di Simone Balocco
Domenica 6 novembre il Novara Football Club ha affrontato la Juventus Next Gen: si sono imposti i bianconeri 2-1 con gol di Hamza Rafia ed Enzo Barrenechea intermezzati dal gol del momentaneo pareggio azzurro da parte di Andrei Marginean, alla prima marcatura in campionato.
A fine partita ci sono stati due momenti molto diversi tra loro: la squadra di Roberto Cevoli è andata sotto il settore ospiti a prendersi comunque gli applausi da parte della propria tifoseria nonostante la sconfitta, mentre i ragazzi di mister Massimo Brambilla, dopo il triplice fischio, si sono diretti immediatamente verso gli spogliatoi. Mancanza di rispetto di Poli e soci verso la propria tifoseria? Quello non è stato un gesto maleducato da parte dei giocatori juventini: la Juventus Next Gen non ha una tifoseria ed in tribuna erano presenti solo addetti ai lavori bianconeri e qualche tifoso della squadra ospite. Al “Moccagatta” di Alessandria gli unici tifosi presenti sono quelli ospiti posizionati in Curva Sud: da Novara, erano giunti in terra alessandrina circa una settantina di supporters. La Juventus Next Gen, in più, non ha tifosi al seguito quando gioca in trasferta, lasciando liberi i settori ospiti degli stadi avversari.
Uno potrebbe pensare: come può una squadra che si chiama comunque “Juventus” a non avere tifosi, quando la Juventus si stima abbia circa 13 milioni di tifosi in Italia?
Innanzitutto c’è da precisare che la Juventus Next Gen è la seconda squadra della Juventus. Ovvero? Per capire al meglio la situazione, c’è da tornare all’estate 2018 (e più precisamente al 3 agosto) quando si decise che, per la prima volta, una squadra di Serie A avrebbe potuto schierare tra i professionisti una propria seconda squadra: nella stagione 2018/2019 debuttò, nel girone A della terza serie nazionale, la Juventus Under 23, seconda squadra della Juventus.
Nata sulla base di ciò che esiste già in Spagna (le cosiddette “equipos filiales”) ed in Germania, in queste cinque stagioni solo la Juventus è riuscita a schierare una seconda squadra: nessuna altra l’ha seguita in questo progetto che, all’inizio, pareva interessare alcune altre squadre della nostra massima serie.
L’input sulla nascita delle seconde squadre arrivò con la mancata qualificazione al mondiale in Russia da parte della Nazionale: le seconde squadre sarebbero diventate una nuova forma di vivaio per il nostro calcio, un modo per dare spazio, in maniera professionistica, a giovani calciatori, temprarli e poi portarli in prima squadra. Seconde squadre (o “squadre B”) intese come palestra” per farsi le ossa, fare esperienza e capire come “funziona” (sul campo) il professionismo.
Una seconda squadra non è da confondersi con la formazione Primavera: la prima nasce come Under 23, la seconda come Under 19 e disputa una propria stagione non solo a livello nazionale (con campionato, Coppa Italia e Supercoppa come i “grandi”), ma anche europeo, con la disputa della Uefa Youth League, la Champions League “Primavera”.
La Juventus Next Gen (il nuovo nome da questa stagione della Juventus Under 23) finora non ha avuto risultati eclatanti: in quattro campionati (escluso questo attuale che terminerà, come regular season, il prossimo 23 aprile) ha in bacheca una Coppa Italia di Serie C, il suo best ranking in campionato è l’8° posto nella stagione 2021/2022 e a livello di play off promozione ha preso parte a tre edizioni, spingendosi al massimo due volte al secondo turno della fase nazionale (stagioni 2019/2020 e 2021/2022).
Perché in queste stagioni i risultati sono stati così così? Le seconde squadre sono composte da giocatori forti tecnicamente, ma che sono molto giovani, senza esperienza a livello professionistico ed affrontano un campionato con squadre composte per lo più da giocatori con più esperienza alle spalle (spesso Over trenta-trentacinquenni) che, come si dice in gergo, non fanno vedere loro palla anche se sono di un’altra caratura (tecnica e di preparazione fisica).
