“Les Deux Alpes, il Locus Amoenus”: è uscito il primo libro di Lorenzo Zaggia

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di Simone Balocco

 

Da poche settimane è uscito, per Aracne Edizioni, “Les Deux Alpes, il Locus Amoenus”, primo libro del caltignaghese Lorenzo Zaggia. Gli abbiamo rubato un paio di minuti e ci ha raccontato la genesi del libro e che significato vuole trasmettere. E abbiamo scoperto che…

Lorenzo, dall’organo alla penna?

Dall’organo alla penna il passo è molto breve! Io mi definisco un artista a 270°, non 360 perché non ho abilità in campo manuale (per esempio non disegno molto bene, per non parlare della scultura). Per me la vita è un susseguirsi di sentimenti e queste due forme d’arte suscitano in me per primo delle grandi emozioni che spero di poter trasmettere anche agli interlocutori.

Cos’è “Les Deux Alpes”?

“Les Deux Alpes” è un breve romanzo ambientato nell’omonima località turistica francese, situata vicino alla Val d’Isère e a pochissimi chilometri dalla Val di Susa e, quindi, dal confine italiano. Oserei dire che tutto il paese è un’”ambasciata italiana”, perché probabilmente ci sono più italiani che francesi. Essa è famosa per il grande ghiacciaio che si estende da quota 3200 metri a quota 3600, su cui si scia anche in estate, per non parlare dell’immenso bike park famoso per l’attività del downhill che, nel romanzo, gioca un ruolo importantissimo. Il libro parla di ciò che vorremmo e di ciò che non vorremmo affatto, di apparenza che inganna, di musica che genera incontri, di sport adrenalinici, di crepes alla Nutella che diventano un’occasione per conoscersi e dei problemi che affliggono la vita che non devono essere mai un limite alla felicità, ma parte dell’esistenza stessa.

Cosa significa per te scrivere? Avresti mai pensato un giorno di veder pubblicato un tuo libro?

Per me scrivere è felicità, è dare spazio a emozioni, a sentimenti e all’immaginazione. Io non avrei mai pensato di veder pubblicato un mio libro, soprattutto questo, che avevo scritto per gioco a sedici anni spinto da un compito che un’insegnante di tedesco mi aveva assegnato. All’inizio non aveva nulla di letterario, era poco più che un ammasso di pagine di diario ordinate per capitoli, era pieno di parolacce e di espressioni poco simpatiche, dopo averlo finito, però, ritornai proprio a Les Deux Alpes e rividi tutti i luoghi che mi avevano ispirato e rilessi proprio nel giardino dello chalet raffigurato nella copertina tutta la storia, dissi tra me e me: “la storia ha un significato” e allora decisi di raccontare la trama ai miei amici che erano lì con me, ma andando avanti nel racconto, nonostante gli altri fossero interessati alla storia, mi vergognavo sempre di più e dissi: “il prossimo libro che scriverò, cercherò di pubblicarlo”. Nonostante tutto però, quando lo rileggevo con calma, la storia mi diceva qualcosa e allora l’ho stampato e l’ho fatto rilegare, era bello per me vedere che quelle pagine avessero una forma e, vedendo che aspetto aveva appena assunto, lo feci leggere ad alcuni di quegli amici a cui iniziai a raccontarlo a Les Deux Alpes e tutti apprezzarono lo scritto, ma io non ero convinto. L’anno scorso, però una persona lasciò questo mondo, la sua partenza verso il Paradiso mi fece sentire in dovere di far conoscere la mia storia al mondo, come per omaggiarla, ma soprattutto imparai a non rimandare a domani e quindi il “pubblicherò il prossimo libro” diventò “ora pubblico il mio libro”. Lo scorso inverno ho inviato il dattiloscritto a tre case editrici, due di queste mi hanno risposto dicendomi che sarebbero state disposte a pubblicarlo.

Qual è il tema principale del libro?

