La maglia più bella

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di Simone Balocco

 

Per la prima volta in sei anni che scrivo per Cittadinovara.com mi sono permesso di scrivere un articolo parlando in prima persona. E ho deciso di farlo per una (a mio modestissimo avviso) buona causa: parlare di una maglia storica del Novara.

Ieri pomeriggio, dopo aver assistito al match tra Novara e Palermo (2-2 con pareggio azzurro al 93′), con la mia cagnolina, ho deciso di andare a fare una “vasca” in centro e, da casa mia, il primo monumento che si incontra è la Barriera albertina, un edificio costruito nel 1837 e composto da “due edifici gemelli […] destinati originariamente a sedi della Guardia e del dazio”, come riporta il sito del Comune di Novara. Superata questa, si entra in corso Italia e si va in centro.

La Barriera albertina, da sempre, è teatro di incontri e mostre. Dal 10 al 25 marzo si terrà la mostra “110 Anni di Novara attraverso le sue maglie”, una mostra-evento dove si potrà fare un tuffo nel passato recente, nostalgico e pionieristico del Novara.

Oggetto della mostra: i cimeli della storia azzurra. Sono esposte le maglie del Novara (originali e riprodotte) in questi (ormai) centodieci anni, oltre a gagliardetti, bandiere, foto delle squadre azzurre negli anni passati. L’orario di apertura dello spazio espositivo è dalle 10 alle 20 con ingresso gratuito. Organizzatori dell’evento, “I pionieri del pallone”, un gruppo di tifosi del Novara con il pallino del calcio del passato e già autori di un libro omonimo, dedicato alle maglie e alla storia del club professionistici italiani, europei e mondiali. In pratica, i club che hanno posto le fondamenta del football.

Per chi ama il Novara, o anche solo per chi ama il calcio che fu, questa è una mostra da non perdere: tante maglie esposte, da quella risalente al 1911 a quelle usate dalla squadra nella doppia promozione con Tesser in panchina, da quelle degli anni anni ’90 alle riproduzioni di quelle di quaranta-cinquanta (e anche più) anni fa. Alcuni tifosi hanno donato alla mostra delle loro maglie delle stagioni passate che tengono in casa come fossero reliquie ed altre appese come opere d’arte. Per non parlare delle “figu” Fidass e Lavazza dei tempi pre-Panini. E poi ancora i gagliardetti delle partite del Novara in Serie A (compreso quello della celebre partita di San Siro del 13 gennaio 2010, quella dell’esodo dei 13 mila tifosi al “Meazza” contro il Milan in Tim Cup con gli azzurri in Lega Pro). Ci sono anche bandiere e stralci di giornali dell’epoca. Ma anche biglietti di partite, abbonamenti del passato, libri e il Novara in formato subbuteo.

Un tuffo nel passato di una squadra che non è mai fallita e che non è mai scesa sotto la ex Serie C2, ovvero non ha mai giocato tra i dilettanti. E non sono più tante le squadre in Italia che non hanno giocato almeno una stagione tra i non professionisti.

Tra le tante maglie esposte, ce n’è una che mi ha colpito più di tutte. E come me, ha colpito tantissimi altri tifosi: quella da trasferta della stagione 1965/1966, total white con banda obliqua azzurra. Quella stagione, per la cronaca, il Novara giocava in Serie B e si piazzò al decimo posto in classifica. Come allenatore c’era Franco Giraudo affiancato da Peppino Molina, il celeberrimo “mago dei poveri”. In quel Novara giocavano elementi che ancora oggi fanno venire al magon ai tifosi: da “Ricu” Bramati a Bruno Canto, da Renato Gavinelli a “Tato” Lena, da Umberto Volpati al mitico capitano Giovanni Udovicich. Ed erano gli anni dello stadio di via Alcarotti pieno come un uovo.

Perché quella maglia piace? Semplice: perché è semplice e non scontata. E forse per questo piace a tutti: una banda obliqua che “spacca” il bianco, con sulla sinistra il simbolo della squadra.

Tanti tifosi vorrebbero che prima o poi la società la rispolverasse, proponendola allo sponsor tecnico. Anche perché con quella maglia il Novara andrebbe a giocare negli stadi di tutta Italia e molto probabilmente una maglia così atipica potrebbe piacere anche ai tifosi avversari. Perché la Maglia, da qualsiasi parte, è sempre la Maglia. Con la M maiuscola.

In questi 110 anni, il Novara ha giocato con tantissime casacche molto belle, ma quella Maglia ha un non so che di magico, che attira. Perché è bella, bella forte.

Poterla adottare potrebbe giovare anche al merchandising: potrebbe anche giocarsi la palma di “maglia più venduta” insieme a quella azzurra che la squadra usa tra le mura amiche.

Ma non sarebbe male anche giocare alcune partite delle prossime stagioni con alcune maglie che ricordano quelle esposte alla mostra, riprendendo lo stile di quelle passate. Soprattutto quelle degli anni Trenta-Quaranta.

Ora non dico di scendere in piazza o fare uno sciopero del tifo affinché si decida di adottare quella maglia, ma sarebbe bello che dalle parti di Novarello arrivi l’input e al più presto si possa utilizzare questa away jersey.

La maglia è ciò che rappresenta una squadra e questa è un simbolo da mostrare e stravedere.

I giocatori vanno e vengono, la maglia e la memoria rimangono. E quest’ultima non deve mai essere dimenticata o accantonata.