di Alessio Marrari
Il primo novembre 1970 Fabrizio De Andrè pubblica l’album entrato nella leggenda, intitolato «La Buona Novella». Un personaggio rivoluzionario, poeta, scrittore, pensatore, musicista e compositore, concettualmente, scrive e musica la storia di Gesù, storicamente protagonista dei vangeli e figura apprezzata anche laicamente, sedicente uomo che stravolse mediante fattezze positive l’anima di parte del genere umano. Il cantautore genovese riesce a porre l’accento su una vita, quella di Cristo, dedicata a combattere soprusi, puntando sulla fratellanza universale. Lanciare un capolavoro provocatorio ed allo stesso tempo opera d’arte musicale apprezzata in tutto il panorama del tempo, consolidò ulteriormente la carriera di De Andrè. Cristo fu ucciso dal potere dell’epoca in quanto predicava un messaggio opposto rispetto a quello dei tempi. Un uomo che decantava il concetto di solidarietà, che ripudiava il denaro ed i beni materiali in un mondo conosciuto, governato dall’Impero Romano e questa è storia a prescindere dal credo. De André ha definito «La Buona Novella» come il suo album migliore e durante il concerto tenuto al teatro Brancaccio di Roma del 14 febbraio 1998, dialogando col pubblico, ha riferito:
“Quando scrissi “La buona novella” era il 1969. Si era quindi in piena lotta studentesca e le persone meno attente – che sono poi sempre la maggioranza di noi – compagni, amici, coetanei, considerarono quel disco come anacronistico. Mi dicevano: “Ma come? Noi andiamo a lottare nelle università e fuori dalle università contro abusi e soprusi e tu invece ci vieni a raccontare la storia – che peraltro già conosciamo – della predicazione di Gesù Cristo.” Non avevano capito che in effetti La Buona Novella voleva essere un’allegoria – era una allegoria – che si precisava nel paragone fra le istanze migliori e più sensate della rivolta del ’68 e istanze, da un punto di vista spirituale sicuramente più elevate ma da un punto di vista etico sociale direi molto simili, che un signore 1969 anni prima aveva fatto contro gli abusi del potere, contro i soprusi dell’autorità, in nome di un egalitarismo e di una fratellanza universali. Si chiamava Gesù di Nazaret e secondo me è stato ed è rimasto il più grande rivoluzionario di tutti i tempi. Non ho voluto inoltrarmi in percorsi, in sentieri, per me difficilmente percorribili, come la metafisica o addirittura la teologia, prima di tutto perché non ci capisco niente; in secondo luogo perché ho sempre pensato che se Dio non esistesse bisognerebbe inventarselo. Il che è esattamente quello che ha fatto l’uomo da quando ha messo i piedi sulla terra. Ho quindi preso spunto dagli evangelisti cosiddetti apocrifi. Apocrifo vuol dire falso, in effetti era gente vissuta: era viva, in carne ed ossa. Solo che la Chiesa mal sopportava, fino a qualche secolo fa, che fossero altre persone non di confessione cristiana ad occuparsi, appunto, di Gesù. Si tratta di scrittori, di storici, arabi, armeni, bizantini, greci, che nell’accostarsi all’argomento, nel parlare della figura di Gesù di Nazaret, lo hanno fatto direi addirittura con deferenza, con grande rispetto. Tant’è vero che ancora oggi proprio il mondo dell’Islam continua a considerare, subito dopo Maometto, e prima ancora di Abramo, Gesù di Nazaret il più grande profeta mai esistito. Laddove invece il mondo cattolico continua a considerare Maometto qualcosa di meno di un cialtrone. E questo direi che è un punto che va a favore dell’Islam. L’Islam quello serio, non facciamoci delle idee sbagliate.”
In occasione della Pasqua 2021, con questo messaggio musicale, desideriamo augurare a tutti momenti migliori e i più positivi auguri da parte del nostro blog.
Di seguito l’album: