L’AGESC festeggia i 40 anni di attività con un libro dedicato a Papa Francesco
di Caterina Zadra
Novara – Si è tenuto all’Istituto Salesiano San Lorenzo venerdì 6 febbraio alle ore 21 un interessante incontro organizzato dall’AGESC, Associazione Genitori Scuole Cattoliche, in occasione dei 40 anni di attività. Occasione per presentare una pubblicazione “Quando il giorno era una freccia” che ricostruisce nei primi capitoli gli anni trascorsi da Papa Francesco tra le aule scolastiche sia come studente che come docente e rettore, mentre nella seconda parte si sofferma sulla testimonianza educativa data dal Pontefice nella sua terra, l’Argentina. Un libro per tutti, giovani, famiglie, insegnanti, educatori, cattolici e non, che ci ricorda che educare è un’impresa sempre necessaria e avvincente.
Importanti relatori della serata:
– S.E. Mons. Brambilla, vescovo di Novara
– Roberto Alborghetti, autore del libro e giornalista
– Roberto Gontero, presidente nazionale Agesc
– Maria Grazia Colombo, past president Agesc e membro del consiglio nazionale
Alborghetti ci racconta come Papa Jorge Mario Bergoglio abbia vissuto una vita intensa in Argentina, fatta di gioie ma anche di momenti difficili. Ricorda come due suoi fratelli siano morti di stenti dopo che la famiglia perse tutto. Il giovane Jorge Mario fece molti lavori, anche il buttafuori in discoteca. Sua mamma intuendo la sua scelta crea molte difficoltà, per capire fino a quale punto fosse convinto della sua chiamata. Un episodio che rende conto del suo coraggio e schiettezza si svolse presso l’Istituto Irigoyen dove studiava chimica; in quel periodo stava salendo al potere Peron, personaggio dal quale era molto affascinato: il giovane Jorge Mario arrivò a scuola con affisso lo stemma del partito peronista sul bavero e fu punito. Intorno ai vent’anni entra nel seminario diocesano di Buenos Aires e si ammala gravemente, passando molto tempo sospeso fra la vita e la morte. Tre suoi compagni di classe si sottoposero a trasfusione e grazie a questo dono recupera lentamente la salute. Nel mentre cade in depressione e fu grazie a Suor Dolores, sua insegnante d’infanzia, che riesce a uscire da quel tunnel. Le sue parole “stai imitando il dolore di Cristo” rimasero scolpite in profondità. Grazie ai Salesiani riesce ad avere una convalescenza lunga e curativa e alla fine decide di entrare nell’ordine dei Gesuiti. La sua vita è costellata da momenti di passaggio importanti per la sua vocazione, incontri che entrano nella sua vita con la forza di un incontro quasi calato dall’alto. Interessante fu quello del 21 settembre del ’54, festa della primavera. Le scuole solitamente chiuse e d’abitudine si organizzavano pic-nic fuori porta. La sorella testimonia che lui quel giorno avrebbe dovuto dichiararsi alla sua ragazza. Ma scende improvvisamente dall’autobus, entra nella prima chiesa e all’interno trova un sacerdote, Padre Duarte: in quel preciso momento avverte la presenza divina, la voce del cuore ed inizia un percorso religioso dai Gesuiti. Molto tempo dopo, da superiore dei Gesuiti, si trova a gestire momenti difficili col potere e con la dittatura. Preti e laici documentano i rischi che ha corso per salvare vite umane. A un certo punto incontra Videla per perorare la causa di due confratelli. Due settimane dopo vengono rilasciati.