Per i giovani juventini questa è una bellissima sfida, ma con tanti giovani difficilmente (anzi in maniera impossibile) si vince il girone (o i play off) ed andar in Serie B perché a fare la differenza la fanno soprattutto i calciatori più agée ed esperti della categoria (magari anche se sono solo dei 24enni, ma con alcuni anni in Serie C alle spalle). Lega Serie B che, tra l’altro, non vorrebbe che in cadetteria giocassero un giorno le seconde squadre (altresì dette “squadre B”). Le squadre B avrebbero delle limitazioni in cadetteria: la squadra non può essere promossa in Serie A direttamente o disputare i play off promozione, mentre può retrocedere in Serie C direttamente o tramite i play out. Se la “Next Gen” dovesse arrivare un giorno tra le prime due squadre in classifica in cadetteria, lascerebbe il “posto” alla terza in classifica e se si classificasse a fine stagione tra il terzo e l’ottavo posto non giocherebbe i play off promozione e lascerebbe il posto alla nona classificata, rimanendo anche la stagione successiva in seconda serie nazionale. Proprio come avviene in Spagna e la mente va al ricordo dell’impresa del Real Madrid Castilla (la seconda squadra merengue), oggi militante in Primera Federación (la loro Serie C) che è la seconda squadra ad avere fatto meglio nella storia, raggiungendo la finale di Copa del Rey nella stagione 1979/1980 (perdendola in finale proprio contro il Real Madrid che si impose 6-1) e qualificandosi alla successiva Coppa delle Coppe venendo eliminata solo ai tempi supplementari, al primo turno, dal West Ham; campione di Segunda División nella stagione 1983/1984, ma che non ha potuto godersi la promozione in Liga perché espressamente vietato dal regolamento, giocando nuovamente nella cadetteria spagnola. Cosa molto curiosa, quell’anno concluse al primo posto anche il Bilbao Athletic, squadra B dell’Athletic Club e anche lui non poté essere promossa perché la prima squadra era in Liga.
Arrivavano dalle “equipos filiales” anche diciassette giocatori spagnoli campioni del Mondo in Sudafrica nel 2010: Carles Puyol, Andrès Iniesta, David Villa, Xavi Hernandez, Joan Capdevila, Victor Valdes, Juan Mata, Xabi Aklonso, Sergio Ramos, Sergio Busquets, Alvaro Arbeloa, Pedro Rodriguez, Fernando Llorente, Javi Martinez, David Silva, Jesus Navas, “Pepe Reina”. Di questi, tre avevano un passato anche nelle squadre C (Busquets, Pedro, Reina).
Anche in Inghilterra esistono le seconde squadre, considerate “squadre riserve” le quali giocano, dal 1999, nella Reserve League e poi, dal 2012, nella Professional Development League divisa a sua volta in due categorie (Under 21 e Under 18). Ma ancora: esistono squadre B in Germania (Amateure), Paesi Bassi (Jong), Portogallo e Francia. In Germania le squadre B non possono superare la terza serie, in Olanda e Portogallo queste non possono superare la Serie B, come in Portogallo (come quelle italiane). In Francia, addirittura, le seconde squadre non possono giocare a livello professionistico e possono arrivare a giocare solo fino alla quarta serie (prima serie dilettantistica) se hanno un centro di formazione, altrimenti solo fino alla quinta serie.
A distanza di quattro stagioni e mezzo, si può parlare di successo o insuccesso delle seconde squadre? In casa Juventus è senza dubbio un successo, a livello nazionale un insuccesso.
Partiamo dall’insuccesso.
L’idea delle seconde squadra è un’idea innovativa che però, in cinque stagioni, non ha visto nessun’altra squadra B scendere in campo a livello professionistico, se non la sola Juventus Next Gen (fu Under 23): nonostante la possibilità di dare più spazio ad un giovane di farsi le ossa in un contesto professionistico, nessuna altra squadra di Serie A ha seguito l’esempio dei bianconeri. Per carità, nessuna società è stata mai obbligata a costituire una squadra B, ma questo poteva essere un progetto interessante.
