La Medicina di Genere: riflessioni e spunti
Venerdì 7 marzo presso la nuova Aula Magna della Scuola di Medicina a Novara si è tenuto il convegno “SCOPRIRE LA MEDICINA DI GENERE. UN NUOVO APPROCCIO ALLA SALUTE DI UOMINI E DONNE” organizzato dalla Consigliera di Parità della Provincia di Novara in collaborazione con l’Azienda Ospedaliero-Universitaria Maggiore della Carità di Novara e l’Assessorato alle Pari Opportunità della Provincia di Novara: l’interessante evento infatti era uno degli appuntamenti promossi dalla Provincia di Novara in occasione del fitto calendario di eventi dedicato alla giornata internazionale della donna.
Apre i lavori Anna Colombo, Consigliera di Parità, che ha fortemente voluto e organizzato questo appuntamento proprio per connotare la giornata internazionale della Donna in modo propositivo. Seguono i saluti del Prof. Krengli in rappresentanza del Presidente della Scuola di Medicina, Prof. Mario Pirisi e di Paola Pedrizzi in rappresentanza del Dott. Mario Minola, Direttore Generale dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria. Ambedue si complimentano con l’iniziativa come diversa modalità di pensare alla festa della donna ed auspicano che sia il primo di una serie. Alcune riflessioni molto pratiche emerse sono quelle legate all’anzianità: le donne vivono di più e sono sole. Dal punto di vista organizzativo non è solo un dato accademico ma di equità e consapevolezza. Vuol dire garantire un percorso di salute più certo e consolidato e in tempi di crisi anche una appropriatezza delle risorse.
La Dott.ssa Angela Ianni Palarchio, Coordinatrice del Progetto “Women Friendship e Medicina di Genere” dell’Università degli studi di Torino, parla di genere in relazione ad un nuovo modo di vivere la medicina sia dal punto di vista della diagnosi che da quello terapeutico ed assistenziale. E’ vero che la donna vive di più ma si tratta di una vita più lunga ma non qualitativa. Ed è da sfatare l’abitudine che nelle donne vengano considerate tendenzialmente le malattie nel campo biologico-ormonale e negli uomini quelle socio-lavorative: i dati parlano chiaro, anche per la donna i problemi cardiovascolari sono la prima causa di morte ma si tende a prevenirli meno per le donne. Mentre si riscontra che l’osteoporosi è con evidenza un problema anche maschile.
Da sottolineare come il dosaggio medio dei farmaci viene calcolato su soggetti di sesso maschile, di razza caucasica, di 70 kg. di peso. La scelta dei farmaci non prevede, prescinde dalla valutazione di genere. Sulla donna c’è una attenzione medica che è definita “bikini approach”, ci si dimentica quindi del resto del corpo della donna. In più è da evidenziare una sottostimata presenza femminile nella ricerca o “gender blindness”. E questo fatto comporta conseguenze pratiche ma anche etiche. Le notizie positive ci sono: è stata insignita la prima cattedra italiana di medicina di genere a Padova. E la Regione Piemonte è stata una delle prime ad inserire come protocollo la medicina di genere.
A seguire la Dott.ssa Sandra Brunelleschi, Professore Ordinario di Farmacologia presso la scuola di Medicina dell’Università del Piemonte Orientale Amedeo Avogadro, ci parla di differenze di genere nella risposta ai farmaci che dipende dal singolo paziente e dal singolo farmaco. Non si deve sottostimare il dato che in Europa la reazione ai farmaci è la quinta causa di morte anche quando questi farmaci sono correttamente prescritti. E le donne sono le più grandi consumatrici di farmaci, botanici, integratori.
Il Dott. Aldo Biolcati, Geriatra A.O.U. Maggiore della Carità di Novara, ci informa che dai dati Istat, 8,3% delle donne e il 5,3% degli uomini presentano un cattivo stato di salute.
“Non esiste nulla di più instabile della cronicità”, ed è su quella che bisognerebbe investire di più, e fa sorridere la platea quando afferma che “il cervello femminile è come una ferrari, quello maschile come un trattore”.
La Dott.ssa Paola Cavalla, Dirigente Medico del Centro Sclerosi Multipla presso la Clinica Neurologica della Città della Salute e della Scienza di Torino, ci illustra il vasto ambito della relazione fra sclerosi multipla e genere. Non si è trovata una causa all’insorgenza di questa malattia, ma una serie di concause dirette e indirette: mancanza di vitamina D, aggressione da virus, insorgere nella donna abitudini voluttuarie come il fumo, fattori ambientali macro, stile di vita occidentale della donna che lavora molto e ha poco tempo, si mettono al mondo meno figli e più tardi. Questa malattia è diversa per uomini che per donne: le donne si ammalano di più ma il decorso è più lento, mentre gli uomini si ammalano di meno ma il decorso è più veloce e critico.
Chiude i lavori il Dott. Vittorio Gallo, Internista-Epatologo-Gastroenterologo presso la Scuola di Medicina dell’Università degli Studi di Torino che ci parla dell’alcool rispetto alla maggior vulnerabilità del genere femminile, soprattutto in età giovanile. Le adolescenti e giovani donne, infatti, non riescono a eliminare le tossine dell’alcool attraverso la prima fase, quella del tratto digerente, rimanendo a carico del fegato che non è in grado di smaltire forti quantità. C’è infatti un limite alla capacità di smaltimento dell’alcol e quando si supera quel livello, rimane in circolo in attesa del suo turno e in questa fase produce i suoi effetti dannosi. Quando si consuma troppo alcool anche una sostanza chiamata acetaldeide rimane in circolazione. La capacità metabolica è direttamente proporzionale al peso corporeo, ma a parità di peso ci possono essere delle differenze da una persona all’altra dovute alla diversa percentuale di tessuto adiposo presente nel corpo. L’alcol infatti è scarsamente solubile nei grassi, ma molto solubile in acqua. Siccome il tessuto adiposo trattiene meno acqua del tessuto muscolare, chi ha una discreta quantità di grasso raggiungerà una concentrazione di alcol più alta di chi invece è molto muscoloso. Questo spiega perché le donne hanno quasi sempre una minore resistenza all’alcol, la loro percentuale di tessuto adiposo, infatti, è fisiologicamente più elevata rispetto ad uomini dello stesso peso. Le donne hanno anche un’altra carenza: l’alcoldeidrogenasi gastrica viene prodotta in minima quantità, quindi in pratica tutto l’alcol introdotto passa nel sangue e l’alcolemia sale più rapidamente e permane nel sangue per tempi molto lunghi. Per questo, e anche per la struttura corporea generalmente più piccola, il consumo di bevande alcoliche per le donne deve essere più basso. In generale è fondamentale non bere a stomaco vuoto, ma solo ai pasti, e sorseggiare lentamente. Ci sono categorie di persone per le quali l’alcol è da evitare: i bambini e gli adolescenti che non hanno ancora ben sviluppato l’enzima alcoldeidrogenasi e le donne in gravidanza e durante l’allattamento.
Per finire una buona notizia per tutti, uomini o donne, giovani o anziani: il cioccolato fa bene. Anzi, benissimo. L’unica attenzione è che sia fondente almeno al 70%. I buongustai sono avvisati.