In “Les Deux Alpes, il Locus Amoenus” non c’è un tema solo, ma più di uno, è presente il tema della libertà, quello del desiderio, quello della crescita e quello del sentimento. Io definisco il mio libro un breve romanzo di formazione, il protagonista Lorenzo (è cosa voluta che si chiami come me) compie un’evoluzione, dal ragazzo burbero e istintivo dell’inizio del libro al ragazzo sentimentale della fine. Non muterà mai le sue idee, ma imparerà ad esporle facendole valere nel modo migliore. Ogni personaggio rappresenta un valore o un disvalore.

Raccontaci la trama del libro

Lorenzo è un ragazzo di sedici anni che ha una grande paura ad affrontare la vita. Egli aveva un’amica, Juliette, una ragazza con una disabilità motoria, ma con un’intelligenza che muove le montagne. Il rapporto tra i due si rompe a causa di una battuta di lui. I suoi genitori, trovando nella ragazza un’occasione di crescita per il figlio, organizzano una vacanza e il giorno del suo onomastico si trova coinvolto in questa vacanza a Les Deux Alpes, ma ad alloggiare nello Chalet Faverbeau non saranno solo Lorenzo e Juliette con le rispettive famiglie, ma anche Enrico e Angelika, due amici di famiglia della ragazza, Eleonora, sincera amica di Juliette che, a sua volta porta una sua amica, Camilla, di cui Lorenzo è perdutamente innamorato da circa un anno e che non sa come avvicinare. Trovandosi diviso tra i suoi desideri e le sue paure, all’inizio Lorenzo ha reazioni forti e si rifugia nella pratica del downhill, una disciplina della mountain bike che prevede solo la discesa, ma poi impara a convivere con queste difficoltà e da burbero quale appariva, si dimostra un ragazzo di una sensibilità unica. Quando capisce che così non va bene, intraprende un percorso, prima di tutto per conquistare il cuore di Camilla, ma poco dopo capisce che prima di accogliere una persona nella sua vita deve diventare lui per primo un uomo.

Come è nato il rapporto con “Aracne”, casa editrice di Roma?

Il rapporto con “Aracne” nasce in maniera del tutto casuale. Nel 2016, conobbi un professore di storia e filosofia che mi aveva dato una mano per prepararmi ad un’interrogazione di filosofia, egli per “Aracne” pubblicò numerosi saggi sul funzionamento dei Neuroni Specchio, dopo aver chiesto informazioni a lui, sbircio sul sito della casa editrice e scopro che hanno anche delle collane di narrativa, tentar non nuoce e ho inviato alla redazione il manoscritto. In tempi brevissimi manifestano la disponibilità e l’interesse a pubblicare il mio lavoro.

Perché leggere il tuo libro?

Inizio a rispondere dicendo che se ho scritto una storia è perché mi piace e perché ha un grande significato per me. Commettendo un atto di superbia, perché non è detto che ciò che piace a me piaccia anche agli altri, dico che il mio libro si legge perché, nonostante metta il dito in molte piaghe (io sono un provocatore nato), può dare la forza di reagire in certe situazioni dove non si sa come agire, può dare la forza di credere fino in fondo ai nostri desideri perché, come diceva Snoopy, un giorno dobbiamo morire, ma i restanti dobbiamo vivere e soprattutto affrontare le nostre paure, perché tutto ciò che desideriamo è dietro alla paura e la paura è solo paura, ovvero immateriale.

Dove lo presenterai? Hai già dei contatti?

La prima presentazione è stata fatta il 29 giugno presso la Biblioteca Comunale di Caltignaga, il paese in cui sono cresciuto e che mi ha visto mentre muovevo i primi passi, ci sarebbe l’intenzione di fare una seconda presentazione in Val Vigezzo, altro luogo a cui sono legato, in quanto ho una casa, se dovesse esserci questa presentazione, sarà a luglio.

Che significato vuoi che trasmetta al lettore “Les Deux Alpes”?