Sua Eccellenza il Vescovo Brambilla si interroga sull’audacia e sul senso della vita. Parla di educare con limiti e orizzonti per essere una educazione coerente ed equilibrata. Ci racconta che fra i tanti libri sul Santo Padre questo libro lo mise sul comodino. Fino a tre giorni fa: ha parole di apprezzamento nel racconto della città di Buenos Aires e sulla corruzione. Ci racconta: “Sono stato una sola volta in Argentina: il giorno dopo mi hanno nominato Vescovo. Bergoglio fa la sua parabola di crescita e di educatore in quell’ambiente. Tre cose importanti: famiglia, educazione e scuola. Educare vuol dire generare. I moderni paradigmi ci raccontano che educare vuol dire tirar fuori la parte migliore della persona oppure socializzare o abilitarsi nel linguaggio della comunità dove si opera. In queste due definizioni manca l’etica. Qui entra in gioco la famiglia”. Ci racconta anche che a pagina 44 del libro vengono focalizzati questi tre aspetti in un colpo solo in una lettera alla sorella “in sole 18 righe mi hai detto 11 cose, complimenti per la sintesi. Cura di più la tua formazione spirituale. Mi sembri una santa. Faccio classi di religione a ragazzi poveri e scalzi che sentono tutta la crudezza dell’inverno. Prega per loro”. Per S.E. il primario aspetto della famiglia è l’aspetto generativo, nel senso più compiuto del termine “dare la luce e generare una vita in formato adulto, genesi di una vita buona”. Altro aspetto che è realtà della vita è il lavoro: negli anni ’80 ci racconta che l’80% dei giovani venivano salvati nella sezione distaccata del Beccaria di Milano: al mattino lavoro e pomeriggio scuola. Oggi le percentuali si sono invertite. “Un aspetto importante è la differenza fra pedagogia ed educazione: pedagogia come scienza ed educazione come arte, nell’accezione di mettere in pratica la teoria. Una delle debolezze della nostra realtà è il troppo rinvio della realtà nei ragazzi.” Monsignor Brambilla ci parla poi della capacità degli educatori, genitori o docenti, di mettersi in gioco all’interno di un dramma, non basta riempire i bisogni. Il vero aspetto educativo di Papa Bergoglio sta nel suo essere “artista dell’educazione”. La lettura della scuola: creatività e cura. Parlare col testo biblico alla gente non limitarsi a leggere il testo. Questo è un aspetto di insegnamento per gli insegnanti: “meno moduli e più tempo”. E conclude: “Comunità educante vuol dire innanzitutto esserci. Dentro questo spazio c’è la possibilità di costruire una cura del ragazzo”.
Per Gontero “il senso educativo è una esperienza di relazione profonda fra le persone. Quando questa relazione è autentica allora l’educazione è automatica.”
Per Maria Grazia Colombo la scuola paritaria è una delle due gambe della scuola pubblica. L’Associazione si batte per riconoscere la possibilità di adesione per tutti. Il 10 maggio il ministro ha parlato di scuole cattoliche, di scolpire il coraggio e l’audacia. Ha parlato di Buona Scuola. “Da questo libro” ci dice “porto via alcuni temi nel mio ascolto del papa e dentro l’esperienza di famiglia e di scuola. Un aspetto è che la storia è guidata: leggendo questo testo mi sento di vedere che nulla è dato al caso. La formazione nella famiglia educa nella libertà che porta a fare scelte responsabili. Importante la figura del prete nella casa, Padre Pozzoli. E’ bello avere il prete a casa. Invece noi tendiamo a tenere le distanze, dovremo ascoltare il richiamo che tende all’amicizia. Una famiglia che non rinuncia a narrare quindi a dare un giudizio sulla realtà: la famiglia come laboratorio per esprimere dei giudizi su fatti e persone. Ricollocare la memoria come inizio e non come passato: importanza di nonni e bambini, passato e futuro. Questo esclude il pericolo di un sentire e giudicare in modo ideologico che diventa un preconcetto che ingabbia. Lui è libero. Le Sue parole ci esortano a negoziare il negoziabile ma a non cedere sull’essenziale. Il Papa ti spiazza. Rende semplici le cose ma amplia gli orizzonti, rende grande ogni piccolo gesto. Ascoltando l’Angelus si sente. Ricolloca la Famiglia non solo come centro privato ma civico, come strumento per educare alla coesione sociale e alla giustizia”. E ci racconta Maria Grazia che l’ha osservato, il Papa, andare incontro ai Vescovi, sulla sua andatura imperfetta. Va incontro alle persone, ci dice. “Utilizza la tenerezza come veicolo per sgravare le tensioni: accarezzare i conflitti con la tenerezza dentro una cultura dell’incontro. Il 19 marzo, giorno di San Giuseppe, ha fatto alzare le mani ai papà. Lui dialoga con la piazza. Educazione è quindi avvicinare ogni genitore con delicatezza e stupore, amare i propri alunni e il proprio lavoro in una cornice di speranza ostinata. Quante volte leggiamo i nostri figli dentro! Fare il genitore è fare domande ma è anche l’arte di suscitare domande. Genitori e docenti abbiano le domande come presenza. E conclude: “La famiglia non è un oggetto sul quale combattere battaglie ideologiche ma una comunità comunicante. Non lottiamo per difendere il passato ma lavoriamo con pazienza e fiducia per costruire il futuro. Da protagonisti”.
Conclude la serata Don Pierre, direttore dell’Istituto Salesiano ringraziando gli organizzatori dell’evento ma anche la partecipazione attiva dei genitori all’interno dell’Istituto stesso.
E’ stata una serata speciale, straordinaria con un profondo coinvolgimento dei presenti a tematiche profonde sull’educare, sul farsi esempio, sul coraggio e l’audacia dell’essere docenti e genitori consapevoli oggi. Educare come profondo sguardo d’amore: “abbassarsi, prendere la persona e portarla in alto”. Serata che potrebbe racchiudersi, con semplicità, in questo insegnamento di Papa Francesco: “Non dobbiamo avere paura della bontà e neanche della tenerezza”.