione, nelle elezioni del 14-15 giugno 1987, di Ilona Staller al Parlamento italiano: per la prima (e finora unica) volta, sugli scranni di Montecitorio si era seduta un’attrice di film per adulti, nonché di recente cittadinanza italiana (era nata in Ungheria).
Tutti suoi fan? Può essere e questo poté far capire che in Italia erano in tanti a conoscerla e apprezzarla (anche se tanti, possibilmente, l’anno votata esprimendo un voto di rottura rispetto alla politica tradizionale e al Pentapartito imperante).
Nel 1992 si tennero le elezioni per la XI legislatura e Moana Pozzi, grazie anche all’intuito del suo pigmalione Schicchi, divenne leader di un partito apolitico nato l’anno prima e che era stato guidato dalla collega Staller, il Partito dell’Amore.
Questo movimento politico sui generis da una parte si focalizzava sull’apertura delle case chiuse e dell’altra tematiche relative la sessualità quanto sulla lotta alla criminalità e alla corruzione. Quel partito fu un qualcosa di nuovo sulla scena politica nazionale che stava conoscendo l’indagine di “Mani pulite” che vide molti esponenti politici e partiti coinvolti in un intreccio di corruzione e finanziamenti illeciti.
Durante la campagna elettorale Moana prese parte a talk show e tribune politiche, comportandosi anche egregiamente secondo alcuni. Il partito non fece mai scandalo e fu sempre serioso e la Pozzi fece il giro del Mondo tra giornali e servizi giornalistici.
La pornoattrice si candidò alla carica di sindaco alle elezioni amministrative di Roma dell’autunno 1993: non andò al ballottaggio, ma ottenne oltre 8mila voti di preferenza.
Il biennio 1992-1994 fu molto intenso per Moana Pozzi: nel 1991 si sposò a Las Vegas con Antonio Di Ciesco ed uscì un suo libro dal titolo “La filosofia di Moana”, oltre a girare molti film di produzione straniera.
Il libro della Pozzi vendette molte copie ed il successo non fu solo in quanto l’attrice espresse tutto il suo pensiero sul Mondo che la circondava, ma perché raccontò di aver avuto molti incontri con personaggi sportivi, cinematografici e politici molto noti del tempo, con la porno attrice che diede i voti alle prestazioni dei suoi partners. Proprio come si fa scuola.
La pornostar parlò del rapporto controverso con la famiglia dopo il suo ingresso nel business del cinema per adulti. E raccontò anche l’origine del suo particolare nome di battesimo che in polinesiano significava “il punto dove il mare è più profondo“.
Ha partecipato a diverse trasmissioni: dal “Maurizio Costanzo Show” a “ll gioco dei 9” a “Candid camera”: i programmi fecero una grande audience.
Nel 1988 partecipò a “Matrjoska” di Antonio Ricci (ci fu una “Puntata zero”), ma divenne il personaggio di punta del programma erede, “L’araba fenice” per la regia di Paolo Beldì dove, in prima serata, appariva come opinionista vestita solo con un cellophane trasparente. Un qualcosa di clamoroso per i tempi.
Moana Pozzi inoltre ha girato non solo film di carattere hardcore, ma anche softcore (non espliciti, quindi), tra cui il suo ultimo film, “Amami”, del 1992, dove nella locandina la stessa Pozzi era ritratta in una posizione “alla Marylin Monroe”. E nonostante fosse un personaggio scomodo per via del suo lavoro, Moana Pozzi andò su tante riviste patinate e non e queste vendettero molte copie.
Poi nel pomeriggio del 15 settembre 1994 la notizia che si abbatté come un fulmine a ciel sereno e che fu lanciata da tutti i telegiornali: Moana Pozzi era morta a Lione, in Francia, a 33 anni, presso l’Hotel de Dieu dove si diceva fosse ricoverata da qualche tempo. Nessuno, salvo le persone a lei più intime, sapevano che fosse malata.
La salma dell’attrice fu cremata, si tennero funerali riservatissimi e le ceneri furono consegnate alla famiglia.
Girarono voci, poi smentite, che la donna fosse morta per colpa dell’HIV trasmessogli durante un film, per una forma di cirrosi, per un carcinoma epatico o uccisa da parte di qualche intelligence viste le sue alte conoscenze (e i suoi rapporti intimi), ma i referti clinici parlarono di un tumore al fegato che in poche settimane la debilitò.
Fatto sta che oggi, a distanza di 26 anni da allora, sulla figura di Moana Pozzi veleggia un’aurea di mistero mista a mito. Anche perché da allora (e negli anni successivi) si disse che la donna fosse viva e vegeta su un’isola deserta ai Caraibi quanto nel Sud est asiatico, che nella tomba di famiglia lei non ci sarebbe oppure che il marito l’aveva aiutata a morire usando l’eutanasia. Si disquisì anche sull’ereditarietà contesa, su Simone Pozzi che non era il fratello, ma il figlio. Un insieme di voci infondate e sbagliate che in parte hanno danneggiato la sua memoria che però hanno alimentato il mito.
Moana Pozzi è diventata ancora più un mito da morta rispetto a quanto non lo fosse in vita.
Nel 2009, Sky girò una serie in due puntate intitolata “Moana”, dove si raccontò la storia di Moana Pozzi dal suo ingresso nel porno fino alla sua morte: la pornostar fu interpretata da Violante Placido ed ebbe un buon successo. La serie raccontò le vicende più importanti della breve vita di colei che ha reso grande l’adult entertainment italiano.
Il suo nome salì ancora alla ribalta delle cronache nel 2016 con l’uscita del film Disney “Oceania”: la protagonista non si sarebbe dovuta chiamare Vaiana, ma Moana, un nome tipico di quelle zone. Onde evitare riferimenti, si decise di chiamare la protagonista con un altro nome similare nel suono.
Nonostante fosse amata da tanti (fan, attori e persone famose), molti dissero che la ragazza fosse sentimentalmente infelice.
Moana trasmise intelligenza e cultura, due cose che si pensava non potessero trasmettere delle pornoattrici, considerate allora dei meri oggetti e protagoniste di film scandalosi e vergognosi. Lei, al di fuori del set, non era mai stata volgare, ma sapeva quello che voleva: andare oltre lo stereotipo e combattere l’ipocrisia imperante nel nostro Paese durante i suoi anni di attività lavorativa.
Con Moana Pozzi, il porno uscì dall’oscurità e diventò noto a tutti, alzando un coperchio su un mondo che si pensava poco usufruito, ma che invece non lo era affatto.
La Pozzi si è fatta apprezzare per la sua eleganza, la mai volgarità, la sua emancipazione, la sua determinatezza e per questo è diventata un’icona di stile, tanto da aver partecipato anche a sfilate di moda.
Moana Pozzi è stata il sogno di milioni di italiani (sposati e non), simbolo di libertà, trasgressione e bellezza senza tempo.
Oggi molte donne hanno cercato di essere come lei, come sia come attrici e maître à penser, non riuscendoci. Anche perché le icone non si fanno con lo stampino. Altrimenti, che icone sarebbero?
immagini in evidenza tratta da www.stuff.co.nz