Spesso ci arrabbiano tra di noi perché può sembrare che ci si prenda diritti che non ci spettano, ma l’uomo ha un diritto sacrosanto e inalienabile: la libertà, la libertà di pensiero e di azione. Lorenzo è burbero perché è costretto a fare cose imposte da Juliette che non vuole fare e che soprattutto non hanno senso di esistere ad agosto. Questo diritto lui se lo prende, all’inizio sembra che questo gli costi caro, ma alla fine si rivela essere stata la salvezza delle undici persone presenti nello chalet, tranne naturalmente Juliette.

Chi senti di ringraziare per la stesura e la pubblicazione del tuo primo libro?

Vorrei porgere i miei più sentiti ringraziamenti: ai miei amici e compagni dello Sci Club Goga, che mi hanno fatto conoscere questo fantastico posto nonché sono compagni di avventure, Gioacchino Onorati, editore presso Aracne Editrice, Mario Scagnetti, direttore della casa editrice, i miei amici Sara, Daniele, Riccardo, Beatrice, carissimi amici d’infanzia, Elisa ed Isabella, care amiche di cui mi fido ciecamente, Gabriella, che mi ha sostenuto in cinque anni di liceo, Camilla, che, seppur inconsapevolmente, mi ha regalato moltissimi sorrisi, mamma e papà, che mi hanno sostenuto e mi sostengono nelle mie scelte, i nonni e le nonne, con cui ho sempre avuto un rapporto magnifico e che mi hanno insegnato a vivere dall’alto della loro esperienza, il Liceo Linguistico “Carlo Alberto” di Novara, la scuola primaria “G. Leopardi” e la scuola media “G. Daffara” di Caltignaga, a cui devo la mia formazione, Camilla, perché mi ha insegnato che nulla è impossibile, Andrea per i preziosi consigli su come affrontare la vita e infine Giorgia, che mi incoraggia sempre a fare del mio meglio.

Stai già pensando ad un secondo libro?

Ovviamente, la mia mente è sempre impegnata anche nella stesura di nuove storie, i dieci mesi scorsi sono stati impegnati a scrivere un thriller ambientato tra Novara e Groningen (Olanda), mentre ora ho appena iniziato un thriller noir ambientato nelle nostre valli e che prende spunto da una macabra usanza walser.

Cosa fa Lorenzo Zaggia quando non scrive libri o suona un organo?

Oltre a scrivere romanzi e suonare l’organo, mi diletto in cucina (adoro cucinare soprattutto la pizza nel forno a legna di nonna), vado a sciare, vado a fare downhill, sono diventato da poco un topo da biblioteca, esco con amici e racconto barzellette.

Ti avevamo già intervistato tempo fa e abbiamo scoperto che sei un organista molto apprezzato. Quali progetti hai in ballo per l’estate?

Dire che sono un organista molto apprezzato è un parolone, diciamo che sto studiando tanto e sto cercando di fare il possibile per realizzare uno dei miei due sogni. Non ho molti progetti per quest’estate se non uno: quel mio progetto per l’estate sarà un rituale: è giusto che l’anno della pubblicazione del mio libro che io vada a visitare i luoghi che mi hanno ispirato, Les Deux Alpes, dal ghiacciaio alle piste da downhil, dalla creperie “Les Crepes à Gogo” al parco avventura di Vénosc, poi Alpe d’Huez, dal palazzetto dello sport alla chiesa di Notre Dame Des Neiges, dentro la quale vorrei finalmente suonare la Toccata di Gigout sull’organo tedesco con la caratteristica forma di mano alzata verso il cielo progettato dal compianto Maestro Jean Guillou, che è mancato quest’anno il 26 gennaio e che voglio ricordare citando l’organo che ha progettato. Ma soprattutto è mia volontà deporre una copia del mio libro nello Chalet Faverot de Les Deux Alpes, lo chalet che nel libro si chiamerà Chalet Faverbeau e che è il vero locus amoenus della storia.

Ringraziamo Lorenzo Zaggia per il tempo datoci e per la simpatia dimostrataci

immagini nel testo dell’intervista concesse da Lorenzo Zaggia