Riceviamo e pubblichiamo da Davide Crippa M5S
Dopo anni dalla sua presentazione, è arrivata in aula la proposta di legge riguardante la tutela dei minori per la prevenzione e il contrasto del fenomeno del Cyberbullismo, in onore e ricordo della giovanissima novarese Carolina Picchio, prima vittima riconosciuta di Cyberbullismo.; un disegno di legge presentato al Senato nel lontano gennaio 2014 e stagnato nelle commissioni competenti fino al maggio 2015, momento in cui è passato al vaglio dell’aula, per poi arrivare alla Camera.
E’ qui che, come spesso purtroppo accade, è cascato l’asino.
Nel luglio 2016 infatti, durante l’esame della legge in commissioni riunioni Giustizia/Affari Sociali, sono state apportate dalla maggioranza modifiche che ne hanno di fatto modificato in toto o quasi le finalità.
Se infatti obiettivo del disegno di legge originario era prevenire i fenomeni di bullismo e cyberbullismo attraverso i necessari passi di carattere educativo e formativo nella scuola, con la previsione di istituire un referente esperto in materia per ogni istituto scolastico, le modifiche introdotte nel luglio 2016 non possono che far nascere legittime perplessità, condivise oltretutto da diverse realtà che già da anni lavorano sul tema.
Le modifiche già citate infatti costituiscono un totale snaturamento delle finalità disegno di legge, creando oltretutto, se possibile, un’ulteriore confusione sul tema, intervenendo sulla definizione di bullismo e cyberbullismo in maniera non chiara e cancellando il concetto della reiterazione delle condotte che, secondo esperti nel settore, costituirebbe un elemento proprio del fenomeno.
Come se questo non bastasse, intervenendo in ambito penale, si andrebbe ad introdurre un aggravante che non sarebbe limitata ai cosiddetti “cyberbulli”, ma si estenderebbe anche all’uso di internet fra adulti anche se in maniera non chiara e risolutoria.
Un aspetto come questo è fondamentale, in quanto di per sé si andrebbe a rischiare di criminalizzare l’uso di internet imponendo la rimozione di contenuti anche senza denunce (autocensura), considerando che il riferimento ai minori è di per sé sparito.
Per essere chiari, un commento scomodo o troppo “ardito” su un blog o su un qualsiasi social network, oltre a notizie o indiscrezioni pubblicati da testate online che riguardano maggiorenni ricadrebbero di fatto nei casi previsti dalla legge e potrebbero essere oggetto di una possibile rimozione.
In pratica la prevenzione al cyberbullismo di per sé è diventato un elemento assolutamente superficiale e non al centro del testo, con buona pace delle giovani vittime che ogni giorno non riescono a esprimere il proprio disagio e che anche questa volta non avrebbero strumenti a loro disposizione per difendersi.
Con un appello più che esemplificativo pubblicato da diversi giorni, alcune associazioni attive sul tema hanno chiarito che “la risposta al fenomeno complesso e delicato del bullismo e cyberbullismo non può essere solo di carattere penale, repressivo” ma di carattere e supporto educativo, psicologico-formativo con approfondimento sugli strumenti di peer education (educazione tra pari) e con un maggiore coinvolgimento dei ragazzi”.