In questi cinque campionati, la Juventus Next Gen ha visto in rosa qualcosa come oltre cento giocatori diversi: qualcuno arrivava dalla Primavera, altri sono stati acquistati da altre squadre giovanili, altri sono giocatori Over (per regolamento, in questa stagione, deve avere in rosa al massimo quattro giocatori nati prima del 2000). Gli Over a disposizione di Brambilla sono oggi Fabrizio Poli (classe 1989), Simone Iocolano (classe 1989) e Hamzia Rafia (classe 1999).
I due maggiori insuccessi sono rappresentati dal fatto che la squadra non gioca a Torino e non ha tifosi al seguito. La Juventus Next Gen si allena a Vinovo, capita che si alleni alla Continassa con i ragazzi di Allegri e giocano la famosa amichevole di Villar Perosa, sostituendo la Primavera nell’iconico incontro estivo sulle montagne della Val Chisone. Le partite di campionato, i bianconeri della “Next Gen” le giocano ad Alessandria allo stadio “Moccagatta” in uno stadio vuoto, senza tifosi al seguito ma con la presenza dei soli tifosi ospiti, che non sono mai tantissimi. La svolta si avrà domenica 27 quando, per la prima volta, grazie al fatto che la Serie A è ferma causa Mondiali, i ragazzi di mister Brambilla giocheranno per la prima volta nella loro storia, all’”Allianz” contro il Mantova. Quando però la “Next Gen” gioca in trasferta, i ragazzi bianconeri scendono in campo senza propri tifosi nei settori ospiti ad incitarli. Nel girone A di Serie C non ci sono mai i sold out, ma non è facile per questi ragazzi giocare in stadi dove non ci sono tifosi a supportarli e, anzi, molti tifosi di casa che non sono simpatizzanti della Juventus (prima squadra) fischiano i ragazzi bianconeri con la sola colpa” di indossare i colori bianconeri, come se giocassero Bonucci e compagni.
Il paradosso: la squadra più tifata in Italia ha una seconda squadra che non ha tifosi e non è detto che tutti i tifosi juventini sappiano che esiste una seconda squadra bianconera. E visto che, come si dice, il calcio è dei tifosi, la Juventus Next Gen parte, purtroppo, svantaggiata.
Il successo della seconda squadra della Juventus è la conferma del dominio economico della stessa Juventus nel calcio italiano e continuare a credere in questo progetto, fare giocare tanti giovani giocatori e poi indirizzarli verso la prima squadra o in altre squadre tra la A e la B. I successi della Juve Under 23-Juve Next Gen si chiamano Nicolò Fagioli, Fabio Miretti e Matias Soulé, oltre ai giovani Hamza Rafia, Tommaso Barbieri, Samuel Iling-Junior e Enzo Barrenchea (questi ultimi tre debuttanti nel match di Champions League contro il PSG). Ma giocano o hanno recentemente giocato in Serie A anche i vari Dany Mota, Filippo Ranocchia, Radu Dragusin, Koni de Winter, Giacomo Vrioni, Hans Nicolussi Caviglia, Marco Olivieri, Gianluca Frabotta, Luca Zanimacchia, Filippo delli Carri, Alessandro di Pardo, Marley Aké, Manolo Portanova solo per fare qualche nome. Per tutti questi oltre 100 calciatori passati in bianconero tra il 2018 e oggi, giocare con la maglia della Juventus (anche se quella della seconda squadra bianconera) e vivere l’ambiente Juventus è un sogno, per tanti un punto di partenza nella propria carriera.
Insuccessi e successi (come quantità) alla fine si pareggiano, ma il fatto che la Juve Next Gen non abbia tifosi è un vero fallimento. Ed il calcio senza tifosi allo stadio è un vero fallimento. E non c’è debutto in Serie A o sentire l’inno della Champions League che tenga.
Ps: a dire il vero non c’è solo la Juventus ad avere una seconda squadra in Italia, ma ce l’ha anche la Virtus Verona, anche lei militante nel girone A di Serie C: la sua seconda squadra è la A.S.D. Polisportiva Virtus Verona che milita in Promozione veneta, terzo livello dilettantistico nazionale. Ma i bianconeri sono due…squadre professionistiche mentre nel caso dei veronesi una pro- e l’altra dilettante.
immagine in evidenza tratta da www.torinotoday.it